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Autore: _hurricane    18/06/2011    19 recensioni
C’era una volta un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. La sua matrigna, la regina Sue Sylvester, lo costringeva a vestirsi di stracci e lavare i pavimenti del suo palazzo. Porcellana aveva un grande sogno: incontrare un bellissimo principe che lo avrebbe salvato per portarlo al suo castello e sposarlo, proprio come nelle favole che leggeva da piccolo. Ma si sa, i sogni non sempre si avverano: certe volte, la vita è anche meglio.
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“No, non devi scusarti,” – disse Porcellana, tirando su con il naso, - “io voglio farlo. Voglio che tu sappia tutto di me, Blaine. Tu…”. Alzò il viso e lo guardò. Ormai doveva dirlo. “Tu sei il mio principe” concluse, arrossendo lievemente.
“Il tuo principe?” chiese l’altro, incuriosito ma in fondo vagamente affascinato dal modo in cui suonava quella frase.
“Sì, proprio come quelli dei libri. Lo so che io non sono una principessa, però… ho sempre aspettato. E alla fine sei arrivato. Non ti sei nemmeno preoccupato del fatto che fossi soltanto un servo, mi hai salvato e basta, come nelle favole. Tu sei il mio principe, Blaine”.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sue Sylvester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I – Once upon a time, my prince

 

Cera una volta, in un regno molto lontano, un giovane fanciullo dalla pelle chiara, così chiara che tutti lo chiamavano Porcellana. Era il figliastro della Regina, la perfida Sue Sylvester, che aveva segretamente ucciso suo marito per impossessarsi del trono e costringeva Porcellana, il cui vero nome era Kurt, a vestirsi di stracci e lavorare come servo nel suo enorme palazzo. La Regina, che aveva un ego forse più grande del suo stesso regno, quasi ogni sera consultava il suo specchio magico domandandogli: “Specchio, servo delle mie brame, chi è la persona più famosa del Reame?”. E lo specchio, puntuale rispondeva: “Sei tu, mia Regina”. Ma con il tempo, Porcellana iniziò ad essere sempre più popolare a corte a causa degli assoli canori che improvvisava mentre lavava i pavimenti, pensando che nessuno lo sentisse. A sua insaputa, e per un po’ di tempo ad insaputa della Regina, racconti e lodi sulla sua bellissima voce d’angelo iniziarono a circolare per tutto il Regno.

In un freddo giorno d’inverno, quando la neve non aveva ancora iniziato a cadere, Porcellana era intento a lavare le scale del giardino del palazzo. Gli stracci troppo leggeri lasciavano trapelare taglienti soffi di vento, provocandogli qualche brivido di tanto in tanto, ma lui non accennava a fermarsi. Adorava poter stare all’aria aperta, piuttosto che in cantina o negli angusti saloni del castello, con polvere e ragnatele da eliminare. Lì fuori, illuminato dal timido sole del mattino invernale pallido quasi quanto la sua pelle, Porcellana poteva viaggiare con la sua immaginazione e fare finta di essere altrove, possibilmente su un cavallo bianco insieme al principe dei suoi sogni. Perché sì, Porcellana sognava da sempre che un principe bello, gentile ed affascinante venisse a salvarlo, per portarlo via da quel luogo di dolore e sofferenze, sposarlo e regalargli tanti bei vestiti da poter indossare. Porcellana amava anche i vestiti. Da morire. Quando era piccolo, e i suoi genitori erano ancora vivi, poteva chiedere loro di far confezionare il più stravagante degli abiti, ed ottenerlo: era un bambino davvero viziato. Ma poi, troppo presto, sua madre morì, e altrettanto presto suo padre trovò una donna che potesse stare al suo fianco ed essere una nuova madre per Kurt. Quella donna però non lo trattò mai con gentilezza, e molto spesso l’aveva vista storcere il naso davanti al suo guardaroba colmo di colori e fantasie. Alla morte di suo padre, avvenuta in circostanze molto misteriose, la Regina fece sparire tutto quanto, e a Kurt fu definitivamente chiaro che quella donna non gli aveva mai voluto bene.

