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Autore: Clahp    23/06/2011    3 recensioni
Ma il Commissario batté sonoramente un pugno sul rozzo tavolino su cui era poggiata l’abat-jour e per la prima volta da parecchi giorni perse la pazienza.
«Mi state dicendo» urlò «che voi tre non conoscete Temari Sabaku No?!»
Calò il silenzio. E poi…
«Mai sentita» rispose il primo.
«Confermo» replicò il secondo.
«Non ho minimamente idea di chi sia ‘sta qui, ma sarà una grossa seccatura» finì l’ultimo, sbadigliando ancora.

[ShikaTema, in onore dello ShikaTemaDay]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kankuro, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara , Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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How I met

NB:

-E’ dedicata a tutti gli utenti del BlackParade, as usual. :D

-(Anche se non sembra), felice ShikaTema Day a tutti <3

 

 

How I met

your sister

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1

Who’s that chick?

She’s been a crazy dita disco diva and you wonder:
“Who’s that chick? who’s that chick?”
Too cold for you to keep her
Too hot for you to leave her
Who’s that chick?
Who’s that chick?

[Rihanna feat David Guetta –Who’s that chick]

 

 

 

 

 

 

La tranquillità di quel lungo e nero corridoio, in quel torrido pomeriggio di giugno, fu improvvisamente rotta da un affrettarsi di passi concitati; un uomo sbucò da una porta e lo percorse interamente, tenendo stretto a sé i fogli da lui scritti con tanta fatica e camminando di buona lena. Non aveva un bell’aspetto: il suo volto era pallido e sudato, la camicia sgualcita, il nodo della cravatta sfatto; boccheggiava, evidentemente nervoso, e ansimava per il gran caldo. Era stanco, affamato e accaldato; e tuttavia, stava quasi sorridendo… dopo così tanti giorni, aveva finalmente ancora la speranza che qualcosa di bello potesse succedere; forse questa era davvero la volta buona…

 Dopo quel che gli parve un’infinità, arrivò alla fine di quel tormentoso percorso e aprì una porta laterale quasi sbattendola.

«Gaara!» urlò. «Ma allora, è vero che…?!»

Ma non finì la frase, perché la risposta alla sua domanda era proprio davanti ai suoi occhi: suo fratello sedeva su un rozzo tavolino, con le mani strette a pugno per la lunga attesa, e tirò un sospiro di sollievo non appena lo vide; davanti a questo, seduti in una sinistra penombra, c’erano evidentemente tre persone, ma il buio di quella stanza non aiutò il ragazzo a identificare i volti degli sconosciuti. Kankuro sospirò e richiuse subito l’uscio.

Dal momento che l’unica fonte di luce presente finora in quella stanza era il fievole chiarore del corridoio, su di loro piombò l’oscurità. Gaara scese velocemente dal tavolino e, senza convenevoli, accese la lampada –che assomigliava più a un faro che a una semplice abat-jour – e la puntò sui tre sconosciuti, che immediatamente si coprirono gli occhi… o almeno cercarono, visto che erano legati alle seggiole su cui sedevano. Kankuro, asciugandosi il sudore e arrotolando le maniche della camicia (maledicendo mentalmente la pignoleria di suo fratello, che pretendeva che tutti i suoi collaboratori si vestissero come dannati pinguini anche alle due del pomeriggio del ventitré giugno) li squadrò… e il sorrisetto che finora aveva assunto sparì. I due fratelli assistettero a un’ardita sequenza di parolacce e imprecazioni (la metà delle quali, fra l’altro, sconosciuta ad almeno uno dei due); spazientito, sovrastando le loro voci, Gaara impose il silenzio.

