Fanfic su attori > Robert Pattinson
Segui la storia  |       
Autore: RiceGrain    16/06/2011    4 recensioni
Da quando lui se ne era andato avevo deciso di chiudere i ponti con la famiglia Pattinson. Avevo creduto che avrebbe fatto meno male, forse, far finta che quella parte della mia vita non fosse mai esistita.
Stupida illusa.
"-Forse è stato meglio che tu non sia venuto, altrimenti avresti trovato il tuo posto occupato-
L’azzurro dei suoi occhi si fece improvvisamente più scuro.
-Forse è così che devono andare le cose, Rob. Non vedi? Non riusciamo mai a trovare il momento giusto. Gli passiamo accanto e non lo cogliamo mai.-
"
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie '๑Maybe Memories๑'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image Hosted by ImageShack.us 47 Chapter

47


Una gravidanza di 5 mesi non è più semplice da tenere nascosta e nonostante in quei due mesi avessi fatto di tutto per tentare di celare la rotondità avanzante con vestiti fra i più larghi del mio armadio, ormai non aveva più senso continuare a mantenere il riserbo.
Tutti i membri del Brit Pack sapevano ed avevano manifestato le proprie emozioni al riguardo nei modi più disparati, dai brindisi a base di birra e shottini di gin di Marcus e Sam, al silenzio attonito e quasi devastato di Bobby e Tom.
Quest'ultimo in particolare si era trincerato dietro assurde recriminazioni di una qualche specie di tradimento nei suoi confronti.
Aveva detto che non se lo sarebbe mai aspettato da noi e che pensava avessimo più cervello da non rimanere incastrati con una gravidanza a 24 anni.
Robert c'era rimasto molto male, soprattuto visto e considerato che quando era stato il momento di annunciare la notizia in una serata indetta appositamente, tutti si erano rivelati entusiasti ed erano corsi ad abbracciarlo.
Tutti tranne Bobby che era rimasto a guardarlo basito per una decina di minuti, e appunto Tom che non appena pronunciate quelle parole si era trovato improvvisamente impegnatissimo in maniera improrogabile.
C'era voluto del tempo perchè la rabbia di Robert sbollisse ed io ero andata personalmente a parlare con Tom per cercare di farlo ragionare, ma tutti i miei tentativi si erano rivelati fallimentari.
Alla fine era stato lui stesso a tornare ad usare il cervello e si era presentato a casa mia una sera che io e Robert ce ne stavamo sdraiati sul divano a vedere un vecchio live dei Pink Floyd e mi aveva chiesto il permesso di portarlo via per un'uscita fra uomini.
Inutile dire che avevo acconsentito immediatamente, nonostante quella sera mi sentissi particolarmente nostalgica e rinunciare alla sua mano calda attorno alle spalle mi appariva come la più grave atrocità esistente.
Ma quando quella notte Robert aveva fatto ritorno e mi aveva svegliato con un leggero bacio sulla fronte, l'avevo visto sorridere felice per davvero.
-Dove siete stati?- gli avevo chiesto, mettendomi a sedere sul divano e scuotendo un po' la testa.
-Voleva brindare alla salute del suo futuro nipotino- mi si era buttato a sedere di fianco e mi ero immediatamente accorta dell'ubriacatura dilagante.
-Ah e così ti ha fatto sbronzare, eh?-
-Siamo andati in quel pub di Hackney di cui non ricordavo nemmeno più l'esistenza. Ti ricordi? E' stato il primo pub dove abbiamo rimorchiato delle ragazze.-
Non la smetteva di ridere e l'avevo guardato storto, leggermente infastidita.
-Come scordarselo. Erano delle turiste ubriache e vulnerabili. Spagnole, vero?-
-Italiane- aveva risposto lui sempre ridacchiando come un cretino.
-Italiane giusto- avevo scosso la testa con disapprovazione.

Tornai alla realtà e mi voltai verso Stuart Semple alla mia destra, che stringendo una penna fra i denti mi fissava come in preda alla trance più profonda che si possa immaginare.
