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Autore: CABARETdelDIAVOLO    27/06/2011    3 recensioni
Una giornata al 221B di Baker Street... una giornata come tutte le altre? Così sembrerebbe... Allora perchè appare più misterioso del solito agli occhi del suo amico e coinquilino John Watson, anch'egli stranamente assorto nei sui pensieri? Un divertente sipario su una giornata particolare del famoso Consulente, impegnato in una frenetica e complessa ricerca che lo porterà per la prima volta a confrontarsi con la dolce semplicità dell'amicizia.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dolce Deduzione

"Un amico è come una forte luce capace di illuminare anche le giornate più nere" - Argentea

"Non mi dire che sei stato sveglio tutta la notte?"

"Mm..."

John Watson stava guardando il suo compagno di appartemento con aria inquisitoria e preoccupata. In mano una tazza di caffè bollente.

"Lo sai che dovresti riposare, almeno ora che nessun pazzo psicopatico vuole fare esplodere Londra. Non sai mai quando potresti dover rimane sveglio per intere giornate."

Nuovamente la risposta di Sherlock Holmes non era stata più di un grugnito. Pareva assorto in qualche pensiero, il volto diretto verso lo schermo del suo portatile. Improvvisamente parve accorgersi della presenza dell'amico.

"Oh, John! Finalmente sei sveglio. Ti stavo aspettando."

L'ex-soldato corrugò la fronte, accigliato.

"E per quale motivo?" Chiese egli mentre sul volto compariva un mezzo sorriso.

"Passami il cellulare."

L'espressione di John si modificò in pochi istanti, divenendo rassegnata e quasi delusa.

Dopotutto non poteva aspettarsi che Sherlock lo sapesse.

Scuotendo la testa appoggiò la tazza, ormai vuota, sul tavolo della cucina e, sistematosi la cravatta, afferrò la giacca.

"Io vado a lavoro. Sono già in ritardo."

Finalmente Sherlock alzò lo sguardo dal suo computer, indugiando con gli occhi sull'amico.

"Che c'è? Ho la camicia storta?"

"No, niente" Rispose prontamente il Consulente Investigativo "Ricordati che dobbiamo incontrare Lestrade oggi."

"Certamente. Pranzo al solito posto?"

"Mm..."

E detto ciò, lo sguardo di Sherlock si riposò sul portatile mentre John, la giacca indossata, scese gli scalini e con un tonfo si chiuse la porta alle spalle. Nella sala cadde il silenzio, interrotto solamente dal rumore delle sue dita che battevano freneticamente sulla tastiera. Fuori il rumore delle macchine faceva da sottofondo ai suoi pensieri mentre il vecchio orologio a pendolo scandiva i minuti.

Beep-Beep.

Le mani di Sherlock si bloccarono mentre con un gesto lento alzò il volto, spostandolo sulla scrivania dove giaceva il cellulare. Dopo una rapida occhiata tornò nuovamente a fissare lo schermo del pc, le dita a riprendere il loro moto.

'Conclusione: articolo corretto per il raggiungimento dell'obbiettivo non ancora identificato. Necessito di più informazioni. Intensificare ulteriormente l'ind-'

Beep-Beep

Nuovamente il suono del telefono distolse Sherlock dai suoi pensieri. L'uomo guardò malignamente la scrivania, chiuse il portatile con decisione e si trascinò fino ad essa, afferrando l'apparecchio. Sette messaggi. Tutti di Mycroft. Tutti uguali.

'Raggiungimi. È importante.'

Sherlock mise il cellulare nella tasca e prese a fissare il muro, lo sguardo perso nel vuoto. Improvvisamente prese la sua sciarpa, la legò al collo e uscì di casa. Stava ormai camminando da un paio di minuti quando una macchina scura si fermò al suo fianco e la portiera si aprì, invitandolo ad entrare. Holmes proseguì la sua camminata, tentando di ignorare lo sguardo puntato su di sè. Si infilò in una serie di stradine strette, sperando di far perdere le proprie tracce ma, dopo qualche minuto, la medesima macchina si affiancò nuovamente a lui. Rassegnato salì nella vettura che subito riprese la sua corsa.

"Cosa vuoi?"

L'uomo seduto di fronte a lui sorrise amabilmente.

