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Autore: Kate_88    23/06/2011    15 recensioni
Tutti avevano giocato con le vite delle guerriere e di Mamoru; tutti avevano osato e fallito perchè loro anche dopo l'ultima battaglia erano vivi. Non c'erano più nemici d'affrontare, solo la grande attesa prima della glaciazione, verso quel futuro che già conoscevano, eppure nel momento in cui Chibiusa aveva varcato la soglia del tempo più volte, nel momento in cui ognuna di loro aveva rinunciato a vivere in favore di un destino già scritto, questo era cambiato.
Davanti a loro si presentava adesso la prova più grande: affrontare una vita normale. Ci sarebbero riuscite?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Buongiorno a tutti.
Non uccidetemi ma l'idea di questa nuova fic mi frullava in testa da un pò ed ho voluto scriverla.
Vi avverto: è uno SPOILER per chi non ha letto il manga perchè principalmente farà riferimento al Manga e non all'anime, tranne in alcuni punti se capiterà che la versione animata mi sia piaciuta di più.
L'idea mi è venuta in mente pensando a come avrebbero affrontato il ritorno alla "normalità" le ragazze dopo la battaglia con Galaxia e Chaos.
Allora adesso vi do dei piccoli "avvertimenti" per comprendere bene anche questo piccolo prologo che vuole soltanto far capire un pò lo stato d'animo in superficie delle ragazze:
- Nel manga dopo la fine con Galaxia non si vede cosa succede, fanno vedere direttamente il futuro ed il matrimonio tra Usagi e Mamoru.
- Cercherò di mantenere i personaggi completamente IC nonostante i diversi avvenimenti ma bisogna far riferimento al Manga.
- I Three lights li troverete ma vi avverto: sono ragazze perchè nel manga sono donne.

Credo di aver detto tutto, ovviamente se avete dubbi chiedete.

Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va!

Baci baci


Kate



PS: è da ricontrollare, quindi eventuali errori che sono di distrazione, se ci sono, saranno corretti.





Life





Prologo

 

 

 

Il destino è un intreccio di fili; l'intreccio del passato, del presente, del futuro.

Dagli eventi e dalla scuola avevano imparato che Dante aveva scritto la Divina Commedia e che Serenity ed Endymion si erano sacrificati in nome del loro amore.

Dal presente avevano imparato che potevano sbagliare come le persone normali e combattere da eroi.

Dal futuro avevano appreso troppo e questo aveva tolto loro la possibilità di scoprire le novità della vita.

Avevano sconfitto dei mostri, lottato per vivere, poi arrivò lo scontro con Chaos e la fine di ogni guerra.

Galaxia aveva chiesto e lei aveva risposto: gli equilibri erano stati spostati e per la prima volta loro erano all'oscuro di tutto.

 

 

 

Nel momento del primo respiro di pace dopo la guerra si pensa a tutto ed a niente: loro pensavano a quello che avevano sopportato in quegli anni, a come gli altri avevano giocato con le loro vite e con i loro cuori, costringendole ad un'esistenza predestinata, con un futuro già scritto dove non esistevano novità od eventi inaspettati; consapevoli di ciò osservarono la Luna e le Stelle con un po' di malinconia.

 

Si guardarono davanti ad una tazza di tè, con i libri aperti e mai sfogliati, in silenzio come se ogni parola potesse rompere la pace: avevano messo fine all'ultima guerra e si domandavano quando sarebbe giunta l'ultima vera prova.

Guardarono Usagi perché lei era la chiave di tutto; da lei il destino aveva iniziato ad agire, colpendo la sua vita.

Il fumo usciva dalle tazze di tè e piano piano si affievoliva, avvertendole del tempo che passava, della bevanda che si raffreddava e del sole che calava.

Un altro giorno era passato e nulla era cambiato dalla fine della battaglia: loro erano sempre le paladine della legge, loro erano sempre guerriere, loro erano sempre diverse dagli altri.

La vita, la morte, nulla era come gli altri immaginavano perché nel loro piccolo erano differenti ed uguali allo stesso tempo.

Liceali, guerriere, poi di nuovo liceali... si domandavano quando sarebbe tornato il tempo di trasformarsi nuovamente, in preda al freddo polare, in preda forse al panico.

Una cosa però la sapevano: tra una battaglia ed un'altra non passava mai troppo tempo.

Il ritorno alla vita aveva rappresentato per loro il punto di svolta, il momento ideale per provare a realizzare i propri sogni e volare per qualche tempo prima che il destino si compiesse togliendo ad ognuna di loro l'ebbrezza dell'ignoto, quel salto nel buio che si compie ogni giorno consapevoli di un'unica cosa: non si sa dove si atterrerà.

