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Autore: misato    11/02/2004    7 recensioni
Una sera Miyu tornando a casa viene inseguita da un uomo...da allora, tutto cambia, compreso il rapporto tra lei e Kanata
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3:Ritorno alla vita

Bonus: Ma non manca qualcuno?

 

Erano passati tredici anni da quel giorno…no, non fraintendete: non il giorno in cui ha avuto inizio la storia, ma il giorno in cui due innamorati si sono ritrovati dopo mille avvenimenti, incertezze, dubbi.

Miyu: -Kanata! Sbrigati! Arriveremo tardi alla cerimonia, lo sapevo!

-Sta calma! Sono pronto! Miu, dove sei?!

-Sto arrivando papà! Sto mettendo le scarpe!

-Mamma mia, che famiglia disastrata!

Kanata:-Zitta e corri!

Dalle scale del tempio scesero tre persone: un ragazzo, sui trent’anni.  Scendeva agilmente, e incitava la moglie e la figlia a sbrigarsi. Aveva folti capelli castani, e due occhi talmente profondi da potersi perdere dentro. La moglie, aveva la stessa età del marito. Dei capelli biondissimi le cadevano sulle spalle, e due grandi occhi verdi osservavano sorridente la figlia. La ragazza in questione, aveva quasi quattordici anni. Gli occhi erano dello stesso colore della madre, mentre i capelli che le coprivano la schiena erano castani, come quelli del padre. Correvano tutti e tre, sino a raggiungere una macchina, che li avrebbe portati a scuola della ragazza alla cerimonia di inizio del nuovo anno. Arrivarono appena in tempo per l’inizio del discorso del preside (preside operaio come chiamo io quello della mia scuola ndMisato), e si separarono. Miu andò a sedersi nei posti riservati alla sua classe. Non conosceva nessuno, era stata sino ad allora in America. Si era trasferita solo qualche mese fa, perché i suoi genitori avevano deciso di tornare a vivere in Giappone.

Miyu e Kanata non erano entrati in palestra.

Miyu: -Incredibile, non avevo mai visto tanta gente in questo istituto! Quando ci venivamo noi c’era un altro direttore. L’anno in cui sono stata qui non ha fatto il discorso, vero?

-Veramente sei tu che sei arrivata a metà trimestre, e poi da quando l’istituto comprende anche le superiori il discorso è d’obbligo!

-Hai ragione, me ne ero dimenticata!…Kanata?

-Si?

-Ti ricordi, quante cose sono successe qui?

-Come potrei dimenticarle.

-Già, anche tutte le persone che abbiamo conosciuto qui…

Miyu si riferiva ai loro vecchi amici. Da quando erano tornati a vivere al tempio, avevano ripreso contatti con tutti, l’unica che non vedevano da quattordici anni era Chris. Entrambi si rattristarono ricordando quello che era successo, chissà se era tornata in Giappone. Avevano provato a cercarla in quegli anni, ma ogni ricerca era stata un insuccesso. Quattordici anni prima, quando Kanata raggiunse Miyu a New York, era iniziata la loro nuova vita. Quel pomeriggio, Miyu e Kanata lo trascorsero parlando con i genitori della ragazza. Inizialmente con il padre dovettero far riprendere Miki dallo svenimento. Una volta svegliata, spiegarono cosa fosse successo. I genitori proposero subito un matrimonio, ma i ragazzi che erano molto più seri uscirono per parlare da soli. Per le strade di Manhattan discussero sul loro futuro. Il loro figlio, anzi, la loro figlia come scoprirono in seguito sarebbe nata in autunno; non avevano molto tempo per organizzarsi, ma bastò. Kanata tornò in Giappone per terminare il liceo, ma quando Miyu partorì era accanto a lei, e il primo anno rimase ad aiutarla. Dopo aver terminato gli studi si trasferì in America dove frequentò l’università e aiutò la ragazza a preparare gli esami a casa, visto che non poteva frequentare i corsi. Lui divenne avvocato, mentre Miyu voleva utilizzare la laurea in giurisprudenza per lavorare come PR. Nel frattempo, la loro bambina aveva già cinque anni, e Miyu e Kanata entrarono subito nel mondo del lavoro. Kanata iniziò a lavorare in uno studio legale, mentre Miyu aveva ottenuto l’incarico di PR alla Nasa. Un anno dopo si sposarono, e ora assieme a Miu erano una vera famiglia. Trascorsero altri anni, e entrambi iniziarono a sentire mancanza dei vecchi amici. Dopo un ulteriore anno, Miyu riuscì ad ottenere il trasferimento in Giappone, e Kanata aveva la possibilità di aprire un suo studio. Siamo arrivati ad oggi, dopo due mesi circa dal trasferimento.

