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Autore: RoSyBlAcK    07/03/2006    6 recensioni
-Evans!
Lily sospirò e si tirò su, sfoggiando un sorriso ironico tutto per il ragazzo che l’aveva chiamata, James. Nella calda luce delle candele, il suo viso pallido inebriato dalla brezza nottura, i suoi capelli corvini scarmigliati e i suoi occhi nocciola, luccicavano.
-Potter, ma che bella sorpresa.
-mi aspettavi per il bacio della buona notte?

ecco lo so, state sbuffando... non ne potete più di storie su lily e james... Ma spero comunque di sorprendervi =P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL NOSTRO INIZIO

*IL NOSTRO INIZIO*

CAPITOLO 1

OGNI SINGOLA STELLA

Lily si massaggiò un po’ le dita dei piccoli piedi nudi, rileggendo in fretta le ultime righe della pagina. Il giorno seguente aveva un esame, ed era terrorizzata. La sua media di trasfigurazione era alta, ma quello era l’esame definitivo, avrebbe deciso il suo voto… lei non poteva fallire. I fallimenti terrorizzavano Lily Evans. Chiuse con uno scatto la copertina di cuoio, e la sua calligrafia piccola e tonda emerse sull’etichetta rovinata: lily evans, 4° anno, grifondoro. Le piaceva come suonavano quelle parole. Davano al suo nome qualcosa di ufficiale.

Appoggiò a terra il grosso volume e sospirò. Sapeva a memoria quella pagine, come avrebbe potuto andare male? Quello era il suo auto trening di rilassamento. Dopo essersi detta quelle porole, sentì qualcosa che le si sgonfiava tra i polmoni, e si tranquillizzò del tutto. Si sdraiò meglio nel piccolo divano e con una mossa della bacchetta riattizzò il fuoco nel camino. Erano solo le 11, e tutti erano già andati a letto. Che cosa stupida, pensava Lily. A lei piaceva stare alzata la notte. le piaceva la notte, le era sempre piaciuta, fin da piccola. Ricoradava ancora quando abitava ancora dai suoi, e se ne stava alzata con sua sorella anche fino al mattino a parlare. Petunia aveva saputo tutto di lei, e lei aveva saputo tutto di Petunia. Adesso, tutto cio che le appartendeva della sorella era lo sfocato ricordo di quelle confidenze. Era bello avere la totale consapevolezza di una persona. Le mancava quella sensazione. Adesso aveva tante amiche meravigliose… ma era qualcosa di diverso dall’avere una sorella. Perché adesso, era come se lei non avesse più quella figura nella sua vita. Nel momento stesso in cui aveva accettato il suo destino, la sua natura, la verità, aveva anche dovuto rinunciare a Petunia. Adesso i suoi occhi chiari le riservavano sguardi tristi, non più complici, distaccati, non più comprensivi, le sue parole erano fredde, non c’era più solidarietà, non c’era più affetto. Eppure, Lily amava Hogwarts, amava la sua nuova vita, amava la gente che frequentava. I suoi amici. A proposito di amici, Lily si voltò verso l’orologio. Il quarto d’ora era scivolato verso la mezz’ora, e lei sapeva che loro stavano per tornare. Oltre la mezzanotte non potevano tornare, ed era un ragazzo responsabile, li avrebbe rimandati indietro. Lily non approvava quegli altri che frequentava… non poteva credere che lui portasse loro con se invece che lei, che l’aveva sempre sostenuto, appoggiato, che aveva creduto in lui.

Infatti il ritratto scattò, e nel buio le figure incappucciate di tre ragazzi apparvero nella sua visuale. Lei si schiacciò meglio sullo schienale, per non essere vista.

-incredibile Ramoso, anche questa sera l’abbiamo passata liscia.

-cosa credevi Felpato? Con me non rischiate.

Lily alzò gli occhi al cielo. Quel Ramoso (o come lo chiamava lei, quel Potter) era così pieno di se che prima o poi sarebbe scoppiato.

-ah davvero?

La voce dell’altro la fece rabbrividire appena. Era stupido, e lei lo sapeva, ma da qualche giorno la presenza di Felpato-Black le faceva quell’effetto. E lei l’odiava, perché odiava essere come le altre.

-sì sì con Ramoso non corriamo mica rischi!

Petulò la vocina di Peter Minus.

-Codaliscia, la tua venerazione per James è quasi nauseante. Attento, o sospetterò che tu sia un po’… dell’altra sponda.

Lo prese in giro Black. Lily non potè trattenere una risatina. Scoperti, i tre accesero una luce, che illuminò l’ombra svelando la ragazza nel suo comodo nascondiglio.

-Evans!

Lily sospirò e si tirò su, sfoggiando un sorriso ironico tutto per il ragazzo che l’aveva chiamata, James. Nella calda luce delle candele, il suo viso pallido inebriato dalla brezza nottura, i suoi capelli corvini scarmigliati e i suoi occhi nocciola, luccicavano.

-Potter, ma che bella sorpresa.

-mi aspettavi per il bacio della buona notte?

l’occhiata che lei gli rivolse era più eloquente di tante parole.

Sirius rise, e lei si voltò a guardarlo. Anche i suoi capelli erano scuri, gli cadevano distrattamente sulle guance tirate nel suo sorriso così attraente, contornando i suoi grandi occhi neri e il suo cipiglio un po’ arrogante.

-Sirius!, lo salutò.

-non è giusto, a me non mi chiami per nome, Constatò James.

-ah davvero?

-preferisce me, è ovvio.

Lily sbuffò. –fate schifo tutt’e due. Notte.

li salutò, e si risedette, come se non li avesse incontrati.

-non vai a letto tu? Le chiese Minus.

-no Peter. Comunque grazie per l’interessamento.

-oddio, con lui è addirittura gentile!

Lily sorrise all’inorridimento di James.

-lui non è un pallone gonfiato come voi due.

-ma che ci fai qui alzata tutta sola?

Lei si strinse nelle spalle, guardando la chioma color topo di Peter scuotersi a ogni movimento furtivo del ragazzino.

-che te ne frega Potter?

Lui sbuffò. –vabhè ragazzi, sarà meglio andare a dormire.

Si voltò e li precedette su per le scale, a testa china.

Lily si sentì improvvisamente in colpa per come lo trattava. Infondo, lui voleva solo… cosa esattamente? Prese a rigirarsi una ciocca rossa tra le dita.

Peter si chiuse alle spalle la porta del dormitorio, e James si buttò sul letto senza togliersi i vestiti.

Sirius rise ancora.

-mi ha chiamato per nome, ci potete credere?

L’amico sbuffò. –chiama per nome anche Codaliscia.

-allora perché hai quella faccia?

-perché nessuno vuole stare con Codaliscia.

Peter sbuffò, e lui gli rivolse un occhiata di scusa –scusa amico.

Lui si strinse nelle spalle. –no problem.

-comunque, perché non lasci perdere la Evans?

-e chi lo sa? È che…

James non finì la frase, e Sirius si mise il piagiama. In pochi minuti, le luci spente, tutti e tre erano già stesi nei loro letti.

-è che…?

Lui non rispose. Come poteva spiegarglielo? Sentiva che Lily era diversa dalle altre, e forse era proprio quel rifiutarlo a renderla tale.

In realtà Sirius sapeva perfettamente cosa intendeva l’amico. Il viso “della Evans” aveva preso a capitare per caso ma sempre più spesso anche nei suoi pensieri. La vedeva li, con quei suoi lunghi capelli rossi e gonfi, la sua risata sfrontata, il suo sorriso limpido e vitale, i suoi splendenti occhi verdi, il suo corpo sottile e la sua parlantina vivace. Si sentiva in colpa con quei pensieri, e li ricacciava in fondo nella sua mente ogni volta che li sentiva in arrivo. Ma quella sera, lei lo aveva chiamato per nome. Così, spontaneamente, senza apparentemente averci pensato. Il che, poteva voler dire solo che non lo disprezzava come disprezzava (o come diceva di disprezzare) James.

James non tentava più di scacciare il pensiero di Lily da ormai molti mesi. Anzi, vi si aggrappavi disperatamente, perché erano tutto cio che aveva di lei. Cio che detestava, era il fatto che lei pensasse che lui la volesse solo come una preda da aggiungere ai suoi trofei, ma non era così.

James non voleva solo toccare le sue mani, le sue guance, poter guardare nei suoi occhi e dormire nei suoi capelli. Lui voleva vivere delle sue parole inteligenti, sapere cio che pensava, dirle cio che lo faceva stare bene o male. Voleva essere per Lily tutto, amico, ragazzo… scosse il capo nell’ombra. Quello era solo un sogno, uno stupido sogno che non l’avrebbe portato da nessuna parte.

Se solo Lily avesse saputo… ma non l’avrebbe mai scoperto, James ne era certo. Nulla, l’aveva mai fatto stare così…

Strinse il cuscino, e immaginò di cingerle la vita…

Non gli era permesso di averla, di cullarla, di baciarla.

Ma gli era concesso di sognarla, così com’era, o come lui la voleva.

E questo non si sarebbe tirato indietro dal farlo.

-Lily…

un sussurro roco la svegliò di soprassalto. Aprì i suoi grossi occhi verdi e si trovò a pochi centimetri dal viso pallido e distrutto che tanto conosceva del suo amico.

-oh Remus…- gli gettò le braccia al collo e lo strinse per un lunghissimo minuto. –sei tornato finalmente.

Lui la sollevò un attimo prima di depositarla di nuovo sul divano e le coprì le lunghe gambe nude con una coperta abbandonata li.

-quando ti deciderai a smettere di aspettarmi? Sei pazza?

Lei sorrise. –solo preoccupata. Come stai?

La luce del fuoco illuminava i profondi tagli sulle sue guance scavate e i suoi occhi scuri. Il suo viso stravolto era circondato da una chioma scomposta di capelli castani, che in ciocche disordinate gli scivolavano sul collo e sulle guance. Era alto, magro, gli occhi profondamente segnati e solcati dal dolore provocavano in Lily tanta compassione. Chiuse la sua piccola mano su quella grossa di lui e la strinse forte.

-perché ti ostini a portarteli dietro?

Remus sorrise. –perché non potrei impedirglielo.

-perché non posso venire anche io, allora.

-perché..

-non dirmi che sono una ragazza e non dirmi che è troppo pericoloso.

-e allora che dovrei dirti, Lily?- si scansò da lei con forza.

-la verità.

Il ragazzo sospiro alzandosi.

-ti vergogni?

-piantala Lily.

-allora cosa c’è? Perché non posso essere li quando ti trasformi? Essere li quando torni normale?

-secondo te?- alzò la voce –secondo te perché? Perché non è la situazione a essere pericolosa, sono io a esserlo!

Lei gli mise le mani sulle spalle, costringendolo a guardarla in faccia.

-io non ho paura.

-ma ne ho io.

Lei sorrise con tristezza e si allontanò. Lontano, un orologio battè le tre di mattino.

-non ho più sonno.-concluse.

-neppure io.

-andiamo?

Lui annuì.

Senza parlare, i due si avviarono all’ultimo piano della torre di grifondoro, dove le camere erano rimaste vuote, alzarono una botola e si sedettero facendo calare le gambe oltre le sbarre del piccolo terrazzo.

Nel bagliore rosato del sole che nasceva, la neve iniziava lentamente a sciogliersi sotto i loro occhi, le finestre cosparse di brina luccicavano e i tetti lontani di Hogsmade parevano un piccolo presepio.

-dobbiamo fare questa conversazione a ogni luna piena, non è vero?-chiese improvvisamente lui-non ti arrenderai mai?

