Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Astry_1971    08/03/2006    9 recensioni
Impietosamente le parole di Potter lo riportarono indietro, sentì la sua voce mentre pronunciava l’Avada Kedavra e vide il raggio verde scaturire dalla sua bacchetta con una potenza spropositata strappando via la vita del vecchio mago. In quel momento anche quello che restava della sua anima moriva con lui.
Seguito di “Traditore”; Piton sopravvissuto allo scontro con Voldemort decide di affrontare il processo per l’omicidio di Silente. Riuscirà ad evitare il bacio del Dissennatore? Gli avvenimenti narrati si svolgono dopo la caduta di Voldemort, ma prescindono dal settimo libro, ancora inedito quando questa storia è stata scritta.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Minerva McGranitt, Remus Lupin, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
   >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nell’augurarvi buona lettura, vorrei ringraziare la mia beta-reader Niky, adorabile pignola, che mi ha spinta a rivedere la storia e, sopportando anche le mie crisi di panico, mi ha punzecchiata e incoraggiata instancabilmente: da lei ho imparato veramente tanto.
Un grazie anche a Ida le cui bastonate, sommate alle carote di Niky sono state un ottimo incentivo.


Dopo la vittoria



Un racconto di: Astry
Beta - reader: Niky (alias Nykyo).
Genere: Drammatico, introspettivo.
Personaggi: Severus Piton, Harry Potter, Hermione Granger, Minerva McGranit, Albus Silente, Remus Lupin, Draco Malfoy, Malocchio Moody, i Dissennatori.
Rating: PG 13.
Pairing: Nessuno.
Avvertimenti: Spoiler sul sesto libro.
Riassunto: Il racconto che vi apprestate a leggere è il seguito di “Traditore”. Gli avvenimenti narrati si svolgono dopo il sesto libro della saga di Harry Potter e prescindono, ovviamente, dal settimo libro, ancora inedito.
La vicenda comincia dopo la battaglia finale che ha visto la totale disfatta di Voldemort. Severus Piton è sotto processo, come Mangiamorte e assassino di Albus Silente.
Verrà condannato? E, se sì, dovrà subire la terribile sorte del bacio da parte dei Dissennatori?
Nota: I personaggi di questo racconto appartengono a J.K.Rowling, che li ha creati e a lei spetta ogni diritto sugli stessi. Le descrizioni di azioni e luoghi, creati dalla fantasia di Astry sono di sua esclusiva proprietà ed è necessario il suo consenso per riprodurli.
Questo racconto è stato scritto per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è dunque intesa.

