Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Persychan    28/06/2011    1 recensioni
1~ Chiudi gli occhi, madre (Io, erede del tuo sangue, te lo ordino):L'odore della menta e quello del sangue. C'era stata un'infanzia per lei, poi era seguito il massacro, ma non prima di aver finito il suo gelato.
Perchè anche loro sono stati bambini un tempo, perchè non sono sempre stati assassini e perchè anche i demoni hanno un passato e spesso è più oscuro di quanto si possa immaginare.
[Personaggi originali - L'intera Famiglia]
[Avventure parallele]
[Racconto della Famiglia Rivolta]
Genere: Dark, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Non mi inchinerò
(Frammenti del passato della Famiglia)


Salve a tutti ~♥ Questa sarà una raccolta di momenti di infanzia o comunque della "gioventù" , per quanto sia improprio usare questo termine visto che neanche nella storia principale i personaggi si posso definire adulti, dei vari membri della Famiglia Rivolta. I brani potranno essere più o meno lunghi e essere ambientati non in ordine cronologico, nel caso il lavoro diventi confuso, al massimo, farò una linea temporale per i diversi personaggi, ma spero non sia necessario.
E ora vi lascio al primo breve pezzo su Gabriella.

 

Titolo:  Chiudi gli occhi, madre
Personaggi/coppia: Gabriella Viteri
Parte: 1/1
Rating: PG
Riassunto:  L'odore della menta e quello del sangue. C'era stata un'infanzia per lei, poi era seguito il massacro, ma non prima di aver finito il suo gelato.
Note:  - non betata
- L’ambientazione è quella di Katekyo Hitman Reborn e in storie successive potranno comparire, sia nominati che in persona, vari personaggi della serie. Per il momento si tratta di una sorta di storia parallela ambientata nello stesso universo in contemporanea con gli avvenimenti che hanno come protagonisti Tsuna e guardiani. In fondo la famiglia Vongola è una della tante famiglie mafiose italiane.
[Per altre storie della stessa ambientazione andate qui]
 

 

Chiudi gli occhi, madre
(Io, erede del tuo sangue, te lo ordino)

 

Gabriella aveva nove anni e una gigantesca macchia di gelato alla menta sulla maglietta quando suo padre, abbassandosi sulle ginocchia scricchiolanti per il tempo e per gli incidenti che si erano succeduti nella sua movimentata vita, le aveva detto di che cosa si occupasse effettivamente la sua famiglia per vivere.
Non che prima non ci fosse arrivata da sola, era una bambina intelligente e non era stato troppo difficile mettere insieme i pezzi - le voci e le telefonate, il viavai continuo, la gente che entrava in casa loro per non uscirne mai, gli incontri e gli inchini – per giungere alla conclusione che i suoi non  erano soltanto i proprietari di una piccola fabbrica fuori città e che la loro ricchezza – così rapida nel crescere e altrettanto taciuta – non poteva venire da nulla di legale, questo però non significava che sentirselo confermare dalle labbra del proprio genitore non fosse un evento scioccante. Una verità con cui le sue sorelle non si sarebbero scontrate che molto più tardi, quando quasi adulte sarebbero state introdotte in uno di quei balli dall’odore di caviale e polvere da sparo dove il numero di pistole nascoste era lo stesso dei debiti fatti per comprare i gioielli che si stagliavano sui colli bianchi delle invitate, ma questo e il motivo dietro la scelta di suo padre l’avrebbe scoperto alcuni anni dopo, all’epoca Gabriella potè soltanto fissarlo con i suoi ampi occhi di bambina e correre il più in fretta possibile nella stanza della madre.

Melina, sua madre, era una donna minuta dalla riccia capigliatura castana – l’unico tratto in cui le assomigliava - la pelle scura per il sole che aveva preso in gioventù e un po’ troppe rughe che tentava di nascondere sotto strati di cipria e fondotinta, ma era estremamente bella e non soltanto per i suoi occhi da bambina. Era stato proprio per questo motivo che  suo padre l’aveva sposata poiché nessun’altra sua caratteristica poteva averlo attirato e lui, un uomo pragmatico fino all’estremo,  non avrebbe mai scelto una compagna per un semplice capriccio amoroso. Melina infatti non aveva mai brillato per intelligenza, ne per carattere e neppure, come spesso capiva, per un patrimonio, era stata soltanto più carina delle sue coetanee e lo rimaneva tutt’ora al di là delle preoccupazioni – ora che lo sapeva per certo poteva dirlo – che il marito le aveva dato con il suo lavoro facendola invecchiare precocemente.
Era probabilmente per la tensione che doveva averla attanagliata fin da quando, neppure ventenne, si era sposata che ora appariva così fragile e allo stesso tempo terribilmente determinata nel portare i segreti dello sposo nella tomba – fedeltà che non era affatto ricambiata, ma fortunatamente di ciò rimase sempre all’oscuro – ed era quasi certamente per lo stesso motivo se durante il sermone di Padre Calmiere non faceva che sottolineare a lei e alle sue sorelle l’immenso perdono del Signore.
A Gabrielle in realtà sua madre non era mai piaciuta, l’aveva amata com’era giusto, ma non era mai stata la sua confidente – e non lo sarebbe divenuta neppure in futuro quando il peso delle proprie azioni si sarebbe fatto pesante anche per lei - e neppure qualcuno si sarebbe fidata – sebbene la sua fedeltà alla famiglia fosse incontrovertibile – perché vederla così debole sotto il peso dei segreti non faceva che farle pensare alle possibilità di un suo futuro crollo. E Gabriella aveva già compreso che affidarsi a persone deboli o provate dalla vita non era una scelta intelligente.
Allora però la faccenda era stata molto più semplice e priva di macchinazioni cervellotiche – di cui invece sarebbe stato pieno il futuro - si era trattato semplicemente di saltarle al collo e di piangere tutte le proprie lacrime contro la camicia della madre fino a cadere addormentata. Non ci erano state parole di conforto o spiegazioni – anche se Gabriella era certa che lei sapesse il motivo della sua disperazione – soltanto un abbraccio caldo prima di svegliarsi, la mattina dopo, nel proprio letto con il giocattolo che aveva sempre desiderato ai piedi della sedia e un’esenzione dalle lezioni per tutta la giornata abbandonata sulla scrivania.

Gabriella aveva da allora sempre associato quell’evento all’odore di menta e per ciò non era stata più in grado di neppure assaggiare nulla che la contenesse – neppure il suo amato gelato – e rinfacciava questo al padre più del fatto che, con le sue scelte, l’avesse condannata ad una vita di pericoli e ad una strada su cui, dietro di sé, lasciava soltanto cadaveri e una fitta pioggia di sangue.

~♫~♫
Questo pezzo in effetti è estremamente breve, ma devo dire che la parte più interessante del passato di Gabriella è quello che succede subito dopo o, per essere più precisi, quello a cui la scelta di sua padre la porterà. Curiosi, eh? Beh, allora seguite questa raccolta ~♪
Detto questo vi auguro che vi sia piaciuto e spero nella vostra benevolenza e in qualche recensione ♥

   
 
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