Decisero di tornare a casa, dovevano aiutare Hosho a preparare i bagagli per un nuovo pellegrinaggio. Arrivati al tempio non trovarono nessuno, solo un biglietto del padre di Kanata che li avvertiva che aveva fatto da solo, e presto avrebbe fatto avere loro sue notizie. In quel momento sentirono un forte rumore provenire dal giardino:

Miyu:-Ma cosa sta succedendo fuori?

-Aspetta qui, vado a vedere io –Kanata uscì e si trovò davanti quello che non avrebbe mai immaginato: suo figlio.

-Lou?!

-Ciao papà!- Kanata stentava a riconoscerlo, certo, il viso era sempre quello del suo bambino, ma ora era, era cresciuto! Davanti a se aveva un ragazzo alto, biondissimo con due grandi occhi blu.

-Lou, ma quanti anni hai?

-Diciassette, ma…papà cos’è quella faccia? Non mi riconosci?

-Sei…sei cambiato, sei grande. Vieni qui! –Si abbracciarono, e Lou ricordò a Kanata che la madre aveva mantenuto la promessa che gli aveva fatto. Poco dopo uscì di casa Miyu:

-Kanata, ma cosa…Lou?! –Miyu corse ad abbracciare il figlio, quasi lo strangolò.

-Mamma! Ah…

-Ah, scusa Lou. Ma cosa… come hai fatto a tornare? Come mai sei tornato? 

-Ora ho diciassette anni, ho preso la patente spaziale. Grazie a quella posso viaggiare nello spazio, e sono venuto subito a trovarvi. Come state? Siete cambiati, nelle foto che Baumiao mi ha fatto vedere siete molto più piccoli!

Kanata: -Sono passati diciassette anni anche per noi, ma Baumiao non è con te?

 -Gli sarebbe piaciuto venire, e vi saluta, ma ora è l’aliensitter della mia sorellina, che ha cinque anni. Doveva rimanere con lei.

Miyu piangeva per la felicità, cercando di parlare disse: -Quanto…quanto hai intenzione di trattenerti?

-Quanto volete, i miei genitori vi chiedono di sopportarmi per un po’!

Miyu lo riabbracciò e lo baciò sulla fronte: -Puoi restare finché vorrai. Lou, non puoi capire quanto sia felice di vederti!

Kanata:-Ok, ok, ora però rientriamo.

-Kanata,sei un insensibile! Mi dispiace anche per Miu che deve sopportarti!

Lou: -Ma chi è Miu?

Miyu: -Ah, tu non lo puoi sapere. E’ nostra figlia.

-Vostra figlia?!

Kanata e Miyu si guardarono:-Perché, cosa c’è di strano?

-No, niente, sono solo sorpreso. Quanti anni ha?

-Quattordici.

Lou fece un piccolo calcolo a mente:-Ma allora è nata quando voi avevate diciassette anni?!

Miyu arrossì leggermente:-Si –Poi lei e Kanata raccontarono al ragazzo tutta la storia, che li ascoltava attentamente e li guardava con uno sguardo incredulo. Arrivò l’ora di pranzo, e mentre Miyu preparava un pranzo speciale, Kanata e Lou portarono i bagagli nella stanza degli ospiti.

Lou: -Era questa la mia stanza?

-No, quella che era tua ora è occupata da Miu. E’ in fondo al corridoio, valla a vedere. Io nel frattempo vado da Miyu, avrà bisogno di una mano in cucina, imbranata com’è!

Lou sorrise divertito, poi si avviò verso la camera. Era rimasto colpito dai suoi “genitori”. Il loro rapporto era diverso da quello che Baumiao gli aveva descritto. Secondo i suoi racconti quei due non facevano che bisticciare, mentre ora erano addirittura sposati! Certo, da quello che aveva visto qualche battibecco c’era ancora, ma era tra innamorati, niente di strano. Entrato nella camera, rimase deluso:

“Che schifo! Tipica stanza femminile! E io avrei dormito in una stanza del genere? Certo, diciassette anni fa non era così, però fa una strana impressione”

La stanza era arredata in stile occidentale, il che stonava un po’ con il resto della casa, però era logico. La ragazza aveva vissuto per quattordici anni in America, non la si poteva abituare da un giorno all’altro a dormire su un futon! Oltre al letto c’era un armadio in legno sullo stesso stile della scrivania e un divanetto. Poi nell’angolo vicino alla finestra una specchiera. Le pareti erano ricoperte da una carta da parati con motivo floreale, ma anche da poster di vari cantanti e attori, e da fotografie. Lou si avvicinò alle fotografie, nella speranza di riconoscere la figlia di Miyu e Kanata, ma non riuscì a vederle perché una voce lo richiamò:

-Ehi! Tu chi sei, e che ci fai in camera mia?