-mai- fece lei, sorridendo. Il trucco era scivolato via dai suoi grossi occhi verdi e le piccole lentiggini sul suo naso parevano ballare sopra il suo dolce sorriso. Remus dovette impegnarsi per distogliere lo sguardo.

-e dovremo anche tenere per sempre segreto il fatto che io e te siamo amici?- chiese allora lei.

-non voglio il tormento di James, ne la sua gelosia.

Lei sorrise ancora –geloso? Perché?

-lo sai perché.

-ma io tengo a te. Voglio esserti amica sempre, non solo quando nessuno ci vede.- la sua voce fresca e sincera lo rattristò. Lei levò i grossi occhi verdi sul suo viso. –ti voglio bene Lupin.

Lui annuì –me ne puoi volere anche in segreto, no?

Lei rise. –certo.

-anche se non ti porto con me?

Lily rabbrividì nella fredda aria invernale, mentre venivano rischiarati dalla luce dell’alba. –prima o poi mi porterai con te.

-se ti succedesse qualcosa…

-non mi succederebbe nulla, Lup! Io non sono una debole.

-lo so.

Le abbracciò le spalle. Era bello poter essere liberi a volte, e quando erano insieme entrambi potevano esserlo. Lei appoggiò la testa sul suo petto, e sentì che il suo cuore batteva forte.

-starei quassù per sempre, fino a che ogni singola stella sia sparita- disse Lily –sono davvero felice.

-per cosa?

Sentì le sue braccia stringere le sue piccole spalle.

-perché sei sincero con me, e nessun altro lo è.

Il ragazzo sorrise. Già, la sincerità. Allora perché non poteva dirglielo? Pensò al viso di James, e il suo piccolo corpo gli pesò tra le braccia.

CAPITOLO 2

LASCIAMI ENTRARE

Lily fece rimbalzare la piuma sul foglio un paio di volte, e alla fine decise che cosa scrivere. Non sapeva se la risposta era quella giusta, ma fu quella che scrisse. Mise il punto e intinse la piuma nel calamaio, lasciandosi sfuggire uno sguardo sulla classe intenta a scrivere, concentrata. Vide la McGranitt che la guardava, così le sorrise con tranquillità, certa che fosse la cosa migliore da sfoggiare. Le mancava una sola risposta, e aveva una lunga mezz’ora davanti.

Come trasfigurare un essere vivente?

Lily sapeva la risposta. Iniziò a scrivere con calma. Che fretta c’era? Poteva metterci anche un bel po’ di inventiva, quella che ai proff piaceva tanto. Solo per quel po’ di “personalità”, come la chiamava Lumacorno, si sarebbe guadagnata punti.

Ormai, la preoccupazione della sera prima era svanita, anche se i tre caffè non erano bastati a dissipare la stanchezza dovuta a quella notte pressochè in bianco. Alzò gli occhi dal foglio per sbirciare Remus. Era chino sul suo compito, concentrato, serio come sempre. c’era qualcosa in lui del quale Lily non poteva privarsi… forse proprio quel qualcosa dal quale la rottura con Petunia l’aveva separata: la confidenza. E Remus era come… un intrigato enigma, così pieno di segreti, incertezze, timori. Era così maledettamente umano, anche se non se ne rendeva conto.

Non come… senza averlo voluto, i suoi grossi occhi verdi caddero sulla chioma scomposta di James. Cos’aveva detto Remus? Non potevano essere amici per lui. Era meravigliosa l’amicizia che legava quei quattro… ma cosa ci trovava il suo inteligente amico in loro? Ci doveva essere un qualcosa che lo attirasse dalla loro direzione. Doveva esserci. James si sentì osservato, e si voltò verso di lei. Lo stava guardando. Si sentì sopraffatto dall’emozione, e le rivolse un sorriso compiaciuto. Con uno sbuffo, lei tornò a guardare il suo foglio. Cosa sbagliava con Lily? Non era alla sua altezza? Insomma, lei era Lily Evans, piaceva a tutti i ragazzi… era bella, popolare, inteligente… eppure lui aveva o no la stessa nomea? Perché non potevano piacersi reciprocamente? Guardò il suo test. Finito. Rivolse anche a lui un sorriso soddisfatto e riavvolse la pergamena. Poi si rimise a guardare Lily, che scriveva concentrata, come per non pensare ad altro.

La cosa incredibile, era che tutti i ragazzi apprezzavano la Evans, ma che lui non l’aveva mai vista davvero con uno di loro. L’aveva scorta mano nella mano con un paio di ragazzi, aveva saputo dalle voci che era stata con qualcuno, ma non aveva mai visto nulla con i suoi occhi. Si chiese se lei avesse già concesso le sue labbra. Le sue così belle labbra che ossessionavano i suoi stupidi sogni. Si scompigliò i capelli un po’ di più e si voltò verso Sirius. Anche lui aveva finito, e se ne stava mezzo sdraiato sulla sua sedia, apparentemente tranquillissimo, con quel suo mezzo sorriso stampato in faccia. Non sembrava mai guardare qualcosa in particolare, il suo amico. Si chiese improvvisamente se ci fosse una ragazza nei suoi pensieri, qualche volta.

Nei pensieri di Sirius non c’era solo una ragazza. Ce n’erano parecchie, tutti visi senza identità, mani che si protendevano verso le sue, sorrisi che incontravano il suo, occhi che tentavano di catturarlo, voci che lo chiamavano. Ma tutti visi, mani, sorrisi, occhi, voci, anonimi. E poi, quella semplice parola che così tante volte aveva sentito nella sua vita: -Sirius!- detta da quella vocina che così tante volte aveva sentito nella sua vita: quella di Lily. Si voltò per un attimo verso di lei, ma poi terrorizzato tornò a guardare il vuoto. Era molto meno pericoloso.

Anche Remus aveva finito. Riavvolse il suo compito, lo sigillò, pulì la piuma e chiuse il calamaio. Ripose tutto con ordine e poi si sedette comodo, aspettando che quel quarto d’ora passasse in fretta. Si mise a guardare fuori dalle ampie finestre dell’aula di trasfigurazione. Il cielo grigio dava qualcosa di freddo a quella primavera in arrivo, un forte vento faceva inchinare le cime degli alberi della Foresta Proibita, e un rivolo di fumo saliva dal comignolo della casa del guardiacaccia, Hagrid. Quel mezzo gigante era davvero un tipo simpatico… non aveva mai detto a nessuno di averlo visto parecchie volte strisciare sotto il Platano Picchiatore alle prime luci dell’alba. Hagrid non lo sapeva, ma Remus gli era davvero riconoscente per questo. Le persone che sapevano del suo (come lo chiamava James) “piccolo problema peloso” si potevano contare sulla punta delle dita. Lupin, ringraziava ogni giorno di aver trovato amici così. Fece un sorriso che gli fece male alla guancua tumefatta. ormai, la gente non ci faceva nemmeno più caso ai graffi che gli spuntavano per magia sulla faccia o sulle braccia. Era stato detto loro che Remus era un sonnambulo, che di notte andava in giro e si graffiava, e così presto i compagni avevano smesso da fare domande e per lui era stato il momento migliore della sua vita.

Sentì delle risatine alle sue spalle e si voltò. Lily era sporta in avanti e la sua amica era mezza girata verso di lei. I loro fogli erano ben piegati e i loro sussurri si mescolavano a un ridacchiare insistente che stava innervosendo la McGranit. La professoressa in fatti le intimò presto di uscire dall’aula, loro consegnarono e sparirono al di la della porta di legno.

-non ci credo…avete guardato l’alba abbracciati…- fece sorridendo Danielle.

-Dani, piantala.- l’amica le diede un buffetto sulla guancia, e Lily si lasciò scivolare lungo il muro accanto a lei. –è una situazione strana…

-no, non lo è. Lupin è un po’ strano… ma è uno okay.

Lily scosse il capo, come a scacciare l’idea. –non intendo mettermi con Remus, se è quello che credi. Però odio tenere nascosto il fatto che io e lui siamo amici… lo trovo squallido.

Guardò il viso dell’amica per cercare di sapere cosa fare. La sua bella pelle un po’ scura era illuminata da un sorriso fresco, ampio, e i suoi grossi occhi chiari vi risaltavano come piccole stelle, circondati dalla folta chioma di capelli color ebano della ragazza. Danielle era la sua migliore amica e l’unica al mondo a conoscenza della sua amicizia segreta con Lupin.

-lo è Lil, lo è.- disse con la sua voce soffice. Le abbracciò le spalle.-tieni davvero a quella faccetta graffiata non è vero?- chiese.

Lily si lasciò abbracciare. –sì…- sussurrò.

-vuoi che io gli parli?

-di cosa?

-di voi…

-in che senso?

-gli spiegherò quanto è importante per te che tutti sappiano che siete amici.

-mi sembra tanto… che stiamo nascondendo qualcosa di…

-romantico?

-no scema, illegale!

Danielle la strinse più forte.

-molto spesso essere amici lo è.

Lily cacciò un urlo quando aprì la porta del dormitorio. Seduto sul suo letto, un sorriso piacente e viscido sul viso, c’era Mark Taylor, del 6°.

-Evans Evans…

-Taylor, sloggia.

Mark si alzò e le tese una mano. –Evans Evans… adesso basta fare la preziosa…

-Taylor, piantala. Non faccio la preziosa, mi fai vomitare.

Il viso dai tratti troppo marcati del ragazzo si fece un po’ offesso e un po’ divertito. –tesorino, ma cosa dici?

-la verità… è toglimi quella mano di dosso!- si scrollò via la grossa mano del ragazzo dal fianco.

-ma perché ti ostini a fare la suora?

-non faccio la suora, Taylor, è diverso! Non faccio la troia!

Lui parve un po’ offeso e si protese verso di lei con il suo grosso viso contorto in una smorfia di desiderio. –adesso Evans, tu mi bacerai. Le disse, avvolgendole la vita sottile con le grosse braccia possenti e provocandole un accesso di brividi sulla schiena. Si allontanò emettendo un altro forte urlo. –Taylor togliti!!

Si abbassò per scivolare via dalle sue braccia e si mise a correre giu dalle scale, seguita dalla massa di peso di Mark che la pedinava. La Sala Comune era vuota, così senza pensarci imboccò la scala opposta e iniziò a correre su per il dormitorio maschile, con il cuore in gola e le urla di Mark alle spalle.

-Evans!!

Le porte dei dormitori erano chiuse nella penombra, e lei era in trappola. Provò un forte istinto di odio verso il genere maschile, e stava per pensare di essere spacciata quando vide che da sotto una della porta chiuse filtrava una scia di luce d’oro. Gli altri erano tutti a cena, chi poteva essere li dentro?

-ehi! ehi!- sussurrò con voce roca –ehi!

sentì netti dei movimenti al di la della porta e iniziò a muovere la maniglia.

-aprimi!

Sentì dall’altra parte del legno la presenza del ragazzo.

-chi è?

-lasciami entrare ti prego!

Lily era sull’orlo delle lacrime. Per un lungo minuto il silenzio si fece opprimente, e Taylor apparve all’inizio del corridoio. Le sue gote rosse luccicavano di sudore. Si mise a correre per arrivare a lei, ma la porta si aprì e lei vi si gettò attraverso, cadendo a terra.

-chiudi!-ordinò, e la porta venne chiusa in faccia alle urla irate di Taylor.

-Evans, tutto bene?

Lily dovette respirare a fondo. Le lacrime le offuscavao la vista e si sentiva tremare dappertutto. Si sentì sollevare di peso e posare su un letto.

-Evans, che cosa voleva Mark? Domanda idiota, lo so.

