Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Sparrowhawk    26/06/2011    0 recensioni
[Continuazione di: Cherryblossom]
E siccome mi diverto a fare cross-over impossibili...ecco che torno con il mio classico. L'unico che mi sia mai sprecata a scrivere, anche perchè il solo che in qualche modo mi abbia interessata.
Ancora Elliot e Célie alla riscossa, con i soliti noti Ciel, Sebastian e, udite udite, delle new entry!
Godetevi la lettura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Cherryblossom - Pillole di Crossover'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Deus caeli, deus terrae,
humiliter majestati gloriae tuae supplicamus »

Ecco come aveva cominciato Glen, muovendosi verso Sebastian mentre il demone ancora era confuso da ciò che stava accadendo. Ovviamente, l'altro, aveva tentato di alzarsi e di resistere all'esorcismo ma, veloce come non mai, Fang si era intromesso fra lui ed il suo padrone. L'uomo aveva estratto la sua grande spada, ostentando una sicurezza che, al posto suo, Elliot non avrebbe mai potuto avere.

«Ut ab omni infernalium spirituum potestate,
laqueo, deceptione et nequitia,»

Le parole di suo zio venivano sovrastate dal clangore delle armi di Fang contro al forte corpo di Sebastian. La lotta era stata dura, anche se non più del tutto impari. L'esorcismo aveva avuto il suo effetto e, lentamente, il demone che da principio sembrava così potente, era apparso via via più debole ed affaticato.

«omnis fallaciae, libera nos, domine.»

*** *** *** *** ***

Elliot aprì gli occhi lentamente, stranito, i ricordi della giornata precedente a riempirgli la mente con infinita prepotenza. Avrebbe voluto -e dovuto- dimenticare tutto, lo sapeva, ma temeva che sarebbe stato impossibile cancellare ciò che era successo solo poche ore prima.

Non sapeva quando aveva appoggiato la testa al cuscino del suo letto ne, tanto meno, quando si era deciso ad entrare nel mondo di Morfeo senza più opporre resistenza. Aveva passato una nottata movimentata, certo, glielo si leggeva in faccia, però lo stesso era stato felice di aver dormito almeno un pò. Suo zio gli aveva detto che, nel suo caso, non c'era nessun rimedio meglio di una bella -e non sana- dormita. Per quanto tormentato avrebbe potuto essere da incubi vari.

Il ragazzo si portò una mano fra i capelli, scompigliandoseli un poco. Il respiro era calmo, più di quanto avesse immaginato, e addosso non aveva neanche una goccia di sudore. Quella non era la prima volta che faceva brutti sogni, eppure, a differenza delle sue altre esperienze, ecco che era totalmente ed innegabilmente a suo agio. Ciò che aveva visto non era di certo piacevole, ma lo stesso stava bene.

"Forse è la consapevolezza di aver messo la parola fine alle mie disgrazie..." pensò, alzando le spalle, le gambe che già andavano oltre la sponde del letto "Sebastian è morto. O comunque non ci darà fastidio per un bel pò...meglio di così."

Si alzò in piedi ed evitò con grande prontezza di spirito i vari cuscini che, forse, aveva lanciato a terra nel corso della notte. La luce della luna filtrava dalle tende tirate e, di tanto in tanto, il giovane doveva chiudere gli occhi di colpo accecato dalla sua intensità. Anche il tempo era migliorato dopo che la grande minaccia era stata debellata. Infantile da parte sua crederlo, non diceva di no, però era sempre bello pensarlo. Per quanto il resto del mondo non sapesse che genere di lotta si era svolta a villa Phantomhive, lui e gli altri ne erano consci e ciò bastava a rallegrarlo di fronte al bel risultato ottenuto.