CAP. 1: Il processo

Voldemort era morto e con lui molti dei suoi seguaci. L’ultima battaglia era stata tremenda, alcuni Mangiamorte erano riusciti a fuggire, ma molti erano stati catturati o uccisi dagli Auror.
Tra le vittime anche Bellatrix Lestrange che fino all’ultimo era rimasta fedele alla causa del suo Signore; era morta in un ultimo tentativo di salvarlo facendogli da scudo con il proprio corpo.
Anche gli Auror avevano avuto delle perdite, ma, fortunatamente, il vantaggio della sorpresa era stato dalla loro parte.
Draco e Piton, nascosti tra gli alberi, si fermarono ad osservare da lontano i vincitori che uscivano dal castello. Il volto del mago più anziano si fece scuro, guardò, con un’espressione di collera mista a disgusto, quegli uomini, mentre trascinavano cadaveri di altri uomini ammucchiandoli come fossero carcasse di animali.
Alcuni Auror, uscendo dalle mura, conducevano a forza i vinti incatenati, intonando canti di vittoria. Nello stesso tempo, altri piangevano gli amici caduti.
Gioia e lutto, speranza e disperazione, vittoria e morte, si mescolarono come in un macabro gioco.
Severus si appoggiò pesantemente alla spalla del ragazzo e non si accorse che la stretta della sua mano aveva strappato al giovane mago una smorfia di dolore.
Non avrebbe mai immaginato di poter vedere con i suoi occhi la fine di quella guerra, non credeva che sarebbe sopravvissuto dopo aver distrutto Nagini, l’ultimo Horcrux, e averlo fatto sotto gli occhi di Voldemort, rivelando apertamente il suo tradimento.
Ironicamente, Severus Piton il traditore doveva la vita proprio agli uomini del Ministero: se gli Auror avessero tardato solo un altro minuto, per lui non ci sarebbe stato scampo e, forse, l’avrebbe preferito.
Non aveva avuto paura: era pronto.
Nell’istante in cui il raggio verde era scaturito dalla sua bacchetta andando a colpire serpente, sapeva che, insieme a quell’Avada Kedavra, aveva pronunciato la propria condanna a morte.
Non aveva neppure tentato di difendersi dall’ira del suo Signore che era seguita.
Il dolore, quello sì, desiderava che finisse in fretta, ma non avrebbe lottato per una vita che non voleva più vivere.
Il suo compito era finito, l’unica ragione che gli aveva impedito di farla finita fino a quel momento non esisteva più, il futuro del mondo magico ormai era nelle mani del ragazzo sopravissuto.
Gli aveva spianato la strada, senza che lui lo sapesse. Per un intero anno aveva agito nell’ombra, facendo in modo che gli Horcrux finissero, uno alla volta, nelle sue mani. Fino all’ultimo, quello dal quale il suo Signore non si separava mai.
Aveva distrutto Nagini e poi, finalmente libero, aveva fissato le iridi di sangue del suo Signore e vi aveva visto tanto odio, quanto solo una creatura che abbia rinunciato alla sua umanità può provare. In quello sguardo aveva letto la sua fine e aveva provato solo sollievo.
Voldemort era furioso, ma non era riuscito a portare a termine la sua vendetta, gli Auror si erano appena materializzati, quando, in quel luogo, si era scatenato l’inferno.
Nessuno aveva notato l’uomo in terra ai piedi del suo padrone, Draco era riuscito, in quella confusione, a trascinarlo fuori.
Entrambi poi, avevano atteso che tutto fosse finito.
Quando finalmente vide uscire Harry Potter, l’uomo si rivolse a Draco, i suoi occhi neri brillavano di una strana luce.
“Ora non puoi seguirmi, i vincitori non sono disposti a perdonare, sarai più al sicuro lontano da me.”
Draco lo guardò spaventato.
“Vattene! Presto, prima che ti vedano.” sibilò e, afferrandolo per un braccio, lo spinse lontano.
Il ragazzo barcollò all’indietro e inciampando nei ciottoli per poco non cadde.
A qualche metro dal suo ex professore rimase impietrito a fissarlo, mentre, privo del suo sostegno, cercava faticosamente di raggiungere l’albero più vicino.
Il mago si aggrappò al tronco di una grossa quercia.
“Ti ho detto di andartene, Draco... obbedisci!” intimò senza voltarsi, mentre osservava cupo due Auror che si dirigevano verso di loro. La sua voce era affaticata ma non meno autorevole.
Il giovane mago non osò replicare, si voltò e corse via.

Quando gli Auror furono abbastanza vicini, il mago, abbandonò il suo appoggio e si palesò a loro. I due uomini reagirono immediatamente sfoderando le loro bacchette e puntandole contro di lui che, per tutta risposta, osservando quasi divertito le loro espressioni spaventate, afferrò la sua bacchetta e la gettò ai loro piedi.
I due lo fissarono confusi, avevano riconosciuto quell’uomo: il traditore.
Sapevano di avere di fronte un avversario da non sottovalutare: temevano di cadere in una trappola.
Piton fece una smorfia.
“Suppongo che abbiate ricevuto degli ordini, cosa aspettate ad eseguirli?” disse porgendo loro i polsi in segno di resa.
Il più giovane dei due Auror, allora, con un movimento del braccio, fece apparire delle catene che si strinsero sui polsi di Piton strisciando come serpenti e legandogli le mani. Nello stesso momento il suo compagno si rese conto che l’uomo che avevano di fronte si reggeva in piedi a fatica, si precipitò verso di lui e lo afferrò per un braccio sorreggendolo.


