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Autore: Portos    20/06/2011    2 recensioni
La musica e i suoi legami
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 How I can go on?


Capitolo 1 : Leave me alone


L’ultimo giorno, Freddie e John avevano litigato, in modo piuttosto aspro.
Appariva un po' strano.
Nonostante le personalità fossero molto differenti tra loro, cioè, Freddie amava mettersi in mostra, era iperattivo come non mai, mentre John era l'esatto contrario: un tipo tranquillo, prendeva le cose con una certa calma, in qualche modo erano riusciti a trovare parecchi punti di contatto per via di un unico punto, in comune, la timidezza.

“Basta lasciami in pace, John” aveva urlato Freddie, prima di sbattere la porta con forza, lasciando un po’ attoniti gli altri colleghi.


“Brian vallo a cercare”
Brian May, il compassato chitarrista, soffocò un moto di stizza.
Perché diavolo cercavano di rifilargli a forza, la parte del paciere? Non potevano lasciare che l'altro sbollisse semplicemente la rabbia?
“Eddai solo per questa volta” lo pregò Roger, in tono non troppo convincente.
John taceva, ma si notava a mezzo miglio di distanza che era preoccupato per Freddie, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Il bassista non amava esternare i propri sentimenti.
“John perché non ci vai tu?” chiese Brian, cercando di rigirare il problema al compagno.
Era stato lui a cominciare la discussione poi sfociata in un brutto litigio, quindi gli spettava il gravoso compito di andarlo a cercare.
“Allora?”
“Meglio di no, potrebbero darsele di santa ragione” s'intromise Roger, soffocando una risatina.
“Ha parlato quello tanto maturo” sbuffò John, incrociando le braccia al petto.
“Quindi vacci tu, mio caro” concluse Roger, ignorando l'insulto del bassista.
2 contro 1.
Brian borbottò qualcosa d'incomprensibile, prima di uscire. Aveva perso su tutta la linea.


La ricerca iniziò.
Domandò ad un paio di tecnici se avessero visto il baffuto cantante, la risposta fu negativa.
Fece un rapido controllo in giro per il corridoio, i vari uffici, senza trovare nulla.
Sconsolato, il chitarrista lanciò un lungo sospiro e mentalmente si segnò che doveva dare una bella lezione a quei due disgraziati e anche Freddie non l'avrebbe passata liscia.
Rimaneva un ultimo posto dove controllare, pensò Brian passandosi una mano fra i capelli ricci.
La terrazza.
Sperò che almeno fosse lì.
Veloce come un fulmine, prese l'ascensore e dopo un paio di rampe di scale, che le sue lunghe gambe gli permisero di percorrere rapidamente, raggiunse la meta.
Si sentì immensamente sollevato, quando lo vide: Freddie fumava nervosamente, mentre guardava
il panorama sotto di lui.
“Freddie” lo chiamò il chitarrista.
Il cantante tirò una boccata di fumo, prima di girarsi.
“Cosa vuoi?” gli chiese in tono acido, non molto felice che qualcuno venisse a disturbarlo.
“Vieni di sotto, dobbiamo parlare” rispose Brian, spazientito.
“Ti hanno mandato loro due, vero?”
Colto nel segno, Brian s'irrigidì: alle volte, Freddie sapeva essere sin troppo perspicace...
“Senti, non ho alcuna intenzione di starmene ad aspettarti per l'eternità, come un cretino” esclamò il chitarrista.
“Posso finire sta' cazzo di sigaretta, prima?”
Brian alzò gli occhi al cielo.
Trascorsero almeno cinque minuti buoni. Brian, per un lungo attimo, lo osservò di sottecchi.
Nascondeva qualcosa, questo era sicuro e soprattutto non voleva vedere John, il quale aveva sollevato una questione che Freddie voleva tenere nascosta.
“Freddie si può sapere, che ti succede?”
Il cantante gettò il mozzicone di sigaretta, per poi schiacciarlo sotto il tacco della scarpa. Forse stava ignorando la domanda? O prendendo tempo per trovare una risposta?
“Prima di tutto, giurami che non lo dirai agli tre, non voglio che sappiano niente. Se lo fai, ti rapo a zero”
Brian annuì, afferrandosi d'istinto i suoi riccioli per proteggerli alla scherzosa minaccia.
Freddie sorrise brevemente.
“Sono stanco, Brian. Credo che in me, cominci a esserci qualcosa che non vada, non lo so” confessò Freddie, sospirando.
Il chitarrista aprì la bocca per dire qualcosa.
“Oh, adesso non cominciare” lo fermò Freddie, considerando chiuso l’argomento.
Brian gli posò una mano spalla. Se non voleva confidarsi pazienza.
“Andiamo di sotto, dobbiamo discutere”


John tornò, da Veronica e dai suoi figli.
Finalmente, aveva deciso che doveva cercare di stare con loro più spesso, perché prima di tutto era un marito e padre, prima ancora di essere il bassista dei Queen, giusto?
Soprattutto, lo capì, quando vide sua moglie, mentre leggeva una storia ai due gemelli, mentre Joshua schiacciava un pisolino nel suo letto.
Ma una piccola parte di lui, continuava a ricordargli il litigio con Freddie.
Quale tasto doloroso, aveva toccato, magari inavvertitamente? Cosa nascondeva? Era stanco ma di cosa?
Le domande gli frullavano nella mente e più cercava di darsi una spiegazione del comportamento di Freddie, meno ci riusciva.
A distrarlo da quei pensieri, fu suo figlio Cameron che gli stava tirando insistentemente la manica.
John chinò il capo. Allungò una mano e gli scompigliò i capelli castani.
“Papà non dovevamo finire di costruire i binari per il treno?” gli domandò Cameron, fissandolo con i suoi occhi scuri.
“Molto bene, piccola peste finiamo il lavoro”
“Pa' non sono un bambino di due anni” gli ricordò l'altro.
In fondo, non erano male poi prendersi due anni di pausa per staccare un po’ la spina, rifletté John, senza smettere di sorridere.
Poi accantonò quei pensieri e seguì Cameron, in salone.

 
  
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