Lily ridacchiò e si asciugò istericamente le guance e gli occhi. –che mostro…- sussurrò –che mostro- ripetè. Si sentì posare una mano sulla spalla e allora si chiese di chi fosse. Guardò dritta davanti a se per vedere in faccia il suo salvatore. Il cuore le saltò un battito quando si accorse di avere una mano di Sirius Black appoggiata sul braccio e di essere la diretta interessata di un suo dolce sorriso.

-grazie di avermi lasciata entrare.- disse piano. Lui scosse il capo come per dire che non era niente.

-alle belle ragazze tocca anche questa allora. In confronto, i corteggiamenti di James ti sembreranno piacevoli, eh?

Lily rise ancora e si alzò, scrollandosi di dosso la sensazione delle mani di Mark sul suo corpo e sciugandosi bene gli occhi.

-mi spiace di essere arrivata così… spero di non aver interrotto niente.

-figurati.

-dove sono gli altri? Non ti ho mai visto senza di loro.

-sono a cena.

-perché non sei con loro?

-potrei farti la stessa domanda… sei qui anche tu… da sola.

-bhè, sai com’è, la cena è un pasto rumoroso, avevo voglia di stare un po’ in pace.

-idem.

Si avvicinò alla porta. –scusami ancora.

-Lily, vuoi fermarti un po? Insomma, Mark…

-grazie Black!

-cos’è sta storia? Siamo tornati al cognome Evans?

Lei fece una piccola smorfia che lo fece sorridere. –no Sirius, scusa. Rise -allora, qual è il tuo letto?- la sua voce era tornata allegra.

Lui alzò un sopracciglio e diede una pacca al materasso sotto di se. –questo.- affermò.

-già, ci potevo arrivare…- si guardò intorno pensierosa. –io avrei scelto questo!- disse ridacchiando e scegliendo il letto sotto la finestra. vi si sedette sopra e accarezzò il piumone. –è anche bello morbido…

-non potevo sceglierlo.

-e perché mai?

-perché l’aveva scelto già James.

-Potter?

-se conosci altri James…

lei rise ancora, ma nonostante questo non si alzò, anzi si stese e i suoi capelli si sparsero sul cuscino.

-siete molto uniti, voi quattro, eh?

Per un attimo, lui restò stupito da questa mezza affermazione.

-perché?

-si vede, che tenete molto a gli uni agli altri.- spiegò lei con semplicità.

-davvero?

-sì, davvero.- la vide giocherellare distrattamente con il lenzuolo del cuscino di James. –rinuncereste a molte cose per i vostri amici.

-come puoi dirlo?

-posso, posso.

Lui si fece dubbioso, e lei capì che non poteva capire.

-dove stai quando non stai a Hogwarts?

Sirius emise uno sbuffo. –a Londra.

-anche io! Dove?

-grimmuld place, dubito tu la conosca. È un gran posto di merda.

Lily rise. –preferisci qui? Non sei l’unico.

-anche tu?

-ormai…

si fece silenziosa. Di sottecchi studiava il famoso Sirius Black, desiderio della maggior parte delle ragazzine del loro anno, di quelle più piccole, e anche di alcune più grandi, starsene seduto sul suo letto, di fronte a lei, tranquillo, stranamente sorridente. Era bello, in un modo trasandato e tenebroso che a lei non piaceva di solito. Ma adesso, era come se qualcosa che aveva creduto irraggiungibile le stesse a pochi metri di distanza, e lei se ne stesse li, stesa, immobile, a guardarlo senza osare avvicinarsi.

-dov’è la tua amica?

-Danielle?

-sì, lei.

-bhè, giu a cena con le altre.

-mi sta simpatica Danielle. È un tipo okay.

-sì, lo è. È la mia migliore amica.

Danielle era diversa, ma per davvero, non per gioco come lei. A Danielle piaceva uno che non piaceva alle altre, uno che non girava nei corridoi tronfio a sbattere in faccia agli altri incantesimi. Lily la invidiava… perché in quel momento avrebbe saputo dire qualcosa di inteligente.

-perché non ti piace James?- Sirius si sarebbe mangiato la lingua per la stupidità della sua domanda.

Lei ci mise un po’ a rispondere. –bhè, vedi… lui… non è brutto, non è quello… è che… non solo è davvero troppo pieno di se, ma… io voglio una storia d’amore romantica, mentre lui mi corteggia in modo così arrogante e sfrontato… a me non mi interessa una cosa così. Io voglio una cosa tenera, romantica. E l’aspetterò, a costo di aspettare tutta la vita.

Lui sorrise. –uno romantico lo troverai, Lily Evans.

Lei ridacchiò. –speriamo Sirius Black!

Saltò in piedi e gli si avvicinò.

-ricordati di lasciarmi sempre entrare, okay?

Lui annuì. –ricordati del favore.

-lo terrò a mente.- si chinò su di lui e gli schioccò un bacio sulla guancia –grazie ancora, andrò a cena, credo di aver scampato il pericolo.

Con un piccolo saltello si allontanò, lasciandolo imprignato del suo profumo.

Nessuno dei sue sapeva, quante cose fossero state scritte definitivamente quel giorno, dal semplice e poco eroico gesto di Sirius di aprire quella porta di legno e di lasciarla entrare nella sua stanza, e nella sua vita.

CAPITOLO 3

RIPETILO ANCORA

Danielle si sedette a poche persone dai malandrini e prese a mangiare la sua cena in silenzio. Per la prima volta in quei quattro anni d’amicizia con Lily, non capiva il perché di una sua preoccupazione. In fondo, Lupin non le chiedeva di non essere amici, solo di non andare in giro a sbandierarlo. Cosa c’era di male? Distrattamente, il suo sguardo si posò su Peter. Quel ragazzo la innervosiva. Non sopportava neppure la sua vista, anche se non le aveva mai fatto nulla di male. Spostò la sua attenzione sul bel viso di James, radioso come sempre. si chiese se qualcuno o qualcosa avesse mai reso infelice quel viso, o tristi quei grossi occhi castani. Capiva cosa c’era di attraente in lui, in quella voce un po’ roca, in quei capelli disordinati. Ma anche capiva cosa Lily odiasse di quel ragazzo, proprio quel qualcosa che lo rendeva attraente, che lo faceva sicuro di se, anche se Dani sentiva che in fondo in fondo anche lui doveva essere insicuro, proprio come tutti. Solo allora si accorse che Sirius non era con loro, ma liquidò il pensiero in fretta, a lei di Black non era mai importato. Era solo la spalla di Potter, la sua stupida spalla con quella stupida aria da “bello e dannato” così ridicola su un ragazzo di 15 anni, neanche fosse Marlon Brando. E allora si permise di studiare Remus. Contrariamente a cio che si leggeva sui visi dei suoi amici, in lui si leggeva tanta dolcezza, un mare di dolcezza e di amore repressi. E tanta tristezza che Danielle avrebbe voluto spiegare.

-dove diavolo è finito Felpato?- stava intanto chiedendo James.

-è rimasto su… non aveva fame.- rispose distrattamente Remus.

-sì sì- gli fece eco il piccolo Minus. Danielle alzò gli occhi al cielo.

-stasera niente di emozionante… dobbiamo aspettare un mese prima della prossima…-Lupin interruppe James con voce irritata: –Ramoso, per favore, puoi evitare…?

-scusa Lunastorta.

-okay- fece questo, scuotendo la mano come a scacciare un pensiero –ho finito.- fece, allontanando il piatto. –vi aspetto su, vado da Sirius.

-okay, a tra poco.

Lupin si alzò e prese a tracolla la borsa. Fece un segno di saluto verso gli amici e prese a camminare verso le scale. Danielle contò qualche secondo, poi si alzò e gli corse dietro.

-Remus!

Lui si voltò e la guardò, come sorpreso dal fatto che lei gli rivolgesse anche solo la parola.

-sì?

-cos’è quella faccia stupita? Ti voglio solo parlare.- in realtà Danielle lo sapeva cos’era, quella faccia stupita. -aspettami, dai.

-certo.- si fermò, e le sorrise. –tutto okay?

-sì, certo. Niente di grave.

-si tratta di Lily, vero?

Danielle annuì. –sei un sensitivo.

Lui rise. –da matti proprio. Ti ha mandata lei?

-non te lo dico.

-allora è un sì.

-potrebbe essere quello che ti voglio far credere.

Lui la guardò di traverso, con una specie di sorriso sulle labbra e un espressione di sorpresa e di soddisfazione negli occhi. –hai ragione. Mi terrò il mio dubbio.

-fantastico, andremo d’accordo allora.

Erano arrivati nel corridoio prima della Signora Grassa, così Dani si fermò e si sedette a terra, appoggiando la testa al muro.

-dimmi, dai.

Lei annuì. Mentre raccoglieva le idee, si sentiva osservata. Sapeva che lui la stava studiando, e questo la rendeva immensamente nervosa.

Remus però lo faceva con discrezione, seguiva piano le curve del suo viso, il colore profondo dei suoi occhi, il morbido ondeggiare dei suoi scurissimi capelli negli spifferi del corridoio, lo scorrere delle minuscole rughe che le si erano formate sulla fronte pensosa.

-lei… vorrebbe che tu smettessi di tener nascosta la vostra amicizia, perché non è illegale e lei ha bisogno di esserti amica sempre.

-lo so, me l’ha detto. Non capisco solo perché è così essenziale per lei.

-vedi Remus, lei si è davvero affezionata a te. E le piace parlarti, ridere con te, scherzare con te… fare quello che fate insomma. E poi c’è questa storia di James, e lei non sa come trattarla ormai. Quindi… si sente confusa, e vuole che la vostra amicizia sia ben chiara a tutti. Forse perché così la capirà bene anche lei.

-ma, insomma, a James lei piace davvero. Se sapesse che io la vedo, che le parlo, la abbraccio… lui mi direbbe di averlo in qualche modo… tradito.

-ma se tu e le i siete solo…-Danielle si bloccò. –ti piace Lily non è vero?

-non… no… non so.

La ragazza sorrise e gli appoggiò una mano sul braccio. –non puoi farglielo a James. Non puoi metterti con Lily.

-le piaccio?

-non credo, mi dispiace. Ma ascolta, se tu mettessi bene in chiaro quello che siete e soprattutto quello che non siete…

lui annuì. –hai ragione. Quello che non siamo. E che non saremo mai.- sospirò. –magari riuscirò a essere amico d’entrambi. Perché non dovrei?

-infatti…

-uno di questi giorni glielo dirò.

-fallo stasera stessa.

-sarebbe ridicolo…

-perché?

Lui sgranò gli occhi. –non lo so. Mi immagino già la scena: “James, senti, hai in mente Lily Evans? Quella che ti piace tanto? Lei è la mia migliore amica ormai un annetto… non te l’ho detto perché avevo paura che te te la prendessi ma lei insisteva…”

Danielle rise –un annetto? Mi sembra incredibile che sia passato tanto… Perché l’avete nascosto così a lungo?

-all’inizio non lo nascondevamo mica, solo che ci vedevamo la sera, quando tutti e due non dormivamo. Era una cosa così, a nessuno interessava essere amici oltre quella mezzora la notte. e poi, James si è innamorato, e io le ho detto che non volevo lo sapesse.

-interessante.

Anche Remus ridacchiò. –è tutto difficile, anche l’amicizia.

-sì, lo è da matti.

Lei si alzò. –chissà dov’è finita…

-Dani!

-…Lily!

La ragazza si avvicinò, reggeva in mano un panino e le luccicavano gli occhi. –Remus! Che ci fate insieme?

-ci siamo incontrati e ci siamo messi a fare due chiacchiere.

Lui si alzò e le baciò in fretta una guancia. –quella sarebbe la tua cena?

-sì papà.- lo prese in giro lei. Morse il panino e prese una mano di Danielle. –saliamo in Sala Comune al calduccio, dai.

-okay. Remus vieni?

Lui annuì e si incamminarono.

