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Autore: LivingTheDream    16/06/2011    1 recensioni
"E così, sono rimasto solo.
Solo, come il me stesso di dieci anni fa, spaesato, dimenticato e confuso in una Londra malinconica. Ma soprattutto solo.
Probabilmente non ho scelto l'orario migliore per venire, sono le undici di sera, ma ormai non trovo altra soluzione, se non quella di passare la notte all'addiaccio.
Non posso certo tornare implorante da Mary, né ho debiti così ingenti da poterli riscuotere a quest'ora.
Dedicata alla mia Watson, Miss Adler, con molto affetto.
Come già ho detto, sono solo. E l'unica persona che, forse, non mi ha abbandonato, mi aspetta alla fine di questa strada."
Una vecchia scommessa, una questione d'orgoglio, ed una di amicizia.
Una notte a Baker Street più agitata del solito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Questa storia è stata betata, letta ed approvata da Miss Adler.
-Diffidate delle imitazioni, solo le originali possiedono il bollino!-


Nda: La meravigliosa canzone che fa da sfondo a questa song-fic è Baker Strett, di Gerry Rafferty.
Vi consiglio di ascoltarla durante la lettura!

 

Windin' your way down on Baker Street
Light in your head and dead on your feet

Un dosso, con conseguente sobbalzo, conferma la mia intuizione: finalmente sono giunto a Baker Street.
Inconfondibile.
Sono tornato.
Riapro gli occhi e ordino al vetturino di farmi scendere all'inizio della strada, così da poter percorrere a piedi quegli ultimi metri.
Nulla è cambiato, durante il mio interminabile anno di assenza.
A me è parsa un eternità, mentre la strada intorno a me è la stessa, come se fossi uscito solo un istante a comperare il giornale.
Ma il nodo allo stomaco e la gola secca dall'emozione nel vedere di nuovo, anche solo da molto lontano, il 221b, nel pieno del suo splendore di sempre.
Invece Holmes, preso com'è dai suoi casi e dalla cocaina, non avrà sicuramente sentito la mia mancanza.

Well another crazy day
You'll drink the night away
And forget about everything

«Ne ho davvero abbastanza, John! Non puoi continuare a prenderti gioco di me!
Se davvero ci tieni tanto a continuare così, puoi farlo. Esci, esci pure.» Fece una pausa, prendendo fiato e sistemando i capelli biondi ricaduti sulla fronte.
«Ma, se esci, per favore, ti prego... non tornare mai più!» Questa era stata la sua ultima frase, in preda ad una crisi nervosa, con le lacrime agli occhi.
La sua voce ancora mi riecheggia nelle orecchie.
Mi aveva cacciato di casa. Mary mi aveva pregato di sparire dalla sua vita.
Non aveva tutti i torti, questo glielo riconosco.
In quest'ultimo periodo, infatti, avevo trascorso molte notti fuori casa, tornando all'alba, rare volte addirittura a giorno inoltrato, destando i suoi sospetti.
Più volte mi aveva chiesto cosa facessi in quegli orari assurdi, ma non le potrei rivelare la verità, significherebbe ammettere troppo.
Non che io abbia un'altra donna, anche se questo è il sospetto più fondato.
Posso solo giurare che sono stato sempre fedele a mia moglie. Sempre.

This city desert makes you feel so cold.
It's got so many people but it's got no soul

E così, sono rimasto solo.
Solo, come il me stesso di dieci anni fa, spaesato, dimenticato e confuso in una Londra malinconica. Ma soprattutto solo.
Probabilmente non ho scelto l'orario migliore per venire, sono le undici di sera, ma ormai non trovo altra soluzione, se non quella di passare la notte all'addiaccio.
Non posso certo tornare implorante da Mary, né ho debiti così ingenti da poterli riscuotere a quest'ora.
Come già ho detto, sono solo. E l'unica persona che, forse, non mi ha abbandonato, mi aspetta alla fine di questa strada.