"Sempre così scontroso, Sherlock.."

Il Consulente lo guardò intensamente prima di spostare lo sguardo fuori dal finestrino. Mycroft sorrise di nuovo.

"Scommetto che non hai ancora trovato nulla..."

A quelle parole Sherlock si voltò, posando gli occhi sul fratello.

"Ritengo non siano affari tuoi.." Rispose seccamente senza spostare lo sguardo. Mycroft si avvicinò lentamente al fratello mentre la macchina girava l'angolo e tornava a fermarsi davanti al numero 221B di Baker Street.

"Vuoi un consiglio?" Cominciò a voce bassa "La soluzione è nelle cose più semplici." E detto ciò aprì la portiera e salutò il fratello con un cenno del capo. Sherlock scese dalla vettura senza degnare Mycroft di uno sguardo e risalì i gradini che portavano al suo appartamento afferrando tra le dita una sigaretta che aveva ritrovato nelle tasche dei suoi pantaloni. La fissò per qualche istante prima di gettarla in un angolo e sedersi sul divano. Estrasse dal cassetto tre cerotti alla nicotina, li attaccò al braccio e si perse nei suoi pensieri.


La mattinata di John non era stata delle migliori ma neanche delle peggiori. Come al solito aveva visitato molti pazienti, come spesso accadeva si era appisolato nel suo studio e come recentemente era abitudine era stato svegliato da Sara. Era ormai ora di pranzo e il dottore chiuse il suo studio, salutò la donna con un rapido "ti chiamo dopo" e si diresse verso il ristorante. Arrivato sulla porta potè vedere Sherlock, gli occhi fissi e lo sguardo assente, tamburellare con le dita sul tavolino. Entrò nel locale e si mise a sedere di fronte all'amico.

"Sherlock..."

L'uomo non rispose.

"...Sherlock?"

Un leggero grugnito provenì dalle labbra dell'uomo, segno che aveva percepito la presenza dell'amico ma non aveva voglia di pronunciare frasi di senso compiuto.

"Cos'hai oggi? Non che di solito tu sia di molta compagnia ma...oggi in particolare...grugnisci anche meno."

Sherlock lo guardò e fece un fugace sorriso poco prima che il locandiere si avvicinasse per le ordinazioni.

"Mi stai nascondendo qualcosa? C'è qualche caso in ballo?" Domandò John quando il cameriere si allontanò. Sherlock sviò l'argomento e John non domandò più nulla. Se per una volta aveva un caso di cui non voleva parlare non avrebbe certo insistito.

I due si stavano ormai alzando da tavola quando l'attenzione di Watson venne catturata da un cameriere che portava su un vassoio un paio di Muffin al cacao.

"Sai Sherlock" cominciò senza nemmeno assicurarsi se l'amico stesse ascoltando o meno "esattamente dieci anni fa, poco prima che mi arruolassi, mia sorella mi portò in un locale, si chiamava Cher o Chet o qualcosa del genere... Mi fece chiudere gli occhi e mi mise tra le mani questi Muffin alla crema di nocciola. Li ricordo benissimo perchè avevano un ingrediente particolare che li rendeva diversi dagli altri Muffin. È un peccato che quel posto abbia chiuso."

John alzò il volto e si mise a guardare l'amico che, ancora concentrato, stava guardando fuori dalla vetrata.

"Sherlock?"

"Mh?"

John scosse la testa per qualche istante e sorrise fugacemente.

"No, niente...Andiamo o faremo tardi."


Arrivati alla centrale di polizia, un affannato Lestrade li stava aspettando.

"Sarò da voi tra un minuto. Abbiamo appena ricevuto una chiamata anonima sospetta."

Sherlock guardò l'uomo con fare assente e lo seguì nello studio mentre John rimase fuori ad aspettare.

"Che giornata tremenda"

La voce dell'agente Donovan fece sobbalzare il dottore il quale, voltatosi, la squadrò accigliato. Di sicuro non poteva essere tremenda quanto quello stesso giorno di un anno prima. Erano passati esattamente 365 giorni da quando una profonda ferita al braccio lo aveva costretto fuori dall'esercito. E sicuramente era stata una trementa coincidenza. Stavano festeggiando quando accadde. Tutti urlavano, ma non ricordava le parole.. l'unica cosa che aveva in mente era la voce del suo collega che lo chiamava... "John..." e che pareva molto preoccupato... "John..." ora che ci ripensava aveva lo stesso timbro di voce di...

