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Autore: Trigger    24/06/2011    2 recensioni
"Se non sentissi il suo cuore battere, se non sentissi la sua pelle calda, l’odore del suo sangue che scorre lento nelle vene, probabilmente direi che è un vampiro, come me."
Alcuni momenti del telefilm, visti dal punto di vista di Damon Salvatore e la sua ossessione per Elena.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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3.
- Bloodlines –
(Parte II)

 
Per tutto il viaggio, mi guarda con quell’aria scocciata, arrabbiata.
Avrei quasi paura se… no, in effetti non mi farebbe effetto nemmeno se fossimo stati in un’altra dimensione.
Non parla. A farmi compagnia c’è solo quel basso suono di sottofondo. Quello del suo respiro caldo, lento.
Accendo la radio, e mi distraggo un po’.
La campagna delimita la strada, e scorre veloce fuori il finestrino.
Se potessi mi fermerei qui.
- Dov’è la mia macchina?- Oh, ma allora ce l’ha ancora una lingua per parlare.
- L’ho accostata sul ciglio della strada, non darà fastidio a nessuno. – le rispondo voltandomi verso di lei, che sembra quasi buffa, con quell’espressione accigliata.
- E quell’uomo che ho investito? Era un… -
- Per quel che ne so, sì. – la interrompo, liberandola dallo sforzo di trovare un termine delicato per definirci.
- Ma lo conoscevi? –
- No, non l’ho mai visto. Insomma, non è che ci riuniamo al bar dei vampiri. – voleva essere una battuta, ma credo di aver usato un tono un po’ troppo sarcastico.
Lei non ride, io neppure.
Prima che me ne accorga, entro in città, e svolto subito verso la mia meta.
Fermo la macchina davanti al bar.
- Dove siamo? Mi hai portata in un bar? – Oh, la sua perspicacia mi sorprende sempre di più. Non le rispondo e scendiamo dalla macchina, ma a quanto pare non si da’ per vinta.
- Damon, non ho l’età, non mi lasceranno entrare. –
– Vedrai. – le rispondo ammiccando. In fondo sei con Damon Salvatore, baby. Ma questo evito di dirlo ad alta voce.
 
Entriamo nel bar, poco illuminato, come piace a me, e subito la vedo dietro il bancone. Bree. Certo un po’ invecchiata, ma è rimasta una gran bella donna.
Quasi quasi mi pento di averla abbandonata. Mi volto verso Elena, e… no non mi pento di esser stato uno stronzo.
 
- No, non può essere… Damon! – finalmente qualcuno che mi accoglie con il sorriso sulle labbra.
- Il mio tesorino… - scavalca il bancone e si avvicina. Mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Mh, non male.
Pagherei per vedere la faccia stranita, chesicuramente avrà preso possesso della mia compagna di viaggi. Oh, ‘fanculo. La devo smettere.
 
Ci accomodiamo sugli sgabelli, e la vedo trafficare con qualche bottiglia. Di vodka, mi sembra.
- Statemi a sentire. Brindiamo tutti all’uomo che mi ha spezzato il cuore, devastato l’anima, distrutto la vita e annullato qualunque speranza futura di felicità. –
Modestamente, sono io. Sono orgoglioso di me stesso.
Scolo il mio bicchierino in un sorso, poi prendo quello di Elena che da brava ragazza non ha intenzione di bere, senza farmi vedere dalla strega. Lei mi ringrazia con un sorriso. Altro passo avanti. È il primo che mi fa.
Oh, Damon 3 – 0 Stefan.
 
- Allora, com’è riuscito a legarti? – Bree si rivolge a Elena.
- Non mi ha legata. In realtà sto con suo… - ma non la lascia finire. – Se non ti ha legata, ti ha domata. In ogni caso, goditi la cavalcata! –
Oh, oh, oh.
Bree 10 – 0 Elena.
Questa cosa si sta rivelando più divertente del dovuto. E il mio ego ne gioisce.
- Ok. – taglia corto Elena. – Come vi siete conosciuti? –
- Mmh, al college. – risponde Bree continuando a riempirmi il bicchiere.
- Tu sei andato al college? – mi domanda sorpresa.
– Al campus di un college, sì. – e intanto svuoto nuovamente il mio bicchierino.
- Circa vent’anni fa, quando ero una dolce, giovane matricola, incontrai quest’uomo bellissimo e me ne innamorai; lui mi rivelò il suo piccolo segreto e per questo, lo amai ancora di più, perché anche io avevo un piccolo segreto che non vedevo l’ora di condividere con qualcuno. –
- Lei è una strega. – sussurro al suo orecchio.
Elena, mi rivolge un’occhiata eloquente.
 
- Mi hai cambiato la vita, lo sai. –
- Te l’ho solo movimentata. – le rispondo con un sorrisetto.
 