Lou si voltò, una ragazzina lo osservava attendendo una risposta esauriente. Lou la riconobbe subito come figlia di Miyu e Kanata, infatti aveva gli occhi identici a quelli della madre, e i capelli erano dello stesso colore del padre.

Lou:-Sei Miu vero?

-Si, e tu chi saresti?

Entrarono nella camera i genitori.

Miyu:-Ah Miu, sei rientrata, non ti avevamo sentita.

-Mamma! Lui chi è?

Kanata:- E’ Lou, te ne abbiamo parlato no?

La ragazza puntò il dito verso Lou:-E questo qui sarebbe Lou?

Lou:-Perché, qualcosa non va?

Miu si voltò ancora verso la madre: -Ma era poco più di un poppante!

-Poppante a chi?!

Intervenne Kanata (non per niente è un avvocato ndMisato): -Miu, lo vedi anche tu. Sono trascorsi diciassette anni, non poteva rimanere un lattante per sempre!

A quel punto Lou alzò la voce: -Papà! Ti ci metti anche tu?! E tu, grazie per il poppante.

Miu:-Di niente, dovuto.

Miyu:-Vi volete calmare?! Miu chiedi scusa a Lou, e tu Lou si può sapere cosa ci facevi in camera di Miu?

-Volevo vedere la mia stanza.

-Ma che stai dicendo?!  Questa è la mia stanza!

Kanata:-Ragazzi, calmatevi! Andiamo a pranzare.

-Si papà!- Risposero in coro, dopo si fulminarono con lo sguardo. Durante il pranzo Miyu e Kanata cercarono di far riappacificare i due, impresa non semplice. Ad un certo punto Miu si alzò da tavola.

Kanata:-Che c’è Miu?

-Ho un appuntamento con i miei amici tra un quarto d’ora. Devo andare.

-Non finisci di pranzare?

-Non ho molta fame, vado. Ci vediamo stasera.

-Ciao.

Lou osservava Miu, sembrava ancora arrabbiata. Poi la ragazza venne fermata dalla madre:

-Miu, perché non fai venire anche Lou?

-Cosa?! Stai scherzando vero?

-No, a te Lou non andrebbe?

Miu:-Mamma! Credo che ti sfugga un piccolo dettaglio. Prima di tutto neanche lo conosco, poi esco con i miei amici, lui non c’entra assolutamente niente!

Lou: -Lascia perdere mamma…

Miu: -E smettila di chiamarla mamma, non è tua madre!- Poi scappò via, lasciando tutti a bocca aperta.

Miyu:-Perdonala Lou, non so cosa le possa esser preso. Di solito non si comporta così. Appena rientra a casa le faccio vedere!

-No mamma, ha ragione. Lasciala stare.

Kanata: -Lou, non dare peso a quello che ha detto. Noi ti vogliamo bene come se fossi nostro figlio.

Lou sorrise, poi si alzò anche lui dicendo che era stanco e aveva bisogno di riposare. Il pomeriggio trascorse velocemente. Verso le sei, Lou che si era svegliato, avvertì i genitori che sarebbe andato a fare un giro. Uscì e andò in centro. Per le strade di Shibuya, si divertì ad osservare i terrestri, e le vetrine di alcuni negozi di elettronica. Poi in un bar vide Miu da sola. Ma non era uscita con i suoi amici? Rifletté un secondo, doveva andarle incontro o far finta di non vederla? Era certamente arrabbiata con lui, forse era meglio parlarle prima di rientrare a casa. Entrò nel bar e si avvicinò al suo tavolo mentre la ragazza leggeva attentamente un volantino. Non si accorse di lui.

-Miu?

Lei si voltò con uno scatto: -Ah, sei tu. Cosa vuoi?

-Ero uscito e ti ho visto qui da sola. Non eri con i tuoi amici?

-Non credo siano fatti tuoi- Prese la borsa e fece per alzarsi, ma Lou la bloccò con i suoi poteri –Ehi, ma…Sei tu vero? Mi lasci andare?!

-Stai tranquilla, sono entrato solo per chiederti scusa- Miu smise di dimenarsi –Non sarei dovuto entrare nella tua camera.

