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Autore: Luna95    28/06/2011    10 recensioni
“Lascerete questa vita alle vostre spalle; vale la pena salvarvi?”
Gwen cercò di ignorare la strana sensazione… eppure c’era qualcosa. Lo percepiva sotto la pelle, scorreva nelle vene, la corrodeva dall’interno; era qualcosa d’invisibile, di spaventoso… e lei non poteva fermarlo.
Fu un momento: in un sobbalzo prese il cuore e lo tenne stretto nella sua morsa dolorosa; poco dopo anche i polmoni sembrarono riempirsi di ghiaccio.
Il respiro divenne affannoso, la vista iniziò ad annebbiarsi; con un ultimo spasimo Gwen voltò la testa e si accorse che anche Heather ansimava violentemente, spaventata quanto lei.
Le gambe di Gwen ormai tremavano, le forze le iniziarono a venir meno… le mani di Duncan furono le ultime cose che sentì: il buio dei sensi la inghiottì subito dopo.
[...]
Un segreto, un'illusione, qualche grammo di veleno; la storia è iniziata così...
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Gwen, Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Savin' me

<< Hey ragazzi… qualcuno sa perché siamo qui? >> domandò Geoff sorridendo, per nulla preoccupato.

<< Veramente no. Mi è arrivato un messaggio di Chris, diceva di trovarci tutti qui… >> rispose Tyler. Qualcuno esclamò “Sì, è arrivato anche a me!” che scatenò un brusio generale di assensi.

Nessuno voleva riprendere a lavorare; la pausa era durata troppo poco, un’altra stagione come le altre li avrebbe definitivamente distrutti.

Però Chris non si era presentato e ora si ritrovavano tutti in quel vecchio locale a riempire Chef di domande, il quale rispondeva, scuotendo le spalle, che ne sapeva meno di loro.

<< Conoscendo Chris, sarà uno dei suoi soliti giochetti. Aspettiamolo, starà preparando un’entrata trionfale >> osservò pigramente Noah, per poi tornare al suo libro.

Tutti annuirono: i ragazzi iniziarono a chiacchierare tranquillamente e a bere i cocktail che gli assistenti – sicuramente stagisti sottopagati – offrivano loro, fiduciosi in una repentina svolta interessante della serata che però non avvenne.

 

Passarono all’incirca venti minuti ma Chris non sembrava aver intenzione di mostrarsi.

Heather si sedette su uno sgabello e accavallò le gambe; tamburellava le dita sul bancone con impazienza, sbuffando di tanto in tanto.

Si stava annoiando terribilmente, e le chiacchiere di Sierra di certo non la aiutavano a svagarsi tuttavia le ascoltò diligentemente; interrompere Sierra mentre parlava del suo Cody poteva essere davvero molto pericoloso.

 

<< Hey, Heather. >> Gwen corse verso di lei, seguita da Duncan; gli occhi le brillavano di curiosità.

<< Mi hanno dato questo… io non so che cosa sia, tu lo riconosci? >> era un semplice foglietto di carta piegato in quattro, su cui erano stati scritti il suo nome e quello di Gwen.

Heather assunse un’espressione accigliata.

<< L’hai già aperto? >> le domandò, scrutando quel foglietto come se potesse prendere vita all’improvviso e trasformarsi in un mutante.

<< No, volevo leggerlo con te >> rispose la gotica, posando il pezzo di carta sul bancone.

Proprio in quel momento passò un assistente dall’aria anonima, che distribuì dei drink.

L’asiatica ignorò il bicchiere e dispiegò il biglietto, poi lesse velocemente in silenzio; la sua espressione si fece sempre più corrucciata e cupa, ma decise di rileggerlo ad alta voce a Gwen.

<< Non ha alcun senso >> esordì << Ma te lo leggo comunque. C’è scritto: “Lascerete questa vita alle vostre spalle; vale la pena salvarvi?” >>.

Gwen scosse la testa << Non ne comprendo il significato. >>.

Heather dondolò le gambe indolenzite << Uno scherzo di pessimo gusto. >> disse, bevendo qualche sorso del suo drink, imitata da Gwen; entrambe tossirono e sputarono la bevanda.

<< È amaro! >> esclamò Heather, disgustata, e l’altra convenne con lei.

Abbandonarono il cocktail e rimasero in silenzio per un po’; Gwen si appoggiò al bancone di legno con la schiena, cercando di trovare un significato al biglietto.

 

Dopo diversi minuti le due ragazze iniziarono a sentirsi strane: Heather non faceva che passare le mani sulla gola e alla base del collo, sentendo un improvviso disagio, e Gwen continuava a strofinarsi il viso con espressione preoccupata.

Il respiro si fece sempre più incalzante, il petto iniziava a risentire dei primi, flebili spasmi.