- E’ un campione a letto vero? – ritorna a parlare con Elena.
Bree 2324 – 0 Elena.
- Ma soprattutto è uno che ti pianta in asso. – eccola qui la mia Bree, acida e risentita.
Elena mi rivolge uno sguardo di rimprovero.
Ho fatto cose peggiori.
- Allora, dimmi cosa vuoi da me. –
Tempo al tempo, mia dolce streghetta.
Il cellulare di Elena squilla improvvisamente, è Jenna. Esce fuori per rispondere, così ne approfitto per parlare con Bree senza stupidi convenevoli.
Lei ha la soluzione.
Lei deve averla.
 
La informo del mio piano. Devo liberare la mia dolce Katherine, ma senza cristallo non si fa niente.
- Avanti, deve esserci un altro modo. – le dico.
- Dopo tutti questi anni c’è sempre e solo Katherine? Chi ti dice che sia ancora viva? – Nessuno. Ma io ne sono convinto. Katherine non è morta. Ed io lo dimostrerò.
- Beh, tu aiutami ad entrare in quella cripta e lo scopriremo. – le rispondo languido.
Ma con Bree non attacca. – L’ho già fatto. Vent’anni fa, l’hai dimenticato? Tre semplici passi: cometa, cristallo, incantesimo. –
- C’è un piccolo problema con il secondo passo. Io non ho il cristallo. – Quell’inutile, fottuto cristallo.
- Niente da fare Damon. Non c’è un altro modo, è l’incantesimo di Emily. –
Oh andiamo, c’è sempre un altro modo.
- Potresti fare un nuovo incantesimo, con un nuovo cristallo, che annulli l’incantesimo di Emily. – è così semplice, porca puttana.
- Non funziona in questo modo. L’incantesimo di Emily è assoluto. Non puoi entrare in quella cripta. –
Questo è da vedere.
 

*

Un quarto d’ora dopo Stefan richiama Elena. Sento il telefono squillare, e lei, che a quanto pare ha deciso di rispondergli, esce fuori dal bar.
Come se non potessi sentirla ugualmente, poi.
 
- Elena, sei tu? –No, è tua nonna, imbecille.
La sento sospirare prima di rispondere. – Sì, sono io. –
Fredda e distaccata. Molto bene.
- Dove sei? –
- Tu hai mentito. –
- Lascia che ti spieghi, ti prego. –
- Quindi non avresti mentito? –
- Dimmi solo dove sei, così vengo a prenderti. – Testardo, il mio fratellino.
- Che rapporto c’è tra me e Katherine, Stefan? – Sono sorpreso della sua determinazione.
- Sinceramente, non lo so. –
- Come puoi pretendere che io ti creda? –
- E’ la verità, io … Senti – Ma l’agguerrita Elena non lo lascia finire e interrompe la telefonata. È davvero incazzata. 
 
Senza accorgermene, mi ritrovo alle sue spalle. Ma quando mi sono mosso?
Lei si volta e sussulta spaventata.
Ah già, ora ricordo il perché della mia posizione. Adoro spaventarla così.
- Stai bene? –
- Non fingere di preoccuparti. Lo so che in realtà sei contento. –
In effetti, meglio non negare l’evidenza.
Uno a zero per Elena.
 
Rientriamo nel bar, in silenzio e ordiniamo un panino.
- Allora, supponiamo che io discenda da Katherine, questo fa di me una mezza vampira? –
- Non possiamo procreare, ma ci piace provarci. – le dico malizioso. Oh, al diavolo. Nessuno apprezza le mie battute. Tanto vale dire la verità una volta per tutte.
- Nah, se foste state imparentate, avrebbe avuto un bambino prima della trasformazione. – dico mangiando le mie patatine.
- Stefan pensava di potermi usare per rimpiazzarla? –
Nessuno rimpiazza Katherine. È impossibile.
Ma meglio che tu non lo sappia. Non vorrei demoralizzarti maggiormente.
- Se vuoi il mio parere, è un po’ inquietante. – uh, dei sottaceti abbandonati nel suo piatto. – Non ti piacciono i sottaceti, scusa? –
- Perché vuoi mangiare se tecnicamente sei … -
- Morto? Non è mica una parolaccia. – continuo al posto suo, con tono ironico. – Purché assuma abbastanza sangue regolarmente, il mio corpo funziona come tutti gli altri. – dico addentando un’altra patatina. Lei sorride, ma non sembra divertita.
- Tutta questa gentilezza … C’è qualcosa di vero? – Sussulto impercettibilmente alle sue parole.  A dire il vero sì, non sto fingendo e sorprende perfino me stesso.
Che diavolo sto facendo?
Bree mi libera dall’impiccio di trovare una risposta, portandomi una birra.
- Grazie. –
- Ne prendo una anche io. – sbotta Elena. – Mh? –
- Time-out, ricordi? Per cinque minuti. Beh, quei cinque minuti hanno bisogno di una birra. -
Questa sì che è una donna dalle mille risorse. Scommetto che se al posto mio ci fosse stato Stefan, non avrebbe preso quest’iniziativa.
Altro punto a mio favore.
Spero solo di non doverla portare ubriaca, in braccio fino alla macchina.
 
