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Autore: Envy99    17/06/2011    4 recensioni
Mi tira dolcemente fino a farmi oltrepassare la soglia. Quando la tenda sfiora la mia guancia destra, capisco cosa sta succedendo e quasi mi spavento, che ci faranno mai in questo locale?
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Envy, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Stessa sensazione.
Respiro profondo e tuffo in piscina.
In questo caso la piscina è un locale di cui non so nulla. Potrebbe succedermi di tutto, sono un po' preoccupato e mi sento un completo idiota. Apri gli occhi! Apri gli occhi Envy!
-Un nuovo cliente!!!-
A risvegliarmi è una vocina acuta.
Tutto mi sarei immaginato, tutto meno questo!
Un luogo dannatamente elegante, sembra uscito da un quadro londinese dell' ottocento. L'entrata dà su uno stretto corridoio: moquette nera, muri di un rosso scuro molto intenso. La luce è fioca, ma intravedo un fascio di luce uscire da sotto le varie porte. Mentre mi guida tenendomi per mano, il profumo di un incenso molto speziato arriva alle mie narici dandomi quasi alla testa.
E' tutto molto diverso da come l'avevo immaginato, quest'atmosfera sembra essere stata creata per un pubblico d'elite.
Vedo alcune ragazze corrermi incontro dalla fine del corridoio, dopo essere uscite da una porta rosa con varie decorazioni nere in stile liberty.
-Edward! Hai portato un nuovo cliente!!- esclamano per poi fermarsi davanti a me.
Mi fissano.
Io le fisso.
Sono tremendamente belle, la pelle candida, il trucco perfetto, dei corpi che farebbero invidia a qualsiasi modella.
Sono quattro, ognuna vestita con un corsetto diverso di ottima fattura, a cui si aggiungono calze autoreggenti, tacchi vertiginosi e degli stranissimi ornamenti di vario genere fatti con le piume.
Beh, potevo arrivarci anche prima! Nulla di indecente. In questo locale, ogni sera, si possono ammirare degli spettacoli di burlesque. Ne avevo sentito parlare, ma non mi ero interessato più di tanto.
Le sento prendermi dolcemente le braccia, iniziando a tirarmi in due direzioni diverse.
Una di loro fissa con sguardo eloquente il papillon che io, da perfetto idiota, tengo ancora addosso, pur sapendo che è oggetto di forte invidia da parte di tutti qua intorno.
Mi lascia immediatamente andare scambiandosi uno sguardo d'intesa con le altre tre.
-Aaah...sei cattivo Edward!- comincia girandosi verso di lui con aria infantile e le mani ai fianchi.
-Per una volta che arriva un cliente carino ce lo rubi ancora prima che varchi la soglia!-
Si lamenta con lui ancora per qualche minuto, ma sono troppo scombussolato per ascoltare.
-E' mio.- sussurra disinvolto.
Con quelle due semplici parole mi desta da quello stato di trance in cui sembro cadere troppo spesso.
-t...tuo?- è l'unica cosa che riesco a dirgli.
Non mi risponde prendendomi per mano e continuando sulla strada che stavamo percorrendo prima di essere interrotti.
Una delle ragazze fa passare il suo boa di piume rosse sulla mia spalla, facendolo scivolare via mentre cammino. Sento i loro sguardi su di me e, dal rumore dei tacchi, sembra che poco dopo riprendano le loro mansioni dirigendosi in altre stanze.
Va bene, sono stanco di non capirci più niente!
Ritraggo velocemente la mano dalla sua presa e lo vedo girarsi stupito verso di me.
-Senti...!- comincio vagamente adirato -non so chi tu sia, e non so che cosa facciate qui, ma non ho intenzione di andarmi a cacciare nei guai, mi hai capito damerino?-
Dal fiatone e dal cuore che mi è arrivato in gola, lascio trapelare la fatica che mi è costato dire ciò che ho detto.
Arriva come un fulmine a ciel sereno un'altra sorpresa: si mette a ridere.
Perchè? Perchè riesce a mantenere quell'eleganza anche ridendo in maniera tanto genuina?
-Hai ragione- ammette guardandomi negli occhi. -Le dò il mio benvenuto alla Maison Burlesque, mio gentile cliente. Qui potrà intrattenersi con spettacoli di prim'ordine ed essere servito con qualsiasi bevanda o cibo desideri. La prego di seguirmi.- esclama facendo un inchino.
-Chi...chi ti ha detto che volevo entrare?-
-L'ho intuito dai suoi occhi- risponde alzando i suoi su di me.
Sono completamente fuori posto. Io con una t-shirt di un gruppetto rock che nemmeno ascolto più, i jeans e le converse, ed il resto così raffinato ed elegante.
Non riesco a ribattere nulla di intelligente. Quegli occhi dorati mi perforano il cuore lasciandomi completamente stordito.
-La prego di seguirmi- mi invita nuovamente -non se ne pentirà.- aggiunge con uno sguardo malizioso che mi fa ribollire il sangue.
Sospiro e faccio come dice, tanto cos'ho da perdere?
Mi conduce davanti ad una porta, quella che più di tutte aveva attirato la mia attenzione poco prima.
Da sotto di essa esce una luce del medesimo colore, un rosa abbagliante e singolare.
La apre con un movimento lento e fluido, facendomi rimanere imbambolato a fissare la scena che mi si presenta davanti agli occhi.