-com’è andato il compito?- chiese Lupin.

-bene!- affermò Dani.

-abbastanza…- fece Lily –ero stanchissima, mi si chiudevano gli occhi.

-a fare le ore piccole…- la rincalzò lui. lei rise, e Dani chiese: -sei stata alzata anche ieri sera? Ma te sei fissata…

-studiamo tutto il giorno, la sera almeno ci possiamo rilassare, e io non intendo passare il mio tempo libero… dormendo!

Dani alzò gli occhi al cielo, -se lo dici tu…

Arrivarono di fronte alla Signora Grassa, e Lily mugugnò la parola d’ordine. Il ritratto scattò e i tre entrarono. Nella stanza c’era poca gente, e il fuoco andava riattizzato. –Remus accendi il fuoco, fa un freddo da morire…- lui obbedì e le due ragazze si accoccolarano nelle poltrone migliori. Lui si sedette di fronte a loro e sorrise. –avete visto Sirius?

-no.- fece Danielle.

-sì.- rispose Lily –l’ho incontrato prima di scendere a cercarvi. Ha detto che voleva starsene un po’ su in pace, così l’ho salutato.- spiegò ai loro sguardi interrogativi.

Lui si mise a giocare con il tappeto. –voleva stare solo? Sirius? Che è malato?

-povero, magari non aveva voglia di avere voi tre rompipalle sempre intorno!
-ah, noi saremo rompipalle?
-sì, da morire!

-solo un attimo fa ero il tuo grande best friend!

-infatti tendo a farmi dei best friend rompipalli io!

-cosa stai insinuando Lily?- si intromise Dani ridacchiando.

-io?!?

I tre si misero a ridere, e Remus le lanciò un cuscino. –non offendere, sai!

-ah, vuoi la guerra?- fece lei rendendogli la cuscinata.

-sì, assolutamente!- fece, e iniziò a farle il solletico. –Dani aiutami!

Dani si alzò e prese a fare il solletico all’amica, che rideva e si agitava convulsamente sotto le loro mani.

-aiuto! pietà! Abbiate pietà!

-eh no carina! Ci hai dato dei rompipalleee!

-AIUTOOO!!!

-che succede qui?

-Sirius! Sirius AIUTOO!!
-ma cos’è sta storia? Quante volte ti devo aiutare oggi?

Remus si voltò un po’ verso di lui smettendo di farle il solletico –perché?

-Remus! Perché solletichi Lily?

-gli ho dato del rompipalle!- spiegò lei, alzandosi in piedi sulla poltrona e assalendolo da dietro. –io mi scelgo sempre migliori amici rompipalli, sai?

-sì, anch… migliori che?

Lily rise, facendo il solletico a Lupin che cadde bocconi sul divano. –Dani aiutami!

Sirius guardò un attimo la scena… sì, ora si spiegava tutto… la Evans che chiamava Lupin sempre Remus, che gli sorrideva, che lo salutava nei corridoi, che le notti di luna piena lo aspettava alzata… sì, si spiegava il perché Remus la difendesse se qualcuno le dava della mezzosangue… che stupido a non pensarci prima! Era una cosa così carina…

-no carina, io tifo a Remmy!
-non chiamarmi Remmy.

-Sirius aiutami!

-povero povero Lunastorta…

Sirius si mise a ridere, appoggiandosi al camino –forza Lily, fallo secco!

Dani scoppiò a ridere, e Remus si mise a urlare –Lil! Lil basta ti prego!

Il ritratto in quel momento si aprì.

-AIUTOOO!

-eh no Remmy!

-forza Lilyyy!!!

-dai, povero!

-che sta succedendo qui?- la voce di James bloccò la situazione, Lily seduta sulla schiena di Remus con le dita sottili infilate nelle sue costole, Danielle seduta su un bracciolo del divano che cercava di allontanare l’amica, Sirius che appluadiva appoggiato al muro.

Le dita di Lily si bloccarono e la risata si gelò in bocca a Sirius, mentre Danielle abbassò gli occhi e ritrasse le mani nel tentativo di spingere la ragazza.

-Potter!- lo salutò.

-Ramoso, Codaliscia, dov’eravate finiti? È un po’ che vi aspetto… vi stavate perdendo una lotta all’ultimo sangue.

James annuì, tirando il suo sorriso affascinante fino a renderlo una smorfia quasi di dolore. –eravamo a cena, abbiamo incontrato i ragazzi di Corvonero, così ci siamo fermati a fare due chiacchiere…- spiegò.

Lily si alzò dalla schiena di Remus. –era… buona la cena?- chiese. Poi si morse la lingua. Che diavolo di domanda era?

Minus annuì. –sì, buona buona.

-bene!

Remus si erse e si rivolse a Sirius per un rapido secondo. Il ragazzo aveva un timido sorriso sulle labbra e gli occhi preoccupati. Sapevano entrambi che la scena era stata interpretata male da James, ma sapevano anche che non sarebbe stato facile spiegare.

-Ramoso, mi dispiace, posso spiegare.- esordì Lunastarta. James gli rivolse un sorrisetto ironico.

-sì, sono sicuro Lunastorta.

Remus annuì. –Sirius era presente…- disse, e Felpato annuì. –vedi, Lily ci ha presi in giro perché stiamo sempre insieme e siamo dei rompipalle, così ci siamo fatti il solletico.

-è andata così, James.

Si voltò verso Sirius. –sapevi che erano amici?

Lui si strinse nelle spalle, -lo immaginavo, un po’… stasera l’ho scoperto anche io..

-e anche tu sei suo amico intimo?

-non credo…

-fantastico. Non pensavo che aveste delle vite nascoste, è bello da sapere.

Lily sbuffò. –senti Potter, la verità è che io e Remus siamo amici da parecchio tempo ormai. È il mio migliore amico, ma non voleva dirtelo.

James si sentì svenire, ma sorrise solo. –e perché mai?

Lily si leccò le labbra. –lo sai perché.

-no Evans, non lo so. Illuminami.

-credo non sia il caso.

-perché? Credo che qui siamo tutti abbastanza adulti da sentirtelo dire.

Remus li interruppe. –perché..

-no Lunastorta, io lo voglio sapere dalla Evans.- la sua voce era acida, ma calmissima.

Lei sospirò e sussurrò –credeva saresti stato geloso.

Lui annuì. –e perché mai?- parlava con lentezza, con una voce roca che Lily non gli aveva mai sentito. Il silenzio era opprimente intorno a loro. Remus si teneva la testa tra le mani, Danielle spostava lo sguardo su tutti loro con aria inquieta, Sirius guardava a terra, il cuore in gola, Minus si mangiava le unghie istericamente, e loro due si fronteggiavano in una guerra di sguardi e parole forzatamente pacate.

-dice che sei… innamorato di me.

lui sorrise stropicciando le labbra in un espressione colpita. –ripetilo.

-dice che sei innamorato di me.

-ripetilo ancora.

-dice che sei innamorato di me!- fece, con voce più alta, che nel silenzio parve quasi urlata.

Ramoso fece mezzo passo indietro, quasi barcollando, e il sorrisetto sparì dalle sue labbra.

-non volevo che lo venissi a sapere così, James…- iniziò Remus.

-cosa Lupin? Cosa? Che sono innamorato della Evans? O che voi la vedete di nascosto?- urlò. –evidentemente ero l’unico, a non sapere entrambe le cose.

Il buco del ritratto si chiuse alle sue spalle, senza dar loro il tempo di ribattere.

CAPITOLO 4

INUTILI PERCHE’

Lupin si alzò di scatto dopo qualche minuto di silenzio e senza aggiungere una parola si fiondò alle spalle dell’amico. Lily fece un lungo sospiro e si abbandonò sulla poltrona, coprendosi il viso con le mani. Remus aveva avuto sempre ragione. Era stata una stupida egoista e adesso sulle sue stupide spalle c’era la fine della più bella amicizia del mondo… Dani le cinse le spalle per un lungo istante, e poi disse con voce forte e sicura.

-dobbiamo raggiungere Kelly nel suo dormitorio… tra… bhè, quasi mezz’ora fa.

-non ci vengo. Non ora, vi raggiungo dopo.

Dani annuì senza ribattere e si legò in una coda la lunga chioma corvina. –okay, ti aspettiamo.

-ok.

-vado a letto.- addermò Minus, e i due sparirono su per le scale opposte.

Sirius si sedette sul divano e appoggiò la schiena.

-scusa.- disse Lily alla fine.

-per cosa?

-per aver voluto che Remus rivelasse la nostra amicizia. Sono stata un’idiota. Adesso…

-non dire che non saremo più amici noi.- fece lui secco. –nessuna ragazza cambierà la nostra amicizia. Chiaro?
Lily annuì. –certo. Mi dispiace comunque. Sono stat…

-egoista? Sì, abbastanza.

Lei sospirò pesantemente. –a volte vorrei non essere così…

-stupida?

-esatto.- fece preoccupata –come fai?

-purtroppo conosco le donne, e fate sempre gli stessi discorsi.

Lei ridacchiò. –e sai anche cosa sto per dire adesso?

Lui scosse il capo. –non sono un veggente.

-che vorrei tanto che tu non fossi arrabbiato con me.

-non sono arrabbiato strettamente con te. È la situazione che mi fa arrabbiare.

-ti capisco.

Lui la guardò sgranando gli occhi.

-perché sei così sorpreso?

-non sento spesso questa frase rivolta a me, ecco tutto.

lei annuì piano, i grossi occhi verdi splendenti. –so che cosa intendi… a volte ci sentiamo che nessuno possa capire quello che proviamo… invece non è così…

-no?

-no, affatto. James e Lupin sono i tuoi migliori amici, le persone al mondo più importanti per te. E sono usciti da quel buco arrabbiati. Forse, arrabbiati con te. Hai paura che non vogliano più tornare indietro, non è vero?

lui stette zitto, distogliendo rapido lo sguardo.

-lo so che è così. Ma non è colpa tua quello che è successo. È solo colpa mia, e di Remus.- senza rendersene conto si era alzata, e aveva appoggiato una mano sul suo braccio. –non voglio che una cosa bella come il vostro legame finisca per colpa mia.- i suoi occhi ora lucciavano di lacrime –intendo sistemare questo casino…

-e come?

Lei scosse il capo, e i suoi lunghi capelli le danzarono intorno al viso. –se solo avessi una soluzione ad ogni problema…

-eviteresti i corteggiamenti di James?

Lei rise. –di sicuro!

-e forse scopriresti quello che andiamo a fare la notte, quando te te ne stai da sola a leggere.

-forse…

-e magari, troveresti un fidanzato…

lei annuì piano. Il suo petto rigonfio sfiorava il braccio del ragazzo, e le sue lunghe gambe intrappolate nella collant sotto la minigonna della divisa toccavano le sue gambe immobili. La sua piccola mano fremeva sul braccio del ragazzo, ma lei non riusciva a staccarlo. E nei suoi grossi occhi neri, così tristi eppure così incredibilmente vivi, nel suo sorriso, così laconico ed ironico, Lily capì che ci si sarebbe potuta smarrire, e che non avrebbe trovato nessuna strada di uscita da quel tunnel. Si staccò da lui e fece per allontanarsi, ma le dita del ragazzo si strinsero intorno al suo polso con forza, tirandola a se. Lily sentiva il calore del suo corpo, avvertiva il terrore e l’eccitazione nella sua espressione, sentiva il sapore del suo respiro. E inspiegabilmente, nel mezzo della sua mente affollata di pensieri ed immagini, sorse il sorriso strafottente di James, e il dolore che era apparso sul viso del ragazzo quando lei gli aveva urlato contro… sentì la sua voce chiamarla per nome, e vide tutti i ragazzi, a uno a uno, che le avevano mostrato il suo apprezzamento, e davanti a lei c’era l’unico che avrebbe davvero voluto baciare. Ma improvvisamente, si chiese se era davvero così, e si allontanò da lui, mentre calde lacrime iniziavano a scivolarle sulle guance.

