Ciao
a tutti!! Io sono Alice e questa è la prima storia che
scrivo in cui
ci sono i 30 Seconds To Mars...Spero che con il tempo impareremo a
conoscerci,ma soprattutto spero che questa fan fiction (anche se non
amo molto
chiamarle così) possa piacervi...Amo molto scrivere,e questa
non è la mia prima
esperienza,però forse è quella dove mi ci sono
impegnata di più...Lo so!
Penserete che questa presentazione è noiosa,e come posso
darvi torto???!!! Non
sono brava in queste cose,quindi vi lascio alla lettura,per vostra
fortuna! :-P
...Un ultima cosa: CI TENGO A PRECISARE CHE OGNI COSA SCRITTA
RAPPRESENTA IL
FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE (un pò malata,xD),SONO REALI
SOLO ALCUNI LUOGHI
CITATI,COME IL ROCK IN ROMA E IL CONCERTO (al quale ho partecipato
anche
io,quindi se volete contattarmi anche per scambiare opinioni fate
pure....)....KUSSEN,ALICE....
CAPITOLO
1:
"You're crazy,man!"
Era
la sera dell’attesissimo concerto di Roma,ovvero sabato 18
Giugno. Loro
avrebbero dovuto aprire il festival del Rock in Roma. Migliaia di fan
scatenati
sarebbero giunti all’Ippodromo,le ragazze con gli ormoni
impazziti,e i ragazzi
con la semplice voglia di ascoltare un po’ di buona musica
live. Già dal giorno
prima ,il luogo del concerto era stato preso d’assedio dalle
persone che vi si
erano accampate per accaparrarsi le prime file. Era incredibile quanto
avrebbero fatto pur di poter vedere al meglio i loro
idoli,così da creare un
legame musicale tra loro. Quella giornata si prevedeva molto faticosa
ed
impegnativa per Alexa. Quando cominciarono ad arrivare i fan dalla sera
precedente lei si trovava già li,pronta per il suo turno di
volontariato;si
sarebbe presa una pausa la mattina del concerto,per poi tornare nel
tardo
pomeriggio. Aveva scelto di donare il proprio aiuto sin da quando era
appena maggiorenne,le
piaceva soccorrere le persone che ne avevano bisogno,la facevano
sentire
importante. Ogni volta che riusciva a far stare meglio qualcuno si
riempiva di
gioia,e non si tratteneva nel mostrarlo con un dolce sorriso al
paziente.
Quella era la sua caratteristica principale,era estremamente
altruista,pensava
più agli altri che a sé stessa,era più
forte di lei e non poteva farci niente.
La notte fu tranquilla,non ci fu neanche l’ombra di un
mancamento,quindi non
ebbe molto da fare. Allo spuntare del sole,il sabato
successivo,terminò il suo
turno.
-“Ragazzi
io vado,in bocca al lupo. Ho paura per voi che da ora
cominceranno gli svenimenti, con il caldo.” Disse Alexa,prima
di incamminarsi
verso l’auto. Nel breve tragitto si fermò qualche
secondo per osservare la
lunga fila che si prolungava da davanti all’Ippodromo sino ai
lati. Vederli
così affiatati e così disposti a sopportare ogni
cosa la faceva sorridere,ma
allo stesso tempo la lasciavano incredula. Lei non aveva mai avuto un
gruppo
preferito,anche se ascoltava più che volentieri la musica
rock. Conosceva i 30
Seconds To Mars solo per sentito dire,e forse aveva anche orecchiato
qualche
loro canzone,ma niente di più. Era curiosa di
vederli,fortunatamente le era
toccato il posto all’interno
dell’Ippodromo,così magari sarebbe riuscita a
scorgere qualche momento dello spettacolo. Ancora con il
sorriso sulle
labbra montò in macchina e la mise in moto,diretta a casa
sua. Lì si sarebbe
potuta riposare per qualche ora,avrebbe mangiato qualcosa e poi sarebbe
tornata
là. Giunta a casa,con i piedi già
doloranti,ripose le chiavi sulla mensola
all’entrata e si lasciò cadere sul divano della
sala,senza neanche curarsi del
cane che le gironzolava intorno,in cerca di un suo saluto. Quando
quest’ultimo
le saltò addosso,alla fine,li concesse una carezza.
-“Fai
piano. Altrimenti fai male al bambino,o meglio, al feto.”
