Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
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Autore: _YeongWonhi_    01/07/2011    2 recensioni
"A volte,prima di riuscire a raggiungere la felicità,bisogna passare momenti difficili,dolorosi. Quest'ultimi,una volta che saranno stati affrontati,lasceranno lo spazio alla pace,alla gioia,alla Vita..."
Allora,i nostri protagonisti dovrebbero essere al settimo cielo,ma non è così. Lei,una ragazza di nome Alexa,dona il suo aiuto alle persone,facendo volontariato....Loro,sono un gruppo di nota fama...Ma dietro quei sorrisi apparenti,che sono costretti a donare alla gente,si celano delle verità devastanti...Cosa c'entrano loro con la giovane donna? Delle difficoltà respiratorie porteranno Jared alla sede dove lei offre il suo aiuto. Tutto ha inizio al Rock in Roma.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!! Io sono Alice e questa è la prima storia che scrivo in cui ci sono i 30 Seconds To Mars...Spero che con il tempo impareremo a conoscerci,ma soprattutto spero che questa fan fiction (anche se non amo molto chiamarle così) possa piacervi...Amo molto scrivere,e questa non è la mia prima esperienza,però forse è quella dove mi ci sono impegnata di più...Lo so! Penserete che questa presentazione è noiosa,e come posso darvi torto???!!! Non sono brava in queste cose,quindi vi lascio alla lettura,per vostra fortuna! :-P ...Un ultima cosa: CI TENGO A PRECISARE CHE OGNI COSA SCRITTA RAPPRESENTA IL FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE (un pò malata,xD),SONO REALI SOLO ALCUNI LUOGHI CITATI,COME IL ROCK IN ROMA E IL CONCERTO (al quale ho partecipato anche io,quindi se volete contattarmi anche per scambiare opinioni fate pure....)....KUSSEN,ALICE....

CAPITOLO 1:

                      "You're crazy,man!"

Era la sera dell’attesissimo concerto di Roma,ovvero sabato 18 Giugno. Loro avrebbero dovuto aprire il festival del Rock in Roma. Migliaia di fan scatenati sarebbero giunti all’Ippodromo,le ragazze con gli ormoni impazziti,e i ragazzi con la semplice voglia di ascoltare un po’ di buona musica live. Già dal giorno prima ,il luogo del concerto era stato preso d’assedio dalle persone che vi si erano accampate per accaparrarsi le prime file. Era incredibile quanto avrebbero fatto pur di poter vedere al meglio i loro idoli,così da creare un legame musicale tra loro. Quella giornata si prevedeva molto faticosa ed impegnativa per Alexa. Quando cominciarono ad arrivare i fan dalla sera precedente lei si trovava già li,pronta per il suo turno di volontariato;si sarebbe presa una pausa la mattina del concerto,per poi tornare nel tardo pomeriggio. Aveva scelto di donare il proprio aiuto sin da quando era appena maggiorenne,le piaceva soccorrere le persone che ne avevano bisogno,la facevano sentire importante. Ogni volta che riusciva a far stare meglio qualcuno si riempiva di gioia,e non si tratteneva nel mostrarlo con un dolce sorriso al paziente. Quella era la sua caratteristica principale,era estremamente altruista,pensava più agli altri che a sé stessa,era più forte di lei e non poteva farci niente. La notte fu tranquilla,non ci fu neanche l’ombra di un mancamento,quindi non ebbe molto da fare. Allo spuntare del sole,il sabato successivo,terminò il suo turno.