Porcellana si accovacciò sull’ultimo gradino di pietra, appena fuori dal portone principale, e bagnò il panno che aveva in mano in un secchio pieno d’acqua fino all’orlo. Poi lo strizzò, senza infondervi troppa forza in modo da farlo restare umido, e iniziò a strofinarlo sulle grandi e lisce lastre che componevano i gradini grigi. Senza fermarsi, si guardò intorno, per accertarsi che non ci fosse nessuno. Faceva abbastanza freddo, ed era il giorno libero dei giardinieri: pensò che quello era proprio il momento giusto per cantare, che era la cosa che amava di più al mondo, persino più dei vestiti ai quali aveva dovuto dire addio. Si schiarì la voce e, immaginando la giusta musica e l’atmosfera, intonò con la sua candida e melodiosa voce:

“I really can’t stay…

I’ve got to go away…

This evening has been so very nice…

My mother will start to worr-“

 

“Beautiful, what’s your hurry?”

Porcellana si fermò di colpo. Quella non era la sua voce. Era bella, molto bella, ma totalmente diversa dalla sua. Era una voce calda, virile, rassicurante. Si guardò intorno allarmato, cercando di capire da dove provenisse. Ma sembrava non esserci proprio nessuno in quel giardino, così pensò che fosse stata la sua immaginazione, ormai troppo abituata a vagare libera, e riprese a cantare come se niente fosse successo, rivolgendo nuovamente lo sguardo al pavimento:

“My father will be pacing the floor…”

“Listen to the fireplace roar…”

No, non era la sua immaginazione. La voce si era fatta addirittura più vicina. Porcellana alzò gli occhi dal panno umido che aveva tra le mani, e questa volta vide qualcosa muoversi tra gli alberi. Un ragazzo moro, non molto alto ma incredibilmente bello, sbucò dalle fronde sfoggiando un enorme sorriso. Indossava una casacca blu molto aderente, con le maniche a palloncino, e pantaloni bianchi infilati in due lucidissimi stivali di pelle. Non appena il principe – beh, Porcellana ne avrebbe riconosciuto uno lontano un miglio – incontrò il suo sguardo, cambiò espressione. Smise di sorridere, ma più che turbato sembrava… sorpreso. Scrutò Porcellana per un lungo, silenzioso minuto, poi sorrise di nuovo, stavolta senza mostrare i suoi bianchissimi denti. A Kurt parve un sorriso ancora più bello, perché sembrava timido e sincero allo stesso tempo, e non plateale come quello precedente. La pelle chiara delle sue guance si imporporò lievemente, e dovette abbassare lo sguardo, imbarazzato. Aveva davanti a sè un principe, un vero principe, e stava fissando proprio lui.

“Scusami, non volevo spaventarti” disse allora il ragazzo dai capelli ricci e scuri, facendo un piccolo passo verso di lui. Porcellana continuò a mantenere gli occhi bassi, incapace di trovare una frase che si addicesse ad un principe. Lo era stato per troppo poco tempo, e aveva già dimenticato le buone maniere, le regole di galateo e le norme del buon comportamento tra persone di alto rango. Sempre più rosso in viso, prese il panno ed il secchio e si alzò in piedi, improvvisamente desideroso di scappare via per non permettere che il sogno della sua vita lo vedesse ridotto in quel modo, intento a strofinare dei gradini sudici. Era davvero poco romantico.

“No, aspetta!” gridò il principe vedendo Kurt voltarsi verso il portone, e senza pensarci due volte afferrò una manica della sua casacca beige e stropicciata, per fermarlo.

“Sc-scusami tanto” si affrettò subito a dire, lasciandola. Ora era lui ad essere imbarazzato.

A Porcellana sembrò a dir poco assurdo: quel ragazzo gli aveva chiesto scusa già due volte, e lui non aveva nemmeno parlato. Eppure, continuava a non trovare le parole.

“E’ che… passavo da queste parti con il mio cavallo, e ho sentito la tua voce. Era troppo bella, così l’ho seguita e ho scavalcato il muro per scoprire di chi fosse” disse il principe dopo aver fatto un piccolo sospiro, come per infondersi coraggio.

“Grazie…” – rispose Porcellana, certo che quella parola fosse sufficientemente gentile, – “…anche voi avete una bella voce”. Bella è riduttivo, pensò tra sé e sé.

Il principe sembrò sinceramente contento di quel complimento, perché gli occhi gli si illuminarono e sorrise. A Porcellana sembrò di essere quasi abbagliato da quella luce, e non potè fare a meno di sorridergli di rimando, come se fosse la cosa più spontanea del mondo.

“Visto che ti ho interrotto in modo così maleducato, lascia almeno che mi presenti. Sono il Principe Blaine Anderson, del regno vicino. Ma ti prego, chiamami Blaine e non darmi del voi!” disse poi, porgendo la mano a Kurt in attesa che la stringesse.