Movimenti precisi e agili quanto quelli di una ballerina della Scala.
Un intricato groviglio di piume e catenine che, per qualche oscuro motivo, non si ammassano in un nodo informe ad ogni passo.
Lustrini, paillettes, brillantini, rossetto rosso, calze nere che ricoprono un corpo perfetto che si muove come se stesse danzando con le luci colorate che lo illuminano.
-Sono davvero spiacente che questo spettacolo sia quasi giunto al termine. Vogliate, vi prego, dirmi come posso rimediare.- sussurra a pochi centimetri dal mio orecchio.
L'unica cosa che mi passa per la testa è che, per entrare nello spirito, potrei almeno sedermi come tutti gli altri sotto il palco e bere qualcosa.
Dopo aver ordinato qualcosa, vengo condotto in una saletta vuota, illuminata da delle lampade molto antiche che, a occhio e croce, sembrano essere costate un sacco.
Le pareti color crema sono ornate da un nastro rosso che corre lungo tutto il perimetro interrompendosi, di tanto in tanto in dei fiocchi molto grandi.
Mi siedo su una delle poltroncine rosse e bianche che vedo e appoggio i gomiti sul tavolo tenendomi la testa. Mi sembra di essere come Alice, caduto nella tana di un coniglio col frac e catapultato in un mondo assurdo.
Torna dopo qualche minuto e poggia il drink che ho ordinato sul tavolino, sopra un sottobicchiere con il logo del locale.
-Si senta libero di chiedermi qualsiasi cosa riguardo il locale.-
Lo fisso per qualche secondo prendendo il bicchiere.
-Pensavo che qui ci lavorassero...solo donne.- ammetto cercando di celare il mio imbarazzo dietro il ghiaccio che schiocca nel bicchiere spaccandosi a metà.
-Principalmente si- spiega annuendo -Ci sono anche dei ragazzi che si esibiscono, se la cosa rientra nel suo interesse. Per confermare la sua supposizione però, il burlesque è un'attività prettamente femminile.- finisce sorridendomi.
-E...e tu?- domando quasi con timore della risposta.
-Io mi esibisco di rado. Per il resto mi occupo delle mie clienti e mi accerto che tutto vada secondo i piani della direttrice. Nessun cliente deve essere insoddisfatto.-
Annuisco sorseggiando quel poco che rimane del drink.
-Sono inoltre impegnato anche a mantenere l'ordine. Se capita che entri qualche cliente con cattive intenzioni, o comunque indesiderato, io sono tenuto a farlo uscire dal locale. Il benessere delle signorine è essenziale per uno spettacolo perfetto.-
La sua voce melliflua mista alla musica della sala accanto cominciano a darmi alla testa.
-Mi duole comunicarle che per questa sera il mio lavoro sta per terminare. Il martedì sera prende il mio posto un aiutante, ma non si preoccupi, sarà un mio valido sostituto.- spiega facendo un inchino in segno di scusa.
Sta per prendere il bicchiere ormai vuoto per portarlo via ed uscire dal locale lasciandomi lì come uno stoccafisso.
Lo so, lo ha fatto apposta!
Perchè farmi entrare e fare tutta quella pantomima col papillon sapendo che avrebbe dovuto andarsene?
La sua mano si avvicina sempre di più al bicchiere. No, così non va!
Mi alzo di scatto in piedi guardandolo fisso negli occhi, mentre lui rimane stupito della mia reazione. Falso! Lo sperava che reagissi male all'annuncio della sua fuga, glielo leggo negli occhi, anche se è molto bravo a nasconderlo.
-Io...io non sarei entrato!- esclamo mentre il volto mi si colora di rosso.
-Non...non capisco, mi spiace.- è la prima volta che lo vedo incerto.
-Io non sarei entrato...- mi interrompo un attimo realizzando quello che sto per dire. Ormai è fatta. -...se non ci fossi stato tu!- termino la frase mentre il quore batte a mille.
Sorride impercettibilmente, è compiaciuto.
Attende una spiegazione e non ha bisogno di chiederla perchè arrivi. Ora mai non ho più nulla da nascondere, ha capito tutto anche se non me lo fa pesare per continuare questo giochetto.
-Se non ci fossi stato tu davanti alla porta non mi sarei fermato! Se non mi avessi tirato questo coso ieri, forse non sarei nemmeno tornato!- mento sapendo di mentire, indicando il papillon.
-Mi hai trascinato qui dandomi alla testa peggio di una droga con quel tuo sguardo, quel vestito e quel giochetto del papillon! Ora ti aspetti che rimanga qui mentre tu te ne vai?- ho detto troppo. Ho decisamente detto troppo e spero invano che non abbia fatto caso a quella parte così imbarazzante.
L'ho spiazzato, per un attimo non sa cosa rispondere, ma tutto finisce velocemente perchè mi sorride malizioso avvicinandosi.
-Sono davvero mortificato. Mi permetta di rimediare alle mie mancanze domani stesso. Se mi farà l'onore di tornare io...-
Lo interrompo bruscamente -E se decidessi di non tornare più?- domando fingendo di essere seriamente infastidito.
Altretanto bruscamente mi si avvicina, portando il suo viso ad una ventina di centimetri dal mio.
Le sue mani posate sullo schienale, ai lati della mia testa, mi costringono a tornare con la schiena completamente appoggiata ad esso.
Questo comportamento è completamente diverso da quello che ha tenuto sino ad ora.
-Ti verrei a cercare...-sussurra sostenendo il mio sguardo con quei profondi occhi dorati.
Il mio cuore sembra volermi scoppiare nel petto e le mie guance sono ad un passo dall'andarmi a fuoco.
-Perchè tu...- continua avvicinandosi sempre di più al mio viso col suo, mentre la sua voce si fa sempre più bassa.
-...perchè tu hai...- è a fior di labbra ormai. Chiudo gli occhi senza la minima idea di dove vuole andare a parare.