-scusa…- sussurrò solo, prima di sparire su per le scale rincorrendo rapida i passi di Danielle.

-James!

-Remus, vattene!

-James, ti prego, fammi entrare!

-affatto!

Remus picchiò con forza sulla porta sbarratta di un aula vuota.

-io devo spiegarti!

-tu non puoi farlo! Mi hai tradito!
-no! io non l’ho mai toccata… non in quel modo!
-non prendermi in giro Remus! Lei ti piace!

-forse… ma questo non mi ha portato a stare con leii!!

Un flebile silenzio calò tra loro, e la porta si aprì, lasciandolo entrare.

-non sei stato con lei?

-no, te lo giuro.

-l’hai baciata?

-no.

-l’hai abbracciata?

-sì.

James sospirò. –avete parlato molto?

-sì.

-sa… sa del tuo problema peloso?

Lui deglutì. –sì.

-come è successo?

-cosa?

-che siete diventati amici.

-ci siamo incontrati un po’ di notti di seguito, entrami non dirmivamo, e abbiamo iniziato a parlare.

-di cosa?

-di tutto.

-parlate… di me?

-di recente.

-cosa pensa di me?

-lo sai cosa pensa di te.

Ci fu un’altra piccola pausa, nella quale Remus vide per la prima volta gli occhi di James davvero feriti.

-dovevo capirlo che il suo genere sei tu.

-il suo genere non esiste, Ramoso. Lei vuole un principe azzurro, come tutte le ragazze. Non desiderano altro.

-io non sono un principe azzurro. Avrei dovuto arrendermi molto tempo fa.

-forse.- fece Remus alzando le spalle. –o forse in realtà le cose tra voi andranno benissimo, una volta che saranno partite.

-non partiranno mai.- fece James, sospirando e sedendosi su un tavolo. –tu hai successo con le ragazze.

-vedi com’è strano il mondo? l’unica che mi interessa non mi fila.

Remus si concesse di sorridere, e James lo imitò.

-mi potrai mai perdonare?

-per cosa?

-per non averti detto niente… o persino… per essere diventato suo amico nonostante tutto.

Ramoso sorrise e annuì.

-vorrei…solo sapere…perché?

Lupin lo guardò sgranando gli occhi. –perché… cosa?

-perché siete diventati amici? Com’è successo?

Lui stopicciò le labbra in una piccola smorfia. –perché ci siamo stati simpatici… perché siamo due caratteri compatibili…

-com’è stata la vostra prima conversazione?

Remus sorrise. –strana.

-strana?

-lei mi ha chiesto che ci facevo sveglio. Era che ero preoccupato perché il giorno dopo c’era la luna piena, così gli dissi che ero preoccupato. Mi chiese perché, e quando io non le risposi mi chiese se sapevo il suo nome.

James rise. –ti ha chiesto questo?

-l’ha fatto.- anche Remus rise. –e io le dissi che eravamo nella stessa classe da quattro anni, come potevo non saperlo? Lei era Lily Evans.

-e poi?
-abbiamo parlato di scuola, e lei alla fine mi ha avverito che mi avrebbe tenuro d’occhio.

Ancora una volta, James sorrise.

-quella ragazza è peggio dell’influenza babbana… non esiste un perché, ma non può che piacere…

-forse Felpato si è salvato.

Ramoso gli sorrise. –lo spero per lui…

Sirius aprì il quadro del ritratto, svoltò a destra, e corse trattenendo il fiato lungo i corridoi deserti. Sapeva dove andare. In pochi secondi fu davanti al muro che sapeva nascondere la Stanza Delle Necessità. Ci passò davanti tre volte, pensando a “un posto che nessuno possa mai trovare.” E quando aprì la porta di legno si ritrovò in una semplice stanza vuota, come l’interno di una cella. Un brivido gli percorse la schiena, ma lui vi si chiuse dentro. Difronte a lui c’era un grosso specchio. Vi guardò la sua immagine riflessa, stravolta da quello che aveva fatto. Perché? L’unica ragazza che piaceva al suo migliore amico, ai suoi migliori amici forse, lui aveva cercato di baciarla? E come se non bastasse, lei lo aveva respinto…

Avrebbe dovuto capire che tutto questo era stupido, troppo stupido, molto prima di iniziare ad innamorarsi di Lily Evans

Si lasciò scivolare lungo la parete bianca, reggendosi la testa che minacciava di scoppiare con le mani, premendosi sulle tempie come sperando di sfracellarla.

Nulla avrebbe cambiato che aveva fatto. L’immensa cavolata che aveva fatto.

Lily si sedette sul letto e scalciò lontano le scarpe, con rabbia. Perché non aveva accettato? Cosa le sarebbe costato? Che scherzo inutile, stupido, insulso, la sua mente aveva deciso di giocarle? Il viso di James…. Di tutti i visi che poteva mostrarle, le mostrava il viso di James? Di Potter? Di quell’essere inutile, stupido, arrogante… e Sirius Black la stava per baciare… si sfilò la camicetta e la minigonna, le collant, e scivolò sotto le coperte, si accovacciò contro il cuscino, premendo gli occhi per coprire la luce. Calde lacrime continuavano a scivolarle sulle guance rosse.

Aveva distrutto tutto. in una sola serata, aveva perso il suo migliore amico, il suo sogno di stare con Black, la sua convinzione di odiare Potter, la possibilità di amare anche solo uno di loro, aveva perso tutto quello in cui aveva lottato. E se ne stava li, immobile, a piangere, nascosta, lontana da tutti e da tutto, lasciando lontane le sue amiche, che parlavano, probabilmente di lei.

Proprio come tempo prima aveva perso Petunia, adesso avrebbe perso tutto il resto. E per la prima volta in vita sua, nonostante tutto, si limitò a continuare a piangere.

CAPITOLO 5

DOLCEMENTE SOGNARE

Danielle si fece due codini ai lati delle guance e sorrise alla sua immagine riflessa nello specchio. Non c’era niente di meglio del sabato mattina per sistemare le cose che si erano andate tanto complicando negli ultimi giorni. Infilò la maglietta rosa sopra i jeans e le scarpe da ginnastica. Poi, raccolse i vestiti che Lily aveva scaraventato a terra la sera prima, li piegò su una sedia, e le mise le scarpe nell’armadio. Con un colpo di bacchetta scaldò il caffè amaro che le aveva portato, e si sedette sul suo letto. Sotto il piumone, il piccolo corpo dell’amica fremeva nei palpiti del sonno, si alzava e si abbassava. Dal bordo del lenzuolo uscivano i suoi lunghi ricci rossi che si spargevano sul cuscino bianco creando un elegante ricamo. Le appoggiò una mano sul corpo. Sapeva che era successo qualcosa. Lo sapeva e basta. Quando Lily stava male, non c’era bisogno che glielo dicesse. Scostò il lembo della coperta, e il viso pallido dell’amica le rispose, pallido nella chiara luce del mattino. I suoi grossi occhi verdi erano chiusi, il trucco le aveva sbavato sulle guance morbide e rosse di pianto, le labbra in una strana piega come se a lungo si fosse dovuta sforzare di continuare a respiarare per non smettere del tutto. le accarezzò la fronte, spostandole la frangetta sulla testa.

-ehi Lily… svegliati…

lei mosse le labbra come per dire qualcosa, ma dalla sua gola non uscì neppure un suono

-ehi piccola, è tardi…- le avvicinò a tazza fumante –ti ho portato un caffè gigante e amarissimo come solo tu li sai bere…-

lei sorrise e tese i piccoli pugni stiracchiandosi. –buongiorno dormigliona!- la salutò Dani.

-che ore sono?

-le 10!
-solo?- Lily si tirò la coperta sul viso.

-svegliati!- Dani la scoprì e le tese la tazza, che Lily accettò.

-cos’è tutta questa fretta?

-voglio sapere cos’è successo ieri sera.

Lily sgranò i grossi occhi verdi, e sospirò. –lo sapevo.

-allora…?

Lei sorseggiò il suo caffè. –Black ha cercato di baciarmi.

-oddio! Pure lui?

-lo so…

-sei incredibile Lily… sono tutti pazzi di te!

-io odio i ragazzi!
Danielle scoppiò a ridere. –li odieresti di più se non ti cagassero. Allora, hai baciato Sirius?

Lei scosse il capo.

-perché no?

-non lo so… non proprio…

-lo sai invece.- la rimproverò l’amica –dai, dimmelo.

Lily la guardò, una grande angoscia dipinta sul viso. –ho avuto una grande paura… e… ho pensato ad un altro.

-un altro? Chi?

Lily scosse il capo. –in questo momento non mi ricordo…- sussurrò.

Si chiese se Dani fosse davvero disposta a crederle.

Remus chiuse il libro di aritmazia e lo mise in borsa. L’orologio segnava appena le 10 e aveva fatto già tutti i compiti. Era sveglio da ore. Non sapeva nemmeno se aveva realmente dormito. Quell’ipotesi, gli sembrava lontana anni luce. Appoggiò la borsa sul tavolo e prese un pezzo di pergamena, sul quale scrisse in fretta: “torno dopo. Ho fatto i compiti, se volete sono nella borsa. Lunastorta”.

Si infilò la giacca e uscì dal buco del ritratto. I corridoi erano deserti, ancora freschi dell’aria della notte. li persorse lentamente, senza sapere esattamente dove andare. Non c’era un posto che volesse realmente vedere. Era stato un grande casino. Aveva sbagliato veramente a tener nascosto tutto. loro erano i suoi migliori amici. Improvvisamente, si trovò nel corridoio della Stanza Delle Necessità, e gli venne in mente che Sirius ormai era sparito da ore e ore. Non voleva vedere nemmeno lui. non voleva vedere nessuno. nessuno al mondo meritava di essere visto da lui. voleva restare solo… “un posto dove nessuno possa trovarmi, mai…” aprì la porta su una piccola stanza vuota, dove sdraiato a terra c’era il corpo addormentato d’un ragazzo. Senza volerlo, aveva trovato una di quelle persone che aveva deciso di evitare per il resto della giornata. Stava per chiudersi la porta alle spalle, quando la voce dell’amico lo riportò indietro.

-anche questa stanza fa cilecca allora… le avevo chiesto di nascondemi.

-gliel’ho chiesto anche io.- fece Lupin sorridendo, -come va?

Sirius si alzò, roteando le spalle bloccate dalla posizione scomoda che aveva assunto nel sonno. –c’è di meglio. Sistemato con James?

Remus annuì. –grazie al cielo, mi ha perdonato. Tu perché sei qui?

-non lo so.- mentì lui. –tu?
-avevo voglia di non aver nessuno intorno, specie James o Lily.

-siamo in due.- sbadigliò, -ti è mai capitato di aver fatto una grande immensa cagata?

Lupin rise, -sì, tante volte.

-anche con una ragazza?

-soprattutto.

-e cos’hai fatto dopo?

Remus sorrise. –la cosa migliore è sempre scusarsi con loro.

Sirius annuì. –giusto.- si avvicinò alla porta. –vado a fare colazione, a dopo Lunastorta.- gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò lungo il corridoio. Remus aveva ragione. Doveva scusarsi con Lily. Le avrebbe detto che in quel momento glie era venuta voglia di farlo, e che non avrebbe mai più fatto una cavolata simile. Che si scusava perché era stato un grande, immenso, idiota. L’avrebbe fatta ridere, e le avrebbe anche portato dei biscotti. Alle ragazze piacciono i biscotti, no? scese nelle cucine e si avvicinò a un elfo domestico.

