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Autore: Cucuzza2    20/06/2011    2 recensioni
Chi conosce Clichè Clash? Taminia sì, ed ha deciso di intraprendere la Scalata. Un po' come con la Torre di Saint-Mystère, un piano dopo l'altro, fino non alla Mela D'Oro ma ad i due cari principi del disegnino.
Enigma dopo enigma, storia dopo storia.
Venti piani.
Ce la farà la nostra intrepida autrice?
No, non è normale che Taminia parli di sè in terza persona.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#1. Damigella in Difficoltà
  • Titolo: Aspetta.
  • Cliché: #1, Damigella in Difficoltà (Scalata)
  • Fandom: Professor Layton
  • Rating: G
  • Avvertenze: Het.
  • Disclaimers: Non ci guadagno un centesimo, non è successo davvero e meno male, tutta la roba non mia è della Level5.
  • Riassunto: È dura essere la ragazza di uno degli scienziati rapiti da Dimitri Allen. Specialmente se il tuo ragazzo è uno dei pochi a sapere, ed ancora più specialmente se un giorno decide di parlare.
  • Note: Per chi non ricordasse - emmiparenormale, sono apparsi per quattro battute a testa - Paige è una studentessa molto seria ma dalla voce flebile, che vive a Chinatown ed ama scrivere poesie, mentre Horace è uno scienziato del laboratorio, uno dei pochi che sa che il Layton malvagio è in realtà Dimitri Allen, strettamente minacciato dalla Famiglia perché non parli. La vicenda che racconto è estremamente surreale, non abbiatemene a male.

“Passeggia nervosamente per Chinatown.
Aspetta.
Apre i libri, cercando di studiare.
Aspetta.
Forza la sua voce flebile.
Aspetta.
Così tutti i giorni.
Aspetta.
Horace arriva nella pausa pranzo, i pantaloni bagnati fino alla caviglia. L’abbraccia.
Ma oggi no.
E Paige aspetta.
Aspetta.
 
Passa un’ora.
Aspetta.
Un’altra.
Aspetta.
C’è qualcosa che non va.
Horace non è in casa; non è al negozio di animali; non è in libreria.
Paige ha perlustrato Chinatown, ed il suo ragazzo non è lì.
Aspetta.
Non aspetta.
Corre.
 
Horace sa.
Horace non parla.
Horace sa.
 
E Paige corre, corre verso la Grande Pagoda.
È pronta a risolvere ogni enigma, pur di arrivare in cime.
Ormai lo sa, e l’ha sempre saputo; Horace è prigioniero di qualcuno di più forte.
 
- Sei sciocca, ragazzina.
Qui non ci sono scienziati. -
 
- Avogadro! Avogadro! Oh, accidenti alla mia voce... Avogadro! -
- Mi spiace, signorina, ma ora devo andare... -
 
Puff.
Sparito.
Un po’ come Horace.
Sa che non è il momento, ma scrive una breve poesia in proposito, giusto sull’orlo di un libro lasciato cadere da Avogadro e poi raccolto da lei.
Altrimenti le parole svaniranno pian piano dalla sua mente.
Puff.
- È il giusto titolo. -
Puff.
Sparito nel nulla del mondo,
di questa Londra futura
che si riversa nell’aria,
come il suono di mille campane.
 
L’ispirazione è martellante, riempirebbe pagine e pagine, ma ora deve cercarlo.
Segue le orme bagnate di Avogadro, nella speranza di trovare il laboratorio.”
 
 
“Seduto.
Aspetta.
Immobile.
Aspetta.
Stoico.
Legato ed imbavagliato.
 
- Non dovevi parlare, sporco topo di fogna. -
 
Gli scagnozzi della Famiglia l’hanno scoperto, e da lì all’imbavagliamento è passato un attimo.
Alto tradimento.
 
- Ma... Che... Cosa... Stupida! -
 
E poi, il bavaglio gli ha coperto la bocca, impedendogli di dire altro.
Ora emette mugolii sommessi.
Non si è mai sentito più sconfitto.
 
Avevo promesso di esserci sempre, per lei.
 
“Entra nella stanza, accompagnata da uno scalpiccio di zoccoli.
Paige.
Ed un cavallo.
Strappa il bavaglio di Horace, poi armeggia con le funi.
 
- Che ci fai, qui? -
- Ti salvo la pelle. -
 
- Ciao, Horace!, - nitrisce il cavallo.
- Ma parla? -
- Sì, - spiega lo scienziato. - È un Soggetto, per la precisione il quinto. -
 
Il cavallo bianco li aiuta quasi a raggiungere l’uscita.
Poi si trovano circondati.
 
- È la fine! - urla Paige, con tutto il fiato che ha in gola.
E sente qualcosa cambiare in lei.
Paige voce sottile, Paige voce piccola, Paige voce flebile.
Raccoglie una pistola da terra e spara, armata di un nuovo coraggio.
Spara, e spara ancora.
Sente qualcosa cambiare, ancora.
Ha perso e trovato qualcosa, oggi.
Le basta non perdere Horace.
Ancora.
Spara ancora.
E poi, la mano di lui.
Prende il suo posto.
Osserverà la carneficina, ma non ne sarà più parte attiva.
 
Cadaveri.
Cadaveri ovunque.
Corpi senza vita.
Cosparsi sul pavimento, in uno strano ordine del destino.
 
- Mi hai salvata. -
- No, tu hai salvato me. -
 
Ed alla fine perfino Paige accetta quel merito.
Scrive anche una poesia sulla vittoria...”
“Ma questa
è un’altra
storia.”
   
 
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