«Signori» iniziò «voi sapete perché siete qui, vero

Kankuro li guardò ancora. Dovevano avere più o meno la sua età, a giudicare dalle facce a dai vestiti; e, di nuovo, pensò che con tutta probabilità avevano preso un enorme granchio… non sembravano affatto criminali, figurarsi rapitori o ricattatori –quello al centro, poi, aveva una faccia da cretino…

«No che non lo sappiamo, cazzo» mormorò proprio quest’ultimo, con gli occhi ancora serrati e la testa appoggiata su una spalla per non avere il faro puntato direttamente sugli occhi «anzi, appena tutto questo casino sarà finito chiamerò il mio avvocato e vi farò vedere i guai che passere–»

«Ecco cretino, il tuo avvocato ti dice di stare zitto, se non vuoi farci finire all’ergastolo» commentò il ragazzo pallido e serio alla sua sinistra, mentre guardava dritto negli occhi ora Gaara ora Kankuro (le sue pupille evidentemente s’erano già abituate alla luce). Il diretto interessato prese aria per ribattere, ma il terzo ragazzo –che sembrava cretino quanto lui- gli rifilò un calcio negli stinchi che lo fece zittire.

«Dunque, signori, qual è il motivo di questa messinscena?» continuò tranquillamente il secondo ragazzo, sedendosi in maniera più composta, e continuando a far oscillare il suo cupo sguardo fra i due fratelli. «Questo è un sequestro di persona, che sinceramente non mi aspetterei da due poliziotti, men che meno da due commissari… cos’è questa pagliacciata?»

Kankuro s’infiammò subito, ma Gaara lo fulminò con lo sguardo e si fece avanti; si toccò brevemente il distintivo e squadrò lo sconosciuto, che evidentemente ci sapeva fare.

«Che strano, signor Uchiha» ribatté poi, fiero «il bue che dice cornuto all’asino. E’ strano che lei dica a noi di aver compiuto un sequestro di persona, quando è proprio questo il motivo per cui voi siete stati arrestati questa mattina.»

Gli occhi dei tre guizzarono; ma l’avvocato non perse la calma.

«Sequestro di persona?» domandò, scettico e ironico al tempo stesso. «Non pensavo che la mia fiducia verso la polizia potesse diminuire ancora… Siete sicuri di aver preso le persone giuste, uh?»

Il sordo digrigno dei denti di Kankuro comunicò a Gaara che non avrebbe potuto tenere il fratello a bada ancora per molto… doveva sbrigarsi, doveva farla finita; li avevano trovati, sì, sì, erano loro… sì, dai

«Signor Uchiha, vogliamo aggiungere alla già infamante accusa di sequestro di persona anche quella di oltraggio a pubblico ufficiale?» replicò, incrociando le braccia, e sogghignando ora.

Sasuke si morse un angolo delle labbra; ma che diavolo era accaduto? Possibile che loro tre…

«Oh, al diavolo gli avvocati e i poliziotti» intervenne il biondino al centro (i cui occhi si erano finalmente abituati alla luce) «ma che diavolo è successo? Noi non abbiamo sequestrato proprio nessuno, e...»

«Voi tre» intervenne infine Kankuro, evidentemente incapace di trattenersi ancora a lungo «siete accusati di aver rapito Sabaku No Temari, bastardi!»

Calò il silenzio; Gaara si asciugò la fronte imperlata di sudore. I tre ragazzi erano ammutoliti e seri; probabilmente le loro coscienze erano state sconvolte, sì… avrebbero confessato subito, sì, ecco, e Temari sarebbe tornata a casa…

«Proprio così.» confermò, serissimo, erigendosi ancor più sopra di loro. «Adesso, idiozie a parte… vi conviene confessare subito, e dirci dove la nascondete; i qui presenti Commissario e Vice Commissario Sabaku No Gaara e Kankuro vi garantiranno la massima protezione e discrezione, e vi assicureranno una leale e sicura riduzione della pena non appena voi deciderete di…»

Ma la sua parlantina seria e professionale scemò mano a mano che procedeva, per poi affievolirsi e arrestarsi di tutto, a causa delle facce dei tre (quella del tizio centrale, poi, era tutto un programma).