-ciao Fufu.- lo salutò. –come va stamattina?

-bene, signore, bene. lei?

Sirius sorrise, -ho avuto giorni migliori.

-cosa posso fare per lei signore?

-vorrei un po’ di biscotti.

-per una ragazza signore?

Sirius rise. –sì, Fufu, per una ragazza.

L’elfo sparì correndo in piccoli passi e fu presto di ritornò con un piatto pieno di biscotti caldi fumanti, -biscotti per lei, signore. Alla ragazza piaceranno, signore.

Sirius annuì e sorrise, toccandogli le orecchie per ringraziarlo. –ne sono certo, grazie, grazie Fufu.

-un piacere, signore, un piacere.

Il ragazzo ripercorse i propri passi fino al corridoio della torre. Era immerso nei suoi pensieri, e non si rese conto di chi gli veniva incontro.

-Black! Black!

Sirius guardò la figurina sottile che gli si avvicinava in fretta e quando la riconobbe, una strana stretta allo stomaco lo sopreprese.

-Danielle, buongiorno.

-sono per Lily quei biscotti? Per aver cercato di baciarla, vero?

lui sgranò gli occhi, -te l’ha raccontato?

-che tentativo idiota, cosa intendevi fare?

-scusarmi…

-e per cosa?

-non era la serata giusta, credo.

-allora anche tu sai essere sensato!- lei sorrise. – mi pare lecito.

-non capisco perché se la sia presa tanto…

-era sconvolta per quello che era successo… avrebbe rifiutato chiunque. Tu le piaci.

-davvero?

Dani prese un biscotto e annuì. –sì, da un po’. Ma non dirle che te l’ho detto.

-non lo farò.

-lei ti piace?

-lo credevo…

-prima di cosa?

-prima di… adesso?

Lei lo guardò con una punta sorpresa negli occhi. –eh?

Già, la sua domanda era giusta. Anche lui se la stava facendo. Ma improvvisamente, si rese conto che Lily non gli faceva battere il cuore, che non era poi così speciale. Che non meritava tutto questo.

-è una bella ragazza, simpatica, dolcissima. Ma tutto questo per lei…- scosse il capo. –è così stupido.

Dani ridacchiò. –sei un buon amico per James e Remus, te lo concedo.

Lui annuì. –tu non mi sopporti, vero Danielle?

Lei alzò un sopracciglio, -non è che non ti sopporto. È che non ti approvo.

-perché?

-perché fai l’idiota, ecco perché.

-non ti piacciono gli idioti?

Lei scosse il capo. –a me piacciono i romantici…- gli prese un braccio e lo trascinò verso la torre di grofondoro. –vorrei che tutto questo non fosse successo, Black, davvero.

-tu non hai colpa, sei l’unica che non centra,

-neppure te centri.

-questo è vero, però James si è arrabbiato pure con me. non gli dirai quello che è successo, vero?

lei si mise un dito sottile sulle labbra, -sarò muta come un pesce- sorrise –ma adesso tu devi sistemare le cose con Lily.

Lui annuì, fissando la scala a chiocciola che portava al dormitorio femminile.

-hai paura, non è vero?- chiese Dani. –hai paura di quello che ti dirà.

Lui annuì, senza accorgersene, -puoi affrontare sfide impossibili, ma non puoi affrontare una ragazza, questa è la verità. Quello che ti rende una persona migliore.- la mano della ragazza gli scivolò lungo il braccio, sul per la spalla. Lo sentì tremare appena –lei sta solo male per quello che è successo. Non ce l’ha con te…- sorrise. –stai tranquillo. è abituata ad avere corteggiatori rognosi, la cara Lil.

Lui la guarddòd id traverso, con quei grossi enirmi occhi chiari sulla pelle scura, e i codini scuri che rimbalzavano sulle spalle.

-tu no?

lei sorrise, con quel suo sorriso dolce. –non a tutti piacciono le ragazze come me.

-come te, come?

-tu come mi definiresti?

Lui la guardò ancora, la piega morbida delle sue labbra che illuminava le guance lisce. Era bella, in un modo particolare, diverso. Come tutto in lei.

-diversa.

Lei annuì. –è quello che la gente pensa di me.- affermò.

-e ti piace?

Lei si strinse nelle spalle. –le cose vanno così…- gli diede una pacca sulla schiena e lo spinse in avanti. –vai, dai.

Lui salì gli scalini, con il cuore che batteva forte, continuando a sentirsi gli occhi di lei puntati sulla nuca.

Lily sentì bussare alla porta e si strinse addosso l’accappatoio. –avanti…- disse piano. La porta si aprì, e l’aria fu imprignata di un dolce profumo di biscotti, e lei si trovò davanti il viso sorridente di Sirius, e vide il timore nel suoi occhi. Così rispose al sorriso.

-Sirius… ciao. I biscotti sono per me? grazie.- tese una mano e ne prese uno. –oggi mi portate tutti da mangiare in camera. Spero che il servizio valga anche per la sera.

Lui ridacchiò. –se non mi perdoni, potrei provare anche stasera allora.

-ricordami di arrabbiarmi con te, allora.

Lui le sorrise. –posso entrare?

Lei indietreggiò e annuì –certo.

Lui si sedette sul letto di Danielle. –scusami Lily, sono stato davvero davvero cretino.

Lei annuì. –anche io.- sospirò. –ho esagerato con la reazione. Non posso nascondere di non averlo desiderato.

-davvero?

-davvero.- morse il suo biscotto. –ma ieri sera le cose sono cambiate… non l’avrei mai detto.-gli si sedette di fianco. –scusami Sirius. Sei un ragazzo fantastico, ma…

-sì, è quello che volevo dirti io. Credo che ieri sera mi sono fatto prendere dalla situazione… e tu eri così comprensiva…

-giusto, sembrava il momento giusto, anche perché era quello più sbagliato.

-è stato così dolce sognarti, Lily. E adesso, mi rendo conto che stavo solo sognando la ragazza sbagliata.

-davvero? Perché credo di aver fatto lo stesso errore.- sorrise, e prese un altro biscotto.

-allora, a chi ti concederai, Evans?

Lei scosse piano il capo, e i riccioli le ballarono sulle guance. –non lo so. Tu?

Lui rise. –non mi innamorerò mai più. fa troppo male!

Lei annuì. –hai ragione, seguirò il tuo consiglio.- si alzò.

-allora, stasera non ti devo portare qui niente?

-no, credo che scenderò a cena. Con te, magari.

Lui la guardò, con un piccolo interrogativo disegnato negli occhi.

Lei sorrise, rassicurandolo.

-credo di non poter fare a meno di provare almeno, Black.

-a fare cosa?

-a diventarti amica.- i suoi occhi brillarono dolcemente, e lui si alzò. Le toccò una spalla, appoggiando sul letto i biscotti.

-e come la metti con James?

-mi dovrà portare molte cene in camera, quel ragazzo…

lui sorrise. –un giorno ti accorgerai che non è un cattivo ragazzo.

-il fatto che tu non lo sia, dopotutto, mi ha insegnato molte cose.- disse lei alla fine. Si alzò sulla punta dei piedi e gli schioccò un bacio sulla guancia. Un sonoro e dolce bacio d’addio.

CAPITOLO 6

SEMPLICEMENTE NOI

Sirius scoppiò in una risata fragorosa, nella sua fragorosa risata che risuonò per tutta la Sala Comune. Lily se ne stava accucciata nella poltrona, Dani stava su quella al suo fianco, e gli altri Malandrini occupavano il pavimento e il divano.

-di che si ride qui?- una ragazza dai corti capelli castani e con due grandi occhi scuri, si avvicinò.

-di quel cretino di Remus!- fece Dani, tirando al ragazzo una piccola e morbida botta sulla spalla.

-Lunastorta oggi da spettacolo.- affermò James, scompigliandosi i capelli. Fuori, un tramonto d’oro illuminava le montagne intorno ad Hogwarts. Aprile aveva aperto le sue porte profumate, e i prati intorno al castello avevano assunto i dolci colori della primavera.

La ragazza si sedette vicino a Sirius e sorrise. –mi piacciono gli spettacoli di Remy…- disse ridendo.

-allora Lunastorta devi fare un bis per Kelly!

Lui scosse il capo. –i miei lampi di simpatia non vengono mica a pagamento!

-eh dai Lup, mica ti puoi far pregare!- rise Lily, mettendogli una mano in testa. Lui arrossì appena.

-te l’ho detto, la mia simpatia non viene se richiesta!

Kelly rise. –a me questa ha fatto ridere!

-a me fai ridere te!- fece Dani. –sei troppo fusa Kel!

Lei si agitò il caschetto. –è per questo che mi adorate no?

Sirius le tirò una piccola botta sulla gamba, e lei perse l’equilibrio, emettendo un piccolo urlo. –sì è vero!- fece, ironico, ridendo.

Lily li guardò, mentre gli ultimi raggi di sole illuminavano quella scena ormai così famigliare… era come se avessero fatto una specie di armistizio, come se per non litigare più, avessero deciso di essere tutti quanti amici. Guardò il sorriso fresco di Kelly, e seppe che quel sorriso voleva dire tutto quello che loro si volevano dire. Erano felici insieme. eppure Lily sentiva che c’era qualcosa… qualcosa rimasto indietro… un piccolo pezzo che si era lasciata alle spalle, un segno che non poteva ignorare per sempre…era stupido continuare a farlo… ma il problema era che non sapeva cos’era. Fece scivolare la mano giu dalla testa di Lupin, lungo il suo collo, e poi se la riportò appresso, come per riconquistarla.

Cosa poteva essere? Si voltò a guardare James. Era lui? il fatto che non aveva mai nemmeno provato a farselo piacere? Bhè, questo era sicuro… ma quegli stupidi sorrisi, così dolci….e quelle battutine… che situazione strana…

Si passò una mano tra i capelli. Era stato il mese più difficile dell’anno. Eppure anche il più divertente…

Dani si alzò. –ragazzi, a me manca ancora pozioni… vado a impegnarmi.

-vuoi i miei?

-no, Kel, lascia stare. Vado in biblioteca.

Anche Sirius saltò in piedi, forse un po’ troppo in fretta. –anche io devo andare in biblioteca.- affermò. –ti ci scorto.

-troppo buono. Si sa che potrei perdermi!
I due si allontanarono. –anche io devo studiare. Vado in camera, Lily?- Kelly si stiracchiò –tu vieni?

-ho finito.

-io no, però.- sospirò Minus. –e nemmeno te James.

-scusa papino. Andiamo a lavorare allora.

I tre si alzarono, e sparirono su per diverse scale. Lily restò immobile, guardando Potter avviarsi agli scalini, con il suo passo lento e strascicato. Remus occupò il posto di Dani. Le sorrise. –ti vanno due passi?

Lei annuì. Si alzò, e lo seguì fuori dal buco del ritratto, senza voltarsi indietro.

James si bloccò. Remus le mise una mano sulla schiena, sospingendola in avanti lungo il corridoio. Potter si appoggiò al muro sospirando. Forse, il suo stupido amico, quello che aveva sempre avuto sfiga in amore, avrebbe vinto quella stupida gara. L’unica di cui il premio gli importasse realmente qualcosa.

Dani era in imbarazzo. Il viso di Sirius aveva disegnato un gigno divertito, e i capelli neri del ragazzo si agitavano soffici ad ogni passo.

-è carino il fatto che adesso stiamo tutti insieme…- esordì Sirius.

-sì, vero.- annuì lei.

-anche Kally è simpatica…

-e carina.

-certo, ma non era quello che volevo dire.

Dani sorrise. –non mi hai mai detto com’è andata a finire con Lily.