Le sento. Le sue labbra sfiorano le mie per un impercettibile attimo.

-Tu hai ancora il mio papillon!- esclama alzandosi in piedi e lasciandomi confuso con un'espressione probabilmente idiota in faccia.
Che diavolo...?
Noto che è la prima volta che mi da del tu e questo rompe quella strana atmosfera teatrale che c'era tra di noi.
Non capivo molto prima di tutta quest'assurda situazione, figuriamoci ora. Vuole farmi impazzire?
Cerco di non sembrare turbato alzandomi velocemente e bofonchiando qualcosa per fargli capire che me ne sto andando, mentre esco dalla stanza.
-Aspetta.- mi ferma poco prima che io possa uscire.
-Si?- ormai ho capito il suo gioco. Devo fingere di non essere interessato per coglierlo di sorpresa.
-Qui non c'è nessuna politica per quanto riguarda i rapporti con i clienti al di fuori del lavoro. In altre parole, se io decidessi di mettermi con un cliente non ci sarebbe alcun problema, a patto che non interferisca con la mia occupazione. L'unico problema è che qualsiasi contatto con i clienti all'interno del locale non deve superare un certo punto e, più importante, deve essere consensuale. Insomma, se tu non fossi d'accordo con ciò che è appena successo, basterebbe dirlo alla direttrice per farmi licenziare.-
Gli sto ancora dando le spalle guardando indietro con la coda dell'ochio. Non mi sta supplicando, lo sento dal tono della sua voce così tranquillo.
-So che mi vuoi rivedere, quindi...- si blocca un attimo avvicinandosi in modo che io lo possa vedere -...facciamo che questo sarà il nostro piccolo segreto, eh?-
Dio quanto è bello. E' sicuro di se anche quando rischia il licenziamento, anche se alla fine so che è tutto un gioco.
Annuisco stringendo il papillon con uno sguardo malizioso.
Mentre mi incammino verso l'uscita, lo vedo entrare in quello che credo sia un camerino e fortunatamente mi trattengo dal seguirlo.
Ormai fuori è buio e sospirando mi incammino verso casa.
Ho il cuore che batte a mille: mi sono sforzato un sacco di sembrare disinvolto e tranquillo, in realtà ero ancora piuttosto confuso riguardo a tutta la situazione.
Per un attimo la mia mente formula la scena che si sarebbe creata se quel contatto tra le nostre labbra si fosse prolungato. Cerco di non pensarci per resistere fino a domani senza vederlo.
A casa non riesco a fare altro che abbandonarmi sul letto, con quel fastidioso rossore che ancora persiste sulle mie guance ed il suo sguardo che continua a comparire nella mia mente.



Ecco, l'ho scritto tutto assieme, anche perchè gli esami si avvicinano e ogni tanto ho davvero bisogno di staccare pensando ad altro!
Spero vi sia piaciuto anche il secondo capitolo, visto che la storia inizia a prendere corpo! ;) Grazie dei commenti e di aver letto! Un bacio a tutte, alla prossima!
  
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