«Ma chi sarebbe ‘sta qui?» mormorò appunto il biondo, guardando comicamente gli altri due.

«Ma che ne so, fa caldo, ma che palle…» replicò l’altro, l’unico che finora non aveva parlato, sbadigliando e stravaccandosi sulla sedia (per quanto gli consentivano le braccia legate, s’intende).

«Naruto, cretino, ti ho detto che devi stare zitto –la situazione è delicata, questa è sicuramente una truffa inventata ai miei danni per sfruttare il mio studio di avvocato e il mio nome, ma non la faranno franca e …»

Ma il Commissario batté sonoramente un pugno sul rozzo tavolino su cui era poggiata l’abat-jour e per la prima volta da parecchi giorni perse la pazienza.

«Mi state dicendo» urlò «che voi tre non conoscete Temari Sabaku No?!»

Calò il silenzio. E poi…

«Mai sentita» rispose Naruto.

«Confermo» replicò Sasuke.

«Non ho minimamente idea di chi sia ‘sta qui, ma sarà una grossa seccatura» finì l’ultimo, sbadigliando ancora.

Kankuro guardò il fratello con occhi vitrei; ma non era possibile… erano sicurissimi di essere arrivati, dopo tanto tempo, a risolvere quel caso che stava loro tanto a cuore; erano arrivati a quei nomi dopo tre settimane di pedinamenti, di intercettazioni, di notti in bianco… e davvero quei tre non conoscevano la loro sorella? Studiò ancora le facce dei tre; e, fra i documenti dei tanti e tanti sospettati che aveva setacciato giorno e notte in quelle tre settimane, finalmente riuscì a capire e a identificare quei tre ragazzi… ma certo, erano –

«No, no, un attimo» intervenne il fratello minore, quasi facendo con il pensiero lo stesso percorso mentale del maggiore «non è possibile. Noi siamo arrivati a voi tre perché sappiamo che siete stati voi tre a farle qualcosa. E… il numero di cellulare di tutti e tre è stato composto da lei, il giorno in cui è scomparsa. Questa è una prova inconfutabile…»

I tre rimasero muti, di nuovo.

«Che giorno era? Non ricordo niente di simile.» commentò ancora Sasuke, stavolta tuttavia con una voce leggermente incrinata.

«Era tre settimane fa… il primo giugno. Lei ha chiamato ognuno di voi tre, e uno di voi tre l’ha richiamata poi, sul tardi. Abbiamo qui i vostri tabulati delle chiamate effettuate e ricevute» e Kankuro puntellò col dito i fogli che aveva trasportato da una parte all’altra del commissariato in quelle settimane, sicuro di sé «… non potete mentire. Allora, cosa avete fatto a Sabaku no Temari, eh, signor Uchiha?!»

Calò il silenzio, di nuovo. Nessuno dei tre ragazzi guardava l’altro; erano tutti evidentemente intenti a pensare a cosa avessero fatto tre settimane prima.

«Io… be’, in effetti ho ricevuto una chiamata» parlò il biondo per prima, deglutendo sonoramente «ma, ehm, ero altrove, non ho risposto. E poi non ho richiamato perché non conoscevo il numero… così ho lasciato perdere. Non mi andava di sprecare soldi.»

«Io stavo nel mio studio, non potevo rispondere» sostenne il secondo, fiero «ma dopo non ho richiamato, perché non conoscevo il numero e perché era troppo tardi.»

E a questo punto, com’era prevedibile, l’attenzione fu focalizzata sul più taciturno; quattro teste si girarono e quattro paia di occhi lo guardarono… ma lui rimase zitto.

