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Autore: Lady Antares Degona Lienan    20/06/2011    6 recensioni
Nelle feste, alcune costanti della tua vita s'intersecano a quelle altrui.
Scivola, scivola, scivola via il Natale. Proprio come il sangue.
OneShot ; Morgan/Reid ; Angst
Genere: Dark, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Costanti 

 

 

 

 

 

Quando l’uomo squarcia il suo primo addome è il 24 dicembre, la vigilia di Natale. Il Natale non gli è mai piaciuto: sua madre non ha avuto modo di fargli un regalo da quando aveva tre anni. Diceva di odiare le persone felici e, in fondo, perché non capirla: tuttora non gli piace osservare le famiglie che si recano insieme al parco per condividere qualche momento di felicità. Altra cosa che, assieme ai regali, l’uomo non ha mai avuto. Forse è per questo che gli piace uccidere, o forse no: ad ogni modo non gli importa.

Quando Reid si libera per la prima volta del proprio mal di testa è il 24 dicembre, la vigilia di Natale. Del Natale non gli importa granché, però c’è la possibilità di ricevere moltissimi regali e questo soddisfa sempre qualsiasi sua esigenza: sa benissimo di proiettare una sua mancanza su questa festività, ma la cosa non gli importa. Nel freddo di dicembre si perde tutto, anche le proprie riflessioni. Un’ombra scivola accanto a lui: Morgan lo raggiunge sulla panchina della Sesta Strada e s’incolla alle sue labbra, quasi spinto dal misticismo delle feste. Gli sorride, poi, e si appoggia alla sua fronte. << Buona Vigilia. >>, gli dice piano. Reid annuisce con la testa, afferrandogli le spalle con le mani nodose e scattanti; poi affonda nel suo corpo sicuro e sente un nodo scivolare via dalla fronte.

Il sangue si rapprende il 25 dicembre, giusto in tempo per il pranzo di Natale. C’è una striscia diagonale che taglia tutta la parete nord del garage, curva appena verso la fine: l’uomo la guarda e si compiace del proprio lavoro, ancora brutalmente esposto alle inclemenze dei batteri. Alcune mosche si posano pigramente sugli intestini della vittima, buttati malamente sul tavolo. L’uomo non sa cosa farsene: vorrebbe tenerle sotto il letto ma non è in grado di sopportarne la puzza; vorrebbe anche adornarci il divano, ma l’idea di macchiare tutto gli fa riconsiderare l’idea nella sua totalità. Improvvisamente il senso di disagio legato al disordine lo assale, afferra svelto una spugna e la passa alacremente sul pavimento.

Il sangue sporca il tavolo il 25 dicembre, proprio di fianco al piatto colmo di arrosto che è tipico del pranzo di Natale. Ancora prima che Reid riesca a tamponarsi con il tovagliolo il naso Morgan si curva su lui: la sua mano, sempre estremamente gentile, si posa sulla mascella dell’altro ed esercita una leggera pressione per costringerlo ad alzare la testa. << Questa storia non mi piace per niente, Reid. >>

<< Ma… >>

<< Niente ma. Hai ancora mal di testa, vero? La questione sta peggiorando, forse dovremmo tornare dal medico. >>, dice alzandosi in piedi. Reid lo afferra per una manica, gesto che gli è usuale quando desidera qualcosa ma non sa bene come chiederla senza apparire egoista. << Per favore. >>, esala. Deglutisce, abbassa confusamente lo sguardo, poi si preme ancora il fazzoletto sulle narici. << E’ Natale, non potremmo andare domani dal medico? So che sei preoccupato, ma volevo finire di mangiare e poi aprire i regali. >>

Morgan lo scruta brevemente e scuote la testa. Reid sa benissimo che per farsi obbedire non ci sono solo le minacce: a volte gli basta socchiudere appena gli occhi e sorridere gentilmente perché si senta completamente in balia delle sue richieste. Annuisce, infine. << Domani, d’accordo. Ma Reid!, non ne voglio più discutere. >> << Adesso puoi baciarmi? >> Non se lo fa ripetere due volte. C’è il freddo, al di là della finestra, ma dentro di lui preme un bisogno caldo quanto giugno e luglio fusi insieme. Si appropria delle sue labbra senza troppa gentilezza, afferrandogli il collo blu del maglione. Lo ama, lo sa. Lo sente.