-Cosa…- Si sedette nuovamente –Non ti preoccupare, non è per quello che sono arrabbiata. Anzi, forse non sono neanche arrabbiata. Solo un po’ triste.

-Non era per quello?

-No, anzi, scusami per quello che ti ho detto. Sono un po’ impulsiva.

-Ti va di parlarne?

-Cosa?

-Dai, ti offro qualcosa…

Miu lo interruppe: -Non dire cretinate. Non hai neanche un soldo terrestre, vero?

Lou rise per nascondere l’imbarazzo per la figuraccia, quella ragazzina non era certo stupida!

Miu:-Lo sapevo. Però visto che ti sei offerto di ascoltarmi ora rimani. Ti offro io qualcosa. Cosa prendi?

-Non lo so, non conosco nessuno di questi cibi. Tu che prendi?

-Io una fetta di dolce al cioccolato, la vuoi anche tu?

-Ok.

Poco dopo Miu tornò con due piattini nelle mani.

-Grazie.

-Di niente.

-Allora?

-Allora cosa?

-Qual è il problema?

Miu sorrise: allora voleva ascoltarla davvero! Poi ritornò seria: -I miei genitori.

-Miyu e Kanata?! A me sembrano due normalissimi genitori, certo litigano spesso, però…

-Non è per i litigi, a quello sono abituata, e comunque non litigano spesso. E’ per oggi. Forse, anzi, sicuramente non te ne hanno parlato, oggi era il mio primo giorno di scuola superiore, per di più in Giappone.

-Hai avuto problemi con la lingua?

-No, i miei a casa hanno sempre parlato giapponese. Quando sono arrivata a casa, mi aspettavo una marea di domande, di attenzioni, invece eri arrivato tu. Non l’avrai notato, ma non mi hanno chiesto niente. Le attenzioni di tutti erano focalizzate su di te. E’ per questo che a pranzo sono esplosa: quando tu l’ hai chiamata mamma mi sono sentita esclusa, come se non facessi parte di quella famiglia.

Lou aveva capito perfettamente il problema: -Non ti preoccupare, sono sicuro che stasera ti chiederanno qualcosa.

-Non credo proprio, conoscendoli! E poi penseranno di sicuro a chiedere tue notizie, sono anni che non vi vedete! Mi sembra ovvio che il mio primo giorno di scuola passi in secondo piano!

-Pensa quello che ti pare, però secondo me la loro reazione è stata dovuta allo smarrimento iniziale: non si aspettavano certo di rivedermi! Passato il momento, ti chiederanno di sicuro informazioni! Ah, buono questo dolce!

Miu si stupì della velocità con cui quel ragazzo aveva cambiato espressione. Un attimo prima parlava con espressione seria, mentre ora decantava sorridendo la bontà del dolce. Rimase un attimo ad osservarlo, non era affatto brutto quando sorrideva! Poi scosse con decisione la testa, come per togliersi dalla mente certe considerazioni.

Lou: -Che hai?

Miu arrossì vistosamente:-No niente, niente!

-Sei diventata rossa mentre mi guardavi…non è che ti sei innamorata di me, vero?

-Cosa…cosa stai insinuando?! Non ti far venie in testa strane idee, come potrebbe piacermi uno come te?!

Lou sorrise maliziosamente:-Non lo so, dimmelo tu. Non sono io che arrossisco guardando un ragazzo!

-Ma sei stupido? (frase famosa…W EVA! ndMisato) Ma guarda questo, e io che credevo di aver parlato con uno che aveva un po’ di cervello! Come non detto…

-Ehi! Calmati. Non mi faccio strane idee su una ragazzina di quattordici anni, per di più una che dopo aver visto un fusto come me nella sua camera mi ha dato del poppante!

-Non ti gasagonfiare troppo! (ndRanKotobuki) A me sembra che ti calzi a pennello, e poi nessuno ti aveva dato il permesso di entrare nella mia stanza! Probabilmente eri alla ricerca di chissà cosa, sei solo un maniaco!

-Cosa cosa? Tu credi che sia entrato nella tua stanza alla ricerca di biancheria?! Ti stai sopravvalutando troppo- poi abbassò per un attimo lo sguardo sul petto di Miu  –Porti appena la prima, giusto? Non ne sarebbe valsa neanche la pena!

Miu era tutta rossa in viso, incazzata nera (gioco di parole idiota! NdSanachan Non l’ho fatto apposta! NdMisato). Tirò un ceffone a Lou, talmente forte da far voltare le persone che erano sedute nei tavoli vicini. Poi si alzò e disse:

-Sei solo un esaltato!