* * *



Solo una settimana dopo il processo si tenne in una grande aula rettangolare. Lungo le pareti si trovavano delle panche di legno per il pubblico, mentre sul lato corto una serie di sedili in pietra erano destinati, invece, alla giuria e al giudice.
L’imputato fu scortato all’interno in catene, tra gli sguardi misti di odio e di pietà di chi lo conosceva bene e quelli curiosi di gente giunta lì solo attirata dalla sua fama di assassino che era riuscito ad uccidere il più grande mago del mondo.
Era vestito di una tunica logora che mostrava impietosamente il fisico più magro che mai, il viso pallido portava ancora i segni degli artigli di Fierobecco, a perenne ricordo di quella maledetta notte in cui Silente era morto, mentre sui capelli, che ricadevano sulle spalle come sempre, la lunga latitanza aveva disegnato delle striature grigiastre.
Era trascorso solo un anno, ma sembrava un secolo. La tensione continua, il rimorso, le punizioni che Voldemort infliggeva abitualmente a tutti i suoi seguaci, non avevano di certo giovato al suo fisico.
Severus si avviò lentamente verso la sedia di legno posta al centro dell’aula, i suoi occhi non tradivano nessuna emozione, erano fissi su quella sedia e sulle catene che ricadevano ai lati dei suoi braccioli.
Il suo percorso però fu interrotto: una donna paludata in un pesante mantello nero si fece largo tra la folla e gli si parò davanti. Minerva McGranitt lo stava fissando senza dire una parola, ma i suoi occhi sembravano implorarlo di svegliarla da quell’incubo, come se non potesse accettare la realtà di ciò che quel mago, il suo amico e collega aveva commesso.
Gli Auror che lo scortavano sembravano indecisi sul da farsi, la McGranitt sapeva come incutere rispetto e nessuno osò intromettersi.
Per un momento, che sembrò interminabile, i due si guardarono, poi il mago si rivolse alla donna che aveva di fronte con un sussurro.
“Se in te c’è ancora un po’ di pietà…” abbassò lo sguardo. “Tu sai dov’è.”
Minerva rimase ancora a fissarlo mentre gli Auror lo spingevano verso il centro dell’aula, alle sue parole non aveva mosso un muscolo, come se fosse stata pietrificata, ma la sua mente era volata altrove.
Nello stesso momento in cui Severus veniva legato saldamente a quella sedia maledetta dove schiere di Mangiamorte si erano seduti ad ascoltare la loro condanna, di fronte ai suoi occhi, un ragazzo spaventato e deluso della sua esistenza, molti anni prima, chiedeva a Silente lo stesso terribile dono.
Perché lei sapeva benissimo cosa lui le aveva chiesto.
Per un attimo si augurò di non doverlo fare, ma entrambi sapevano che il processo era una mera formalità: il destino del mago era già segnato.


* * *



Severus si guardò attorno, l’aula era piena, uno alla volta, tutti i testimoni presero posto.
Conosceva solo alcuni di quei volti, quegli occhi che lo scrutavano, esaminando ogni suo movimento. Quegli sguardi lo ferivano come fossero lame affilate.
Cercò di fissare il vuoto davanti a sé, di ignorarli.
Credeva che sarebbe stato pronto ad affrontare il processo, ma si accorse che era più facile affrontare il dolore fisico piuttosto che quella umiliazione.
Aveva deciso di arrendersi, si era consegnato a loro di sua spontanea volontà. Era quello che aveva deciso di fare da tanto tempo, se fosse sopravvissuto.
Sapeva che, qualunque fosse stato l’esito di quella guerra, per lui non ci sarebbe stato futuro. Una volta terminata la sua missione e sconfitto Voldemort sarebbe stato inutile continuare a nascondersi.
E se invece Voldemort avesse vinto? Cosa avrebbe fatto? Il mago rabbrividì e scosse il capo, tutti quei morti, tutti quegli uomini sacrificati come Silente, perché lui non perdesse la sua copertura. Tutto sarebbe stato inutile. La sua stessa vita non avrebbe avuto alcun significato.
Severus scacciò questo pensiero dalla sua mente: ora era finita e a lui non restava che pagare il suo ultimo debito.
Finalmente era libero di farlo, non poteva riportare in vita i morti, ma, forse, avrebbe potuto dare consolazione ai vivi.
Era giusto, glielo doveva.
Tutti quelli che avevano perso persone care in quella maledetta guerra, avrebbero avuto un volto da odiare, un altro Mangiamorte sul quale sfogarsi. Poco importava se non era responsabile personalmente di molti delitti compiuti dai Mangiamorte, lui era stato uno di loro e come loro doveva essere punito.
Non conosceva nemmeno molte delle persone che aveva ucciso, alcune non le aveva mai viste: erano morte a causa delle sue pozioni. Di altre ricordava solo gli sguardi terrorizzati e quelli erano tutti uguali, tutti ugualmente strazianti, tutti impressi nella sua memoria come il Marchio che per anni aveva deturpato il suo braccio.
Ognuna di loro aveva un parente, un amico, una sposa che aveva pianto la sua morte, qualcuno che avrebbe chiesto, preteso, giustizia o, forse, vendetta, qualcuno che ora era lì, in quel tribunale, e che aspettava solo di vederlo condannare.