Il primo regalo che gli arriva porta il timbro postale di tre giorni prima, il 22 dicembre. È una semplice lettera della compagnia telefonica che lo serve: gli augurano buone feste e si permettono di omaggiarlo con una penna realizzata per l’occasione. È rossa come il fuoco e l’uomo ne apprezza la leggerezza mentre fa scattare il meccanismo un paio di volte. Gli piace molto e decide di conservarla nel taschino; l’userà per prendere nota delle abitudini della sua prossima vittima.

Il primo regalo: Reid sa benissimo quando Morgan è sgattaiolato fuori dall’ufficio per comprarglielo: era il 22 dicembre e lui l’ha cercato tutta la pausa pranzo per poter mangiare insieme. L’insolito imbarazzo di Penelope – che persino lui ha colto – gli ha rivelato più di quanto volesse sapere. A casa l’ha riempito di baci e ha cercato di toccarlo molto più spesso di quanto non si permetta solitamente di fare.

Adesso che il pacchetto si trova davanti a lui non può fare a meno di essere consumato da un desiderio bruciante. << Posso? >>, chiede cercando di non far tremare la voce. Morgan gli sorride con quel sorriso che è solo suo, bocca naso e sopracciglia, e lui impazzisce completamente. Divelle la carta e lancia un gridolino alla vista del gioco. << L’allegro chirurgo? >> dice mostrando un sorriso radioso.

<< Sai, una volta mi hanno detto che i regali sono un modo per capire come sei visto dal mondo esterno. E per me! >>, s’affretta a spiegare troncando sul nascere ogni interpretazione << sei un piccolo genio che avrebbe potuto diventare medico. O qualunque altra cosa. Ma sei anche fragile come un paziente, e vorrei che fosse sempre mio il compito di curarti. >>

Reid non dice niente e gli porge il proprio regalo. Una raccolta sui paladini inglesi manoscritta. Morgan sorride e sa di essere il centro dell’universo di Reid. Lo bacia e l’altro, per scherzo, gli indica sul tabellone dove vorrebbe essere toccato: quella notte si amano consapevoli di essere una missione per uno, e un paladino per l’altro. Il che, effettivamente, ha un senso.

Il sangue scorre di nuovo il 26 dicembre, ma è quello dell’uomo: si ferisce per sbaglio mentre affila la lama dei propri coltelli. Il flusso non si ferma ed è pertanto costretto a dirigersi a piedi verso l’ospedale per farsi medicare. Mentirà. Dirà ai medici di essersi tagliato mentre affrontava i preparativi per il cenone di Santo Stefano da passare con la famiglia. Che importa, in fondo, se la famiglia è viva o morta.

Il sangue scorre di nuovo il 26 dicembre e questa volta Morgan non spreca nemmeno una parola. Lo solleva dalla sedia dove si sta tamponando il naso e lo fa salire in macchina: non parla per tutto il tragitto, e Reid intuisce dalla piega delle sopracciglia moltissime cose. Così tante che si sente sopraffatto, e anche un poco orgoglioso d’amarlo e essere amato. Gli stringe la mano. Morgan sobbalza e poi gli lancia un sorriso timido.

 

 

Il 26 dicembre tre persone s’incontrano davanti all’ospedale. Il primo uomo osserva il proprio sangue e quello del ragazzo di fronte a lui: insieme avrebbero un colore così bello che se ne potrebbe anche morire.

 

 

 








 

 

Un’altra sfida con Anle: questa volta bisognava stare dentro le 1500 parole, coniugando splatter e introspettivo. La frase di riferimento era: “Gifts are reflections of how others perceive you”.

Non amo moltissimo lo svolgimento di questa storia: tuttavia ne apprezzo particolarmente l’idea, quindi ho deciso di pubblicarla lo stesso. E poi bhe: c’è lo slash. Niente da fare.

   
 
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