Lou si massaggiò la guancia, dolorante per il colpo ricevuto, poi mentre la ragazza usciva dal locale le urlò dietro: -Ci vediamo a casa!

Miu era furibonda. Mai un ragazzo si era permesso di dirle cose del genere! Tutt’altro, nonostante non avesse sul serio molte forme, quel giorno a scuola parecchi ragazzi avevano cercato di fare la sua conoscenza e le avevano chiesto il numero di cellulare.

“Che esaltato! Ma chi si crede di essere?!”

Tornò a casa prendendo a calci tutto quello che le capitava sotto i piedi. Davanti alla porta del tempio esitò: ora avrebbe saputo quanto i suoi genitori la tenessero in considerazione. Entrò cercando di farsi sentire il più possibile:

-Mamma, papà! Sono a casa!

Miyu:-Ah tesoro, sei rientrata. Com’era il film?- Miyu era in cucina.

-Ehm…non mi è piaciuto molto…

-Di cosa parlava?

Miu si trovò in difficoltà: cosa si inventava ora? Poi le venne in mente la conversazione con Lou: -Era la storia di un ragazzo, borioso e antipatico. Nonostante fosse carino non esitava a prendere in giro le altre persone.

-Capisco- La madre apparve sulla porta, mentre con un asciugamano tamponava le mani –Cambiando discorso, prima nella confusione generale non sono riuscita a chiedertelo…com’è andata a scuola?

Miu sorrise felice:-Benissimo, non ho avuto problemi con la lingua, e visto che non ero l’unica a non conoscere nessuno non mi sono sentita a disagio. Poi ho visto un sacco di bei ragazzi, molti mi si sono presentati e mi hanno chiesto il numero di telefono, che bello!

-Sono felice per te, spero solo che tu non l’abbia distribuito a persone poco raccomandabili…

-Si mamma, lo so.

Si sentì chiudere la porta: -Sono tornato!

-Ciao papà! Dove sei stato?

-Sono andato un attimo in studio.

-Kanata, non è che per caso hai incontrato Lou? Sono preoccupata, è quasi ora di cena…

-Si, mi ha chiamato. Ha detto che sarebbe rientrato più tardi perché voleva passare a trovare gli altri.

-Uffa, e io che mi stavo impegnando in cucina per lui…

Miu e Kanata urlarono in coro:-Significa che noi non meritiamo di mangiare cibo decente?

Miyu rise, padre e figlia ragionavano allo stesso modo.

Dopo cena Miu andò in camera sua. Aveva preparato lo zaino per il giorno dopo, e stremata per tutto quello che era successo quel giorno, si buttò sul letto. Non pensò a quello che le era accaduto a scuola, piuttosto pensò a Lou, pentendosene subito dopo:

“Non è ancora tornato, chissà che fine ha fatto! Oh no, accidenti! Come mi viene in mente anche solo di pensare a quello stupido? Se penso a quello che mi ha detto…ma magari viene investito!” (ovviamente non dice sul serio, non ha manie omicide come la sottoscritta…ndMisato).

Non riuscendo a prendere sonno, Miu andò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Guardò l’orologio, era l’una, e i suoi genitori erano già in camera.

“Tsk, se fossi stata io a non essere rientrata a quest’ora, chissà cosa mi avrebbero fatto!”

Poi sentì qualcuno nell’ingresso, e cercò di fare il minor rumore possibile. Dal corridoio Miu intravide Lou:

-Ti sembra orario per rientrare?

-Ah scu…Ehi, Pensavo fosse mamma!

-Spiacente, mamma è già a letto.

Lou prese la palla al balzo:-Sei rimasta ad aspettarmi? Eri preoccupata?

A Miu quasi andò di traverso l’acqua: -Sei proprio uno stupido, mi stavo per strozzare! Ero semplicemente venuta a prendere un bicchiere d’acqua! Incredibile, ritardatario e anche ostinato!

-Forse cara miss perfezione ti sfugge che sono rientrato più tardi solo per farti un favore! Se fossi tornato prima, sai che bella conversazione avresti fatto a cena con i tuoi?!

Miu non sapeva cosa dire, era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata da un tipo come lui.

Lou:-Ora vado a dormire, sono stanchissimo!

-Ah…-Lou era già tornato in corridoio. Miu rimase con il bicchiere in mano per qualche minuto, non sapeva cosa fare. Poi silenziosamente, prima di rientrare in camera passò davanti alla stanza di Lou. Socchiuse leggermente la porta, ma tutte le luci erano spente

Miu:-Lou…grazie- Poi richiuse e andò a dormire.

 

 

  
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