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Autore: Fede_Wanderer    28/06/2011    11 recensioni
Trent'anni dopo, l'allievo e il maestro si incontrano.
"Il che vuol dire..."
"Che sto per lasciarti di nuovo, Jimbo, e questa volta è un addio."
"Non importa. Dopotutto, ti ho cercato solo per tutta la vita."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Planetride for Father and Child

Tre colpi secchi alla porta.
Dall'interno, si avverte lo strascichio di un mobile - una poltrona, un divano forse - che striscia nello spostarsi appena contro il muro: mentre il proprietario si avvicina all'ingresso, la casa si adatta da sola alle esigenze dell'abitante: tende spesso a rendersi presentabile non appena soggiunge un visitatore. Trattasi di abitazioni semoventi, la meraviglia della tecnica. Sono alla mercé degli abitanti del Pianeta da molti, molti anni, ma soltanto se si possiede abbastanza denaro da acquistarle.
Il rumoroso assestamento dei mobili viene oscurato da passi lenti che risuonano sul pavimento; l'uno soffuso, l'altro duro, metallico: non è stato scalfito dagli anni, nè lo sarà mai. Qualcuno si ferma dietro alla porta ed accosta l'occhio meccanico all'occhiello.
"Sì?"
Al di fuori dell'abitazione un uomo sui quarant'anni si schiarisce la voce.
"Long John Silver?"
"Sì, sono io. Chi è?"
"Il Capitano del Centro di Aeronautica Interdimensionale e capo degli Agenti di Polizia Spaziale nel Pianeta di Moltres, signore."
Dall'interno proviene un sospiro.
"Moltres, Moltres... Oh, non mi dica. I suoi uomini mi cercano ancora per quel fatto del Tesoro..." Il cyborg, modificato opportunamente il suo braccio, sblocca la complessa serratura applicata alla sua porta.
"Eppure le assicuro che avevo solo qualche diamantino, e li ho utilizzati tutti per questa mia casetta..."
Non appena vede l'uomo che gli sta davanti, rimane interdetto per un istante, immobile, sulla  soglia - come a metà tra veglia e sonno, in un torpore che richiama immagini di un'esistenza sognata, e brutalmente negata dalla realtà.
E talvolta il passato è così distante da assomigliare a un sogno. Ma alla fine anche il sogno più lontano diviene realtà - e lui sorride.
"Jimbo!"
L'uomo gli sorride a sua volta - ed è un ritorno a casa.
"Ne hai fatta di strada, ragazzo." osserva Silver con orgoglio, rientrando in casa e chiudendo la serratura alle sue spalle - e guarda Jim con una scintilla di quella meraviglia che lui stesso mostrò da giovane di fronte alla R.L.S. Legacy e agli spettacoli dell'Universo.
"Anche tu." gli risponde, con una risata accennata. "Ho dovuto esplorare mezza Galassia per trovarti".
"Dai, siediti. Un tè?" gli chiede il suo mentore, offrendogli una tazza colma di un liquido incolore nel quale galleggia un finto occhio blu.
Jim - sedutosi, con diffidenza, su una poltrona che di tanto in tanto sprofonda o si espande - rifiuta con una smorfia. "Non cambi mai."
"Che cos'è successo in tutti questi anni?" gli domanda Silver, ora con serietà, l'altro, lasciando cadere, con un gesto della mano sana, le battute precedenti.
"Nulla che non fosse già successo in quei mesi. Ho continuato a vedere un futuro".
Ed è negli occhi - ora colmi di maturità - di quello che fu un adolescente senza un posto nel mondo che brillano mille pianeti e una via costellata di astri verso la felicità. "Tu? Immagino ti sia cacciato nei guai."
"Oh, giusto un po'. Ma è stato anni fa... Guardami ora, Jimbo. Mi rimane qualche mese se mi va bene." China il capo, con un velo di amarezza e di tristezza.
"Penso di avere qualcosa che ti farà compagnia fino alla fine, allora." risponde - e dalle sue parole emerge, inarrestabile, la malinconia.
"Qui ci sono alcuni filmati sulla mia carriera. Pensavo che ti avrebbe fatto piacere vederli." mormora, tirando fuori da uno zaino tascabile un album di ologrammi. "E qui c'è..."
Una bolla rosa provvista di occhi e bocca gli scivola sulle mani, per poi svolazzare lungo la stanza e posarsi infine sulla spalla di Silver.
 "Morph! Non mi hai dimenticato" sussurra il cyborg, nell'osservare il compagno di un tempo.
"Dimenticato! Dimenticato! Dimenticato!" ripete l'affarino rosa, trasformandosi in tante teste con tanti occhi meccanici e tante voci ormai indebolite dall'età.
"E sta' zitto."
"Sai", riprende Jim, voltandosi lontano dallo sguardo del cyborg. "Tra due giorni partirò verso un Pianeta inesplorato. Ci vorranno anni e anni per studiarlo. Il che vuol dire che..."
"Che ti sto per lasciare di nuovo, e questa volta è un addio."
Jim annuisce; poi torna a guardarlo e sostiene l'ultimo sguardo dell'unico uomo che abbia ringraziato tra sè per trent'anni, ogni giorno.
"Non importa. Dopotutto ti ho cercato solo per tutta la vita."

 

Li amo. Punto.
L'ultima frase è una citazione, si rifà al dialogo tra i due verso la fine del film, in cui Jim è incredulo perchè Silver ha lasciato andare il Tesoro, e lui risponde "Non importa. L'ho cercato solo per tutta la vita". <3
Il titolo, ovviamente, viene dai Nightwish. Sarebbe “Mother and Child”, ma per ovvi motivi l’ho modificato. Non l’ho scelta tanto per la storia in sé, quanto perché, secondo me, li rappresenta.

   
 
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