Valinor ~
{ dell’Eternità }
I found a place so safe, not a single tear
The first time in my life and now it’s so clear
Feel calm, I belong, I’m so happy here
Dicono che nelle terre di sogno scorrano fiumi di latte e di
miele e che il sole splenda d’una luce imperitura.
Si guarda intorno, il vecchio hobbit;
un piccolo sorriso a manifestare la comprensione. Non bisogna mai credere alle
favole.
A Valinor, regno degli Elfi, terra
di Sempre, piove. E l’hobbit della Contea
sorride perché sa che è esattamente così che deve essere.
L’acqua è eternità e metamorfosi, è pericolo e
quiete, è morte e vita. L’acqua che un tempo gli incuteva terrore,
che ha smosso il suo coraggio, che si è aperta a lui e l’ha lasciato
passare: è l’acqua, la vera essenza degli Elfi, a dargli
l’ultimo benvenuto.
Il sole è rimasto indietro, negli occhi di una moglie
perduta e di figli cresciuti, nel ricordo di un viaggio diverso finito nel
fuoco. Qui, alla fine di tutto,
piove.
Il vecchio hobbit non ha
rimpianti. Non ha lacrime. Le memorie sono dolci e amare insieme, ma adesso
è solo il tempo della pace e del riposo.
Cammina piano.
Plic, plic,
plic, le
pozzanghere sotto i suoi piedi. Plic, plic,
le gocce sul suo volto antico. Plic, lo stillicidio di un ritaglio di stoffa rotta.
Ripensa a un pellegrino che aveva ancora i capelli grigi
quando gli ha mostrato il trucco, laggiù nell’assolata Contea.
Un’asta di legno, sette spicchi di tessuto tenuti su chissà come;
e i bambini del paese se n’erano andati per le strade coi nasi in aria,
aspettando che piovesse, per vedere «il miracolo». Il pellegrino
aveva sorriso della loro meraviglia. Lui lo chiamava semplicemente paracqua.
Era un bel paracqua, quello che aveva affidato a lui prima
di dirgli addio, quando ancora esisteva una Contea da riparare dalla pioggia. Abbine cura, Gamgee. Perché Gamgee sembrava
essere la persona più fidata per avere cura di qualunque cosa – di
qualunque ricordo.
Era un bel paracqua; ma un bastone e una cupola di stoffa non
resistono incolumi a un viaggio come questo. E il vecchio hobbit
se ne va per i boschi immortali col suo cimelio rotto, incurante, poiché
l’acqua non gli fa più alcuna paura.
«Si direbbe che abbiate bisogno di un riparo.»
È quella voce, solo quella voce a fermare i passi dell’hobbit
della Contea. Quanto tempo è passato, e quanto ancora la ricorda.
Lo straniero è in piedi, sotto un albero di alloro, e
gli anni si annullano nel suo sorriso. Gli fa cenno di avvicinarsi. Il vecchio hobbit obbedisce, smarrito, i sensi pacificati riaccesi
dalla forma – così familiare – delle dita dell’altro.
Plic, fa l’acqua che li ha divisi e che oggi li riunisce.
E gli occhi, i suoi occhi sono gli stessi che ricorda,
quelli che erano un tempo, prima:
puri e sereni come il cielo quando c’è il sole.
«Era un bel
paracqua, Sam.»
Ma ora è solo un oggetto rotto, che cade silenzioso
al suolo, lì nel posto dove tutto muore e rinasce – mentre Samvise Gamgee ritrova
l’abbraccio del suo migliore amico.
E soltanto allora tornano anche le lacrime.
«Mi siete
mancato, padron Frodo.»
It’s
the state of bliss you think
you’re dreaming
It’s
the happiness inside that
you’re feeling
It’s
so beautiful, it makes you want to cry
Spazio dell’autrice
Questa storia – sì, questa storia, non ci credo neanch’io
ma pare proprio che sia così *////* – si è classificata prima nell’Avril Lavigne Contest indetto da adamantina. E io sono qui a piangere
come una bambina per la felicità. Non scherzo. Giuro che non mi
aspettavo nulla del genere. Kyah. <3
Oh, passiamo alle spiegazioni che all’epoca diedi
anche alla giudice. Così esco dall’impasse, d’oh.