E ora il suo corpo è contro il mio, ed è come se tutto sparisse.
È leggera, è calda. È profumata.

‘Fanculo.
 
Non so come ma ci ritroviamo in una specie di gara “a chi butta giù più velocemente il bicchierino di vodka”. E Elena … Cristo santo, Elena è forte.
Ne butta giù uno dietro l’altro.
- Pronti? Via! – altro giro.
Elena finisce ancora una volta per prima. Non credo di averla mai vista così euforica.
- E fanno tre! – esulta come una di quelle cheerleader.
- Vuoi un bavaglino? – mi domanda, prendendosi gioco di me.
- Scusa, io non mi scardino la mandibola come un serpente per consumare alcolici. – sarcasticamente parlando.
- Come vuoi. – mi asseconda lei. – Chi è il prossimo? Un altro giro Bree! –
È partita. Andata. Completamente.
E Dio solo sa quanto mi sto divertendo.
Sarà colpa dell’alcol.
- Tesoro, dovresti essere sul pavimento adesso!  - le dice una donna poco più ubriaca di lei.
- Non sono nemmeno ubriaca. – risponde con una smorfia. – La mia tolleranza arriva … - punta un braccio in alto – Fino qui! – completa, con un salto.
 
Ah, quegli occhi sono ancora più belli quando sono così lucidi.
 
Sì è decisamente colpa dell’alcol. Dovrei smettere di bere. Il mio cervello sta andando a puttane. Così come quello di Elena, che ora è impegnata in un’avvincente partita di biliardo tra ubriache.
Mi allontano un secondo. In fondo dove può andare in quelle condizioni?
 
Mi rimetto al bancone, ma prima di ordinare Bree mi chiede: - Ehi, lei dov’è? -
- Era proprio là dietro … - Come non detto.
Controllo dove l’ho lasciata dieci minuti fa, non c’è.
Controllo il resto del locale con lo sguardo. Di Elena non c’è traccia. Dove cazzo è andata?
Poi mi soffermo sull’entrata. La porta è aperta. Mi alzo di scatto ed esco.
Non c’è nessuno. A terra c’è il suo cellulare. Cazzo.
Vado a destra, senza sapere dove cercare.
Vaffanculo. Le avevo promesso che con me sarebbe stata al sicuro.
 
C’è un vecchio deposito abbandonato. Cammino ancora, ma ad un certo punto la sua voce mi ferma. – Damon, no! –
Damon, no cosa? E tutto diventa una grande confusione.
Sento un bastone colpirmi le ginocchia, e sono subito a terra.
Chi cazzo è?
Altra bastonata. Un’altra ancora. Sento le ossa a pezzi.
- Ma che diavolo … - e prima ancora di finire la frase mi ritrovo ad annegare in un liquido giallastro. Benzina.
Sento Elena gridare qualcosa, la sento correre. E dio, come vorrei che non si avvicinasse.
Poi si blocca. Il vampiro di fronte a me si volta verso di lei mostrandole i canini.
- Chi sei tu? –
- Perfetto, non ne hai idea! – ma chi cazzo è questo e da dove cazzo è uscito?
Altra benzina.
 - Di che stai parlando? Che cosa ha fatto? – urla la mia intrepida Elena.
- Ha ucciso la mia ragazza. – La sua ragazza? Quando? Non me lo ricordo.
Uccido troppe persone.
- Cosa ti aveva fatto, eh? Cosa ti aveva fatto?! –
- Niente. - E smettila con questa benzina, porca puttana.
- Non riesco a capire! – si intromette Elena, forse per recuperare tempo, e qualche speranza.
- Lei era andata a trovare Stefan e Damon l’ha uccisa, capito? – Ah, ecco. Adesso si spiegano molte cose. Lexi.
Cerco di rialzarmi ma un calcio mi arriva dritto sul mento.
Dio che dolore.
- Lexi. Lexi era la tua ragazza? –
- Mi ha parlato di te! Mi ha detto che tu eri un umano. –
- Lo ero. –
Cerco di rialzarmi, quando sento il rumore dell’accendino.
Sono fottuto.
- Ti ha trasformato lei? –
Dio, grazie Elena.
- Se vuoi stare con qualcuno per sempre, devi vivere per sempre. –
Katherine.
Un altro calcio.
- Lei ti amava! Diceva che, quando l’amore è vero non puoi scappare! -
Elena.
- Questa è una scelta, che tu non dovrai fare. –
- No, no, ti prego, non fargli del male!  -
Elena.
- Ti sto facendo un favore. –
- Lei ti amava, era buona e questo significa che lo sei anche tu. Sii migliore di lui. Non farlo, ti scongiuro. Ti prego. – la sua voce si rompe.
Ti prego.
Elena.
Mi sento afferrare per il colletto della camicia. Mi ritrovo faccia a faccia con il bastardo.
Ha ceduto, è fatta.
Mi spinge contro la parete opposta, e fa male.
Urlo.
La schiena mi fa male. Ma passerà presto.
- Grazie. – dice Elena.
- Non l’ho fatto per te. –
È andato. Ce l’ho fatta.
 