-“Ragazzi io vado,in bocca al lupo. Ho paura per voi che da ora cominceranno gli svenimenti, con il caldo.” Disse Alexa,prima di incamminarsi verso l’auto. Nel breve tragitto si fermò qualche secondo per osservare la lunga fila che si prolungava da davanti all’Ippodromo sino ai lati. Vederli così affiatati e così disposti a sopportare ogni cosa la faceva sorridere,ma allo stesso tempo la lasciavano incredula. Lei non aveva mai avuto un gruppo preferito,anche se ascoltava più che volentieri la musica rock. Conosceva i 30 Seconds To Mars solo per sentito dire,e forse aveva anche orecchiato qualche loro canzone,ma niente di più. Era curiosa di vederli,fortunatamente le era toccato il posto all’interno dell’Ippodromo,così magari sarebbe riuscita a scorgere qualche momento dello spettacolo.  Ancora con il sorriso sulle labbra montò in macchina e la mise in moto,diretta a casa sua. Lì si sarebbe potuta riposare per qualche ora,avrebbe mangiato qualcosa e poi sarebbe tornata là. Giunta a casa,con i piedi già doloranti,ripose le chiavi sulla mensola all’entrata e si lasciò cadere sul divano della sala,senza neanche curarsi del cane che le gironzolava intorno,in cerca di un suo saluto. Quando quest’ultimo le saltò addosso,alla fine,li concesse una carezza.

-“Fai piano. Altrimenti fai male al bambino,o meglio, al feto.” Disse poi,portandosi una mano alla pancia ancora piatta.  Il cane alzò le orecchie senza capire e la guardava. Proprio mentre accarezzava la bestiola i suoi occhi si lasciarono andare ad un sonno profondo. Quando essi si riaprirono erano già le tre del pomeriggio.

-“Oh cavolo! Devo mangiare qualcosa!” esclamò,facendo spaventare il cane che si andò a nascondere dietro il divano su cui era seduta. Poi Alexa,ancora stanca,si diresse verso la cucina,decisa a farsi un panino veloce. Prese gli affettati dal frigo e il pane posato sul ripiano della cucina,per poi sedersi a tavola. Mentre mangiava ,il suo sguardo si soffermò sulla sedia vuota davanti a lei e una lacrima amara le fuoriuscì lungo la guancia. Le mancava,e come se le mancava! Ancora non si capacitava del fatto che lui non c’era più. Ormai era rimasta sola escluso il cane,anche se a distanza di qualche mese non lo sarebbe più stata. La sua famiglia c’era sempre stata poco per lei,giusto lo stretto necessario,e per di più era figlia unica. L’unico sollievo le veniva conferito dal volontariato appunto,dalla musica in generale e dalla danza,che ormai però non praticava da tanto,dato che non se lo poteva permettere. Avere soli ventotto anni ed avere in mano così tante responsabilità non le era facile da gestire. Finì velocemente il panino,e interruppe il rumore dei suoi pensieri. Osservò l’orologio,le avanzavano ancora un paio d’ore,così andò diretta nel bagno,intenta a farsi una bella doccia rinfrescante. Il rumore dell’acqua la rilassava,mentre le gocce le scivolavano delicatamente lungo la schiena,come se fossero petali di rose. I capelli li sciacquò in poco tempo,il suo nuovo taglio di capelli aveva un pregio da quel punto di vista. Quando uscì dalla doccia con addosso il solo accappatoio si osservò attentamente allo specchio. Non si piaceva,nonostante fosse generalmente di bell’aspetto,di certo non quelle bellezze che vedevi nelle riviste patinate,ma era carina. I capelli castano chiaro le coprivano metà del volto,mentre dall’altra parte erano rasati. Gli occhi di un colore cioccolato intenso la scrutavano attentamente,come se non si riconoscessero nel complesso fisico. Le lentiggini,che da sempre odiava con tutta sé stessa,le ricoprivano la fascia centrale del viso,all’altezza del naso. Quest’ultimo era molto pronunciato verso l’alto,cosa che a volte le piaceva,a volte la odiava. I lineamenti erano delicati,per certi versi ancora un po’ infantili,come le fossette accentuate che le comparivano ogni qualvolta sorrideva.  Per il resto aveva un fisico abbastanza slanciato,forse con un po’ di pancetta,di certo era priva di addominali e non era neanche piatta. Ma tutto sommato,scusate la ripetizione,era carina. Finite le sue riflessioni,si rivestì di fretta e dette una passata veloce ai capelli con il phon e la spazzola. Il tempo le passò velocemente e così arrivò anche l’ora di tornare nel luogo di lavoro. Salutò il cane con una carezza,prese le chiavi,e uscì di casa. Ovviamente,ancora non sapeva a cosa stava andando incontro. Ma presto l’avrebbe scoperto.