-Sai sei proprio una visione, bastoncino di cannella. E poi io te l'ho sempre detto, fin dal nostro primissimo incontro che per me avevi l'aria della mamma. E guardati adesso.- mi afferrò il viso fra le mani e per un terribile attimo quasi credetti che mi avrebbe baciato -Risplendi. Oddio devo assolutamente fotografarti!-
Poi si illuminò ancora di più e quasi esplose dalla felicità -Ti prego permettimi di farti un photoshoot quando la pancia sarà davvero evidente. E uno con il bambino. Oddio, oddio...- iniziò a vagare per la Aubin, toccando fotografie e cercando chissà cosa nei meandri della sua mente squinternata.
Dopo qualche attimo di sbigottito silenzio decisi di seguirlo per i corridoi della galleria, d'altronde non c'era da stupirsi per le stramberie ai confini della realtà di Stuart, ormai c'avevo quasi fatto l'abitudine. In effetti avrei potuto presentargli Trixie, sarebbero andati estremamente d'accordo.
-Sì ti voglio qui!- esclamò dopo un momento, indicandomi una specie di panchina sovrastata da una bandiera inglese rovinata in più punti.
-Completamente nuda, coperta solo dalla bandiera!- aveva gli occhi lampeggianti dall'eccitazione e non me la sentii, perciò, di rovinargli l'euforia del momento comunicandogli che mai nella vita mi sarei sottoposta ad un servizio fotografico coperta da brandelli di Union Jack.
Anche perchè a Robert sarebbe venuto un infarto al solo pensiero.
-Risplenderai di luce tua, Sugar.- mi prese le mani e se le portò alla bocca, baciandole avidamente.
-Le manderemo a Parigi, Roma, New York! Sarai la nostra stella, vedrai!-
Scoppiai a ridere e mi discostai da lui -Hey, hey frena Stuart. Non credo che sarò mai nessuna stella. E poi beh...ci trasferiamo a Los Angeles fra poco.- abbassai lo sguardo e mi preparai al peggio.
Lui rimase qualche secondo in silenzio e poi iniziò ad annuire lentamente -Ma certo. Certo, certo, dovevo aspettarmelo. In fondo l'ho sempre saputo fin dalla prima volta che hai varcato quella porta che saresti stata poco tempo con me.-
-Mi dispiace Stuart. Non volevo deluderti.- esclamai, quasi contrita.
Lui tirò un enorme sospirò e tornò a scrutarmi a fondo.
-Non importa. Il servizio con il bambino lo voglio comunque, sia chiaro.-
Risi e annuii -Sarà la prima cosa che gli farò fare, vedrai.-
-Ti chiederei di far venire anche Robert ma sai...credo che non mi piaccia affatto in fin dei conti.-
-Glielo farò sapere- risi di cuore e lui mi venne subito dietro.
-Però ha dei bei denti.-
-Ok sei pazzo.-
-No, dico davvero!- quasi si illuminò -Sono tondeggianti, sono sexy-
Lo guardai allucinata e scossi la testa -Fammi andare via prima che te ne venga fuori con qualche altra assurdità riguardante caratteristiche sessualmente attraenti del mio ragazzo.-
Lui mi abbracciò e poi si allontanò quasi subito -E' stato bello vederti con la pancia, Sugar. Davvero.- mi accarezzò una guancia e sorrise.
-Grazie per essere passata e divertiti in Italia. La Toscana è un posto magico.-
-Già è quello che continua a ripetermi Robert. E i suoi genitori, che ci sono stati in luna di miele. Sinceramente ho solo voglia di prendermi qualche giorno lontana da tutto e tutti.-
-Quando partite?- fece lui, sempre con il suo solito accenno di sorriso assurdo sulle labbra.
-Fra 4 giorni.- sospirai e un moto di euforia mi colpì allo stomaco.
-Non è il suo compleanno, scusa?- continuò lui, tornando a guardarmi interessato ed evidentemente dimentico dei suoi propositi di lasciarmi andare.
-Sì infatti. Quest'anno lo festeggeremo così.- sorrisi leggermente e socchiusi gli occhi al ricordo di Robert che mi sventolava davanti al naso due biglietti aerei Londra-Firenze.