Si tratta dell’epilogo ultimo della trilogia
dell’Anello, il momento cioè in cui anche Samvise
Gamgee, ultimo Portatore, è ammesso nelle
Terre Imperiture dell’Ovest assieme a Bilbo e
Frodo Baggins. Sua moglie Rosie
è morta, nella Contea l’Anello è solo un vago ricordo: ho
pensato che la sua anima fosse molto stanca, e che si riscuotesse soltanto
all’idea di poter di nuovo essere accanto a Frodo.
L’ombrello, oggetto da me sorteggiato assieme alla
situazione rivedere qualcuno dopo lungo
tempo, viene chiamato ‘paracqua’ perché, presumendo si
tratti di un’invenzione di Gandalf – il pellegrino che all’epoca aveva ancora i capelli grigi – non
può sicuramente specchiare la concezione che abbiamo oggi noi lettori di
un oggetto comune qual è un ombrello... Tra i sinonimi del sostantivo,
‘paracqua’ è quello che mi suonava più adatto per il
contesto fantasy.
L’immagine dell’acqua che simboleggia la natura
degli Elfi è assolutamente soggettiva: vale a dire, io penso che la razza elfica sia mutevole come l’acqua
– da ciò, ad esempio, l’amore di Legolas per il mare –
ma non è detto che tutti i
lettori saranno della mia idea; pensando a questa eventualità mi scuso
anche con voi se non sarete d’accordo con l’accostamento.
Anche l’alloro ha un perché: destinato ai poeti
e ai condottieri romani, da sempre è simbolo di vittoria e di gloria
immortale, e ho immaginato che potesse rappresentare in qualche modo anche il
punto di arrivo di Sam.
... Be’, io me ne vado a piangere un altro po’. Sono
tanto, tanto felice, e sarei una schifosissima ipocrita se lo negassi. <3
Ringrazio ancora la giudice per avermi dato l’opportunità di
scrivere di questo strano connubio tra Tolkien e Lavigne – tra l’altro
la prima storia su questo fandom con cui abbia mai
osato partecipare a un contest. E vi invito a sbirciare anche le fic degli altri partecipanti, BlairLestrange,
emychan e Total_Drama.
... Ok, ultima nota per chi mi segue da tempo: perdonate
la lunga mancanza di mie notizie, ma sono presissima dalla sessione d’esame,
in particolare in questi ultimi giorni. E vi assicuro che non è piacevole dormire un’ora a notte e non potersi
mai prendere nemmeno un minuto davanti a una pagina vuota di Word. E sto usando
un eufemismo. Spero, sinceramente, di
tornare presto a frequentare con assiduità forum e sito <3
Vi lascio con il giudizio finale di adamantina. Aw. Ancora grazie anche a chiunque passi di qui! :3
“Valinor {dell’Eternità}” di FataFaby89
Grammatica:
14/15 punti
Lessico e stile: 15/15 punti
IC personaggi e caratterizzazione (in caso di originali, caratterizzazione ben
definita e coerente): 15/15 punti
Uso della canzone: 13,5/15 punti
Uso dell’oggetto: 10/10 punti
Uso dell’azione (facoltativa): 10/10 punti (bonus)
Originalità: 8/10 punti
Gradimento personale: 10/10 punti
_Per un totale di 95,5/100 punti.
Che dire? Questa storia
mi ha colpita come un fulmine! Lo stile e il lessico sono perfettamente adatti
al contesto, anche il termine paracqua suona in effetti
“giusto” all’interno della storia. Ti ho tolto un punto per
la grammatica per puro gusto personale: nella prima frase, a mio parere, dopo
il dicono renderebbe meglio il congiuntivo (scorrano e splenda).
Ma, appunto, non è un vero e proprio errore, ma semplicemente una
questione di suono. Il tema trattato non è proprio originalissimo, ma
è trattato a suo modo con un gusto e una visione del tutto particolari.
L’azione (rivedere qualcuno dopo lungo tempo) e l’oggetto
(l’ombrello) sono inseriti a regola d’arte.È
particolarmente bella, a mio gusto, la presenza costante dell’acqua in
tutta la fic (la pioggia, l’ombrello, le
lacrime) e il riferimento ad essa come simbolo della natura elfica; inoltre
l’atmosfera è resa in modo delicato e semplice, rendendo benissimo
il contrasto tra la pace acquisita da Sam e la forte emozione
dell’incontro con Frodo.Complimenti!