Avete mai pensato a come,di fronte alla morte,tutti i pensieri diventino vani?

8 dicembre 1980.

John Winston Lennon camminava tranquillo per le strade di New York,con il rassicurante pensiero di un bambino paffuto ad attenderlo tra le soffici coperte ben impresso nella mente.
Un principio di sorriso spiccava sul volto occhialuto dell'uomo.
Un urlo ruppe il silenzio. John si voltò,sentendo il suo nome,e gli si presentò la figura di un uomo armato.
La paura assalì John,ma non fece in tempo ad emettere un singolo suono prima che una pallottola gli perforasse il torace.
I pensieri di John scalpitavano tra il dolore,la strada si riempì di sangue mentre altre tre pallottole lo raggiunsero.
Fece qualche passo,barcollando,e poi cadde sulla strada.
Aveva la certezza di essere vivo,perchè il contatto del freddo marciapiede con la guancia era una sensazione terrena.
Sperò,con tutte le sue ultime forze,che l'uomo che gli aveva sparato non sfiorasse la pelle delicata di Yoko e che i sogni di Sean restassero intatti,almeno quella notte.
Chi era stato poi a sparargli,perchè? Non aveva fatto nulla di male,in fondo.

Lo trascinarono sull'ambulanza.

Il dolore era così forte da sembrare irreale.
Vide il viso sfocato di una donna che gli chiese se sapeva chi fosse.
Certo.

La morte ci mise 26 minuti a portare con sè John Lennon.
Anime grandi e preziose come la sua richiedono attenzioni particolari.