“Io mi chiamo Kurt Hummel, ma nessuno mi chiama così. Per tutti, sono Porcellana” rispose lui, stringendola con poca convinzione. Non era sicuro di volergli dire di quel soprannome un po’ imbarazzante, ma le parole uscirono dalla sua bocca senza che se ne potesse accorgere.

“Credo di capire il perché” rispose Blaine dopo aver lasciato la presa. Si guardarono per qualche secondo, studiandosi a vicenda. Kurt si disse che, se solo avesse avuto a disposizione il suo guardaroba, quell’incontro sarebbe stato ancora più bello.

“Posso farti un domanda?” disse Porcellana dopo un po’.

“Certo!” rispose Blaine sedendosi sullo scalino, come per fargli capire che avrebbe voluto una lunga ed approfondita conversazione. Kurt si sedette accanto a lui, lasciando deliberatamente una ventina di centimetri di spazio tra loro, per l’imbarazzo.

“E’ vostr- cioè, è tua abitudine scavalcare i muri dei palazzi quando senti qualcuno cantare?” chiese con voce innocente, nascondendo una punta di ironia. Purtroppo, era un lato del suo carattere che difficilmente riusciva a tenere a freno, persino davanti al principe che aveva sempre sognato. Blaine fece una risatina.

“Beh, veramente no… Non capita certo tutti i giorni di sentire una voce come la tua. Era così… così angelica, che pensavo fosse di una fanciulla” rispose guardando dritto davanti a sé, con lo sguardo perso chissà dove.

Porcellana non seppe se essere felice o meno di quell’ultima affermazione. Era certo però che nelle favole che sua madre gli leggeva quando era piccolo non c’erano mai principi che sposavano altri principi, o addirittura servi vestiti di stracci. C’erano sempre principesse dai lunghi boccoli biondi, e affascinanti cavalieri pronti a salvarle da qualsiasi pericolo, pronti a rischiare la vita soltanto per poterle rivedere, anche solo una volta di più. In effetti, Kurt si era sempre chiesto perché fosse così, e nemmeno sua madre gli aveva saputo dare una spiegazione.

Eppure, quel principe non si era tirato indietro, anche dopo aver scoperto che lui non era una di quelle bellissime fanciulle delle fiabe. Forse l’aveva fatto solo perché gli sembrava scortese scappare via senza dirgli nulla. Porcellana cercò di convincersene, ma più guardava con la coda dell’occhio il giovane seduto accanto a lui, più si innamorava perdutamente di ogni singolo lineamento del suo viso.

 

 

* * *

 


Note di _hurricane:

1- se per caso ve lo stiate domandando, sì, sono impazzita. Ma il fatto è che io inserirei Kurt e Blaine OVUNQUE, e questa storia ne è la prova lampante.

2- la storia, come avrete capito, sarà ispirata alla favola "Biancaneve e i sette nani", ma la trama subirà svariate modifiche visto che altrimenti Blaine dovrebbe sparire nel nulla per tutto il tempo per poi riapparire sul finale, come l'inutilissimo principe dal nome ignoto della favola originale.

3- la mia idea iniziale era scrivere una specie di "favola realistica", che fosse una via di mezzo tra il "Per sempre felici e contenti" e la vita reale. Starà a voi giudicare se ci sono riuscita o meno: personalmente, penso più che altro di aver scritto senza volerlo la cosa più fluffosa della Terra, quindi vi consiglio di tenere sotto controllo il vostro tasso glicemico di tanto in tanto.

4- il copyright per il nome "Dwarflers" (Dwarfs = nani + Warblers) appartiene a mia sorella. Sicuramente vi chiederete: "E a noi la cosa importa perchè...?" Beh, in effetti non importa a nessuno. Ma lei ci teneva a farlo sapere, perciò eccoti accontentata! xD

5- il nome italiano della storia, che credo suoni peggio di quello inglese e che quindi non ho scritto, è "Porcellana Bianca e i sette Usignani". Semplice informazione di servizio.

6- qualcuno di voi si ricorderà di me per "How can I break this spell?". Beh, ci tenevo a salutare coloro che mi hanno seguito in passato e ovviamente spero che anche questa storia vi piaccia. A quelli che invece mi leggono per la prima volta, auguro buona lettura e spero di poter piacere anche a voi, nonostante la storia forse "poco ordinaria"!

Con questo vi saluto, arrivederci al prossimo capitolo!

With love, _hurricane <3


   
 
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