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Autore: Back To Vegas Skies    28/06/2011    1 recensioni
"Il ragazzo della biblioteca" era diventato il suo chiodo fisso.
Non lo conosceva per niente, eppure si sentiva incredibilmente attratto da lui: c'era qualcosa nelle sue movenze, nel suo sorriso così aperto e spontaneo, nel suo modo di essere sempre allegro e gentile, che lo avevano rapito sin dal primo istante in cui il suo sguardo timido aveva incrociato quello dei grandi occhi castani. Eppure non aveva mai avuto il coraggio di intraprendere un discorso con lui, ne’ di chiedergli semplicemente un “come va oggi?”, anche se il bel ragazzo sembrava molto disponibile a questo tipo di chiacchiere.
[Per la serie "Coppie Assurde": Mikey WayxWilliamBeckett!]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: My Chemical Romance, The Academy Is
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi pagano, non li conosco e non so cosa fanno. (Y)
Questa storia è nata da uno dei miei frequenti cambi di personalità. Infatti, credendomi Pete Wentz ho cominciato ad accoppiare persone a random LOL
Vebbè, mi ritiro XD Buona Lettura :3

Capitolo 1
"IS THE EAST, AND JULIET IS THE SUN."
 
La biblioteca era semivuota e immersa in un silenzio quasi surreale, rotto di tanto in tanto solo dal fruscio delle pagine girate pigramente da qualche lettore.
Il ragazzo che sedeva dietro la grande scrivania di legno scuro teneva la testa poggiata su una mano, gli occhi bassi su un libro aperto davanti a sé, le dita sottili che a intervalli regolari scostavano i lunghi capelli castani che gli ricadevano sul volto. I suoi tratti erano delicati e sembrava molto giovane: doveva avere 20, forse 22 anni, o almeno così era sembrato a Mikey la prima volta che lo aveva visto, entrando nella polverosa piccola biblioteca del polveroso piccolo paese nel quale viveva.
Ricordava ancora il momento in cui ne aveva varcato la soglia, aspettandosi, ad attenderlo, la solita vecchia bisbetica, magari pure zitella, che lo rimproverava per qualche invisibile piega su uno dei suoi amati libri.
E invece aveva trovato dei grandi, bellissimi occhi castani e un sorriso incantevole, che lo avevano fatto diventare rosso e balbettare.  
Da quando aveva 15 anni stava aspettando con trepidazione il momento della laurea, il momento in cui avrebbe tolto le tende da quel paesino squallido per farsi strada nel "mondo vero", per uscire dall'anonimato e diventare "uno importante", ma ora che era ad un soffio dalla fine era arrivato qualcosa, o meglio qualcuno, a distrarlo dai suoi propositi e a fargli sentire meno pressante il desiderio di lasciare quel posto.
"Il ragazzo della biblioteca" era diventato il suo chiodo fisso.
Non lo conosceva per niente, eppure si sentiva incredibilmente attratto da lui: c'era qualcosa nelle sue movenze, nel suo sorriso così aperto e spontaneo, nel suo modo di essere sempre allegro e gentile, che lo avevano rapito sin dal primo istante in cui il suo sguardo timido aveva incrociato quello dei grandi occhi castani. Eppure non aveva mai avuto il coraggio di intraprendere un discorso con lui, ne’ di chiedergli semplicemente un “come va oggi?”, anche se il bel ragazzo sembrava molto disponibile a questo tipo di chiacchiere.
Era gentile con ogni persona, anche con quelle più rompiscatole che chiedevano qualche libro impossibile. Lui sorrideva e ascoltava ogni richiesta, salutava i frequentatori abituali della biblioteca come vecchi amici e sembrava, cosa molto strana data la noiosità assurda di quel posto, amare profondamente il suo lavoro e mettere dedizione e impegno in ogni aspetto di esso. Anche con Mikey era sempre allegro e gentile, ma lui si sentiva troppo intimidito da quella personalità per rispondere con frasi complete o almeno comprensibili. Ogni volta che il ragazzo lo salutava con un “Ciao, tutto bene?”, lui si limitava ad annuire o a borbottare qualcosa di indefinito, maledicendosi poi per tutto il resto del giorno perché cazzo, avrebbe potuto dirgli qualcosa di più intelligente e non fare come al solito la figura del fesso.
Quella volta però sarebbe stato diverso.
Aveva deciso che gli avrebbe parlato, gli avrebbe chiesto il nome e lo avrebbe invitato a prendere un caffé. Dopotutto erano due mesi che assediava la biblioteca solo per vederlo, due mesi che sedeva sempre allo stesso tavolo dal quale poteva guardarlo meglio, con la faccia seminascosta dietro un libro scelto a caso, sentendosi la maggior parte delle volte ridicolo e frustrato.
Sentiva il cuore martellargli nel petto mentre si avvicinava cauto alla grande scrivania, cercando di ricordare le parole che aveva ripetuto a se stesso quasi un miliardo di volte, che gli erano sembrate perfette, ma che ora gli suonavano stupide e banali.
Deglutì, stringendo tra le mani sudaticce i libri che aveva preso la settimana prima, che aveva scelto solo perchè li aveva visti tra le mani del bel bibliotecario che ne divorava almeno cinque o sei la settimana.  