"John!"

Il dottore guardò di fronte a sè e si ritrovò faccia a faccia con Sherlock.

"A che stavi pensando? Ti ho chiamato tre volte!"

L'uomo lo guardò sorridendo.

"Niente di importante. Hai finito?"

"Si, andiamo.."

John e Sherlock uscirono dalla centrale e si diressero verso casa. Arrivati all'angolo il dottore guardò il suo silenzioso amico ed espirò.

"Sherlock, va tutto bene?" Chiese preoccupato mentre Holmes lo guardava con sguardo serio facendo un cenno deciso col capo. John si portò la mano alla fronte. "Va bene, allora io vado da Sarah, mi sta aspettando.. Se ci sono problemi.."

"Non ce ne saranno" Lo interruppe lui, fissandolo.

"Va bene. Ah, non torno per cena."

Sherlock annuì nuovamente mentre John chiamò un taxi, salì e sparì dietro un vicolo. Il consulente iniziò a girare per le strade di Londra, analizzando ogni oggetto che gli si presentava sotto gli occhi.

"Non adatto. Inutile. Senza scopo. Ovvio. Banale."

Improvvisamente i suoi occhi si bloccarono su una scatola nera di circa 30 cm su cui vi era un disegno rosa che attirò la sua attenzione. Non riuscendo a capire cosa fosse si avvicinò, incuriosito, per leggere il nome sulla scatola.

"V-vib-vibrat...oh..." Realizzando la natura dell'oggetto, Sherlock fece un passo indietro e si voltò, sistemandosi la sciarpa. "...sconveniente."

Il cielo cominciava ad imbrunire quando improvvisamente l'uomo si bloccò sentendo una coppia di innamorati parlottare seduti su una panchina accanto a lui.

Francesi...

D'un tratto la donna si rivolse al compagno con un appellativo che fece istantaneamente illuminare il volto del consulente che si voltò e iniziò a fissarli. Mio caro... Mon...

"...Voulez-vous quelque chose?"

Sherlock spalancò gli occhi e si portò entrambe le mani davanti alla bocca.

"Come è possibile che mi sia sfuggito!"

Afferrò il cellulare e si mise a fare rapide ricerche alzandosi in piedi e andandosene, lasciando la giovane coppia allibita.

Una volta ottenuto il risultato atteso corse in mezzo alla strada, fermò un taxi e diede le direttive.

Un sorriso finalmente soddisfatto comparve sul suo volto stanco.


"Sherlock! Sei in casa?"

La voce di John risuonò forte nell'appartamento vuoto. Erano da poco passate le undici quando l'uomo rientrò a Baker Street, preoccupato per i continui atteggiamenti sospetti che l'amico aveva mostrato durante la giornata. Si guardò intorno alla ricerca di un qualche segno che potesse indicare dove fosse Sherlock, ma non trovò nulla se non un breve biglietto con scritto 'farò tardi. Non aspettarmi'.

John decise per una volta di fare come gli era stato detto, in fondo se ci fosse stato qualcosa di importante Sherlock lo avrebbe avvisato come sempre. Si fece una rapida doccia e si mise a letto, stanco per la giornata.

Era addormentato ormai da qualche minuto quando sentì la porta della camera cigolare. Aprì gli occhi e afferrò la pistola che teneva sotto il cuscino, spaventato dall'idea che qualcuno potesse essere entrato nell'appartamento, ma quando si guardò intorno l'unica cosa che vide era un pacchettino, appoggiato sul comodino di fianco al suo letto. Sotto al pacco c'era un bigliettino.

'Il nome del locale era Cherry...'

Immediatamente riconobbe la calligrafia di Sherlock ed incuriosito guardò all'interno del sacchetto. Vi trovò un singolo Muffin alla crema di nocciola.

'...non ha chiuso, è stato trasferito...'

John guardò il dolce e non potè trattenere un largo sorriso. Sopra c'era una piccola candela dorata.

'...Buon compleanno.'

  
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