And it's taking you so long
To find out you were wrong
When you thought it had everything

Ripeto, non ho mai tradito Mary; ella è una donna troppo sensibile per sopportare un affronto del genere, ed io, in quanto uomo d'onore, non oserei tanto.
Ma, come al solito, il problema è stato Holmes.
Non direttamente, è ovvio, i primi mesi di matrimonio furono splendidi, senza le preoccupazioni dei casi e degli omicidi.
Senza avventure spericolate, sparatorie all'ultimo sangue, inseguimenti in lancia o nuovi clienti.
Splendidi, certo, come no.
Ma senza Holmes.
Quando uscii per la prima volta di notte, erano passati sette mesi dal mio ultimo incontro con Holmes, e feci quello che non avrei mai dovuto fare: pedinarlo.
Iniziai a seguirlo, di notte, nei suoi spostamenti, nei suoi casi, senza mai farmi vedere e senza mai perderlo di vista.
Dio solo sa quanto mi sentivo vivo, in quei momenti, quando l'adrenalina mi scorreva nelle vene, fino a sostituire il sangue completamente, e potevo essere scoperto in ogni istante.
Ma per quello feci attenzione.
Se Holmes avesse scoperto che sentivo la sua mancanza, sarebbe stata la fine di tutto.

You used to think that it was so easy
You used to say that it was so easy
But you're tryin'
You're tryin' now

«E quindi, se ne va.» sospirò Holmes, prendendo il violino in mano.
«Già.» risposi, sistemando i miei ultimi effetti personali in un altro scatolone.
«Mi sposo. Non sa quanto mi dispiaccia lasciare Baker Street, ma-»
«A lei non dispiace lasciarmi.» sottolineò quel “mi” in maniera troppo marcata, e questo mi infastidì non poco.
«Se le dispiacesse lasciarmi, non ci sarebbero scatoloni e bauli ovunque, e non avrebbe sprecato sterline con queste partecipazioni di nozze.»
«Holmes, lei non si rende conto di quello che dice.» cercai di generalizzare, ridacchiando, ma ricevetti in cambio uno sguardo gelido. Non uno dei soliti però, quello fu come un'incudine d'acciaio che mi si posò sulle spalle, e che tuttora porto.
«Me ne rendo conto, eccome, è lei che non capisce che sta buttando la sua vita
«Io starei buttando la mia vita? Io almeno una vita ce l'ho, oltre al lavoro.» Mi pentii subito delle mie parole, osservando lo sguardo stupito di Holmes. Abbassai gli occhi e continuai a sistemare gli oggetti.
«Scusi, io non volevo dire questo, non-»
«Stia zitto.»
«Cosa?»
«Stia zitto!» alzò la voce, per un attimo, e appena se ne rese conto, lasciò che lo Stradivari cadesse a terra, e immerse il viso nei palmi.
Respirò rumorosamente.
«Watson, mi ascolti un'altra volta. L'ultima.
Prometta che se esce da quella porta con quelle valigie, non ci ripenserà
«Non lo farò.» esclamai, deciso.
«Invece lo farà. Scommetto che, prima di un anno, lei busserà di nuovo a quella porta.»
Il tono di sfida, e l'espressione da vincitore, mi fecero innervosire tanto che respirai profondamente un paio di volte, poi mi diressi verso la pila delle valigie, prendendo il bauletto con i diari delle nostre avventure.

Another year and then you'll be happy
Just one more year and then you'll be happy
But you're cryin'
You're cryin' now