Ami era tornata a studiare ma quella sera non poggiava mai lo sguardo sui libri, concedendosi pensieri armoniosi e soffici, chiedendo all'anima parole che neanche pensava di conoscere.

Rei non interrogava il fuoco da diverso tempo ed aveva deciso che dopo quel tè avrebbe dedicato un po' di tempo all'elemento che da tempo l'avvolgeva, proteggendola.

Makoto avvertiva nella bevanda il profumo delle foglie, quell'infuso vegetale che donava tanto benessere al solo respiro, decidendo che era il momento di tornare alle sue piante.

Minako ripeteva nella testa un motivetto, l'ultima canzone dei Three lights, immaginando di ballare su un palco, cantando quel pezzo o semplicemente accompagnandolo con un monologo sull'allegria.

Usagi non pensava; dopo quella battaglia lei voleva solo riposare, mettere il cervello in un cassetto e dormire un po', risvegliandosi probabilmente nel trentesimo secolo dove tutto era compiuto.

Sapeva che non era possibile, sapeva che lei era la chiave di tutto.

Il destino, da tutte e cinque, era stato dato per scontato, pensando che davvero non si potesse modificare, invece era successo: nel momento in cui Chibiusa aveva varcato la soglia del tempo più volte, nel momento in cui ognuna di loro aveva rinunciato a vivere in favore di un destino già scritto, questo era cambiato.

 

« Dite che domani riusciremo a scrivere qualcosa sul foglio? » Rei osservava il libro ancora intatto e mai sfogliato, nuovo sotto le sue dita.

« Esami in ogni scuola. Che noia. Quando finirà questa tortura? » Usagi stirò le braccia verso l'alto, piegandosi indietro con la schiena attenta a mantenere in equilibrio una matita tra il labbro superiore ed il naso.

« Tra due anni, se t'impegni. Se continuiamo così neanche nel trentesimo secolo. » Ami disegnava cerchi sul libro mentre Minako canticchiava a bassa voce, non prestando attenzione a quel discorso privo di reali fondamenta.

« Direi che potremo mangiare qualcosa e poi riprendere a studiare, no? » Makoto cercava di rimanere sempre la stessa, mostrando un sorriso dolce, consapevole del suo livello medio nello studio.

« Cibo? Approvo. » Minako si era risvegliata dal suo momento di stasi dovuto alla canzoncina, seguita da Usagi che annuiva alla proposta della castana.

Vivere.

Avevano dimenticato cosa significasse quella parola nell'arco di una giornata, quando i poteri del passato si erano risvegliati, lasciando tornare a vivere le guerriere ed uccidendo quelle anime che per anni avevano occupato quei corpi in prestito.

Usagi, Ami, Rei, Makoto e Minako avevano smesso di essere tali quando sulla fronte si era illuminato il segno del passato, il richiamo della Luna e della loro regalità.

Usagi, principessa di un Regno ormai distrutto, tornata in vita dopo una tormentata storia d'amore con il suicidio come epilogo; Ami guerriera dell'acqua, intelligente e saggia; Rei guerriera del Fuoco, passionale e grintosa; Makoto guerriera dei fulmini con una forza invidiabile; Minako la bella guerriera dell'amore, carismatica ed energica.

Le guerriere Sailor proteggevano il mondo rinunciando alle loro stesse esistenze.

« Secondo voi faranno mai un gelato al gusto di pasto completo? »

« Pasto completo? Che schifo Usagi, ma che idee ti vengono? » Makoto era sconcertata, con la fronte aggrottata e la bocca storta dall'espressione.

« Io lo mangerei e risparmierei tempo in cucina. Ti riempi il congelatore di gelato di vari gusti et voilà, il pranzo è pronto! » Minako fece una giravolta, lasciando ondeggiare i lunghi capelli biondi adornati dal fiocco rosso dai lembi più lunghi, cresciuto con lei.

Il campanello fece terminare in modo coatto quella conversazione, permettendo a Makoto di andare ad aprire in qualità di padrona di casa.

« Mamoru! »

« Ho portato il gelato. Stasera studiate, giusto? »

« Oddio ti prego, non è un pasto completo, vero? » Rei si era affacciata dal salone verso l'ingresso della casa, guardando Mamoru con un'espressione disperata mentre Usagi e Minako, come fossero su un altro pianeta, discutevano su quale pasto completo avrebbe dato il meglio sotto forma di gelato.

