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Autore: devilrose1982    15/06/2011    1 recensioni
"una torcia che le illuminava dal basso la maschera sul viso, era un ghigno, un ghigno nero e bianco, plastificato, un ghigno che rappresentava un urlo o la faccia sgomenta di chi voleva urlare..."
Non farò il nome del protagonista, ma c'è un chiaro riferimento nella seconda parte della storia che solo in pochi appassionati coglieranno!
Genere: Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poco importa che fosse ormai notte fonda, che si fosse allontanata dalla festa senza dire nulla a nessuno, senza dare spiegazioni alle sue amiche che aveva salutato con freddo distacco, con quello sguardo di superiorità che in quel momento si teneva addosso.
Poco importa se i suoi l’avessero scoperta, non era la sua priorità, non in quel momento, non da quando lui durante la festa le si era avvicinato con quel suo fare ammaliante che ogni volta la faceva capitolare.
Non si era sforzato nemmeno di inventarsi stupidi, inutili, futili complimenti, semplicemente le aveva cinto la vita, aveva affondato la faccia all’incavo del collo di lei, odorando quel misto di agrumi e legni d’oriente che gli faceva girare al testa, non si era dilungato nei suoi soliti discorsi infantili,  le aveva solamente sussurrato un “Vieni via con me” che era bastato a convincerla.
Come sempre. Ogni volta la stessa storia, per quanto si ripromettesse di riuscire a tenergli testa era tutto inutile, bastava che lui schioccasse le dita e lei cadeva ai suoi piedi. Senza ritegno.
Si era allontanata con lui, finita la festa,mano nella mano avevano passeggiato nel buio della notte, fino al confine della contea, dove iniziava il bosco “Fidati di me” le aveva detto e per l’ennesima volta lei  l’aveva seguito stregata dai suoi modi seducenti, dai suoi occhi profondi.
Non era una sprovveduta e in altre circostanze girovagare nel bosco, di notte,  non le sarebbe passato nemmeno per l’anticamera del cervello ma chissà perché con lui si sentiva sempre stranamente al sicuro, bastava che lui fosse accanto a lei, che tenesse la sua mano, che le parlasse dolcemente come solo lui sapeva fare e lei l’avrebbe seguito in capo al mondo.
Il loro tasso alcolico era notevolmente alto dopo la festa e Mars si era ritrovata a danzare avvinghiata a lui, vicino alla cascata, come nel migliore dei suoi sogni, nel loro personale giardino dell’Eden.
Era smaniosa di sentire le labbra di lui sulle sue, di gustare il suo sapore, come se non esistessero nient’altro che loro, incuranti dell’oscurità della notte e dei rumori che provenivano dal bosco.
Incuranti di quella sagoma che li fissava di nascosto da dietro ai rami di un cespuglio, smuovendolo
“Hai sentito anche tu?”  chiese allontanandosi dalle sue labbra. No, non sentiva nient’altro che il suo profumo, non esisteva nient’alro che lui, a Mars non interessava granchè, avrebbe sopportato anche di essere aggredita, anche di essere uccisa. Le interessava solo restare abbracciata a lui  a godersi l’attimo, tutto il resto non contava.
Sentirono ancora il rumore dei rami e delle foglie smosse “Vado a controllare” disse lui.
Lei lo seguì, passo dopo passo, restando vicina a lui, non si rendeva conto dell’assurdità della situazione ma qualcosa si stava smuovendo dentro di lei, un brivido che la stava scuotendo, iniziava ad avere paura, superarono il cespuglio di alloro quando qualcosa si mosse da dietro un grosso albero dalla forma affusolata, un’orribile figura nera che con un balzo fu addosso al ragazzo, Mars urlò disperata, iniziò a correre terrorizzata, nella vana speranza di uscire incolume da tutto ciò, le gambe si muovevano da sole,come distaccate dal resto del corpo, negli occhi sbarrati un lampo di terrore verso quella sagoma scura, verso quella maschera gommata impressa nei suoi occhi, verso quel ghigno malefico, nero e bianco che si era impossessato di Scott.
Corse a lungo, con i rami che le ferivano la pelle, ma non sentiva niente, doveva sbrigarsi a uscire dal bosco, doveva correre ancora più forte per riuscire a mettersi in salvo, corse come una forsennata fermandosi solamente quando fu sicura di essere veramente al sicuro.
Era sola, spaesata, con la pelle lacerata dai rami che l’avevano ferita nel bosco e i vestiti bagnati dallo scroscio dell’antincendio che era partito al bordo della strada, si fermò stanca della corsa, spaventata a morte dall’avventura demoniaca che aveva rischiato di farla morire d’infarto.
Si fermò a prendere fiato, il cuore sembrava scoppiarle in petto, un po’ per la corsa un po’ per il terrore che aveva provato, si voltò di scatto, che ci facevano le sue amiche lì? Anche loro sembravano scosse da qualcosa, come se tutte avessero vissuto lo stesso orrendo incubo.
Davanti a lei si materializzò la solita stessa maschera orribile di poco prima che ora sembrava aver preso le sembianze di Scott, il ragazzo tolse la maschera con un sorriso stupido stampato in faccia, Mars era ancora spaventata a morte, lo spinse lontano da sé urlandogli contro tutta la sua rabbia, anche gli altri ragazzi che le avevano raggiunte in strada avevano stampato in faccio lo stesso ghigno idiota e la stessa identica maschera in mano, si era trattato di uno scherzo, uno scherzo di pessimo gusto.
Si ritrovò ad urlargli contro tutta la sua rabbia per lo spavento che le aveva fatto prendere “Sei un’idiota Scott” gli strillò prima che il ragazzo si avvicinasse di nuovo per stringerla a sé, di sicuro avrebbe saputo come farsi perdonare.


 
 
   
 
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