* * *



Improvvisamente calò il silenzio. Alcune guardie si fecero da parte per permettere ad un mago anziano di passare.
L’uomo lentamente e solennemente salì pochi gradini in pietra e senza fare il minimo rumore si accomodò al suo posto scrutando con aria severa i presenti.
Il giudice era conosciuto per aver presieduto tutti i più famosi processi ai Mangiamorte dopo la prima guerra. Un uomo giusto ma poco incline alla pietà: quasi tutte le sue sentenze si erano concluse con la condanna al Bacio del Dissennatore.
Le accuse furono lette quasi con noncuranza da un giovane mago. La sua voce atona risuonò nell’aula, mentre pronunciava la parola omicidio come se stesse parlando dei capricci del clima inglese.
Poi arrivò il momento terribile delle testimonianze.
Potter, il suo maggior accusatore era lì, in prima fila. Severus aveva lo sguardo fisso su di lui.
Il ragazzo cominciò a raccontare con dovizia di particolari quello che era successo sulla Torre quella notte.
Aveva visto e sentito tutto, nascosto sotto il mantello dell’invisibilità. L’aveva visto puntare la sua bacchetta contro il vecchio mago supplicante. Aveva visto il suo sguardo, mentre pronunciava quelle parole maledette: uno sguardo colmo di rabbia. Aveva visto le sue labbra muoversi appena, mentre formulava quelle poche, semplici sillabe, capaci tuttavia, di scatenare un incantesimo tanto potente da scaraventare Silente giù dalla Torre.
Lui aveva visto e aveva sentito tutto, era questo che continuava a ripetere, anzi a gridare alla giuria. Eppure lui non aveva visto tutto, non aveva sentito tutto, come avrebbe potuto?
Severus aveva continuato a fissarlo con un’espressione vuota, quasi assente, come se non volesse ascoltare.
Non voleva rivivere quella notte, quell’attimo in cui si era reso conto di non poter più tornare indietro. Quei pochi, miserevoli secondi in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli del suo benefattore, l’uomo che aveva considerato un padre, e aveva compreso che lo avrebbe ucciso.
Entrambi lo sapevano, lui avrebbe fatto il suo dovere, perché la sua volontà era più forte del suo cuore, lo era sempre stata.
Eppure quella volta il suo cuore aveva gridato così forte “Non voglio, non farmelo fare!” che Silente aveva dovuto supplicarlo.
Era questo che aveva sentito Potter, Silente lo aveva supplicato, ma lui non poteva sapere che il vecchio mago lo implorava di ucciderlo.
Severus diede uno strattone alle catene ferendosi il polso.
Il racconto del ragazzo stava riportando alla luce quelle immagini che per oltre un anno aveva cercato, senza molto successo, di nascondere a se stesso.
Non voleva ricordare, avrebbe voluto gridargli di smetterla, ma le sue labbra rimasero serrate.
Impietosamente le parole di Potter lo riportarono indietro, sentì la sua voce, mentre pronunciava l’Avada Kedavra e vide il raggio verde scaturire dalla sua bacchetta con una potenza spropositata strappando via la vita del vecchio mago.
In quel momento anche quello che restava della sua anima moriva con lui.
Poi una mano rude gli afferrò il polso e Severus sussultò: aveva quasi dimenticato dove si trovava.
Alzò gli occhi e vide il Medimago di turno al tribunale che cercava di impedirgli di ferirsi ancora con le catene.
Anche Potter si era bloccato e ora lo guardava piuttosto confuso.
Incredibilmente, il giudice, dopo aver fatto cenno all’uomo che gli stringeva i polsi di allontanarsi, si rivolse al prigioniero.
“Signor Piton, se non si sente di assistere alla prossima testimonianza, possiamo farla scortare fuori.” la sua voce era quasi gentile, si sporse dal suo scanno scrutandolo con aria interrogativa.
“Allora, signor Piton?”
Severus si guardò attorno: il prossimo testimone sarebbe stato Remus Lupin. Lo fissò con rabbia
“Sto bene, grazie! Potete proseguire.” disse con voce strozzata.
“Bene... allora, signor Potter... ehm ... lei può accomodarsi. Venga avanti il prossimo testimone.”