«Tu sei Shikamaru Nara, non è vero?» chiese retoricamente Kankuro: sapeva tutto su quei tre ragazzi, avendo passato le ultime tre settimane a spulciare nella loro vita pubblica e privata alla ricerca di un minimo indizio che potesse collegarli alla ragazza. Sasuke Uchiha era un avvocato penalista piuttosto famoso nel loro quartiere, poiché molto giovane, molto bravo e molto bello; Naruto Uzumaki era, a quanto pareva, un nullatenente che ancora era iscritto a qualche facoltà universitaria… e Shikamaru Nara (che a una prima occhiata sembrava pure più cretino del secondo) era un geniale ingegnere informatico, ben noto nel suo settore per essere stato assunto da una delle più importanti aziende informatiche del mondo ad appena ventidue anni e per aver pubblicato su parecchie riviste scientifiche notevoli articoli di tecnologie all’apparenza futuristiche. «Ho visto il tuo nome su molte riviste informatiche… allora, tu conosci Sabaku no Temari?»

L’interrogato alzò gli occhi al cielo e schioccò la lingua lungo il palato. Parlò dopo un po’.

«Be’, sì, anche io ho ricevuto quella chiamata… e ho parlato con chi dovevo parlare. Più tardi ho richiamato, lo ammetto… Ma io questa Sabaku no Temari non ho idea di chi sia, non l’ho mai vista né sentita.»

«E allora perché hai parlato con quel numero che hai perfino richiamato?» domandò Gaara.

«Be’… pensavo semplicemente fosse un’altra persona.» tagliò corto l’altro, guardando altrove.

Ancora una volta, i due Sabaku si guardarono.

«Chi pensavi che fosse, eh?» continuò Gaara, incalzandolo.

«Un’altra persona, ecco» mormorò Shikamaru, in difficoltà; Kankuro ghignò.

«E chi? Sei in un commissariato, ti devo ricordare cosa accade se non dici la verità?» intervenne.

Lui sbuffò; di nuovo, roteò gli occhi e guardò il cielo.

«Pensavo fosse Sakura Haruno, ecco.»

E, come previsto…

«Sakura?! Che diavolo c’entra Sakura, Shikamaru?!» urlò Naruto, incurante della situazione. Aveva perso la sua vena comica e goffa: era divenuto stranamente serio.

«Cretino, non è il momento di parlarne –e comunque io non volevo dirlo, ma sono stati loro a…»

«Come diavolo hai il cellulare di Sakura, eh?! E perché poi tu l’hai richiamata?! E per quale motivo –»

Un pugno secco (e professionale) di Gaara sul solito tavolino interruppe la lite; Kankuro s’avvicinò.

«Chi è Sakura Haruno?» chiese a Shikamaru, ostinato.

«Non è nessuno, proprio nessuno» intervenne fra i due Naruto, ancora posato e preoccupato.

«Ho detto» ripeté il primo, a denti stretti, mentre i suoi occhi dardeggiavano «chi è Sakura Haruno, Nara?»

Shikamaru deglutì; a quanto pareva, stava ragionando in tutta fretta.

«Un’amica nostra» borbottò.

«Kankuro» intervenne Gaara, fissando il vuoto «ma… non era anche un’amica di Temari? Credo… sì, credo che abbiamo anche le tabulazioni delle sue chiamate…»

Il diretto interessato aprì il pc portatile che aveva oramai sempre con sé e cercò quanto detto da Gaara; e, in effetti, era proprio così. Lo chiuse infine di scatto, e si riavvicinò ai tre, irrequieto e speranzoso.

«Sakura Haruno è amica di Temari» ripeté loro in modo estremamente lento «se conoscete lei, probabilmente siete anche collegati a Temari. Come conoscete questa Sakura?»

I tre si guardarono.

«L’abbiamo incontrata a una festa… ma è una storia molto lunga e noiosa» biascicò il biondo, intromettendosi ancora; era evidentemente contrariato per qualche motivo, e squadrava Shikamaru in maniera sospetta

«Non abbiamo fretta» ghignò Kankuro, trascinando nel frattempo davanti a quei tre disgraziati le due sedie retrostanti al solito tavolino. «Abbiamo un mucchio di tempo, davvero

Sasuke alzò gli occhi al cielo: quell’idiota aveva ottenuto esattamente l’effetto contrario…

Naruto deglutì: evidentemente, aveva appena pensato la stessa cosa…

«Ma no, no, davvero… non v-vogliamo farvi perdere tempo, le forze del male devono essere combattute e…»

Al ghigno sardonico di Kankuro s’aggiunse quello identico del fratello, che disse:

«Oh, le forze del male possono aspettare. Insomma?»