Una mano calda si posa sulla mia guancia. E quegli occhi che mi guardano ansiosi.
E la mia mente si svuota.
Elena.
Grazie. Grazie a te.
Solo il suo nome, e un muto ringraziamento.

 

*


Me la pagherà. Questa volta non mi limiterò a spezzarle il cuore.
Questa volta il cuore, glielo strappo dal petto.
 
Entro nel bar e la vedo bere avidamente un non so che di alcolico.
Goditi il tuo ultimo drink, mia dolce Bree.
È stata brava, lo ammetto. Ma io lo sarò di più.
 
- Ce ne stiamo andando, volevo salutarti. –
- E’ stato bello rivederti. – Così bello, che hai tentato di uccidermi, brutta stronza.
- Niente bacio? –
- Sono piena di verbena. La metto in tutto quello che bevo. –
Cos’ha, la coda di paglia?
- E perché mi stai dicendo questo? –
- Lexi era una mia amica. – Lexi era amica di tutti a quanto pare. – Come hai potuto?  -
Mi muovo in fretta, e mentre si gira mi ritrovo alle sue spalle.
È spaventata. Ed è giusto che sia così.
Chi è tanto coraggioso da non aver paura della Morte, in fondo?
- La cripta può essere aperta. – dice in fretta.
Non le credo. Non mi devo far influenzare. È solo un trucco.
- Stai mentendo! – le ringhio contro.
- Il libro degli incantesimi di Emily! Se tu sai come lei ha chiuso la cripta, il processo inverso sarà nel suo libro. Puoi aprire quella cripta! –
Cosa?
- E dov’è questo libro? –
- I-io … -
- Tu non ne hai la minima idea. –
- Ti sto dicendo la verità … - mi prega ad un palmo dal viso.
- E io ti credo, mia cara e dolce Bree. – le accarezzo una guancia. – Per questo quasi mi dispiace. – la guardo colpevole, e le infilo una mano nel petto. Le prendo il cuore, e glielo strappo via. Non c’è bisogno nemmeno di usare un po’ di forza.
Lentamente si accascia sul pavimento. Sembra quasi che stia dormendo.
 
Mi lavo le mani, cercando di pulir via quel suo fottuto sangue pieno di verbena.
Prendo la giacca, e vado via.
Addio Bree, è stato un piacere anche per me.

 
*
 
Nel viaggio di ritorno Elena è in vena di chiacchiere.
- Allora, perché mi hai portato con te?  -
- Beh, tu non sei la peggiore compagnia del mondo, Elena. Dovresti darti più credito. –
- Il vero motivo? – è inutile, è impossibile mentirle. Ed io che mi definivo re dei bugiardi.
- Non lo so … Eri lì sulla strada, in perfetto stile damigella in pericolo … Avrebbe fatto arrabbiare Stefan e … tu non sei la peggiore compagnia del mondo, Elena. – E poche volte sono stato così fottutamente sincero.
- Beh, un tempo ero più divertente. – Prima di conoscere Stefan, magari.
Questo pensiero mi fa sorridere.
- Non sei stata male. – e ripenso a lei mezza ubriaca.
- Ti ho salvato la vita. -
- Lo so. –
- Non dimenticarlo. –
Grazie.


- Trigger's notes -
Non è passato tanto tempo, vero? Assecondatemi vi prego. Non sapete quanto mi dispiaccia.  Sempre meglio dello scorso aggiornamento, almeno. :D Ok, non sono simpatica, lo so.
Ma passiamo al capitolo che è meglio. Credo che questo sia il più lungo della storia, e spero appreziate. L'episodio di riferimento è sempre l'1x11, avevo avvertito che avrei scritto un capitolo sullo stesso episodio. Reputo abbastanza importante questo momento e spero di non averlo rovinato.
(Non l'ho riletto il capitolo, quindi potreste trovare errori. Domani vedo di mettere tutto a posto. )
Al prossimo capitolo, un bacione enorme e un altro mazzo di scuse per il ritardo.
T.H.

 

   
 
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