* * *



Lupin, non aveva assistito personalmente all’omicidio, la sua testimonianza fu richiesta in quanto vecchia conoscenza di Piton.
Il mago incatenato lo seguì con lo sguardo, mentre quello prendeva posto di fronte alla giuria.
Dalle labbra di Lupin, le parole sgorgarono immediatamente come un fiume, come se l’odio covato per tanto tempo da quell’uomo, apparentemente mite, fosse improvvisamente venuto a galla.
Piton assistette muto al racconto della sua vita, le sue amicizie di gioventù, le sue scelte sbagliate, perfino la sua bravura in Pozioni, che lo rendeva l’unico mago in grado di preparare una Pozione Antilupo efficace, fu usata come prova della sua pericolosità di Mago Oscuro.
Ad un certo punto Lupin si voltò verso Harry Potter.
“Mi dispiace,” disse. “Hai cercato di avvertirmi, tu l’avevi capito fin dall’inizio. Non volevo credere che quest’uomo potesse ingannarci tutti così come ha fatto. Se non fossi stato così cieco, probabilmente anche Sirius sarebbe ancora vivo.”
Harry fissò Piton che sollevò la testa di scatto.
“Di cosa mi stai accusando, Remus, di aver ucciso Silente o Sirius Black?” ringhiò.
“Se avessi insegnato Occlumanzia a Harry come Silente ti aveva chiesto, non sarebbe successo niente, ma tu lavoravi per lui, non è vero?”
Potter, ormai non riusciva a trattenere le lacrime, era stato già abbastanza doloroso parlare della morte di Silente, l’uccisione del suo padrino era una ferita ancora aperta. Avrebbe preferito che Lupin non avesse riportato alla luce quell’episodio, tuttavia era giusto così: Piton doveva pagare anche per quello, lo doveva a Sirius.
Lupin si era alzato e ora si sporgeva minaccioso verso l’altro.
“Tu, sporco Mangiamorte, tu ci hai ingannati tutti. Quanti sono morti a causa tua?”
“Ordine!” urlò il giudice. “Signor Lupin, si sieda o la faccio uscire dall’aula.”
L’anziano mago cercò di riprendere in mano la situazione, ma tra i due uomini sembrava stesse per scatenarsi una battaglia, solo le catene impedirono a Piton di avventarsi sul suo accusatore che sembrava intenzionato a fare altrettanto.
“Signor Lupin, si sieda immediatamente!”
Alcune guardie si mossero verso di lui, ma Lupin sembrava proprio non voler sentire, aveva lo sguardo fisso negli occhi di Piton, uno sguardo pieno d’odio.
“Tu li hai uccisi tutti, sono morti per colpa tua.”
“Black è morto perché era uno sciocco avventato e io non... aaah...” Le catene magiche reagirono ai bruschi movimenti di Piton e presero a stringersi attorno a lui soffocandolo. Il mago si bloccò cercando di trattenere il respiro, permettendo alle catene di allentarsi nuovamente. Ansimante sollevò lo sguardo sul suo interlocutore.
“Credi pure quello che vuoi, Mannaro,” poi, quasi sottovoce. “Purché finisca presto.”


