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Autore: Cereal_Killa    20/06/2011    5 recensioni
"Ehi, buongiorno Principessa!"
All' 1:45 del mattino, Courtney aveva sospirato e si era girata con una smorfia verso l'unica persona che avrebbe potuto rovinarle quel pallido raggio di speranza che aveva trovato nel Reparto 12"

Puro fluff per la coppia Duncan-Courtney :)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Terza fanfiction di Cereal-Killa (QUI l'originale, come sempre ^^), decisamente più fluffosa delle precedenti. Buona lettura, _Heather ^^ 




 Good Morning 




 Era l’ 1:24 del mattino quando la madre di Duncan gli aveva chiesto di comprarle dei Kleenex. Aveva tirato su col naso e fatto piccoli starnuti per almeno mezz’ora prima di decidersi a chiamare qualcuno.
 “Duncan…” aveva chiamato per il corridoio, spostandosi i capelli dal viso.  “Duncan… Vieni qui…” 

All’ 1:22 del mattino, Duncan si era svegliato di soprassalto e aveva emesso un gemito nel sentire la voce nel corridoio. In due minuti esatti era nella stanza della madre, i boxer che gli cascavano sui fianchi e gli occhi gonfi e arrossati dal sonno. La sue cresta disordinata andava in tutte le direzioni mentre si strofinava gli occhi per allontanare un po’ il sonno, borbottando contro sua madre e chiedendole cosa voleva. 
Lei aveva chiesto solo una cosa: “Ho solo bisogno dei Kleenex, caro.” 

Aveva appena accettato di andare a comprarle i fazzolettini, quando sua madre aveva tossito e subito dopo gli aveva messo una lista della spesa sotto il naso.  “Oh sì, ti dispiacerebbe comprare anche queste cose, Duncan, se non è chiedere troppo?” 
Lui aveva sospirato e le aveva detto che non c’era problema, e la lista era aumentata di due, tre, quattro volte la sua dimensione originale dopo che sua madre l’aveva srotolata. “Grazie tesoro, è così dura essere malata, e tuo padre sta facendo gli straordinari a lavoro, sei un così bravo ragazzo…” 
“Sì, sì” aveva mugugnato lui, mezzo addormentato e stanco morto, mentre afferrava la lista e usciva dalla stanza. 

Aveva preso le chiavi della macchina di suo padre, tanto per fargli un dispetto, e infilato un paio di pantaloncini da basket, delle vecchie scarpe da ginnastica e una giacca leggera prima di uscire dal portone. 
La macchina era gelida, così aveva dovuto aspettare che si riscaldasse un po’ prima di poter andare al negozio. Dove poteva andare, comunque? Cosa diavolo poteva essere ancora aperto a quell’ora?

Era però rimasto sorpreso quando si era diretto verso la strada principale. Apparentemente, tutto era ancora aperto a quell’ora. 
Due tipi strani stavano passeggiando con i cappucci delle felpe alzati a coprirgli i visi, e diversi ragazzini  correvano in gruppo con aria più che sospetta
Duncan aveva grugnito e fatto un respiro profondo, cercando di svegliarsi completamente. 

Dopo essere entrato nel parcheggio del negozio, aveva afferrato i soldi che suo padre custodiva nel vano portaoggetti ed era uscito. 
L’abbaiare lontano di un cane e il solito rumore delle macchine gli scivolavano in fondo alle orecchie. Quando Duncan era più piccolo riusciva meglio a stare in piedi fino a tardi. C’era qualcosa, nell’aver raggiunto i diciotto anni e aver iniziato l’ultimo anno di liceo, che gli aveva reso il concetto di dormire molto più piacevole di prima. 

Era l’ 1:41 quando Duncan era entrato nel market locale e aveva preso un carrello, sforzando gli occhi per abituarli alle luci fluorescenti e i colori brillanti, che durante il giorno non gli erano mai sembrati fastidiosi come adesso. 
Aveva deciso di cercare subito la prima cosa nella lista – i Kleenex. Grazie a Dio il giorno dopo era sabato, e in quel momento non doveva pensare a marinare la scuola. 
Aveva appena pensato che quella notte non potesse andare peggio, quando aveva visto un pallido raggio di speranza nel piccolo negozio. 

Era l’ 1:45 del mattino quando Duncan aveva svoltato nel reparto 12 e un sorriso gli era spuntato sulle labbra. 
“Ehi, ciao Principessa!” 

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Era l’ 1:28 del mattino quando Courtney, all'improvviso, si era tirata su a sedere sul letto, gemendo. Aveva i peggiori crampi della sua vita, e automaticamente aveva capito cosa questo significasse. 
Era andata in bagno, e lì la sua peggiore paura si era realizzata. Guardando sotto il lavandino, aveva emesso un verso di lamento - solo un assorbente. Niente tamponi, niente di niente. 
“Merda!” 

All’ 1:36 era corsa giù per le scale e aveva preso le chiavi dal tavolino, aveva infilato di corsa una maglietta sudata senza neppure curarsi di cambiare i pantaloncini da notte che indossava. Mentre guidava a 20 più del limite consentito, si schiaffeggiò mentalmente. Doveva comprare anche del cartone per la squadra di dibattito per l’indomani, e non aveva anche promesso alla squadra di tennis che gli avrebbe regalato dei nuovo asciugamani e bottigliette d’acqua in cambio del loro voto come presidente del consiglio studentesco? 
Sbattendo la testa contro il volante, aveva capito che ci sarebbero voluti più di dieci minuti. 

Courtney non aveva nemmeno preso un carrello e si era subito precipitata al reparto 12. 
All’ 1:44 aveva sospirato di sollievo nell’esaminare le diverse marche di assorbenti. Il pacco viola sembrava adatto, ma quelli verdi avevano le ali… Quale era meglio prendere, quale era… 

“Ehi, ciao Principessa!” 