Così i due fratelli si sedettero, incrociarono le braccia, e aspettarono che Naruto iniziasse a parlare; questi sospirò, guardò brevemente i suoi due amici e iniziò.

 

 

 

 

 

*°*

[Cinque settimane prima]

 

 

 

 

 

Che palle.

Più o meno quello era stato il suo pensiero per tutta la giornata; per carità poi, vedere due persone che si giurano amore e felicità eterna era sicuramente una cosa meravigliosa e sublime, ma vedere pizzi, merletti, ricami e falsa gioia ovunque, tirarsi a lucido fino allo spasmo (e conseguentemente sciogliersi nel proprio vestito da cerimonia invernale, visto che quello estivo,di lino,costava troppo) e notare ovunque vecchiette smaniose di abbracciare “quel bel giovanotto” o di sparlare delle caviglie troppo secche di “quella lì” non era proprio il modo più bello di passare un sabato pomeriggio… o almeno non per Naruto Uzumaki, che per natura soffriva se rimaneva legato nello stesso posto per più di cinque secondi.

Si grattò la testa, annoiato; da cinque maledettissime ore ammirava il salone di quella sensazionale ed enorme villa, e da cinque ore che non faceva che sbadigliare o asciugarsi la fronte per il gran caldo. Ma chi diavolo gliel’aveva fatto fare, poi? Va bene, Neji era suo amico, lo conosceva circa dalle elementari, ed era stato invitato al suo matrimonio; ma perfino lui, cretino com’era, aveva da qualche parte un minimo d’amor proprio che…

«Bella festa, eh?» mormorò Shikamaru, buttandosi sulla sedia libera accanto alla sua, e iniziando a dondolarsi. I due erano seduti presso il tavolino più distante dalla luce, e quasi attaccato a una parete.  Naruto mugugnò qualcosa e riprese a farsi aria con la mano, mentre alcune ragazze chiamavano a gran voce l’ennesimo bacio fra gli sposi; ma che palle

«Se mai mi sposerò» mormorò l’altro, seguitando a dondolarsi, interrompendosi per uno sbadiglio «sarà una cosa molto intima, ma soprattutto rapida e indolore, in un dannatissimo posto freddo…»

All’evento era stata invitata l’elite della società di San Francisco; la famiglia Hyuga, in effetti, era una fra le famiglie imprenditrici più ricche e in vista. Erano infatti presenti burocrati, avvocati, notai, ma anche eminenti politici e ministri; ed era forse anche per questo che i due ragazzi si sentivano tanto fuori luogo. Ovunque, non si parlava che di politica o di grandi affari; e a loro, semplici studenti universitari (o grandi ingegneri informatici, insomma) non importava davvero nulla. Non che la cerimonia in sé e per sé fosse durata molto; la chiesa scelta dai due sposi era stata –ovviamente- una fra le più belle e antiche di tutta la città, e il prete non aveva fatto neanche una predica troppo lunga; così, non appena finito, dopo il lancio del riso e le foto, si erano trasferiti in quella reggia, distante circa mezz’ora dalla città.