* * *



Il processo invece durò ancora a lungo. I testimoni si susseguirono come in una processione e tutti giurarono di aver sempre dubitato di quell’uomo freddo e scostante. “Dovevamo aspettarcelo da lui.” affermarono alcuni, mentre altri puntarono il dito addirittura sull’ingenuità del vecchio preside.
Il mago ormai era deciso a non ascoltare più.
Non si era mai fidato di quelle persone: i suoi colleghi. Sentiva la loro diffidenza e anche la loro paura in sua presenza, in fondo era un Legilimante eccezionale. Sapeva di essere tollerato a Hogwarts solo perché Silente aveva garantito per lui.
Poi il suo sguardo cadde su Minerva McGranitt, le sue labbra si piegarono appena in un sorriso, quella donna forse era stata l’unica ad accettarlo per quello che era, l’unica, insieme a Silente a credere al suo pentimento e ora era lì che lo guardava come una madre tremendamente delusa.
Severus sospirò. La tensione di quegli ultimi mesi di guerra e, soprattutto, la settimana che aveva preceduto il processo, trascorsa tra le mura di Azkaban, lo avevano sfinito.
Si accasciò sulla sedia lasciando che fossero solo le catene a sorreggerlo.
Vinto dalla debolezza e dallo sconforto, alla fine era crollato. Se ne stava col capo chino, i capelli sporchi davanti al viso, apparentemente assente, ma, per quanto si sforzasse di ignorare le voci dei suoi accusatori, queste continuavano a tuonare nella sua testa.
Le sue dita sottili presero a stringere con forza i braccioli della sedia. Se solo avesse potuto non sentirle, se avesse potuto scivolare nell’incoscienza!
Il mago chiuse gli occhi, avrebbe voluto poter affrontare la morte a testa alta, invece non c’era onore in quello che aveva fatto, provava solo vergogna, perché loro avevano ragione, quella gente aveva ragione.
Quello che lo faceva soffrire era sapere di meritare ogni parola che usciva dalla loro bocca, “assassino”, “Mangiamorte”, “traditore”, sì era tutto vero, tutto dolorosamente vero.
Quelle parole bruciavano come sale sulle ferite della sua anima: lui era questo, un assassino, un uomo spregevole. I suoi colleghi avevano avuto ragione ad aver paura di lui e forse non immaginavano neppure fino a che punto poteva essere oscuro il suo passato.
Molti di loro avevano solo una vaga idea di ciò che era stato capace di fare, pochi sapevano di quali atrocità poteva macchiarsi un Mangiamorte, quelli che l’avevano visto non erano vissuti abbastanza per raccontarlo.
Severus rimase così, piegato su se stesso, immobile, per il resto del processo.
Non mosse un muscolo, neppure quando fu letta la sentenza, terribile, definitiva: il Bacio.
Era quello che si aspettava, si sentì quasi sollevato nell’udire le parole del giudice. In fondo, se Silente non lo avesse difeso, tutto sarebbe finito molti anni prima. Era come se l’intervento del vecchio mago avesse bloccato la sua vita o, piuttosto, la sua morte fino a quel momento.
Sentì la stretta delle catene allentarsi e liberarlo.
La lettura della sentenza era stata accolta da urla e schiamazzi e nell’aula ormai regnava una gran confusione.
Minerva McGranitt si alzò frettolosamente e rovesciò alcune panche, mentre cercava di farsi strada tra la folla e raggiungere l’uomo prima che venisse trascinato via.
Si fermò a qualche metro da lui.
“Severus!” la sua voce era soffocata, appena un sussurro impossibile da sentire in quel frastuono, eppure il mago si voltò.
I suoi occhi erano due abissi d’oscurità. Non disse niente, ma la donna, che ormai tratteneva a fatica le lacrime, rispose alla sua muta richiesta con un cenno di assenso.
Piton sorrise, mimando un grazie con le labbra prima di sparire dietro una porta.


Continua…






  
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Astry_1971