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EPILOGO – Surprise
Sorseggio
una birra al nostro tavolo.
Anzi, d’ora in poi sarà solo il mio
tavolo.
Sono
proprio una bella coppia. Mi stavo
abituando ad averli intorno. Era bello parlare con qualcuno che non mi
odiasse,
come il mio staff.
Per
fortuna le cose al Jag sono migliorate.
Forse proprio grazie a quei due. Mi hanno portato una ventata
d’aria fresca.
Aria fresca da Washington. Proprio non riesco a non pensarci.
Oggi
è sabato. Il locale si riempie
velocemente.
Lei
non ha ancora richiamato. D'altronde
sono trascorsi solo due giorni dai miei orribili messaggi.
Può
darsi che si sia presa del tempo per
riflettere… infondo io ho impiegato mesi per telefonare,
sarebbe legittimo che
lei ci mettesse mesi a rispondere.
Sbuffo
sconsolato. Sono di nuovo solo.
Occorre
cominciare ad ammettere la verità.
Quello che è successo a Pierce mi ha lasciato un segno
indelebile. Non posso
sprecare altro tempo!
Ti
voglio Mac, ho bisogno di te. Con me.
Non
posso più starti lontano.
Ho
deciso: se non mi richiamerai, verrò io
da te!
“Pensieri?”
una voce mi fa tornare sulla
terra.
Una
voce che conosco troppo bene ormai e che
mi fa sorridere.
“Non
dovresti essere in volo per l’America?”
domando facendo cenno di accomodarsi
“Bones
aveva ancora una libreria in cui
presentare il suo libro, così ho pensato di farmi un ultimo
giro per Londra”
risponde stiracchiandosi sulla sedia “partiamo questa
sera”
“Posso
offrirti il pranzo?” chiedo
sorprendendolo.
“Il
cibo non si rifiuta mai. Posso chiedere
il perché?”
“Mi
sento in debito…” ammetto
“Nei
miei confronti? E perchè mai?”
Perché
sei stato il primo amico che ho avuto
da otto mesi a questa parte…
“Diciamo
che d’ora in poi, sai quella vocina
che ti sussurra all’orecchio…” cerco di
spiegarmi
“Quella
della tua coscienza?” mi domanda
perplesso
“Si,
esatto, d’ora in poi credo che avrà il
suono della tua voce. Sarai il mio grillo parlante!”
Booth
ride “Ecco, questo non me l’avevano
mai detto!”
“Grazie,
Booth” dico sinceramente
“Davvero,
non so di cosa mi devi
ringraziare, comunque sia…prego!”
La
cameriera ci raggiunge e finalmente
ordiniamo.
“A
proposito, sono io che mi devo scusare.
Per ieri mattina…” dice con aria
colpevole.
Non
capisco. Cerco di ricordare.
“Per
aver detto a Bones… non stavamo spettegolando,
giuro. Voleva sapere perché eri strano…”
Ah
ero io quello strano, dei tre?
“E
le hai detto che mi mancava Washington?
Mi facevi fare una figura più bella se le dicevi che
è una donna a mancarmi e
non una città, no?”
“Non
credere, non è una che si lascia
impressionare con poco…”
Dai?
Non l’avrei mai detto..
Le
pietanze arrivano e cominciamo a
mangiare. In silenzio. Assorti.
“Lascio
Londra” esordisco infine,
lasciandolo con la forchetta a mezz’aria “Vado da
lei” e non posso credere di
dirlo ad alta voce. Mi sento così bene nel momento stesso in
cui le parole mi
escono dalla bocca.
“Davvero?
L’hai chiamata?” mi domanda
curioso
“Si.
Cioè, le ho lasciato diversi messaggi
in segreteria”
“Diversi?”
chiede preoccupato
“Quattro.
Di fila.” Mi ride praticamente in
faccia “Lo so, sono patetico”
“No,
no, amico. Sei riuscito a dirle quello
che volevi, almeno?”
“Le
ho detto che mi mancava, poi mi è preso
il panico e ho parlato a vanvera per il resto del tempo”
ammetto sconsolato “le
ho pure fatto una descrizione completa e dettagliata di questo posto,
del nostro
tavolo…”
“Ho
capito, sei andato nel pallone…”
interrompendo il mio delirio. Grazie al cielo!
“Ti
ha richiamato?” chiede poi circospetto
“Non
ancora, ma sono passati solo due
giorni..”
“Ti
chiamerà!” mi assicura
“Potrebbe
anche non farlo…potrebbe essere
andata avanti con la sua vita…”
“Ti
chiamerà, vedrai!”