Naruto si era chiesto più volte, durante quella giornata, perché fosse andato a quel matrimonio, e perché invece non aveva fatto finta di avere improrogabili impegni come la maggior parte dei suoi amici (Kiba aveva finto la morte del suo terzo nonno); e, be’, la risposta era piuttosto semplice. Non che fosse un gran romanticone o che, ma gli piaceva vedere le persone felici, tutto qua. E se le persone erano ragazzi con cui era cresciuto insieme lo era ancora di più; inoltre, a lui i matrimoni non dispiacevano poi troppo… non era forse bello vedere due persone che si promettevano felicità eterna? Non era bello vedere due persone che si amavano…? Erano cose molto sciocche e utopiche; però, erano cose così belle… e lui si riteneva abbastanza sciocco e ingenuo da crederci; e sapeva anche di essere così sempliciotto da confidare che magari quel momento sarebbe arrivato anche per lui…

«Be’, almeno lui sembra divertirsi.» mormorò ancora Shikamaru, annoiato dal silenzio dell’amico, e desideroso di fare conversazione almeno per ammazzare un po’ di noia.

Si girarono entrambi verso l’altro, la cui differenza di atteggiamento dagli altri due era veramente evidente. Sasuke stava con un ministro da una parte e con un grosso banchiere dall’altra; aveva una mano in una tasca del gessato, con l’altra sorseggiava dell’ottimo champagne, intervenendo nella conversazione fra i due in maniera –a quanto sembrava- molto sagace e azzeccata, ridendo (o perlomeno arcuando gli estremi delle labbra, insomma) delle loro battute… e sembrava decisamente essere a suo agio.

«Bah, avvocati» mormorò il biondo, continuando a sventolarsi la faccia, nel vano tentativo di arginare il torpore che gli stava salendo; e così la scena andò avanti per una mezz’ora circa, mentre Shikamaru borbottava qualcosa o Naruto sbagliava. D’un tratto, quest’ultimo si accorse di avere un enorme vuoto allo stomaco. Ma quando diavolo avrebbero mangiato? Stava morendo di noia, di caldo, e adesso di fame –ma chi diavolo gliel’aveva fatto fare, avrebbe fatto veramente meglio a restare a casa… Neji gliel’avrebbe pagata cara, come diavolo sarebbe potuta andare peggio di cos–

All’improvviso, con un gran frastuono, il grande salone davanti a loro si riempì di gente; i due rimasero lì seduti, mentre dei camerieri montavano quelle che sembravano delle casse nere. Naruto si girò, allegro che qualcosa succedesse; la sala si riempì ben presto.

«Oh no, no, no» esclamò Shikamaru, smettendo di dondolarsi e guardandolo ansiosamente «questa no! Stanno mettendo della dannatissima musica!»

E subito dopo le loro orecchie furono assordate dall’alto volume della musica; i più anziani se ne andarono da un’altra parte, dove avrebbero potuto parlare meglio di affari; le luci iniziarono a calare…

«Naruto, per carità di chi ti pare, togliamoci da questo posto!» urlò Shikamaru, scattando in piedi, e coprendosi le orecchie con le mani. Lui odiava la confusione, la gente o cose inutili come ballare; invece, a Naruto non sarebbe dispiaciuto poi troppo muoversi un po’ per togliersi tutto quel torpore di dosso, o anche solo per fare un po’ di macello… Shikamaru prese a strattonarlo, quando da una porta laterale entrarono i due sposini, evidentemente per unirsi anch’essi alle danze. Per la verità, Neji sembrava parecchio restio a muoversi; ma TenTen, sorridente e radiosa nel suo vestito bianco, lo trascinava, evidentemente più cocciuta di lui; arrivarono al centro della pista e iniziarono dunque a muoversi un po’. Nel frattempo, attirati dalla musica, erano arrivati parecchi ragazzi; Naruto si guardò intorno, entusiasta.

«Ma dove diavolo erano tutti ‘sti ragazzi, prima?!» urlò all’amico, tentando di sovrastare la musica e sorridendo; questi rabbrividì, intuendo cosa l’altro volesse fare.

«Non avrai mica intenzione di…»

«Dai, mummia! Guarda quante ragazze ci sono…! Fallo almeno per il caro Neji, no?» continuò l’altro, spingendolo lontano dalle sedie che finora avevano occupato, e trascinandolo verso il centro della sala; ma l’altro opponeva una ferma resistenza.