Quando arrivò all’Ippodromo la fila era ancor più lunga e altri fan stavano continuando ad arrivare,trovare un parcheggio le fu alquanto difficile,ma alla fine ce la fece. Quando giunse di fronte al cancello d’entrata mostrò la tessera d’autorizzazione alla security,l’uomo così la lasciò passare. Nel frattempo Alexa riceveva commenti poco carini da parte delle persone ancora in attesa,e maledizioni,ma lei non se ne curò,stava solo facendo il suo dovere. Là dentro non ci era ancora stata e si trovò spaesata all’inizio,poi vide in lontananza un suo collega e lo raggiunse frettolosamente.

-“Ehi!” urlò,richiamando a sé la sua attenzione. Il ragazzo,vedendola,le andò incontro sorridendo.

-“Finalmente sei arrivata! Cominciavo a temere che la folla ti avesse sbranata.” Disse Claudio.

-“Diciamo che ci sono andati vicini. No dai,scherzi a parte. Siamo solo noi due per ora?”

-“No,tranquilla,gli altri ci stanno aspettando nella sede principale,siamo a dir poco interni.”

-“Meglio no?! Magari riesco a farmi un giro al concerto.”

-“Bisogna vedere se ci riesci. Non so perché ma sento che ci saranno parecchi mancamenti. Se ne sono già sentiti male sette,e devono ancora aprire i cancelli. Quindi preparati!” informò. Poi le fece segno di seguirlo. Passarono per una “stradina” ghiaiosa e raggiunsero l’entrata vera e propria,per così dire. La prima cosa che vide fu l’immenso manifesto del Rock in Roma,con a sinistra l’immagine ingrandita di Slash e a destra un cartellone con l’immagine di tutti i cantanti ospiti del festival. Tra loro,riconobbe Jared,si meravigliò da sola per averlo riconosciuto. Ma come poter dimenticare un volto come il suo?! Osservandolo meglio capì dove l’aveva già visto,aveva presentato un anno gli EMA insieme alla sua band. Una volta ripresa dall’incantamento si rimise in marcia,al seguito di Claudio. Dentro sfilavano in bello stile tutti i poster giganti degli artisti che si sarebbero esibiti. E ancora una volta vide Jared,probabilmente la foto era stata scattata durante un suo concerto,dato che aveva in mano una chitarra con una fenice sovrapposta.

-“Fa quell’effetto ad ogni donna o ragazza.” Constatò lui,guardandomi divertito.

-“Eh?” chiesi frastornata a Claudio “Quale effetto,scusa?”

-“Ma ti sei vista? Sembra che hai visto una fatina.” Esclamò ormai in preda ad una risata. Io lo seguii a ruota,non riuscendo a smettere di ridere.

-“Non è vero. Non sono quel tipo di persona io.”

-“Vorresti dire che i tuoi ormoni sono rimasti rintanati?” insistette.

-“No,vorrei dire che non mostro le mie debolezze ormonali.” Rispose,facendo con finzione la diplomatica e scatenando altre risate. Poi,raggiunsero la sede. La riconobbero grazie alle tre ambulanze poste di fianco al capanno. Non ebbe nemmeno il tempo di entrare che due ragazzine le andarono incontro,trascinando una loro amica. Posò in terra la borsa,senza pensarci,e si precipitò in loro soccorso.

-“Cos’è successo?” domandò Alexa,mentre sentiva il battito della ragazza dal polso.

-“Ha avuto un attacco di panico. Ha cominciato a piangere e a singhiozzare,abbiamo provato a calmarla ma non ci siamo riuscite. Alla fine ha perso i sensi.” Rispose una di loro.