“Come
puoi esserne sicuro?!”
Ci
pensa su un attimo poi mi risponde “Sono
o non sono il tuo grillo parlante?”
Rido
istintivamente. Mai incontrato un personaggio
del genere. E di gente ne ho conosciuta tanta!
“Dai…”
mi guarda tutto contento “quello che
conta è che ti sei fatto coraggio, hai fatto il primo passo
e l’hai chiamata.
Dai, dai qua..” e alza il pugno complice, verso di me.
Oddio,
quanti anni saranno che non lo
faccio? Ricambio il gesto, come al liceo.
Ci
rimettiamo a mangiare. Ora è lui che ha
qualcosa da dire.
“Sai,
questo caso… ci ha avvicinati ancora
di più…” mi dice fissando il suo piatto.
Poi
alza lo sguardo per vedere se ho capito.
Annuisco.
Certo che ho capito. “Forse non se
n’è ancora accorta ma…quello che senti
per lei, lo sente anche lei per te.
Questa è la mia impressione” e continuo
tranquillamente a mangiare. Te lo dovevo.
“Grazie”
mi sento dire.
Con
uno sguardo ci accordiamo sul cambiare
argomento. Basta piagnistei, ci vuole qualcosa di più virile!
“Hai
sentito cos’hanno combinato i Red
Socks??!!”
Dopo
essermi fatto raccontare da Booth i
trascorsi delle squadre Americane che qui a Londra
fatico a seguire, ora siamo al bancone, in
attesa di pagare.
Prendo
il portafogli, dato che offro io e
nell’estrarre i soldi mi fermo a guardare la foto di Mac, Jen
e Mattie, che ho
ricevuto per e-mail il mese scorso. La campanella alla porta del locale
suona
avvisando l’entrata di un cliente e sento come una forza che
mi spinge a
voltarmi.
Un
profumo inconfondibile mi sfiora i sensi.
Non
riesco a vedere. C’è della gente alla
porta che mi blocca la visuale.
Eppure
il mio cuore batte all’impazzata. Se
lo sente che qualcosa sta per cambiare.
Finalmente
un paio di persone escono. Altre
entrano e si accomodano. Ora l’entrata è libera.
Solo
una donna resta in piedi accanto alla
porta, guardandosi introno.
Credo
di essere uno stoccafisso in mezzo al
locale ma non me ne importa niente.
Il
mio cuore lo sapeva! Ma come ha fatto a
trovarmi?
Poi
ricordo: due minuti di messaggio
sprecato nella descrizione del Boom Boom Cafè.
Grazie
al cielo, aggiungerei!
Mac
cerca tra i tavoli con lo sguardo e poi
mi vede al bancone. Impalato a fissarla con occhi sgranati e bocca
aperta. Non
mi stupirei se avessi anche un po’ di bava alla bocca.
È
una visione celestiale. Cristo! Più il
tempo passa più diventa bella!
Abbronzata
e con i capelli più lunghi e
mossi. Le foto non le rendono assolutamente giustizia.
Mi
sorride un po’ imbarazzata, toccandosi i
capelli nervosamente.
Non
posso credere che sia qui!!
Sento
qualcuno scuotermi “EHI? HARM?” Booth
mi passa una mano davanti agli occhi, ma non riesco a distoglierli da
lei “Che
ti prende?” poi si volta seguendo il mio sguardo e la vede.
“Wow!
Chi è?” domanda colpito.
Ora
è riuscito a catturare la mia
attenzione? Chi è? Quanto tempo ho per rispondere?
Come
posso farti capire chi è per me. Cos’è
lei per me, senza cadere nel melenso e nel banale.
Come
posso fartelo veramente capire.
Lo
fisso intensamente per un secondo. Poi mi
avvio verso di lei con la gioia sul volto.
Passandogli
accanto sussurro: “…Lei è la
mia Bones…”
FINE
Angolo
dell’autrice:
E
con immenso
dispiacere che spunto la casella “completa”
nell’aggiungere questo ultimo
capitolo di Couples! La coppia Harm e Mac l’abbiamo amata per
dieci lunghe
serie, la coppia Bones e Booth è ancora work in progress,
chissà cosa ci
rivelerà la settima serie!
Un
bacione a tutti
coloro che mi hanno seguita in questa avventura! Spero vi sia piaciuto
il
viaggio! XD
Se
voleste leggere
anche di un’altra coppia favolosa, vi aspetto anche nella
sezione “Castle –
detective tra le righe” ;-)
Con
affetto,
Ivi87