«Non ci penso minimamente! Ma non senti che casino, idiota?! E poi…»

In quell’istante arrivò Sasuke, infastidito quanto Shikamaru dal gran baccano.

«Andiamocene via da questo posto! Ma che diamine, stavo parlando di cose serie con ministri e notai, e mi sento questo casino nelle orecchie…»

Erano tutti e tre in piedi, davanti al tavolino fino ad allora occupato dai primi due, a cavallo fra la pista da ballo (ovvero, l’antico ed enorme salone) e la zona per coloro che non volevano ballare, vicina alla parete; le luci multicolori erano piuttosto basse e soffuse, e c’era adesso un intenso viola che permeava tutta la sala… quel che successe in quegli istanti avrebbe condizionato la vita dei tre per lungo andare. TenTen aveva un attimo lasciato il suo sposo a ballare da solo –ovvero, ad agitarsi in modo spasmodico facendo finta di non essere un totale idiota- al centro della pista, si era avvicinata al tavolino proprio di fronte a quello dietro al quale i tre ragazzi stavano ancora esitando, e stava ora incitando alcune sue amiche di vecchia data a seguirla in pista.

Naruto notò vagamente tutto questo, mentre litigava –urlando- con gli altri tre; quando, ecco, il mondo si fermò, d’un tratto.

Una ragazza, la ragazza più bella che avesse mai visto, si era appena alzata dal tavolino davanti al suo dopo l’ennesimo incitamento della sposa; aveva indietreggiato con la sedia, aveva appoggiato le mani sul tavolo, e s’era semplicemente alzata. Indossava un vestito molto molto semplice, di quelli che non hanno spalline, ma che si regge al busto; era piuttosto alta e magra, aveva fianchi ben pronunciati ma seno piuttosto piatto; aveva capelli corti e chiari, come i suoi occhi (il ragazzo non ne riuscì a distinguere la tonalità a causa delle vivaci luci da discoteca)… era qualcosa di divino, di eccezionale, di innaturale. Il ragazzo sembrò perdere tutta la sua solita vivacità ed energia; anzi, adesso boccheggiava proprio…

Ed ecco, il mondo era ricominciato ad andare; la musica tornò di botto, e con esso gli strattoni dei suoi due migliori amici che lo invitavano a indietreggiare; ma lui non capiva più niente, aveva occhi solo per quella meraviglia. Lei ora stava sorridendo, e in maniera sincera; si piegò ai suoi lati, disse qualcosa ed esortò altre due ragazze –dai capelli chiari, come i suoi- ad alzarsi, e quelle obbedirono, a malincuore. Le tre avanzarono nella bolgia: erano uno strano terzetto. La meraviglia era al centro, e sembrava incitare le altre due ad andare a ballare, seguendo TenTen mentre sorrideva; quella alla sua destra, più alta e più formosa di lei, le stava parlando con aria civettuola, l’altra era zitta, ma piuttosto reticente ad avanzare.

«Ragazzi» fece Naruto, quasi senza voce, totalmente stregato dallo spettacolo che aveva davanti ai suoi occhi «ho trovato la donna della mia vita.»

I due alzarono gli occhi, e seguirono il dito tremante dell’amico, che puntava nella direzione delle tre ragazze dai capelli chiari, girate adesso di tre quarti.

«E’ lei.» ripeté il ragazzo, inebetito. «Non vedete? E’ meravigliosa.»

I due si accigliarono; e, se dapprima sulle loro facce c’era una certa aria di scherno, non appena individuarono il gruppetto per qualche motivo tornarono seri: non risposero, né lo presero in giro.

«Sì, per carità, ma quale delle tre biondine?» proruppe Shikamaru, con un certo tono di serietà e curiosità nella voce.

Ma l’amico, evidentemente, non era più in grado di rispondere; come fosse in trance, si liberò dal vincolo degli altri due e si avvicinò sempre di  più alla pista da ballo.