- Ciao, come posso aiutarti? - disse poi il ragazzo sorridendo, socchiudendo il libro che stava leggendo.
- Io... Uhm, ho riportato... ho riportato questi... - rispose Mikey, e, sentendo scivolare via l'ultimo briciolo di sicurezza che gli era rimasto, gli porse i volumi, che l'altro prese senza smettere di sorridere e ricambiò il sorriso timidamente.
- Credevo di essere l'unico ragazzo a leggere storie d'amore - ridacchiò l'altro da dietro la scrivania. Mikey avvampò.
Certo, "Cime tempestose" e "Orgoglio e pregiudizio" non erano esattamente le letture più virili che avesse mai scelto, ma se piacevano al ragazzo della biblioteca allora andavano bene anche per lui.
- ...o li hai presi per la tua ragazza? - aggiunse poi, guardandolo.
- Oh, no no! - rispose, forse troppo tempestivamente - Erano per me... - continuò sottovoce, arrossendo ancora di più, ricevendo in risposta un sorriso che gli fece sentire le gambe di gelatina. Una vocina nella sua testa continuava a ripetergli "Chiediglielo, chiediglielo, chiediglielo", ma si sentiva troppo imbarazzato e fuori luogo per riuscire ad articolare una frase di senso compiuto. 
- Qui è tutto a posto, vuoi prendere qualcos altro? - chiese il ragazzo in tono cordiale, mettendo da parte i due libri che Mikey gli aveva appena consegnato.
- Io... Non saprei...
- Se vuoi ti consiglio qualcosa - lo interruppe il giovane allegramente.
- Grazie, sei veramente molto gentile - balbettò senza riuscire a sostenere il suo sguardo.
- Di nulla. È il mio lavoro... e poi ho notato che abbiamo gli stessi gusti in fatto di libri - rispose ammiccando il ragazzo, alzandosi.
Mikey sorrise, soddisfatto di se stesso, seguendo l'altro che gli stava facendo strada verso alcuni scaffali in fondo alla stanza. Non poté fare a meno di far cadere lo sguardo sul fisico del ragazzo che gli camminava davanti: era magro, aveva le gambe slanciate e dei fianchi che Mikey credeva di non aver mai visto su nessun altro essere umano e sui quali la sua fantasia già cominciava a elaborare immagini non troppo innocenti.
- Allora, vediamo... Potremmo provare con qualche classico - disse il ragazzo, indicando uno scaffale carico di volumi rilegati che sembravano molto vecchi.
Mikey annuì, senza aver afferrato una sola parola di quello che l'altro stava dicendo. Immaginava di slacciargli lentamente i bottoni della camicia, di baciarlo, di toccargli ogni singolo centimetro di pelle, di...
- Hey, mi stai ascoltando?
- Io... Oh, si si, scusa - bofonchiò, arrossendo violentemente.
- Ti senti bene?
- Si, sto...tutto okay - disse, maledicendosi mentalmente per la figuraccia epica che aveva appena fatto.
- Dicevo, sicuramente avrai letto qualcosa di Shakespeare, no? - riprese il ragazzo, girandosi pensieroso verso i libri.
- Ehm... veramente io...
- Non hai mai letto Shakespeare?!
Ennesimo passo falso, cazzo.
Il ragazzo prese da una mensola in alto un libricino rilegato in pelle rossa e glielo porse. Una scritta dorata incisa sulla copertina recitava "Romeo & Juliet".
- "Quale luce spunta lassù da quella finestra? È l'oriente, e Giulietta è il sole." - cominciò a recitare il ragazzo con dolcezza, guardando l'altro che era rimasto lì impalato senza riuscire a dire niente.
- "Sorgi, bell'astro, e spegni la luna invidiosa, che già langue pallida di dolore, perché tu, sua damigella, sei molto più bella di lei" - sorrise e Mikey si sentì arrossire di nuovo.
- Ti... ti piace tanto, vero? - chiese timido.
- È il mio preferito! - rispose, animandosi. Una ragazza seduta ad un tavolo poco distante sollevò la testa dal librone che aveva avanti e li guardò irritata.
- Forse stiamo disturbando qualcuno - disse sottovoce, in tono divertito.
- Se... se ti va appena hai...appena hai cinque minuti potremmo andare a prendere un caffè... insomma, potremmo parlare in pace senza disturbare nessuno...
Ecco qui, la frittata era fatta. Aveva sicuramente fatto la figura del cretino.
- Per me va bene! - rispose il ragazzo.
Mikey si illuminò.
- Lucy, io devo uscire un momento. È un problema? - chiese poi il ragazzo, rivolto a quella che doveva essere la sua aiutante o comunque qualcosa di simile.
La ragazza, che era impegnata a sistemare dei libri su uno scaffale, borbottò un "vai pure" senza nemmeno voltarsi.
 
- Avevo proprio bisogno di uscire un po' da lì dentro! - cominciò il ragazzo con la sua solita allegria.
- Credo sia piuttosto noioso - disse Mikey, che, lontano dai libri, cominciava a sentirsi  un po' più a suo agio.
Il ragazzo sospirò.
- Per me non lo è. Adoro essere circondato dai libri. Solo che... Alla lunga è stancante.
Mikey annuì e si ritrovò a pensare che alla luce del sole quel ragazzino sembrava ancora più bello.
- Ah, comunque io mi chiamo Mikey - disse dopo qualche secondo di silenzio, porgendo la mano all' altro.
- Io sono William... Come Shakespeare! - rispose il ragazzo sorridendo e stringendo la mano di Mikey nella sua.
 
 

   
 
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