-Faremo un viaggio on the road, zuccherino. Tu non ti dovrai preoccupare di niente, solo di indossare un paio di scarpe comode.- e mi aveva baciato sulla fronte, subito dopo.
-Firenze, Volterra, Siena, Pienza, Montepulciano...- il suo sorriso brillava di luce propria mentre mi snocciolava i nomi di quelle cittadine toscane mai viste e sempre immaginate.
-Sei pazzo, Robert Pattinson- avevo fatto io, non facendo nessuno sforzo per celare il sorriso estatico.
-Ma non vedo l'ora.-

-Sono stato in Toscana per un servizio sulle crete senesi. Ho sempre sperato di poterci tornare prima o poi. Vedrai che una volta lì non vorrai più venire via. Soprattutto perchè con Robert accanto a te sarà tutto più magico.- Stuart aveva gli occhi che brillavano letteralmente.
-Beh, spero davvero che sia così-
Dopo averlo salutato definitivamente, finalmente riuscii a prendere un taxi per tornare a casa.
Trixie, Sophie e Lizzie mi aspettavano per un pranzo fra ragazze, e sinceramente non vedevo l'ora di stare un po' solo immersa fra pettegolezzi, chiacchiere assurde e ultime follie dal fronte francese.
Robert era negli Stati Uniti per interviste e roba promozionale di Eclipse e ci sarebbe rimasto fino al giorno dopo. Giorno in cui la sua temutissima intervista con Kristen e Taylor all'Oprah Winfrey Show, avrebbe avuto luogo.
Avevo perso il conto del numero spropositato di chiamate che mi aveva fatto durante i giorni precedenti, ripetendomi le stesse identiche cose come un ritornello nauseante.
Non si sentiva in grado, Taylor gli avrebbe fatto fare una figura di merda, Kristen gli stava sulle palle, Oprah era meschina e così via, una recriminazione assurda dietro l'altra fino ad arrivare ad affermazioni ai confini della realtà.
La cosa era continuata fino a che non gli avevo detto chiaro e tondo che, nonostante fosse difficile da credere, pure io ero provvista di vita sociale e che se continuava a chiamarmi per espormi le sue paranoie da psicopatico, lo avrei ben presto mandato a cagare.
Ovviamente mi ero sentita in colpa l'istante successivo a che avevo chiuso la telefonata ma in quei giorni ero di umore estremamente irritabile, senza contare il fatto che la nausea non mi aveva lasciato vivere quell'ultima settimana e avevo trascorso le mie mattine fra il letto e il gabinetto.
-Eccoti, finalmente!- mi accolse la voce allegra di Lizzie, non appena ebbi girato la chiave nella serratura.
-Eri in agguato dietro la porta?- le feci io, alzando le sopracciglia scettica.
C'era un delizioso profumino di agnello vindaloo diffuso per tutto il mio minuscolo appartamento, ma feci giusto in tempo ad immaginare l'aspetto meraviglioso che doveva avere che una ormai tragicamente familiare ondata di nausea mi colpì forte come un pugno allo stomaco.
Socchiusi gli occhi e Lizzie mi prese immediatamente per un polso -Ancora nausea?-
Annuii e basta -Adesso mi passa.-
-Oddio Sugar, non ci credo che hai ancora nausea. Insomma stai per partorire praticamente!- fece lei, stringendomi leggermente.
-Lascia perdere Lizzie- scossi la testa -Pensa che la sola vista della boccetta del dopobarba di Rob mi fa correre in bagno. E io lo adoravo quel fottutissimo dopobarba!-
Sospirai, lasciandola andare l'istante successivo. Per fortuna si era trattato solo di un attacco passeggero.
-Ecco la mammina!- Trixie saltellò allegra dalla cucina e mi buttò le braccia al collo.
-Oddio come profumi di borotalco e acqua di colonia!- si mise una mano davanti alla bocca e mi guardò attonita.
-Eh?- feci io.
-Sìììì. Questo piccolino te lo vedo già in braccio- mi mise una mano sulla pancia e la accarezzò piano.
-Non mi stancherò mai di farlo.-
-Trixie per favore. Sono alquanto stanca.-
-Anche oggi è una giornata storta?- mi rispose lei, storcendo di poco il nasino dritto.