«Lei scommette, eh? Lei crede che io cambierò idea, manderò a monte un matrimonio, getterò all'aria la mia coerenza solo per tornare da lei?
Allora scommetto anch'io. Scommetto che quella porta non conoscerà più la mia mano, dopo oggi, e che non avrò più bisogno di lei.» presi quel cofanetto, e lo rovesciai sul tavolino davanti a lui, lasciando che uno dei quadernetti più leggeri rimbalzasse, finendo nel caminetto acceso.
Nessuno dei due si mosse per prenderlo.
Nessuno dei due sembrò scusarsi.
Nessuno dei due era pronto a perdere.
Presi le ultime valigie, e lasciai Baker Street, all'epoca, per sempre.
Camminando proprio lungo lo stesso tratto di strada, al contrario, solo ora, mi ricordo che fu una delle poche volte in vita mia in cui piansi, piansi per davvero.
«Non fa niente, non ho di certo bisogno della sua vita spericolata e delle continue discussioni.
Tra poco dimenticherò tutto e vivrò felice con mia moglie.» cercai di convincermi, invano.
Piansi perché odio gli addii, e perché era bruciata un'amicizia, insieme al quaderno con la nostra ultima avventura.
Piansi per il peso di quello sguardo che, deluso, mi seguiva ancora.
Piansi perché mi rimanevano solo le lacrime.

Way down the street there's a lad in his place
He opens the door he's got that look on his face

Finalmente, sono davanti al 221b. La nostalgia è sempre più forte, e non riesco a non sorridere in modo alquanto stupido.
Respirando a pieni polmoni quell'aria tanto familiare, alzo il braccio destro, accostandolo alla porta.
«Scommetto che, prima di un anno, lei busserà di nuovo a quella porta.» La sua voce mi squarcia il petto come un fulmine a ciel sereno.
La scommessa mi impediva di toccare quel legno, ma non di entrare.
Stavo per voltarmi e sedermi sulle scale, quando sento una chiave girare nel chiavistello.
«Mrs. Hudson?» sento la padrona di casa sussultare, e poi borbottare fra se e se.
«O ho le allucinazioni, o questa è la voce del Dottor Watson!» detto questo, apre la porta e mi accoglie con un enorme sorriso.
«Dottore! Allora avevo ragione! È un anno che non la vedo! Come sta?»
Sorrido a mia volta, prima di rispondere. «Abbastanza bene, grazie. Mi scusi per l'orario, non volevo svegliarla, ma sono passato per vedere Holmes. È piuttosto importante!»
A quella mia domanda, Mrs. Hudson sospira, triste. «Nemmeno stasera è in casa. Ormai accetta raramente i casi, esce nel primo pomeriggio e poi torna ad un orario indefinito, quasi sempre nel cuore della notte.
Ma penso che lo possa aspettare qui, vuole entrare?»
Dopo una piccola riflessione, sempre per una questione di orgoglio, scuoto la testa ed abbozzo un sorrisetto.
«No, grazie. Aspetto qui
«Qui? Ma-»
«Stia tranquilla, so quello che faccio. Buonanotte.»
«Buonanotte.» risponde, poi sparisce di nuovo in casa, spegnendo anche le luci dell'entrata.
Mi rimane solo la luce del lampione, sotto il quale mi siedo, socchiudendo gli occhi e pensando a cosa avrei potuto dire a Holmes, per non essere rifiutato.
Mi sveglio, accorgendomi quindi di essere stato colto dal sonno, e noto subito che a ridestarmi è stato il fragore di bottiglia che si fracassa al suolo.
Appena riesco a mettere a fuoco quello che mi circonda, leggo che sono le tre del mattino. Quando mi volto per capire da dove proviene il rumore di vetri, vedo un uomo accasciarsi al suolo, molto malridotto, con i vestiti stracciati e la pelle piena di lividi, sicuramente uscito da una rissa.
Mi alzo subito, per soccorrerlo, pensando che non potesse esserci situazione peggiore per nessuno, quando mi blocco.
Mi paralizzo, sperando di sbagliarmi.
Pregando Dio che quello appena caduto dalla tasca di quest'uomo non sia davvero l'astuccio di marocchino di Holmes.