Scalzo, con addosso solo i pantaloni del pigiama nero -la maglia se la era tolta per il caldo-, uscì dalla sua stanza e camminò tranquillo sino alle scale, scendendo ogni gradino con estrema cautela. I corridoi a quell'ora di notte di certo non erano illuminati ed era abbastanza difficile determinare quanto lontano fosse il prossimo scalino. Fortunatamente la rivestitura faceva sì che i suoi passi non fossero udibili e perciò nessuno lo avrebbe sentito se avesse continuato a quella maniera. Se invece fosse caduto -dio non volendo-, probabilmente l'intero maniero si sarebbe svegliato: le sue imprecazioni avrebbero avuto lo stesso effetto del canto del gallo, urlando come era solito fare.

Fermandosi un secondo di fronte alla grande vetrata posta a metà della gradinata, Elliot si mise in silenzio a contemplare il paesaggio notturno che si godeva dalla sua postazione. C'erano tante stelle quella sera, ma come già prima aveva notato, l'unica luce veramente rilevante era quella dell'astro più bello di tutti.
Quella luminescenza gli ricordava un pò l'immensa fonte di luce che li aveva investiti quando Sebastian era stato esorcizzato del tutto.

*** *** *** *** ***

«Vade, Satana, inventor et magister
omnis fallaciae, hostis humanae salutis.»

La fatica che Sebastian sentiva, parola dopo parola, era deventata ormai visibile a tutti quanti. In quel momento nessuno aveva più dubitato della loro vittoria e, consci dell'imminente fine del loro comune nemico, i più avevano già cominciato ad esultare.
Oz, che raggiunto il suo amico stava sorridendo tutto giulivo, si era lasciato sfuggire alcuni versi ti consenso vedendo il demone messo alle strette.
Elliot, dal canto suo, non aveva smesso di guardare la scena, sbigottito. Dentro di sè ancora aveva immaginato di finire stecchito quella sera.

«Humiliare sub potenti manu dei.»

Glen aveva continuato imperterrito, così come anche Fang stava facendo di tutto per controllare che Sebastian non trovasse un modo per fuggire.

«Exorcizamus te, omnis immundus spiritus
omnis satanica potestas, omnis incursio»

Célie si era avvicinata al gemello e lo aveva aiutato ad alzarsi. Insieme, stretti l'uno alla mano dell'altra, si erano apprestati a guardare negli occhi un'ultima volta il loro "assassino". Sì, in un certo senso lui li aveva uccisi, ma non era riuscito nel suo intento. La giovane Phantomhive aveva scoperto di possedere abbastanza potere da riuscire nell'intento di riportare indietro sia la sua anima che quella del fratello.

Una bella fortuna, avrebbero convenuto più avanti tutti gli altri.

«infernalis adversarii, omnis legio,
omnis congregatio et secta diabolica.»

E con quelle ultime parole, Sebastian aveva semplicemente aperto gli occhi, sgranandoli appieno, una strana espressione impressa in volto. Aveva sofferto, Elliot lo sentiva, però non si era lasciato sfuggire neanche un urlo seppure soffocato.
Una grande luce lo aveva avvolto e poi, dove prima il demone se ne stava ritto in piedi, improvvisamente non c'era che il nulla.

*** *** *** *** ***

«Ma dai, anche tu sei sveglio?»
Elliot puntò lo sguardo sui suoi amici, tutti raccolti vicino al caminetto che, con il fuoco acceso e scoppiettante al suo interno, fondeva calore tutto attorno a loro.
Sorrise poi, chiudendosi la porta alle spalle e raggiungendoli. Per poco si era scordato che, per comodità, Glen aveva deciso di far dormire Ciel, Célie ed Oz a casa loro.
«Sta diventando affollato qui.» disse scherzosamente Oz, sdraiato com'era sul tappeto proprio di fronte alla grande bocca del camino.
«Se non ti va la nostra presenza puoi sempre andartene tu, non credi?» gli rispose Ciel, guardandolo dall'alto della sua poltrona rosso magenta «Non mi sembra che ti abbiamo obbligato noi a seguirci qui.»
«Andiamo, Ciel, non essere così scontroso...»
Célie rise sotto ai baffi dopo aver parlato, arrossendo poi un poco una volta che ebbe modo di guardare Elliot. I suoi begli occhioni bicolore rimasero per alcuni secondi a fissare i particolari del petto, ora muscoloso, del ragazzo prima di spostarsi velocemente su dell'altro. Adesso che tutto era finito, come era ovvio che fosse, la sua timidezza aveva tornato a fare capolino come nulla fosse impedendole di interagire con lui come avrebbe voluto.