-No è che...- sbuffai -Mi sento gonfia come un pallone, non entro più nel mio paio preferito di jeans, Stuart mi ha fatto sentire in colpa perchè andrò a vivere a Los Angeles e la nausea mi perseguita. Anche se non raggiungerà mai i livelli di persecuzione di Robert, che non fa altro che mandarmi messaggi. Uno più apocalittico dell'altro.-
Scoppiarono tutte e due a ridere e in quell'istante fece la sua comparsa Sophie con un bicchiere di birra in mano.
-Ragazze credo che ci convenga ordinare dal ristorante indiano. L'agnello è andato.- esclamò, con tutta la calma possibile. -Ciao, Sugar.- aggiunse l'attimo dopo.
-Che diamine significa "andato"??- il volto di Lizzie si tramutò in una maschera degna del miglior film horror e lei scappò come un fulmine in cucina.
Sophie venne avanti a salutarmi e alzò le sopracciglia -Io gliel'avevo detto che era meglio ordinare una pizza.-
-Già, mi ero quasi dimenticata di Lizzie e delle sue follie culinarie.- scoppiai a ridere.
-E' tutto pronto per la grande partenza?- mi chiese poi lei, continuando a sorseggiare tranquillamente la sua birra.
-Oh, più o meno. Ho preso uno zaino e c'ho infilato dentro tre maglie e un solo paio di jeans, dal momento che in uno non riesco più ad entrare.-
Sophie e Trixie rimasero in silenzio.
-Ah e la macchina fotografica, ovviamente.-
-Ovviamente.- Sophie sorrise accondiscendente -E Rob quando torna?-
-Dopodomani. Se riesce a sopravvivere ad Oprah. A sentire lui ci sono ampie probabilità che rimanga ucciso da un'invasione aliena mentre risponde a qualche domanda su Eclipse.-
Dovettero cogliere il sarcasmo nella mia voce perchè si affrettarono a cambiare argomento e Trixie si lanciò immediatamente nella dettagliatissima descrizione dell'ultimo concerto dei Gang of Gin al quale non avevo potuto assistere.
Mentre continuava col racconto di come Jim fosse finito addosso alla batteria e Matt si fosse lanciato a fare stage diving, la mia mente iniziò a divagare e mi chiesi ancora una volta perchè diavolo mi sentissi sempre così irritata.
Soprattutto nei confronti di Robert.
Negli ultimi mesi le cose fra di noi erano andate bene. Più che bene, a dire la verità.
Avevamo seriamente cominciato a pensare al trasloco a Los Angeles, mi aveva accompagnato nella vecchia casa di mia nonna a Barnes e mi aveva aiutato a portare via qualche scatolone con alcune delle sue cose. I ricordi di una vita che non avevo mai più voluto vedere, ma di cui, per qualche strana ragione, adesso sentivo un bisogno viscerale.
Come le decine e decine di album di fotografie che testimoniavano la vita delle tre donne della famiglia Lewish-Lawrence. Foto di mia nonna da ragazza, di mia madre bambina che si dondolava sulle altalene, foto di me stessa a 3 anni in braccio a mio padre nel mio primo viaggio in Cornovaglia.

-Me lo ricordo questo completino giallo!- aveva esclamato Robert, indicandomi una fotografia leggermente rovinata nell'angolo destro.
-Ti dicevo che assomigliavi ad un limone- era scoppiato a ridere ed io l'avevo guardato storto.
-Già, sei sempre stato un gentiluomo infatti.-

Eppure, nonostante fossimo più uniti che mai, io non potevo fare a meno di sentirmi sempre un po' tesa.
E' normale, continuava a ripetermi Victoria, che essendo l'unica fra le mie amiche ad essere passata attraverso due gravidanze, era diventata la mia consigliera ufficiale.
Sentivo la tensione andare e venire ad ondate, nei momenti più impensabili.
Mentre facevo la spesa, mentre chiacchieravo con Clare, addirittura mentre ascoltavo la musica.
E Robert non si mostrava mai insofferente a questi continui sbalzi d'umore.