-l’hai visto… le ho detto la verità, che mi ero incasinato… il momento sembrava perfetto… e credevo di essere innamorato… ma poi…

-ma poi?

-non lo so… forse era la situazione, lei era li, vicinissima, triste, mi teneva una mano sulla spalla…

Dani annuì. –capisco quello che intendi.

-ha fatto bene a scostarsi, o tutto si sarebbe distrutto.- Sirius inclinò il capo per guardarla meglio. Il piccolo tacco delle ballerine faceva un suono secco a ogni suo passo, dandole un’aria di rigida eleganza, di strana perfezione…

-tutto?

-quello che ho adesso mi soddisfa di più.- disse alla fine. Dani gli sorrise.

-ti avevo proprio giudicato male, Black.- affermò. Lui rise.

Entrarono nella libreria, e si sedettero a un tavolo in fondo. Lei prese un libro, e lo posò sul tavolo.

-devi studiare davvero?- le chiese lui.

-quella è la teoria.

-sai quante volte la teoria coincide con la pratica? Quasi mai.

lei rise. –infatti non ne ho voglia.- disse, incrociando le braccia sul tavolo. Lui le si sedette vicino.

-io non ne ho mai.

Dani rise ancora, -me n’ero accorta…

-vuoi sapere cosa faccio per convincermi a studiare?

Lei sorrise. –illuminami…

-mi corrompo…- tirò fuori dalla propria tasca un cioccolatino… -se studio, un cioccolatino…

-non ci posso credere…-fece, ridendo -funziona?

-vuoi provare?

Lei annuì, e aprì il libro. La luce che filtrava dal vetro delle finestre illuminava la pelle ambrata del viso di lei, facendo brillare i suoi occhi azzurri.

-ma prima, ne devi sentire il profumo…- fece Sirius, scartandolo. Glielo avvicinò alle labbra, e lei ne inspirò l’aroma dolce e amaro insieme.

-così mi tenti…- sussurrò la ragazza, sorridendo.

Lui annuì –lo so…-

Lei ridacchiò, respirandone il profumo.

Lui glielo avvicinò ancora, e lei ridacchiò. Le guance le si arrossarono appena, e gli occhi le scintillarono. –lo senti?- le sussurrò, con voce roca. –immagina di assaggiarlo… È un po’ duro all’esterno, ma dentro è morbidissimo… si scioglie sulla lingua… e sembra dolcissimo, ma ti lascia un retrogusto amaro… e la voglia di assaggiarlo… di nuovo…- il pollice di Sirius sfiorava il suo labbro inferiore, e lei ne sentiva il calore, mescolato al sapore del cioccolato… -e sotto a tutto c’è una piccola nocciola, che si rompe quando schiacci… una piccola nocciola, che dipende da te…- alzò i grossi occhi azzurri sul viso del ragazzo. Sorrideva, con una dolcezza che non gli aveva mai visto. –sai, a chi assomiglia questo cioccolatino?- le chiese piano.

Lei scosse il capo, e i capelli scuri le danzarono sulle guance come ali di corvo. –no…- bisbigliò.

Lui ne morse un pezzettino, e glielo passò.

-ma non ho studiato,- ricordò lei.

-lo so…- glielo porse, e lei lo morse, accarezzando con le labbra le dita del ragazzo che continuavano a reggerlo.

-allora, a chi assomiglia?- chiese ancora lui, piano, con la voce ancora roca.

Lei sorrise, pulendosi le labbra con la piccola lingua rosa.

-dimmelo tu…

lui mise in bocca l’ultimo pezzettino. –il giorno che stavo per baciare Lily, ho pensato all’unico… cioccolatino che volessi assaggiare… e sono stato felice che lei non mi ricambiasse…- disse piano.

Lei si morse il labbro inferiore, guardando gli occhi neri di lui riflettere il tramonto lontano, e quel sorriso che non credeva di poter apprezzare, rivolgersi a lei come se fosse l’unica al mondo, per la prima volta in tutta la sua vita. E il sorriso di Sirius si avvicinava. Le sue labbra un po’ ruvide premettero appena sulle sue morbide e gonfie, e in pochi istanti, il sole diede un ultimo guizzo di luce, illuminando le dita di lui tra i suoi morbidi capelli.

Lily si sedette sullo scalino, che dava su una piccola porta sul retro del castello. sotto di loro, il verde del prato si perdeva a vista d’occhi, a strapiombo oltre il fossato, fino a diventare tutt’uno con le montagne ancora imbevute della luce d’oro del morir del giorno. Remus si sedette vicino a lei, in silenzio. Dopo tante chiacchiere, tanti momenti da soli, tanti istanti passati di nascosto, a parlare, ridere, piangere, scherzare, confidarsi… adesso, nessuno dei due pareva trovare le parole. E Lily capì, cosa aveva lasciato in sospeso.

Sentiva la gamba dell’amico accanto alla sua, il calore che emanva, il suo respiro leggero. E avrebbe dato qualunque cosa, pur di sentirlo parlare come in tutti i giorni passati, di essere cullata dalle sue braccia come nelle lontani notti segrete che ora le sembravano solo un sogno lontano. Le mancavano le occhiate lanciate di straforo, i gesti eloquenti lanciati nella folla, i sorrisi rapidi lontani da sguardi indiscreti. Seppe solo in quel momento, quanto il fatto che la loro amicizia fosse segreta avesse reso importante il loro legame.

Avrebbe voluto sapere cosa aveva detto James al suo amico. Perché da allora, le cose erano cambiate. Non c’erano più state occhiate di nascosto, visite, saluti, risate, segreti. Non c’era più confidenza, e Lily sarebbe voluta andare in lutto per questo. Perché lei aveva amato tanto quell’intimità… anche se forse lui non lo sapeva, non lo poteva sapere e nemmeno immaginare, adesso per lei le cose si stavano ripetendo. Lo stava perdendo, proprio come aveva perso sua sorella. Solo che questa volta lo sapeva, e poteva evitarlo… ma come? Improvvisamente, ebbe paura.

-è bello, essere di nuovo solo noi. Io e te.

Lei annuì. –sembra passata un eternità dall’ultima volta.

-sono cambiate tante cose.

-troppe cose.- disse lei piano. –e io non voglio.

Lo sentì sorridere, ma non osò alzare gli occhi.

-mi sei mancata Lily.

Lei annuì. –non voglio dover rinunciare a te, per nessuno.

-lo so, neppure io.

-nemmeno per Potter?

Lui le mise una mano sul ginocchio. –nemmeno.

Lei sospirò. –non ci capisco più niente.- disse, alzandosi di botto. –cosa sta succedendo Lupin? Me lo vuoi spiegare una volta per tutte? Prima mi abbracci e mi ascolti, poi mi fai il solletico, e poi non mi parli per un mese… e adesso mi dici che non vuoi rinunciare a me…- si voltò a guardarlo, per la prima volta da quando parlavano, guardandolo dritto in faccia. –io ho bisogno che tu sia sincero con me, per una volta!

-io non sono mai stato così sincero con qualcuno Lily. Lo sai.

-e allora perché uno stupido qualunque si è potuto mettere tra di noi?

-perché è uno dei miei migliori amici, e io non posso nemmeno pensare di deluderlo…

-noi… noi non possiamo deluderlo… perché quello che ti do non è quello che lui vuole da me…

Remus socchiuse gli occhi e si morse il labbro, poi anche lui la guardò dritta negli occhi, in quei grossi occhi verdi, pieni di forza, pieni di coraggio, eppure così improvvisamente vuoti di parole da leggere.

-Lily mi dispiace…- si alzò, e le si avvicinò. –mi dispiace, perché ho capito che in realtà, ho deluso te. E tu nemmeno sai quanto ci tengo…

-a James?

-no, a te. –le prese le spalle tra le mani. –perché loro ci sono per me, per divertirmi, per giocare, per essere bambini. Ma quando siamo insieme, io e te, semplicemente noi, senza nessuno… io posso essere tranquillamente quello che voglio… posso lasciare che il mostro dentro di me non si debba nascondere, e che quello che provo non si debba vergognare di venire fuori…

lei lo guardò con dolcezza. I tratti del suo viso, digrignati in una smorfia di dolore, i suoi occhi, invasi di paura, le sue labbra, tremanti sotto il peso delle sue stesse parole… tutto era li solo per lei, per nessun’altra.

-e cosa provi adesso?- chiese piano, afferrandogli le braccia e accarezzandolo lentamente.

-lo sai cosa provo… l’importante qui, è cosa provi tu.

Lily sorrise, e il cuore smise di batterle. Ecco, aveva trovato il pezzettino che aveva lasciato indietro. E per evitare di perderlo ancora, gli prese la mano, e si appoggiò alla sua spalla.

CAPITOLO 7

POI LO PUOI DIMENTICARE

James aveva una gran voglia di piangere. Era sabato, ed erano due giorni che non vedeva la Evans ne parlava con Remus. Cos’era successo tra di loro? Quando l’aveva chiesto a Sirius gli aveva risposto ridendo, tra una carezza di Danielle e l’altra, “tutto e niente”. Che risposta del cazzo. E cos’, lui era li, tra il tutto e il niente, a guardarla di nascosto, a studiarla in segreto, e Remus aveva servite su un piatto d’argento le sue opinioni, i suoi sorrisi, i suoi abbracci. E magari in confronto al “tutto” che voleva lui era solo un po’ più di “niente”. Ma certo meglio che limitarsi a sognarla ad occhi aperti, ogni volta che entrava, senza nemmeno poterne cogliere il profumo. Doveva poterle parlare. Doveva essere sincero con lei, perché adesso, la posta in gioco, era quel dannato tutto. si alzò dal tavolo, senza dire niente agli altri ancora intenti a studiare. Nessuna materia poteva interessarlo, in quel preciso momento.

Si mise la tracolla in spalla, e iniziò a scendere le scale, attraversando i corridoi freddi alla ricerca della sua risata.

Cosa posso dirti di me Lily Evans? Cos’è quel qualcosa che alle altre piace di me e che tu tanto disprezzi? Lo vedo nel tuo sorriso e nelle tue parole, nei tuoi movimenti e nei tuoi grossi occhi: io e te dobbiamo stare insieme. è come se fossimo nati per questo, tu non mi puoi disprezzare, non puoi. E un peso, quasi un mattone, un dolore immenso, una morsa di ghiaccio, gli opprimeva i polmoni e gli stringeva lo stomaco. Come se nulla al mondo potesse avere più importanza.

Non fece fatica a scendere scalini, salire rampe, attraversare corridoi, entrare in stanze, spiare nelle porte. Non gli importava quanto ci avrebbe messo, se fosse servito, avrebbe setacciato l’intero castello. avrebbe voluto la mappa con se, ma non poteva usarla senza gli altri malandrini. Quella stupida regola, chi l’aveva inventata? Lui stesso, probabilmente.

L’ingresso era illuminato dalle ampie finestre, la luce primaverile inondava i pavimenti lucidi, e ragazzi e ragazze vi si affacendavano attrevarso, ridendo, parlando, tranquilli, felici. James si appoggiò a un muro. Ricordava bene quel giorno… la prima volta che l’aveva vista. Quattro anni fa. Piccola, minuta, le guance un po’ paffute, i capelli rossi in un caschetto elegante, il viso lindo e privo di trucco, il suo sorriso fresco e puro, con quel suo atteggiamento già sfrontato eppure intimidito dalla situazione. E la McGranit che parlava, che presentava loro la loro nuova dimora… e lei che sorrideva, apparentemente tranquilla, e che allora come oggi, non si rendeva nemmeno conto di lui.