-“Aiutatemi a portarla dentro.” Disse,afferrando la ragazza svenuta per le braccia,e sollevandola il più possibile da terra,per quanto ci riuscisse. Appena entrarono il medico a loro addetto le aiutò a posarla sul primo lettino a disposizione. Non ebbe molto da fare,la ragazza si riprese con uno schiaffo leggero sul volto. Poi dovettero solo tranquillizzarla e darle un po’ di zucchero per aiutarla a mantenersi in forza.

-“Posso andare ora?! Avranno già aperto i cancelli. Rischio di perdere il posto in prima fila.” Chiese. A quanto pareva stava già meglio.

-“Vada pure,ma tenga con sé queste bustine di zucchero.” Nel mentre lo diceva il medico gliene porgeva una manciata. A quel punto,la ragazza le afferrò e saltò giù dal lettino,precipitandosi fuori di corsa.

-“Ah…che bei tempi.” Si lasciò scappare un infermiera lì vicina. Anche Alexa avrebbe voluto capire cosa si provava ad andare al concerto dei propri idoli,ma non ci riusciva,e forse mai ci sarebbe riuscita. Nelle ore successive,dopo l’apertura dei cancelli,videro le persone arrivare una dopo l’altra,chi di corsa,chi camminando tranquillamente,magari con la speranza di riuscire a farsi strada tra la folla. Ci furono altri casi di svenimento,come era stato previsto. In fondo,loro erano lì proprio per quello. Le ore si susseguirono,veloci,come se fossero refoli di vento,che s’intrecciavano l’un con l’altro. Erano già le nove passate,i gruppi di supporto si erano già esibiti,erano anche riusciti a fare colpo su qualcuno. Ormai i fan cominciarono ad essere ansiosi e affamati del loro gruppo preferito che avevano tanto atteso. Sapevano che di lì a qualche minuto li avrebbero visti a pochi metri di distanza,senza riuscire a capacitarsene ancora. I pazienti,già al suono dei gruppi spalla, si erano tutti improvvisamente ripresi ed erano accorsi davanti al palco,o giù di lì. Il capanno di soccorso era ormai vuoto,al suo interno vi erano solo i volontari e il medico. Alexa stava conversando con Claudio,quando tutto ebbe inizio. Quel tutto che inizialmente sembrava un nulla. Lui entrò nel capanno,accompagnato da due uomini. Faceva fatica a respirare e dovevano aiutarlo a reggersi in piedi. Il medico,facendo velocemente un resoconto di tutti i volontari si girò rivolto verso di lei.

-“Ale,occupati te di lui,dato che hai fatto il linguistico e dovresti sapere l’inglese. Ora ti raggiungo.” Glielo sussurrò appena,ma riuscì a percepirne il contenuto principale. Andò incontro a Jared,disposta ad aiutarlo come lo era con tutti. Alcune donne la guardarono con invidia. A lei non cambiava nulla,era pur sempre un uomo normale come gli altri,anche se dannatamente bello.

-“Cos’è successo?” disse in inglese con il suo accento italiano. Quella domanda l’aveva già fatta troppe volte in quel giorno. A rispondere fu l’uomo con i capelli corti,doveva essere Shannon. Alexa aveva sentito dire che così si chiamava il fratello del cantante,e data la somiglianza…

-“Ha cominciato a respirare a fatica,dicendo di avere il cuore accelerato.” Nel frattempo lo stavano aiutando a sedersi. Quando il medico arrivò,lei lo informò di ciò che le era stato appena detto. Il dottore si limitò ad annuire,già pronto ad ascoltare il battito del cuore e a mettere in atto una visita medica veloce.

-“Ora come si sente?” chiese,così Ale si ritrovò a fare da traduttrice tra i due.

-“Ha detto che sta meglio. Anche se fa ancora un po’ fatica.” Riportò testualmente le sue parole,aggiungendo “Se riesce a parlare è già un buon segno.” Il medico si ritrovò ad annuire ancora una volta.