Avevo perso il conto di tutte le volte che gli avevo risposto male per qualcosa, o che mi ero arrabbiata per futili motivi solo per sentirmi in colpa l'istante successivo e tornare con la coda fra le gambe fra le sue braccia.
Fortuna che, per quanto sbadato e paranoico fosse, il buon senso era una dote che di certo non gli mancava e sapeva che la mia follia ancora più acuta del solito, era solo dovuta alla gravidanza.
-Sugar?- Trixie mi sventolò una mano davanti agli occhi e solo quando sbattei le palpebre più volte mi resi conto di essere seduta a tavola, accanto a Lizzie e di stare addentando il nulla sulla forchetta sospesa a mezz'aria.
-Ti stiamo parlando da 20 minuti e non hai fatto altro che annuire.- continuò Trixie, fissandomi con gli occhioni verdi spalancati.
-Scusate ragazze.- scossi la testa, tentando di tornare nel mondo reale e sospirai. -Ho la testa completamente da un'altra parte.-
-Sì ce ne siamo accorte.- commentò Lizzie, sorridendo.
-Ti ho detto che Bobby vuole andare ad insegnare chitarra nelle scuole e non hai battuto ciglio- fece Sophie, ridacchiando.
-Ho solo bisogno di riposarmi un po'.- cercai di scusarmi sorridendo un poco.
-Non finisci la pizza?- mi chiese Sophie, con un tono leggermente preoccupato nella voce.
-Non ho fame.- scostai il piatto da me e lei mi scoccò un'occhiata disapprovante.
-Dovresti mangiare invece, Sugar.-
-Mettetemela da parte, la mangerò dopo- feci per alzarmi, ma Trixie mi precedette.
-Vengo con te.-
-Cosa?-
-Sì ho voglia di riposarmi anche io.- si pulì velocemente la bocca col tovagliolo e mi prese per mano.
-Notte notte, ragazze.- fece rivolta alle altre due.
-Se per caso dovesse arrivare Joe ditegli di andare a farsi un giro. Mi farò viva io quando avrò voglia.-
-Trixie ma non è necessario che tu mi faccia compagnia, davvero.- le dissi una volta che fummo in camera mia.
-So cavarmela da sola.-
Si sdraiò sul letto e lanciò le scarpe dall'altra parte della stanza -Certo che sai cavartela da sola. Nessuno l'ha mai messo in dubbio. Io ho sonno davvero. Joe non mi ha fatto chiudere occhio stanotte.-
ed emise una strana risatina.
-Ok non sono sicura di voler sapere i dettagli, per cui fermati qui.- ridacchiai e nonostante mi sentissi sempre stanca morta, scoprii che un po' di tensione se ne era definitivamente andata.
-Sai che ti amo, vero Sugar?- mi chiese poi lei, voltandosi verso di me, quando entrambe fummo sdraiate.
-Tu e il mini Pattinson che fra poco scorazzerà in libertà per il mondo.- piegò le labbra in un sorriso bellissimo e mi accarezzò di nuovo la pancia.
-Non vedo l'ora di conoscerlo.-
Le bloccai la mano con la mia e sorrisi a mia volta -Questo bambino sarà fortunato ad avere una zia come te.-
Restammo per un bel po' di tempo a chiacchierare sommessamente e la mano di Trixie, sempre ferma sulla mia pancia, servì a tranquillizzarmi e a farmi scivolare dolcemente nel sonno.

»

-Mamma è maggio, nel caso non te ne fossi accorta. Non ho bisogno di nessuna giacca, per favore- Robert sbuffò sonoramente e si voltò a guardarmi con un'espressione che esprimeva solamente esasperazione ed un muto grido di aiuto.
-Faremo tardi per l'ecografia.- si diresse verso la porta a passo spedito, ma Clare gli bloccò la strada e lo fissò battagliera.
-Non essere sciocco, tesoro. Sai benissimo che la tua salute è cagionevole. Non vorrai mica beccarti un raffreddore, proprio adesso che dovete partire per la vostra vacanza.- si voltò verso di me e mi sorrise accattivante. -Non è vero, Sugar?-
-Ehm...già, io...- balbettai, indecisa su quale dei due Pattinson guardare.