Questa volta però, lo sapeva, c'era anche dell'altro ad impedirle di abbracciarlo con tutta la forza che aveva.

«Non riuscivate a dormire neanche voi?» domandò allora il padrone di casa -o comunque il secondo in comando-, sedendosi sul divanetto che stava di fronte a quello scelto da Célie, vicino alla poltrona di Ciel.
I compagni annuirono all'unisono, neanche fossero stati telecomandati da una mente superiore.
«Sono successe troppe cose, oggi.» continuò lui, chinandosi in avanti, i gomiti poggiati sulle ginocchia e le mani giunte di fronte al corpo «Di certo non ce le dimenticheremo molto velocemente.»
Lo aveva detto anche prima, no?, che era impossibile scordare una cosa come quella che aveva vissuto nel giro di poche ore.

«Io dico che non ce le dimenticheremo proprio!» esclamò il biondo, perso fra le fiamme che divampavano di fronte al suo naso.
Elliot si accigliò. Sì, anche quella era un'opzione in fin dei conti. Era orribile, ma era una possibilità.

«E...voi due come state?»
I due gemelli si guardarono un istante prima di rispondere.
Era difficile dire come si sentissero, se spossati o sollevati. Forse entrambi. Forse nessuno dei due. Qualcosa sentivano, nel profondo di loro stessi, ciò era certo, ma era complicato che cosa esattamente.

Per loro, sopratutto per Ciel, non si era trattato di condividere una sola giornata con un demone. Avevano passato giorni, mesi, anni a braccetto con una persona che, pur essendo al loro completo servizio, aveva un potere decisionale capace di schiacciare ogni loro decisione. Sebastian era sempre stato più di un maggiordomo, e per quanto costretto ad ubbidire per via del contratto stipulato con il giovane conte, c'era sempre stato qualcosa di tremendamente terrificante in lui.

«Io mi sento un pò...svuotato.» rivelò infine Ciel, accavallando le gambe, calmo come sempre «...ma immagino che questa sensazione svanirà prima o poi. Così come il totale spaesamento che provo.»

La sua villa era andata mezza distrutta dopo l'esplosione che si era portata via Sebastian, e perciò da quel momento in poi avrebbe passato molto tempo a casa Baskerville per quanto, era ovvio, la cosa non gli andasse poi molto a genio. Aveva perso in un colpo solo la sua miglior pedina e la sua casa, nonchè un considerevol ammontare di denare...ma almeno aveva ancora la sorella e, molto più importante, la sua anima.

«Guarda il lato positivo, Cielluccio» mormorò Oz, girandosi a pancia in giù ed appoggiando il mento ai palmi aperti «almeno sei ancora vivo.»
Ciel lo guardò storto. Oltre ad avergli letto nel pensiero lo aveva pure chiamato a quella maniera. Quante vole doveva dirgli di smettere?
«Il mio nome è Ciel, Oz, Ciel.» sibilò «Non Cielluccio, ne Ciellino. Solo Ciel.»
«Ok ok.»

«E tu invece, Célie?» continuò Elliot, ignorando i due «...come stai tu?»
Inutile dire che avrebbe voluto porre quella domanda da principio. Ormai aveva capito che anche con Ciel condivideva una stranissima amicizia, ma per quel che riguardava la sua gemella, beh, lì valeva un discorso ben diverso.
La amava, la amava tanto, e la distanza che si era creata fra di loro nel giro di così poche settimane lo stava distruggendo perfino ora che ogni sua agonia sarebbe dovuta svanire.

Eccolo là, l'ultimo grande nemico di Elliot. L'imprevedibilità del destino. Solo il fato avrebbe deciso l'esito della sua storia d'amore con lei.

