Ho vissuto per troppo tempo al
buio. Non vedevo nulla mi
dovevo affidare all’aiuto degli altri, odiavo quel mio stato
di impotenza.
Forse ero già stata fortunata nel provare una nuova tecnica
medica, consigliata
dal mio dottore, per recuperare la vista. Eppure non mi sentivo molto
tranquilla.
Sento delle voci alle mie spalle,
dei flebili mormorii.
“Sei pronta?”
mi domanda il mio ragazzo. Sorrido a quel
pensiero e molto probabilmente anche lui lo nota. Mi tocca una spalla,
poggiandomi una mano su di essa.
“Ho paura”
ammetto. Ho paura che il buio non se ne vada,
che mi circondi per sempre lasciandomi da sola.
Ho sempre avuto paura del buio, fin da piccola. Mi
vergognavo di questa
mia fobia e cercavo di nasconderla, ma non potevo non mostrare questa
mia
debolezza, non quando avrei rischiato di essere abbandonata.
“Non devi averne, ci
sarò io al tuo fianco; ti attenderò
anche quando ti risveglierai” mi sussurra. Non posso che
sorridergli ed
annuirgli, grata per il sostegno.
Mi porta in sala operatoria e prima
di separarci mi bacia.
Il buio cala su di me. Incomincio
ad agitarmi, la paura
diventa sempre più grande. La mia mente registrava ombre
nere, nate dall’oscurità,
che mi saltavano addosso; volevano trascinarmi con loro verso
l’oscurità. L’immagine
di Alex mi colpì improvvisamente, urlandomi di reagire.
Lottai, incominciai a
lottare, per lui e per me. Sì per lui dovevo lottare, ne
valeva la pena. Una
luce abbagliante mi circondò, allontanando le creature da
me. Si dissolsero,
come fumo trafitto dai raggi solari. La mia attenzione fu attirata da
una luce
bianca davanti a me e le corsi contro, per raggiungerla.
Quando mi risvegliai sentivo
qualcosa intorno ai miei
occhi, tremai. Qualcosa non aveva funzionato. Volevo piangere.
Singhiozzai e mi
portai una mano al viso. Potei sentire la stoffa della benda che mi
fasciava la
testa, coprendomi gli occhi. Una mano prese la mia. Sussultai dallo
spavento.
“Ben
svegliata!” mi disse una voce maschile, era lui.
Sospirai sollevata.
“Cos’è
successo? Qualcosa è andato storto?” domandai
apprensiva.
“No, tutto è
andato alla grande. Il dottore dice che
tutto è a posto>> mi rispose.
“E allora
perché porto ancora la benda?” domandai, la mia
voce tremò, ero sul punto di piangere. Lui non mi rispose.
Allora avevo
ragione.
“La vuoi
togliere?” mi chiese. Esitai, non mi aspettavo
una risposta simile. Annuì con convinzione, dopo averci
pensato su. Sentii le
sue dita infilarsi fra i miei capelli ed armeggiare con la stoffa.
Sciolse il
nodo e lentamente sentii la benda scivolare. Continuavo a tenere gli
occhi
chiusi.
“Forza, aprili”
mi incitò. Piano alzai le palpebre, la luce
forte mi colpì in volto, obbligandomi a richiuderli subito,
spaventata. Sentii
Alex al mio fianco ridacchiare.
“Forza, Leyla,
c’è la puoi fare” mi incoraggio. Riaprii
gli occhi piano, abituandomi alla luce. Restai senza parole, ci vedevo.
Guardai
il ragazzo davanti a me: era bellissimo. Occhi neri e capelli castani.
“Ti vedo” dico.
Il suo sorriso si amplia.
“Ti vedo, anche
io” mi risponde.
Sono felice.
[500 parole] Un'altra piccola One-shot. Essendo nuova in questo genere, perchè preferisco scrivere su cose che già so, su personaggi che sono già presenti, spero di non aver combinato uno dei miei soliti pasticci! xDLasciatemi qualche commentino.
Bacioni
CiaoCiao