-Vedi? Anche la tua fidanzata è d'accordo.-
-Non è la mia fidanzata- esclamò Robert con un tono di voce talmente simile al Robert bambino con il quale ero cresciuta, che per un attimo mi chiesi quanti anni effettivamente avessimo.
-Già sono soltanto una tipa a caso che aspetta il suo bambino, niente di che insomma.- feci io, guardandolo sarcastica.
-Sei veramente un cretino, Robert. Ringrazia il fatto che tuo padre non è qui, altrimenti...- lasciò la frase in sospeso e tutti e tre ci guardammo all'unisono.
-Sai mamma non ho più 5 anni- fece lui, guardandola allibito.
-Peccato che ti comporti come tale.- lo rimbrottò lei.
Conoscendo i soggetti ero certa che avrebbero potuto tranquillamente andare avanti all'infinito con il pizzicarsi a vicenda, così decisi di prendere in mano la situazione.
Presi la giacca di Robert dalle mani di Clare e le sorrisi -Gliela porto io la giacca, Clare, non preoccuparti. Se dovesse fare freddo gliela darò.-
-Grazie tesoro.- mi baciò rapidamente su una guancia e mi sorrise materna -Non vedo l'ora di sapere se sia un maschietto o una femminuccia.-
 -Già, anche io!- sospirai e Robert mi prese per mano.
-E se non ci muoviamo non sapremo mai, per cui...- si voltò verso sua madre e le sorrise sornione -...ci vediamo dopo, nonnina.-
Scossi la testa e gli detti un rapido bacio -Andiamo, papino- calcai quell'ultima parola in maniera particolare e lui scuotendo la testa, uscì in strada.
Il momento dell'attesissima ecografia morfologica era arrivato.
Robert era tornato il giorno prima dagli Stati Uniti e la prima cosa che mi aveva detto, quando ero andata a prenderlo ad Heathrow insieme a Lizzie e Tom, era stata che non vedeva l'ora di scoprire se fosse un bimbo o una bimba.
Anche io non vedevo l'ora del resto, e anche tutti i nostri amici che in quell'ultima settimana c'avevano tempestato di telefonate e visite per sapere quale fosse l'esatta data dell'ecografia.
Tom in particolare aveva chiamato Rob tutti i giorni e l'aveva quasi scongiurato di poter assistere anche lui al magico momento nel quale si sarebbe scoperto se il mini Pattinson che portavo dentro di me fosse un lui o una lei.
Alla fine Rob aveva acconsentito, più per sfinimento che per altro, e così eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo visti con lui alle 17.00 in punto di fronte al Portland Hospital.
Quella mezzoretta di taxi fu probabilmente la più lunga della mia intera vita.
Io e Rob rimanemmo completamente in silenzio, ciascuno perso dentro la propria testa, le mani intrecciate sul sedile in finta pelle.
-E se ci fosse qualcosa che non va?- esclamai alla fine, giusto un attimo prima a che il taxi frenasse dolcemente accanto al marciapiede.
Riuscivo già ad intravedere Sturridge al di là del finestrino appannato.
Con quanto anticipo era arrivato?
-Zuccherino, smettila- Rob mi prese la testa fra le mani e mi guardò intensamente.
-Non c'è niente che non va, niente.-
Mi venne da piangere come al solito, ma stavolta trattenni le lacrime e dissi a me stessa di essere forte.
-E' normale avere paura. Anche io sono terrorizzato, ma il pensiero di esserci dentro con te rende tutto più sopportabile.-
Ovviamente sapeva sempre cosa dire. Ma perchè poi continuavo a stupirmi di quella sua innata e formidabile qualità?
-Hey amico- lo apostrò Tom, non appena Rob ebbe pagato il tassista e questo fu schizzato via.
-Sturridge- rispose semplicemente lui, le mani in tasca e lo sguardo sfuggente.
-Zuccherino, come andiamo?-
-Uhm, abbastanza di merda, sì. Ma soprassediamo ti prego.- gli sorrisi sardonica e senza aggiungere altro
li precedetti nel grande ingresso color ocra, cercando di calmare i battiti del cuore.
-Signorina Lawrence!- mi salutò la solita cordiale receptionist di sempre.