« Secondo me la Tempura ci starebbe molto bene... »

« Si ma Usagi, gelato all'olio? La tempura si frigge »

« E allora? Anche il tè si fa con l'acqua calda, ma fanno il gelato al tè verde » Usagi quando si parlava di dolci si mostrava particolarmente saccente; si poteva sindacare sul risultato di un'espressione o sulla formula della circonferenza ma sicuramente solo lei poteva affermare se una crepès era realmente cotta a puntino e se il ripieno fosse adatto al suo palato.

Usagi amava i dolci, forse li avrebbe messi tra le prime 5 cose e persone più importanti della sua vita.

« Bè per la gioia di Usagi, Mamoru ha portato il gelato al tè verde ma per l'amor del cielo, basta parlare di pietanze disgustose » Makoto passò una mano per scompigliare la frangia mentre tra Mamoru ed Usagi si creò una connessione di sguardi, con un sorriso dolce sul volto e la consapevolezza che entrambi erano vivi.

Avevano sofferto e combattuto ma da secoli, millenni ormai il loro amore era così forte da abbattere le barriere che gli altri creavano tra di loro; mesi separati, piccole incomprensioni e poi il ritorno alla vita.

Mamoru nel primo attimo di pace non l'aveva baciata, sarebbe stato scontato per entrambi, semplicemente le aveva carezzato il viso, soffermandosi sulle gote dove in quei mesi le lacrime avevano abitato, poi l'aveva stretta a sé ed in silenzio le aveva fatto capire che era tornato e che poteva smetterla di tremare temendo che scappasse.

Entrambi erano vivi ed in ogni sguardo c'era la consapevolezza di ciò.

« Gelato al tè? Mamo chan sai che Minako voleva inventare il gelato al gusto di pasto pronto? »

« Non è vero, eri tu Usagi... »

« Pasto pronto? E Minako lo sa che dovrà studiare anche per inventare questo gelato? » Mamoru aveva mantenuto un pizzico d'ironia nel suo carattere, nonostante fosse cresciuto molto in quegli ultimi tempi, incontrando la morte e sfidandola con un ritorno alla vita.

Di quei tre mesi distante da Usagi non ricordava molto, avvertiva solo un senso di solitudine che il suo cristallo aveva provato lontano dal suo corpo, quando agli ordini di Galaxia concedeva sguardi senza amore.

Per tre mesi aveva brillato in mezzo a tanti altri semi, raggiunto poi dalle altre guerriere, lontano solo da quella ragazza che in preda alla solitudine affrontava i momenti più brutti della sua vita, vedendo un destino già scritto andare in frantumi per i capricci di una donna o peggio, di Chaos.

Non aveva più guardato la cartina politica dell'America, non aveva più sognato gli States e quel mondo perchè non era mai salito sull'aereo e se prima il distacco da Usagi era stato difficile, adesso preferiva quella piccola famiglia piuttosto che una tesi discussa all'estero su qualcosa che poteva fare in Giappone; un piccolo compromesso per non abbandonare la sua piccola donna.

« Mamoru sei perfido. Solo perchè ti stai quasi e dico quasi laureando, non puoi dirmi così. Un gelato posso crearlo anche senza studiare »

« Ne sei sicura? » Minako sbuffo a quella domanda, crollando di fronte all'evidenza, tornando a sedere di fronte al libro aperto.

Tornare sui libri non era facile per nessuno perché sedere e studiare significava tornare realmente alla realtà.

 

« Il gelato era buonissimo! Ci vediamo domani! » Usagi stirò le braccia verso l'alto mentre Ami richiudeva il libro e sbuffava « Non riusciremo mai a passare il compito. Stanotte credo che non dormirò per ripassare »

« Sei sempre la solita » aggiunse Minako mentre infilava la giacca per abbandonare la casa di Makoto.

« Ragazze ci vediamo domani »

Salutandosi con i sorrisi della libertà, tutti lasciarono casa di Makoto concedendosi una camminata indipendente e solitaria, verso le proprie abitazioni.

Se da una parte c'era la felicità per la pace ritrovata, da un'altra si viveva in continua tensione; anche una folata di vento metteva i sensi in guardia, anche la frenata improvvisa di un'auto od il pianto di un bambino.

Il ritorno alla vita aveva cambiato tante cose tuttavia i sentimenti d'amore e d'amicizia ne erano usciti rafforzati, fortificando l'unione tra i ragazzi.

« Mamo chan ma cosa dovevi dirmi? Ci stavo pensando ora... »

Rimasti soli, Usagi stringeva il braccio di Mamoru, tirandolo un po' a sé con quell'innocenza che caratterizzava la ragazza, capace nei momenti intimi di tirar fuori quella sensualità senza mai scendere nel volgare.