Célie sembrò capire cosa stava passando nella sua mente e, cercando di sorridere dolcemente, si fece coraggio per parlare anche di fronte agli altri due. Cosa ben ardua per una che, certe cose, faceva già fatica a dirle al diretto interessato.

«Ora che stiamo tutti bene...» cominciò «Ora che sono...c-con te...» e qui Ciel cominciò a muoversi sulla poltrona. «...tutto va bene. Mi sento...bene. Mi sento felice.»
Elliot avvampò al suono di quelle parole. Le sue gote divennero così rosse che furono in grado di rivaleggiare con quelle di Célie stessa.
«Beh? Non vi baciate?»

I due innamorati si alzarono contemporaneamente in piedi e fissarono sbigottiti Oz che, sdravaccato come prima, stava semplicemente ridendo come un povero beota.

«Ma sei scemo o cosa?!» esclamò Elliot, stringendo i pugni.
«I-Io non avevo...neanche pensato a..a...» disse Célie, le mani strette ai lembi della sua bella camicia da notte azzurro cielo.
«Oh, andiamo, a chi volete darla a bere. È evidente che non vedete l'ora di sbaciucchiarvi!»
«N-No invece!»
«Bugiardo! So per certo che hai un bisogno di baciarla che ti urge dal di dentro!»
«Non...non la voglio baciare, invece!»
Célie fissò Elliot, gli occhioni lucidi. «Ah...no?»
«A-aspetta, non è come pensi, sì che voglio m-ma...» Elliot guardò altrove, grattandosi distrattamente una guancia «...ma non davanti a loro due...»
«Bacio, bacio, bacio.» Oz cominciò a battere le mani e, di fronte allo sguardo supplicante dei due, perfino Ciel dovette mettere becco in quella discussione.
«Su, Oz, se Elliot non se la sente di fare una cosa da uomo non possiamo mica obbligarlo...»

A quel punto, le guance dell'erede della famiglia Nightray, non furono più rosse solo ed esclusivamente per l'imbarazzo.
«Come scusa?!»
Ciel ghignò. «Se non hai il coraggio lascia perdere, sono giusto contento se lo fai.»
«Io ho il coraggio!»
«E allora buttati, ti concedo perfino il mio benestare.»

Elliot si morse un labbro e, voltandosi piano verso la sua Célie, si specchiò un secondo in quelle iridi eterocromatiche. Se avesse potuto si sarebbe lasciato cadere a terra, seguendo il messaggio che le sue gambe gli stavano mandando. Non lo avrebbero retto ancora per molto, lo sapeva. Forse stava per svenire. E il suo battito cardiaco poi? Che stesse per avere un infarto?!

«Allora?»
«Un attimo, santo cie-»

Fu Célie a baciarlo, tagliando i preamboli e facendo ciò che, Oz aveva ragione, aveva desiderato fare da che erano arrivati a villa Baskerville.

Gli era mancato così tanto. Giorno dopo giorno aveva sognato di sentire ancora una volta le sue carezze sulla pelle, i suoi occhi a scrutarla con amore e dolcezza, quasi con timore di poterla sciupare. Erano stati quei pensieri a mandarla avanti in quella follia che era diventata la sua vita. Quei pensiero a darle il coraggio per sperare sempre e comunque in qualcosa di migliore, sia per sè che per Ciel.

Staccandosi da lui sorrise, timidamente. «Ho ancora...il diritto di dirti che ti amo, Elliot?»

Lo sentì sospirare mentre, con una mano, le carezzava i capelli.

«Certo schiocchina.» le rispose «Certo. E d'ora in poi staremo-»

«STAREMO SEMPRE INSIEME!» strillò Oz, saltando loro addosso e tirandosi dietro Ciel.

Il quartetto di amici caddero rovinosamente a terra ma, ridendo, nessuno di loro sentì veramente male.
Sì, sarebbero stati insieme per sempre.
Erano una grande, strana, impossibile famiglia felice.

Ed Elliot e Célie, stavolta, non avrebbero permesso a nessuno di portare loro via quella bella prospettiva.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Sparrowhawk