-Signor Pattinson- fece poi rivolta a Rob -..e signor...?-
-Sturridge.- Tom si affrettò a presentarsi, tendendole una mano e sorridendole divertito.
-Sì lui è qui come supporto- alzai gli occhi al cielo e la receptionist rise divertita.
-Capisco. Bene, se volete seguirmi la dottoressa Fisher vi riceverà adesso.-
Senza spiccicare parola il terzetto di Capeside dei poveri la seguì per gli ormai familiari corridoi pieni di fotografie delle star, e non potei fare a meno di chiedermi se prima o poi anche una mia foto avrebbe fatto la sua comparsa in quella specie di Pregnancy 'n Birth Hall of Fame.
Arrivati davanti alla solita porta, la receptionist bussò e la voce vellutata di Linda ci accolse affettuosamente.
-Sugar!- venne avanti verso la porta e mi abbracciò come fossimo vecchie amiche.
-Sei bellissima!- mi sorrise e mi accarezzò dolcemente i capelli.
-Che pancettina che abbiamo messo su, eh?- abbassò lo sguardo verso la mia pancia e quando tornò a fissarlo su di me, mi accorsi che fosse veramente felice.
-Allora lo vogliamo vedere o no questo bambino?- battè le mani allegramente e dopo avermi fatto accomodare alla scrivania per scrivere qualcosa sulle mie novità di quei mesi appena trascorsi, mi indicò il lettino e sorrise di nuovo.
-Prego, signorina.-
Robert e Tom non avevano proferito parola da che eravamo entrati nello studio di Linda, ma quando mi fui sdraiata sul lettino e Linda mi ebbe sollevato la maglia per spalmare sopra al mio ventre il gel per l'ecografia, entrambi si alzarono dirigendosi alle mie spalle.
La mano di Rob scese immediatamente a cercare la mia e Tom mi sorrise nella maniera più dolce che si possa immaginare.
Quel gesto mi fece commuovere all'inverosimile.
Eccoci tutti e tre là, morbosamente attaccati al monitor di fronte al letto e a tutte le meraviglie che di lì a poco avrebbe mostrato, tesi e spaventati come prima di un qualsiasi compito in classe.
C'eravamo sempre stati l'uno per l'altra e proprio in quel momento, sdraiata su quello scomodo lettino, realizzai che per quanto fossimo cresciuti, nessuno di noi era mai veramente cambiato.
-Allora- cominciò Linda, spostando la sonda sulla mia pancia e causandomi un batticuore esagerato il momento stesso in cui le prime immagini confuse comparavero sul monitor.
-Ecco la testa- mosse leggermente la sonda e ci indicò col dito sullo schermo una leggera curvatura più chiara.
-Wow- commentò Tom. L'unico di noi tre ad aprire bocca.
Linda passò poi a mostrarci quasi tutte le parti del corpo di nostro figlio e quando si fermò sul cuore per farci vedere le 4 minuscole camere che lo componevano, premette qualcosa sulla tastiera ed improvvisamente il meraviglioso rumore ritmico che durante quei mesi mi ero sognata innumerevoli volte, tornò a diffondersi per la stanza.
Robert aumentò la stretta sulla mia mano e Tom ridacchiò stupefatto -Non riesco a crederci.- disse solamente.
Poi si voltò verso Rob e gli dette una pacca sulla spalla -E' il cuore di tuo figlio, Pattinson.-
-Figlia, veramente.- esclamò sorridente Linda.
Per un attimo nessuno di noi aprì bocca.
Robert fu il primo a riacquistare l'uso della parola.
-Come?-
Linda si mise a ridere e muovendo la sonda andò ad evidenziare un'altra parte del minuscolo corpicino.
-E' una bambina, Robert. Complimenti.-



Fanciulleeee è stratardi e muoio di sonno, perdonatemi per tutto. Per il ritardo, per l'oscenità del capitolo, insomma so che fa pena.
ç___ç
in ogni caso sto veramente crollando per cui non so nemmeno cosa sto scrivendo adesso!
vi ringrazierò adeguatamente a breve, lo giuro!
Un bacione e vi amo <3







   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: RiceGrain