And he asks you where you've been
You tell him who you've seen
And you talk about anything

Mi scuoto il restante torpore di dosso, e mi accuccio al fianco dell'uomo, così da poterlo tirare su.
È anche intriso dell'inconfondibile odore di alcol, segno che è ubriaco fradicio.
Lo afferro come meglio posso e riesco, non con poca fatica, a rimetterlo in piedi.
Alla luce del lampione, finalmente, riesco a vederlo in volto: un paio di occhi grigi mi scrutano, vuoti, e mi sento morire.
Sherlock Holmes, il mio amico, era colui che si aggrappava a ma in quel momento, con su i visibili segni della sua debolezza.
Decido all’istante che devo portarlo in casa.
«Myc? Mycroft sei tu?» mi ha confuso con il fratello, dev'essere davvero grave la situazione.
Forse è meglio dargli corda, almeno fino a quando non starà meglio.
«Mycroft, lo so che sei tu. Non fingere, fratellino.
Mi sei-mi sei venuto a prendere un sacco di volte. Solo che... anche stavolta assomigli a... Watson, sai?» in che senso “anche stavolta”?
«Si, Holmes, sono Mycroft. Stiamo andando a casa. Cos'è successo?» chiedo, avvicinandomi sempre di più alle scale.
Inizia a ridere.
«Ero ubriaco, ricordo... avevo... avevo anche finito la-la droga... forse. Non lo so, ho mal di testa.» si lamenta, e mi fa stringere lo stomaco. Non ha mai avuto un briciolo di rispetto per se stesso.
«M-mi hanno picchiato. Non lo so perché... forse ho iniziato io, non lo so... no-non ricordo. Mycroft...» aggiunge, tutto d'un fiato.
«Si?» chiedo, mentre ormai sono sotto la finestra della camera di Mrs. Hudson, la mia unica speranza.
Stupidamente orgoglioso come sono, non avrei bussato, nemmeno in questo momento.
Holmes riprende fiato, io inizio a chiamare la padrona di casa, che risponde con una velocità straordinaria, considerato l'orario.
«Presto, apra, è tornato Holmes.»
«Per l'amor di Dio, subito!» batte le mani in segno di disperazione e, pochi secondi dopo, è già sulle scale.
«Mi manca Watson.»

He's got this dream about buyin' some land
He's gonna give up the booze and the one night stands

 

«Come, scusa?»
«Dai, Mycroft, hai... mi hai sentito. N-Non approfittare del mio stato per farmi ripetere certi... sentimentalismi.
Mi manca Watson, ecco tutto. A-alla fine ha... ha rispettato quella stupida scommessa, e... non lo vedo da un anno.» mentre dice questo, me lo sistemo addosso e lo porto in casa, cercando di salire al piano di sopra, nella sua camera.
«Spesso, figurati, avevo l'impressione che-che mi seguisse, nei casi... di notte. Assurdo, eh?» continua a ridere, e io faccio cenno di stare tranquilla a Mrs. Hudson, che sparisce nel corridoio, forse pregando.
Apro la porta della sua camera, dopo aver setacciato i dintorni alla ricerca della chiave, e mi trovo davanti uno spettacolo assurdo.
Tutto è cosparso da un leggero strato di polvere, il tavolo degli strumenti chimici è stato spostato qui, ma le provette e le sostanze sono sparse ovunque, a rischio e pericolo dello stesso Holmes.
Il letto è stato addossato al muro e poi capovolto, non completamente, ma su un fianco, simile ad un di armadio senza ante. Lascio un attimo Holmes traballante, e rialzo il letto il più velocemente possibile, sistemandoci sopra il mio amico e prendendo la valigetta con le medicazioni.
«Come mi sono ridotto...» mormora, poi tace.
Sembra essersi acquietato, almeno per ora.
Getto un'altra occhiata alla stanza e noto un particolare molto stano: tutti mobili e gli oggetti sono abbandonati a loro stessi, senza cura, mentre sono in perfetto ordine dei quadernetti su una mensola.
Tra queste piccole agende, una è bruciata, ma tutte portavano la mia firma sul dorso.

