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Autore: Kricca    26/06/2011    1 recensioni
Questo è un tema di epica in cui dovevo descrivere parte della giornata di Ettore dal punto di vista di Paride. Non sapevo se pubblicarla o meno, in quanto ritengo sia peggiore dell'altro testo che ho pubblicato, su Briseide, ma lo sottopongo comunque alla vostra attenzione.
"Buongiorno padre. Paride." mi dà il buongiorno, con educazione, ma so quanto sia freddo in realtà il suo saluto.
Ricambio gli omaggi, desideroso di allontanarmi al più presto dai miei familiari. Sembra incredibile quanto sia diventata soffocante questa sala nel giro di pochi minuti."
Aspetto con ansia un vostro parere, necessario a capire cosa devo correggere o meno. Buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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...Lo riconosco dall’andatura sicura e regale, mio fratello Ettore, prima ancora che raggiunga me e gli altri commensali per la colazione.
- Buongiorno padre. Paride. – mi dà il buongiorno, con educazione, ma so quanto sia freddo in realtà il suo saluto.Le sue parole celano un disprezzo e un risentimento che vanno oltre ad una normale litigata tra fratelli.
Ricambio gli omaggi, facendo finta di niente, desideroso di allontanarmi al più presto dai miei familiari. Sembra incredibile quanto la sala sia diventata soffocante questa sala nel giro di pochi minuti.
Vado via il prima possibile, ma Ettore mi segue.
- Paride! Aspetta! Ci sono delle cose di cui dobbiamo discutere!- mi dice, allungando il passo per raggiungermi.
Mi fermo e esibisco un espressione che so quanto gli dia fastidio. – Fratello, il comando l’hai tu, perciò non vedo perché io…-
- Veramente ero venuto a chiederti principalmente se volevamo allenarci insieme.- è la sua risposta secca. Infastidita.
Non ho assolutamente voglia di assecondarlo, ma sono costretto. Purtroppo sono questi i doveri dei principi di Troia.
Scendiamo nel campo dove i nobili troiani si esercitano, prendiamo l’armatura e iniziamo a combattere amichevolmente.
Mio fratello colpisce senza scherzare, con forza, senza pietà.
Lui è sempre stato migliore di me.
- Basta Ettore, io me ne vado- mi arrendo, dopo un po’.
- Avanti fratello! Fatti onore! Dimostra che sei degno di tuo padre!- mi sprona Ettore. Mi sembra di notare una certa ironia nelle sue parole, come se lui credesse l'esatto contrario. Io non sono come lui.
Con le sue parole, mio fratello mi innervosisce ancora di più.  Le uniche cose che sa dire sono queste, sono le uniche cose che per lui contano, che per la mia famiglia contano, e che io ho disonorato.
Abbandono la spada per terra, voltandomi e togliendomi l’armatura, per poi tornare a palazzo. Sputo per terra, il disprezzo evidente per le parole di mio fratello. Onore in combattimento! Sembra l’unica cosa che interessi a mio fratello, figlio prediletto di nostro padre, eroe di Troia, unico guerriero in grado di fronteggiare Achille in un duello! Come se fosse l’unica cosa che verrà ricordata dalle generazioni a venire! Il combattimento, la morte sul campo, la gloria per essere stato un guerriero valoroso! Come se fra cento anni qualcuno si ricordasse di un soldato più forte degli altri solo perché è morto con onore!.
Sono solo stupidaggini, e mentre penso questo, mi allontano, diretto dalla mia sposa. Elena, la donna più bella fra tutte, la più contesa e corteggiata tra tutte le altre principesse greche, è la mia sposa, attende me nel letto coniugale, per me prega la sera prima di coricarsi, io che sono l’unico ad essere alla sua altezza. Questo, verrà ricordato fra i posteri.
- Signore, notizie importanti riguardo l’indietreggiamento dei nemici dalle colline circostanti Ilio!- il filo dei miei pensieri viene interrotto bruscamente da un messaggero delle truppe schierate là fuori.
- Portalo a mio fratello è ad allenarsi.- dico, senza dargli il tempo di ribattere, diretto verso le camere della mia sposa. Nulla ora può distrarmi dal soddisfare il mio desiderio.
Una sua serva apre la porta e mi lascia passare, poi, ad un cenno di Elena, la richiude alle sue spalle.
 
All’ora di pranzo io ed Elena ci rechiamo a mangiare insieme al resto della famiglia come, purtroppo, siamo obbligati a fare almeno due volte alla settimana.
 La mia sposa sembra accettare molto più volentieri di me questi incontri familiari a cui mi sottrarrei volentieri. Niente di più futile e noioso.
Ettore e la sua sposa arrivano poco dopo, e si siedono di fronte a noi sorridendo con eleganza. La sposa di mio fratello, Andromaca, porta tra le braccia il figlioletto piangente, che culla e porta al petto, in un abbraccio, mentre il marito guarda entrambi con affetto. 
Guardo la mia sposa, sentendomi non da meno, anche se non culla nessun neonato singhiozzante, fiero di essere suo marito. Eppure mio padre è il primo a seguire le manifestazioni d’affetto tra Andromaca, Ettore e il figlio, esibendo addirittura un sorriso.
Trattengo un ringhio sommesso, quasi disgustato. E’ quello che hanno sempre inculcato nella testa di ognuno di noi: la famiglia, la gloria e l’onore in combattimento, e solo questo sembrano notare tutti, in questo palazzo. Possibil che non notino lo splendore della donna che siede accanto a me! I suoi capelli lucenti e la carnagione chiara come la luce della luna?!
Rabbia. Solo rabbia per quello che questi ciechi non sanno notare. La bellezza.
Il pranzo, come il pomeriggio, trascorrono lentamente, tra discorsi più leggeri e quelli più noiosi sulla guerra: possibile che anche entro le mura del palazzo si debba parlare di quello che succede là fuori? Mentre Ettore parla, con grande abilità, tutti stanno zitti, ad ascoltare ciò che l’eroe troiano ha da dire. Tutti pendono dalle sue labbra, succubi della sua indiscutibile arte oratoria. A Troia dicono che sarà ricordato per il suo coraggio e il suo onore, perché l’unico in grado di salvare Troia.
Eppure, la sera, dopo che le tenebre sono calate, nella camera nuziale, mentre sto per fare Elena ancora più mia, mentre guardo il suo viso e il suo corpo perfetto, sono convinto che sarò io, Paride, l’uomo più bello del mondo, a essere ricordato.
 
  
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