-“Qui non c’è niente di anormale.” Disse infine,finito il controllo. “Hai qualche dolore all’altezza del cuore?” domandò poi. Alexa aspettò che Jared rispondesse,dandogli tutto il tempo necessario. Stavolta però,quando lui rispose,alzò lo sguardo verso di lei,fino ad incontrare i suoi occhi. Erano di un azzurro intenso,puro e casto,quasi stonavano con il resto del viso,il quale pareva fin troppo furbo.

-“No,non ho nessun dolore.” Rispose,sempre fissandola. Per un momento le sembrò di essere in un altro posto,non di certo dove si trovava davvero. Scosse la testa,guadagnandosi degli sguardi straniti. Poi rivolse tutto al dottore.

-“Perfetto allora! Per favore,Alexa,fai compagnia a loro per un po’. Accertati che abbia riacquistato il respiro regolare,poi possono andare. Ah! Cerca di tranquillizzarlo,probabilmente è sotto stress.” Lei annuì con il capo,annunciando ai tre che avrebbe fatto loro compagnia,affinchè Jared non si fosse sentito bene al cento per cento. Nel tempo seguente si scambiarono un paio di parole,e lei scoprì che l’altro ragazzo alto,con i capelli lunghi e neri raccolti in una coda era Tomo,nonché chitarrista del gruppo. Poi c’era Shannon,il batterista. E per finire Jared,che cantava. Le chiesero se li aveva mai sentiti,e lei si ritrovò ad arrossire imbarazzata.

-“Ok,credo di aver capito che la tua risposta è no. Giusto?” riuscì a chiederle Jared. Solo la sua voce la mandava leggermente in subbuglio. Non riusciva a capire cosa avesse di così tanto speciale quell’uomo appena conosciuto per darle quelle sensazioni incomprensibili.

-“No,ad essere sincera non che io ricordi. Può darsi di si,però non riesco ad associare voi alla canzone forse.”

-“Te vorresti dire che quasi non ci conosci?” replicò il cantante,guardandola con occhi sgranati e sconvolti. Se prima gli pareva attraente sotto vari punti di vista ora stava cominciando ad innervosirla. Ma chi si credeva di essere! “Ma in che mondo vivi?!”

-“Nel pianeta terra. Ma te forse sei già tra le nuvole da tanto che ti sei montato la testa.” Si ritrovò a rispondergli male,con sfacciataggine,cosa che non era tipica di lei. Shannon osservò la scena in silenzio,così come Tomo. A differenza che quest’ultimo tratteneva a stento una risata,mentre Shannon guardava serio suo fratello.

-“Jared,credo che tu abbia esagerato!” disse poi,autoritario. L’effetto che ebbero le sue parole sul diretto interessato la lasciarono meravigliata.

-“Scusa.” Disse l’ultimo interpellato fissandola negli occhi ancora una volta.

-“Si,scusalo,per favore,per la sua arroganza. A volte pensa che siano tutti suoi fan. Non puoi capire quanto sia difficile sopportarlo ventiquattro ore su ventiquattro. Sembra che si aspetti che lo diventi anche io da un momento all’altro” Ribadì Shan. A quel punto ebbero una piccola discussione tra fratelli,facendo ridere sia Tomo che Alexa. Quest’ultima,che inizialmente era imbarazzata,ora si sentiva a proprio agio,anche se provava ancora un po’ d’irritazione nei confronti del Leto minore. Ormai,accorgendosi che era già tardi,in quanto la band doveva cominciare a suonare un quarto d’ora prima,Alexa li dichiarò liberi di andare a suonare. E annunciò che Jared si era ben ripreso. Loro la ringraziarono,ma non appena il cantante fu nuovamente in piedi,vacillò debolmente,facendo spaventare tutti. Il dottore li andò incontro,dichiarando che sarebbe stato meglio annullare il concerto e spostarlo in una data diversa. Ma il “paziente”,tanto che era testardo, non ne volle sapere di cancellare lo spettacolo,non voleva deludere i suoi amati fan,e abbandonò il capanno con un sorriso sulle labbra. Quell’uomo era proprio strano.

   
 
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