Eppure, quel giorno, James aveva pensato solo che quella ragazzina avrebbe fatto strada nel mondo. si era tenuto per se quel piccolo pensiero, e l’aveva seguita mentre sfilava lungo la Sala Grande e mentre il cappello Parlante li assegnava alla stessa casa, come un fortuito segno del destino.

Ma poi, mentre lei continuava ad ignorare la sua esistenza, a mostrarsi solo irritata da lui, le altre ragazze parevano succubi al suo fascino, fascino che lui non sapeva d’avere, ma che aveva imparato a sfruttare. E aveva dimenticato quella bambina sorridente.

Ma adesso… come ci era arrivato ad essere così? Com’era arrivato ad essere talmente preso da lei da non poter più nemmeno accettare di non averla con se? James lo sapeva. Perché quel giorno era imprigionato nella sua mente, come una perla di rugiada nella tela d’un ragno, fragile e perfetta.

Quarto anno. Pochi mesi prima. Settembre. Era tempo che James non considerava più la piccola rossa, e per lui il viso di Lily Evans aveva un'unica immagine: quella della bambina di 11 anni dal caschetto di boccoli rossi. Nello stesso atrio, proprio dove ora stava in piedi, naufrago di un mare di sentimenti che lo rendevano qualcosa di diverso da quello che sarebbe stato altrimenti. Se quel settembre, i suoi occhi non fossero caduti, per caso o per destino, su di lei. Con sguardo vago poteva ancora identificarla, mentre entrava dal portone accanto a Danielle, la pelle di solito lattea aveva assunto una tonalità biscottata, i grossi occhi perfettamente truccati, avevano un taglio quasi orientale, e i lunghissimi capelli rossi, boccolosi, come appena scossi da una leggera brezza, sulle spalle magre. La camicetta era un po’ aperta, e si intravedeva il suo petto liscio e abbronzato, che si gonfiava sotto i bottoni, tirando la stoffa, e la maglietta lasciava scoperta una strisciolina di pancia prima di diventare la minigonna a pieghette della scuola. Non portava il mantello, o la cravatta, e rideva. Rideva con sincerità, tranquillità.

Da allora, le cose erano cambiate per James.

-ehi Potter, che fai, il muro ti sta parlando intensamente?

Il ragazzo si voltò, e si trovò a fronteggiare la Lily in versione invernale, con le gote appena arrossate, la fronte candida, la divisa inpeccabile. Eppure lo stesso sorriso.

-no, ti cercavo.

Lei alzò un sottile sopracciglio. –davvero? E perché?

Lui si strinse nelle spalle. –così… per parlarti…

Lei annuì. –va bene.

James rimase sorpreso. Aveva acconsentito… questo sì che era strano.

-vieni, ti porto a vedere una cosa.- la spinse al di la della folla, oltre il portone, nella frizzante aria di aprile.

-dove andiamo?

-se te lo dico non è più una sorpresa, no?

lei ridacchiò.

-non dovevate studiare voi quattro?

-come lo sai?

Lei lo guardò con eloquenza, e lui annuì.

-giusto. Remus.

Lily annuì. –esatto.

-che cosa…

-è successo tra noi?

Lui non parlò. Lo voleva sapere davvero? Perché doveva farsi del male? Ma poi seppe la risposta. Perché se lei stava con il suo amico, dirle tutto quello che voleva dirle sarebbe stato… come un tradimento. Annuì, guardando l’erba verde che fluttuava nella brezza primaverile, mentre il sole scaldava le loro guance, riflettendosi sulla superficie d’argento del lago.

-lui… mi ha detto cosa prova per me, più o meno.- non poteva credere di star dicendo quelle parole… eppure…

-e tu?

-già. E io? Non lo so… credo solo che lui sia il più adatto.

-a cosa?

-non lo so di preciso. Ma è il mio migliore amico, il ragazzo con cui sto meglio. Forse un po’ mi piace…

James annuì. –allora Sirius aveva ragione. “tutto e niente.”

Lei ridacchiò. –sì, tutto è niente è la frase giusta. Insieme a “si vedrà”.

Lui sorrise. –credo che tu sia sempre piaciuta a Remus.

-davvero?

Lui annuì.

Stette un attimo in silenzio. Improvvisamente, si ricordò che lei sapeva… il loro segreto. Quello che una volta era il segreto di Lupin, e che ora era quello di tutti loro, come un piccolo sigillo alla loro amicizia.

-da quanto sai… bhè…

-della luna piena? Da quest’anno.

James annuì. –okay.

Lily si trattenne da chiedere da quanto lo sapevano loro. Non le interessava, e non voleva metterlo a disagio.

-l’hai capito o te l’ha detto?

-aveva dei dubbi, li ha confermati.

-già, anche per noi.

-siete degli amici meravigliosi, sai. Con lui. non lasciarlo solo quando ne ha bisogno. Vi ammiro per questo.- disse, sorridendogli.

-già.

-vorrei poter venire con voi. Solo una volta.

Lui rise. –non puoi. Non ti sai trasformare. Sarebbe troppo pericoloso per te, una ragazza, solo umana.

-le ragazze sono più coraggiose dei ragazzi, lo sai?

Lui abbozzò un sorriso ironico. –non è vero.

Lei annuì vigorosamente. –invece sì!

Lui rise. –non farmi ridere… comunque lo vedremo subito.

-cosa?

-se hai coraggio, Lily Evans.

-eh?

Lui allargò le braccia. Senza che lei se ne rendesse conto, l’aveva portata ai confini della Foresta Proibita. Un sorriso sfrontato gli si era dipinto sul viso. Gli occhi nocciola gli luccicavano.

-mi seguirai, donna coraggiosa?

Lei rise. –li dentro?

-esatto.- fece James annuendo.

-come?

Improvvisamente la voce del ragazzo si fece calda, bassa, roca. –fidandoti di me…

Lei sorrise. –allora muoviamoci, andiamo a vedere questa cosa segretissima…

E lo precedette oltre i primi arbusti.

Lui la seguì, sogghignando.

Un forte odore pungente di foglie e umidità, di vita che si sveglia dall’inverno, di terra bagnata, lo scricchiolare dei passi animali e degli alberi che si piegavano al cospetto del vento, li accolse nel suo cuore buio, dove il sole penetrava filtrato dalla cupola di foglie lontane.

-devo essere pazza a seguirti qui dentro.

-o coraggiosa.

-pazzia e coraggio spesso sono lo stesso lato della medaglia, lo sai Potter?

Lui rise. –anche io non mi posso spiegare la tua presenza qui, Evans.

Lei si voltò, per rivolgergli un sorriso, e inciampò in una radice.

-ahi…- lui la sorresse, prendendole il polso.

-coraggiosa sì, ma un po’ distratta anche, eh Evans?

La precedette, senza lasciarle il polso, tirandola nel cuore delal foresta. Lily rabbrividì, per il freddo e per la paura, forse, ma anche per quelle dita, strette intorno al suo polso sottile.

-eccoci…- sussurrò lui, lasciandola.

-cosa sto guardando?- fece lei acida.

Lui sorrise, e spostò un po’ di rami d’un cespuglio. –ecco, guarda.- sussurrò. –fa piano, mi raccomando.

Lei infilò la testa nel buco tra i rami, sorridendo, incerta, curiosa.

Ai suoi occhi si aprì una piccola radura. La luce pareva verde, e il silenzio quasi totale sembrava aver assunto qualcosa di speciale.

Li, stesa a terra, il pelo candido, c’era un unicorno. Ed accucciato al suo fianco, un piccolo della stessa specie, cercava calore nel suo ventre ancora gravido di vita.

Lily restò ammutolita. I grossi occhi dell’animale erano pieni di innocente purezza, spalancati nella penombra, mentre con il muso sfiorava il corpo del suo cucciolo, con affetto quasi umano. La ragazza sorrise con aria sognante, restando immobile, mentre le foglie le si aggrappavano ai capelli e i rami le graffiavano le mani e le guance. Le tremavano le gambe per l’emozione.

-James, è bellissimo.- sussurrò.

Lui annuì. –lo so.- le mise una mano sulla spalla. –è nato ieri.

-oh…

-ti piace?

Lei annuì, risbucando dalle foglie.

-non avrei mai immaginato che avresti potuto fare una cosa così…

-dolce?

Lei annuì, arrossendo appena.

-lo so… ma per te, io posso.- sospirò. –lo so che per te sono troppo immaturo, troppo arrogante, troppo…- scosse il capo. –un giorno forse sarò diverso… sarò in grado di essere quello giusto per te…- sorrise. –saprò aspettare Lily, perché anche se tu credi di essere una delle tante, per quanto mi riguarda, tu sei l’unica tra tutte.

Gli occhi di Lily, invasi di tenerezza, luccicarono di meraviglia.

-saprò aspettare Lily.- ripetè lui, -forse ora Remus è quello che io un giorno sarò, un uomo degno di te.

Lei aprì le labbra per ribattere, ma lui le posò un dito sulla piccola bocca, accompagnando il gesto con un sussurro. –non voglio sentire il tuo rifiuto, non un’altra volta.- sorrise. –vorrei solo poter evitare, poter fare a meno di metterti in questa stupida situazione, a te, la più bella e la più dolce…- Lily scorse una lacrima fuggire dai suoi occhi, e si aggrappò alla pianta che le stava accanto. –ma non posso, perché non sono coraggioso, e non sono forte.

-James…

-ti prego Lily, non parlare… perché per così tanto tempo ho sognato di poterlo fare… e spero che tu mi possa davvero perdonare, Lily…

-cosa?

-poi lo puoi dimenticare, cancellare, non mi importa cosa te ne farai… è tuo, te lo regalo, te ne regalo il ricordo, come ti sto regalando queste parole… ma so cosa ci farò io… lo cercherò di rivivere ogni momento, finchè non sarai pronta per accettare il resto che ho da offrirti…

Lily seppe cosa stava per succedere, solo un istante prima che diventasse reale, ma non fuggì, inaspettatamente, socchiuse le labbra e abbassò le palpebre, mente sentiva il caldo tocco della sua guancia sulla propia, della sua bocca sulla propria, mentre le dita di James si infilavano tra i suoi boccoli, e fece correre la mano fino alla sua schiena, vi si strine con forza, lasciandosi accarezzare, e baciare, piano, con dolcezza, con una passione che non pensava di possedere.

E le veniva da ridere, ma non lo fece.

Gli accarezzò i capelli, le guance, lo prese per mano, mentre lui continuava a baciarla, prima sulle labbra poi sul collo e sulla fronte, sul naso.

Sorrise, e vide che sorrideva.

Poi lui la prese per mano, la condusse nel buio della foresta, in silenzio, lei si sentiva il cuore leggero, e insieme pesante sotto la consapevolezza del proprio testardo rifiuto.

La sua mano era calda, mentre stringeva le piccole e fredde dita di Lily, e i suoi passi sicuri, mentre la conducevano verso l’accecante luce del sole, nel chiacchierare spensierato dei ragazzi sulle rive del lago.

Prima che se ne potessero accorgere, erano fuori da quel piccolo nascondiglio, e lui si voltò a guardarla. Le sorrise, assaporando il suo profumo impresso nelle narici e la sua espressione fresca e allegra.

Si portò la sua piccola mano alle labbra e vi posò un leggero bacio.

-ricordati Lily, che io ti aspetterò…- sorrise, restituendole lentamente le sue dita. –questo, è solo il nostro inizio…- lei annuì, senza cogliere quella piccola nota simile a una minaccia, e si allontanò con un piccolo saltello, per raggiungere le amiche sulla riva del lago.

James si toccò le labbra, consapevole di averle donato un primo bacio perfetto, e si allontanò sui suoi passi, lasciandosi alle spalle la foresta, che avrebbe per sempre conservato il loro piccolo segreto, cullandolo nel suo grembo pieno di vita che nasceva.

  
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