All’ 1:45 del mattino, Courtney aveva sospirato forte e si era girata con una smorfia verso l’unica persona che avrebbe potuto rovinarle quel pallido raggio di speranza che aveva trovato nel reparto 12. 
“Duncan, che diavolo ci fai qui?” Si era alzata dalla posizione accovacciata di poco prima , ma aveva dovuto guardare ancora più su per incontrare i suoi occhi. La faceva arrabbiare che Duncan fosse tanto più alto di lei – casomai, sarebbe dovuto essere il contrario. Lei superava Duncan in tutto!  “Non dovresti essere a letto?” 

Lui aveva alzato un sopracciglio, avanzando per il reparto con il carrello fino a fermarsi vicino a lei. “Potrei farti la stessa domanda… Anche se penso di poter capire da solo la risposta.” 
Courtney era arrossita, capendo che era troppo tardi per nascondere il pacco di tamponi dietro la schiena. Dio, quanto era stupida! E di fronte a Duncan, nientemeno… 
Poteva anche mentire a sé stessa e dire che non le importava, ma quella fase era passata. Aveva ormai capito anche lei di provare una specie di sentimento per Duncan: anche se non riusciva a trovare una giustificazione valida per questi sentimenti (o forse nemmeno voleva che ce ne fossero), c’erano. 

Duncan aveva probabilmente capito dal suo sguardo che era imbarazzata, ma quello di cui era certo era che lei stava per respingerlo. Non gli piaceva che Courtney non gli permettesse di toccarla, quasi che il farlo le ustionasse la pelle o roba del genere. Quindi si era addolcito e aveva spinto oltre il carrello, prendendo il pacco di tamponi dalle mani della ragazza e lanciandolo dentro. “Dai. Non è divertente far compere da soli, vero?” 

Courtney aveva alzato una mano in segno di protesta, ma poi uno sbadiglio aveva bloccato tutta la sua voglia di replicare. A quell'ora era troppo presto per preoccuparsi di cosette simili, e Duncan si stava offrendo di portare le sue cose al posto suo. Chi era lei per rifiutare un aiuto così gentile? 
Aveva fatto un lungo sospiro e preso a camminare accanto al ragazzo, senza notare il sorriso vittorioso che si allargava sul viso di Duncan. 

Avevano camminato in silenzio per i primi quindici minuti, semplicemente spuntando le loro liste senza chiedere nulla all’altro, lanciandosi occhiate furtive di tanto in tanto. Nel negozio c’erano poche altre persone, apparentemente tutte stanche quanto loro. La pace e la tranquillità dell'insieme era davvero rilassante. Se non fosse stato per la musica anni ’80 emanata dagli altoparlanti, Duncan l’avrebbe probabilmente definito un momento perfetto. 

Infilando delle merendine nel carrello, Courtney aveva battuto le palpebre, assonnata. “Io ho finito” aveva detto, schioccando la lingua. Duncan aveva annuito ed entrambi si erano diretti verso l’ingresso, le mani che si sfioravano. 
“Allora..” aveva iniziato lei, e lui l’aveva guardata sorpreso, “Che ci fai qui a quest’ora?” 
Duncan aveva sospirato, sfregandosi gli occhi con le nocche. “Mia madre sta male... Mi ha chiesto di comprarle dei fazzolettini e, non so come, mi sono ritrovato in mano la lista per la spesa di una settimana.” 

Erano andati alla cassa e Duncan aveva iniziato ad esaminare la merce esposta lì attorno. “E tu invece cosa ci fai, a parte comprare prodotti femminili?” Le aveva indirizzato un ghigno. 
Lei aveva ignorato il commento sul suo ciclo e aveva risposto freddamente alla domanda. “Non sono affari tuoi, maiale. Ho solo dimenticato di comprare alcune cose ieri, e mi sono ricordata stasera...” 
Lo aveva visto prendere la confezione di tamponi e osservarla. “No, Duncan, quello va tra le mie cose.” 
Lui aveva alzato le spalle. “Li pago io.” 

Il cuore di Courtney si era scaldato al gesto così carino. Wow, Duncan sapeva essere un gentiluomo quando voleva... 
“Non sono soldi miei, quindi non ci rimetto niente.” 
Gentiluomo. Come no. 
Courtney aveva alzato gli occhi al cielo, ma non aveva più fatto domande mentre finivano di prendere la loro spesa e dividerla in buste diverse. 

Erano usciti dal negozio e stavano per separarsi, quando Courtney aveva afferrato il polso di Duncan. Lui l’aveva guardata sorpreso, ma lei si era girata per tentare di nascondere il rossore. 
“Grazie... Non solo per aver pagato, ma per, ehm... avermi aiutato con le compere.” 

Lei si era sorpresa quando aveva sentito le sue labbra morbide premere contro la sua guancia, e la sua voce sussurrarle all’orecchio “Quando vuoi, Principessa.” 
Non aveva realizzato che lui stava già tornando alla macchina finché non aveva aperto gli occhi, dieci secondi dopo. “A domani!” Lui le aveva fatto l’occhiolino, e lei aveva fatto del suo meglio per sembrare arrabbiata e non incantata, come invece era. 

Alle 2:03 del mattino, Duncan aveva baciato Courtney sulla guancia. 

E alle 2:04 Courtney gli era corsa dietro e lo aveva baciato anche lei, non sulla guancia ma sulle labbra ruvide, e aveva mormorato “Dovremmo andare di nuovo a fare shopping insieme, qualche volta.” 
Un leggero rossore aveva imporporato le guance di entrambi, mentre stavano in silenzio per un momento. 
“Si” aveva detto Duncan. 

2:05... 

“Dovremmo proprio.”
  
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