 

Gwen cercò di ignorare la strana sensazione… eppure c’era qualcosa. Lo percepiva sotto la pelle, scorreva nelle vene, la corrodeva dall’interno; era qualcosa d’invisibile, di spaventoso… e lei non poteva fermarlo.

Fu un momento: in un sobbalzo prese il cuore e lo tenne stretto nella sua morsa dolorosa; poco dopo anche i polmoni sembrarono riempirsi di ghiaccio.

Il respiro divenne affannoso, la vista iniziò ad annebbiarsi; con un ultimo spasimo Gwen voltò la testa e si accorse che anche Heather ansimava violentemente, spaventata quanto lei.

Le gambe di Gwen ormai tremavano, le forze le iniziarono a venir meno… le mani di Duncan furono le ultime cose che sentì: il buio dei sensi la inghiottì subito dopo.

 

 

 

Heather sapeva bene di essere in un sogno: l’aria era troppo tranquilla - non spirava vento e le foglie erano congelate sui rami – non si sentiva il vociare dei bambini o il gridare preoccupato delle madri.

Era tutto troppo calmo.

Eppure lei si sentiva così serena, così sicura in quel nido tiepido e confortante: era il suo sogno, non sarebbe potuto accaderle niente di brutto.

 

Una risata ruppe l’atmosfera ovattata e scaraventò la ragazza in una stanza bianca.

Heather cercò una via d’uscita, una finestra, una porta… ma fu una ricerca vana; il bianco era così intenso da accecarla, e i suoi occhi feriti distinguevano a fatica il pavimento dai muri.

Si rannicchiò in un angolo, schiacciata da tutta quella luce; una risata familiare la fece sussultare all’improvviso, ma non vide nessuno.

 

“Così va meglio?” domandò dolcemente l’uomo, comparendo davanti ai suoi occhi. Lei annuì, spaventata.

“Ah, Heather, questa luce ti fa male?” non provò neanche a nascondere la malignità nella sua voce “Sai, non è così forte.”

Non era un tono canzonatorio; sembrava volerle far prendere consapevolezza di qualcosa con la forza.

“Che cosa è successo?” balbettò infine l’asiatica cercando di guardarlo negli occhi, senza però riuscire nel suo intento: il bagliore che lo circondava la costrinse ad abbassare di nuovo lo sguardo.

“Sei morta” le rispose semplicemente; nessun ‘mi dispiace’, nessun tatto o rispetto per la sua paura.

Quella verità nuda e cruda la terrorizzò.

“Non è vero!” negò debolmente; ma dentro di sé sapeva che lui non le aveva mentito.

“Invece ti ho già convinta, mia piccola Heather.” – sorrise “Sai, avvelenarti è stato fin troppo facile.”

 

Non voleva ascoltare i dettagli della sua morte: in quel momento cercava solo un modo per uscire da quella stanza infernale.

“Fammi uscire!” pigolò, odiando quel tono così penoso con cui gli si rivolgeva.

“Ma certo, mia cara”.

La riportò nel parco, ma ora la flebile luce del sole le faceva male come una fiamma viva sulla sua pelle.

Strillò di dolore, cercò riparo da quei raggi che le procuravano una rovente sofferenza, si coprì gli occhi con le mani: tutto questo sembrò divertire l’uomo, che ridacchiò e la riportò subito nella stanza bianca.

 

“Hai visto, mia cara Heather?” sospirò teatrale, ma nella voce c’erano ancora i rimasugli di una risata sadica “Ti sto proteggendo”.

Heather boccheggiò, ancora sconvolta per l’angoscia e il terribile dolore.

“Perché mi è successo tutto questo?” mormorò infine, con una voce flebile che lui udì perfettamente.

Gli sfuggì un’altra risata.

“Ah, questo non lo so… svegliati, così potrai spiegarmelo tu.”.

Il nero la travolse di nuovo, ma stavolta Heather sapeva che il suo sonno sarebbe durato poco.

Note dell'autrice.
Ehm... salve gente ^^'' sono io! Stavolta con una long....
Vi rivelo una cosa: sono piuttosto scettica. Sì, perché io ho il difetto di essere alquanto incostante e questa cosa *indica schifata la fanfiction* è assurdamente lunga e complicata da sviluppare. Non so come andrà a finire o se devo andare avanti, perché non mi convince granché: per ora ho già scritto qualche capitolo, più o meno sei, ma sono ancora indietro. Terribilimente indietro.
Boh, non lo so... ditemi voi.
La citazione del bigliettino è una frase un po' riadattata che ho preso da una canzone, "Savin' me" dei Nickelback, che mi ha fatto da colonna sonora per la stesura della fanfiction.
Per i primi capitoli la storia sarà incentrata su Heather e Gwen, che però passeranno il testimone a quasi tutti gli altri personaggi.

Spero di non avervi annoiato... al prossimo capitolo (forse) :D

   
 
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