« Eh? Ma quando? »

Mamoru guardava Usagi passando dagli occhi agli odango, scendendo poi alla bocca, disegnando con lo sguardo quel volto che in realtà conosceva a memoria.

Cosa voleva sapere al sua Usagi? Non riusciva a capire, catturato dallo sguardo azzurro che nella notte prendeva ancora più vita.

« All'aeroporto. Prima di... bè hai capito »

Ricordare quel giorno era doloroso eppure l'anello che portava al dito era il segno che qualcosa di bello era successo, insieme alle parole d'amore di quel ragazzo dai capelli scuri.

« Bè ormai il momento è passato... »

« Ma hai detto al mio ritorno ed ora sei tornato » sbuffò mettendo quel classico broncio che riusciva commuovere tutti, tranne Mamoru.

« Dai Usagi, poi te lo dirò... » si morse le labbra, in vistoso imbarazzo, cercando di deviare da quel discorso stringendola a sé e regalandole un brivido causato dai baci sul collo.

Non c'erano freni all'amore ed alla passione, neanche sotto le luci dei lampioni di una città viva che sfuggiva alla notte.

Mamoru ricordava bene cosa voleva dirle quel giorno, ricordava ogni momento ed ogni parola, quel che voleva dirle era legato all'anello ma tutto era stato rovinato nel momento in cui il gioiello aveva calzato il dito della ragazza e Galaxia aveva preso il suo cristallo.

Una proposta aveva due condizioni importanti secondo Mamoru: l'ambientazione e l'anello; in quel momento mancavano entrambe.

All'aeroporto, nel momento in cui il distacco stava per compiersi, credeva che la proposta sarebbe riuscita al meglio, lasciando una Usagi in Giappone con la promessa del per sempre invece tutto era sfumato e non sapeva più come rimediare a quel disastro.

« Dai dimmelo ora... Non vale »

« No. Ora ti porto a casa. Domani devo studiare quindi non possiamo vederci »

Usagi strinse le maniche di Mamoru e lo tirò un po', possessiva e spaventata; succedeva da quando era tornato in vita, da quando aveva pronunciato nuovamente il suo nome, la paura non l'aveva mai realmente abbandonata.

Il solo sentire che il giorno dopo non l'avrebbe visto, innescava nel suo cuore un processo di distruzione e solitudine, colmo di sensazioni angoscianti; si calmava solo quando Mamoru le baciava le labbra e la rassicurava affermando che l'avrebbe chiamata in serata.

 

Erano passati pochi giorni dalla fine della battaglia e per Mamoru non era facile dormire nel suo letto che in quei tre mesi aveva cambiato forma, adattandosi al corpo di Usagi che entrava ed in silenzio piangeva su quelle lenzuola.

Aveva dato a quella ragazza la chiave di casa con la semplice scusa di farla entrare nella sua assenza a controllare che tutto fosse a posto e che nessuno avesse violato quell'appartamentino; in realtà era la scusa più banale per darle semplicemente la chiave di casa.

Si domandava tuttavia per quanto tempo avrebbe dormito in quel letto, per quanto tempo avrebbe vissuto in quell'appartamento prima di veder sorgere i palazzi di Crystal Tokyo.

Non avvertiva freddo e questo significava solo che quel momento era ancora lontano.

Il cuscino aveva l'odore di Usagi, ovunque c'era il suo odore e sulle labbra il sapore della luna non lo abbandonava, regalandogli quell'attimo di pace prima di chiudere gli occhi e dormire.

Il suono del cuore si avvertiva nella stanza, in quel luogo dove anni prima diventava Tuxedo Kamen senza un apparente motivo, in quella stanza dove aveva dormito Usagi, poi Chibiusa.

In quella stanza si era svolta parte della sua vita e forse era arrivato il tempo di uscire ed utilizzarla solo per dormire, concedendo al mondo la propria vita.

 

Le luci di Tokyo per le strade rimasero accese, nelle case invece si spensero lasciando spazio alla notte.

Nessuno tramava contro quel pianeta avvolto dalla luce del Silver e Golden Crystal, nessuno cercava un modo per dividere quei due innamorati che tanto avevano lottato.

Semplicemente nessuno cercava altro al di là della pace.

Le ore scorrevano, il tempo passava per alcuni troppo veloce, per altri troppo lento; regalava attimi magici e momenti difficili ma passava e se per tutti il giorno dopo era una nuova scoperta, per poche persone l'indomani era già stato narrato.

Usagi, Ami, Rei, Makoto, Minako, Mamoru ed anche tutti gli altri erano certi che il futuro sarebbe stato come l'avevano visto ma non sapevano che nel cuore qualcosa sarebbe cambiato.

   
 
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