 

 

 

 

 

*°*

 

 

 

 

 

 

«Tutto questo è meraviglioso» commentò Kankuro, sorridendo come se fosse davanti ad un bambino particolarmente stupido. «Veramente meraviglioso. Ma chissenefrega? Gaara, che diavolo c’entra con Temari questo?»

Ma Gaara stava riflettendo. No, no, c’entrava, c’entrava eccome

«Kankuro» disse d’un tratto «ti ricordi… ti ricordi, a metà maggio Temari era stata a un matrimonio… te lo ricordi, no? Non voleva neanche andarci, siamo stati noi a dirle di andare perché era stata invitata e…»

Kankuro era impallidito. Il fratello aveva ragione.

«Magari… magari l’avete vista, no? Magari questa Sakura era con lei… magari…» continuò Gaara, boccheggiando.

«Va’ avanti, su» lo incoraggiò di nuovo il minore, guardandolo ancora apprensivamente come prima.

Naruto stropicciò il naso. E continuò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

********************

Ok, sono le 23:43 e DEVO postare prima che sia mezzanotte, altrimenti questa ammazzata sarà stata vana xD Benissimo.

Comunque! Buono ShikaTema Day a tutti <333 Ah ehm, lo so che magari *questo* capitolo non è proprio tanto ShikaTema, MA! Ma arriverà *___* XD

Mi dispiace, ecco .-. avevo programmato di postare la parte ShikaTema proprio per oggi, ma non ce l’ho minimamente fatta (vi dico solo che ho ancora lezione all’università, cioè -.-), visto quanto sto studiando. Spero vi piaccia questa parte… eh, ehm, non ho scritto nessun altro capitolo >_> la storia ce l’ho in mente molto chiaramente, ma come detto per mancanza di tempo non ho fatto altro, quindi non ho neanche idea di quando postare il 2 capitolo .-. ma d’altra parte o postavo questo primo capitolo o non postavo niente, e dal momento che non ho scritto niente neanche l’anno scorso (causa maturità) quest’anno ho voluto far qualcosa, ecco.

Prometto, dunque, che lo shikatema ci sarà! Anzi, è la coppia principale, anche se potrebbe non sembrare… Be’, intanto godetevi ‘sta bella infarinata di NaruSaku, che tanto non fa mai male no? VERO?! <3333 8D

 

In ogni caso! Il titolo mi piace da morire xD ovviamente, è una citazione dal telefilm “How I met your mother”, e poi capirete perché. In effetti fino a qualche tempo fa ero abbastanza chiusa con questo telefilm (anche se non eccessivamente), ma adesso non più così tanto, insomma… cioè, l’idea è geniale, ma i personaggi dopo un po’ stufano alquanto (e poi hanno rimesso Scrubs alla stessa ora e il confronto non regge xD). In ogni caso, non chiedetemi come, mentre vedevo una puntata mi sono veramente flashata Kankuro e Gaara che interrogavano Shikamaru e gli chiedevano come avesse incontrato la loro sorellina. :D Poi la cosa s’è un po’ allargata e la trama si è infittita un po’… oh, be’, sarà un po’ un casino, ma io mi sono divertita da morire a pensarci su. 

Ah, infine la kitchaggine di colori al titolo ha un motivo: io associo a Shikamaru il verde, a Naruto l’arancione e Sasuke il blu. E poi bo, Temari al rosso. Semplice.

Spero veramente vi piaccia! ^^

 

 

Ringrazio (essendo amministratrice con la mia sociua Sacchan di un bel forum ShikaTema) tutti coloro che hanno partecipato e che sono stati più puntuali di me :D E buono ShikaTemaDay a tutti <3

Commenti, come al solito, graditissimi. Grazie in ogni caso!

(probabilmente il testo sarà pieno di errori, ma è tardissimo e domani ho lezione >__> correggerò appena posso, è osceno fare così ma non posso fare altrimenti…)

(NB: testo ricontrollato. Effettivamente, *era* pieno di distrazioni, ah ehm >_>)

 

 

 

Clahp

 

 

 

 

 

  
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