And then he'll settle down
there's a quiet little town
And forget about everything

Afferro una sedia e la sistemo vicino al letto, iniziando ad occuparmi di Holmes. Gli sbottono la camicia, e prendo il necessario per disinfettare la ferita.
«No, Mycroft, quello fa male, brucia
«Non fare il bambino.» si agita, mugugna, si lamenta. Ma, appena appoggio la mano sinistra sul suo petto e la destra sulla prima ferita, sembra calmarsi.
Continuo a disinfettare il primo taglio, quando, dopo un silenzio interminabile e sofferto, lo sento sussurrare.
«Watson?»
Non rispondo.
«Watson!»
Continuo a fare il mio lavoro. Come sempre.

But you know he'll always keep movin'
You know he's never gonna stop movin
Cus he's rollin'
He's the rollin' stone

«Watson?»
«Watson non c'è, Holmes.»
«Invece Watson è lei, perché mio fratello non sa medicare e non mi chiamerebbe mai per cognome
Mi sono tradito, ma continuo a fare il mio lavoro senza fermarmi, senza indugiare, e senza tornaconto.
Ma con lo stomaco stretto in una morsa d'acciaio.
Dopo un silenzio rotto solo da alcuni suoi gemiti, decido di parlare, per tranquillizzarlo. Gli racconto dei miei ultimi strani pazienti, dei capricci di Mary e delle nostre passeggiate, del thé dai suoceri e di come abbiamo sistemato l'arredamento, ma più vado avanti più mi accorgo di star tremando, ed a stento riesco a trattenere delle lacrime.
In una buona mezz'ora riesco finalmente a sistemare ogni taglio e ogni livido, e a farlo addormentare.
Mi rendo conto di essere molto stanco, essendo le quattro e mezza del mattino, e faccio per uscire dalla stanza e sistemarmi sul divano. Mi alzo, abbasso la maniglia, ma mi fermo subito.
«Watson, perché-perché va via? Non era tornato per restare?»
«Lei aveva detto via, e via è stato.»
«Io avevo detto “se esce da quella porta”. No-non è lo stesso, e sa perché? Perché lei... lei non è mai davvero uscito, è rimasto sempre qui, con l'anima, la voce.
Non mi ha mai abbandonato... almeno n-non davvero.» mi volto.

And when you wake up it's a new mornin'
The sun is shinin' it's a new morning
You're goin'
You're goin' home.

«Ha detto che gli manco.»
«Vero...»
«Poteva cercarmi prima.»
«E rovinare la sua vita... di coppia
«Vita di coppia!» risi. «Adesso sono solo
«Solo? Watson, adesso ha con lei il miglior detective d’Europa.
Nonché, il suo migliore amico.
Non ho mai smesso di esserlo... nemmeno per un istante.»
Non ho il coraggio di ribattere, Holmes non è mai stato così schietto.
Finalmente mi sento come parte di qualcosa che andava oltre me stesso,finalmente ho l’opportunità di stare con con qualcuno che veramente voglio al mio fianco.
Finalmente quella stupida scommessa è finita.
Mi sdraio al suo fianco, appoggiandomi al muro e tenendo il suo volto stanco all'altezza del mio cuore.
Non abbiamo più bisogno di parole.
Finalmente sono tornato a casa.

In fondo di quel quadernetto si distinguevano ancora bene le parole.

 

 

 

 

Nda: Occhei, non so cosa mi abbia trattenuto dal far diventare questa storia una slash tremenda, però penso che un minimo di accenno ci sia, no? Tanto quei due sono slash anche se si guardano solo in faccia!
-Oddio, mi sono accorta solo ora di quanto sia lunga sta storia!-

ATTENZIONE! Questa storia è stata il trampolino di lancio per una neo-beta che solo ora si affaccia alla categoria.
Ho offerto la mia storia come cavia, e, beh, penso che la adotterò ufficialmente!
La ringrazio davvero molto per aver accettato questo betaggio.
Questa è tutta dedicata a lei, Watson.
Ancora Grazie.
Holmes.

Un grazie anche a chiunque abbia letto.
Alex.

   
 
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