Disse
poi,portandosi una mano alla pancia ancora piatta. Il cane
alzò le
orecchie senza capire e la guardava. Proprio mentre accarezzava la
bestiola i suoi
occhi si lasciarono andare ad un sonno profondo. Quando essi si
riaprirono
erano già le tre del pomeriggio.
-“Oh
cavolo! Devo mangiare qualcosa!” esclamò,facendo
spaventare il cane
che si andò a nascondere dietro il divano su cui era seduta.
Poi Alexa,ancora
stanca,si diresse verso la cucina,decisa a farsi un panino veloce.
Prese gli
affettati dal frigo e il pane posato sul ripiano della cucina,per poi
sedersi a
tavola. Mentre mangiava ,il suo sguardo si soffermò sulla
sedia vuota davanti a
lei e una lacrima amara le fuoriuscì lungo la guancia. Le
mancava,e come se le
mancava! Ancora non si capacitava del fatto che lui non c’era
più. Ormai era
rimasta sola escluso il cane,anche se a distanza di qualche mese non lo
sarebbe
più stata. La sua famiglia c’era sempre stata poco
per lei,giusto lo stretto
necessario,e per di più era figlia unica. L’unico
sollievo le veniva conferito
dal volontariato appunto,dalla musica in generale e dalla danza,che
ormai però
non praticava da tanto,dato che non se lo poteva permettere. Avere soli
ventotto anni ed avere in mano così tante
responsabilità non le era facile da
gestire. Finì velocemente il panino,e interruppe il rumore
dei suoi pensieri.
Osservò l’orologio,le avanzavano ancora un paio
d’ore,così andò diretta nel
bagno,intenta
a farsi una bella doccia rinfrescante. Il rumore dell’acqua
la rilassava,mentre
le gocce le scivolavano delicatamente lungo la schiena,come se fossero
petali
di rose. I capelli li sciacquò in poco tempo,il suo nuovo
taglio di capelli
aveva un pregio da quel punto di vista. Quando uscì dalla
doccia con addosso il
solo accappatoio si osservò attentamente allo specchio. Non
si
piaceva,nonostante fosse generalmente di bell’aspetto,di
certo non quelle
bellezze che vedevi nelle riviste patinate,ma era carina. I capelli
castano
chiaro le coprivano metà del volto,mentre
dall’altra parte erano rasati. Gli
occhi di un colore cioccolato intenso la scrutavano attentamente,come
se non si
riconoscessero nel complesso fisico. Le lentiggini,che da sempre odiava
con
tutta sé stessa,le ricoprivano la fascia centrale del
viso,all’altezza del
naso. Quest’ultimo era molto pronunciato verso
l’alto,cosa che a volte le
piaceva,a volte la odiava. I lineamenti erano delicati,per certi versi
ancora
un po’ infantili,come le fossette accentuate che le
comparivano ogni qualvolta
sorrideva. Per il resto aveva un fisico abbastanza
slanciato,forse con un
po’ di pancetta,di certo era priva di addominali e non era
neanche piatta. Ma
tutto sommato,scusate la ripetizione,era carina. Finite le sue
riflessioni,si
rivestì di fretta e dette una passata veloce ai capelli con
il phon e la
spazzola. Il tempo le passò velocemente e così
arrivò anche l’ora di tornare
nel luogo di lavoro. Salutò il cane con una carezza,prese le
chiavi,e uscì di casa.
Ovviamente,ancora non sapeva a cosa stava andando incontro. Ma presto
l’avrebbe
scoperto.
Quando
arrivò all’Ippodromo la fila era ancor
più lunga e altri fan stavano
continuando ad arrivare,trovare un parcheggio le fu alquanto
difficile,ma alla
fine ce la fece. Quando giunse di fronte al cancello
d’entrata mostrò la
tessera d’autorizzazione alla security,l’uomo
così la lasciò passare. Nel
frattempo Alexa riceveva commenti poco carini da parte delle persone
ancora in
attesa,e maledizioni,ma lei non se ne curò,stava solo
facendo il suo dovere. Là
dentro non ci era ancora stata e si trovò spaesata
all’inizio,poi vide in
lontananza un suo collega e lo raggiunse frettolosamente.
-“Ehi!”
urlò,richiamando a sé la sua attenzione. Il
ragazzo,vedendola,le
andò incontro sorridendo.
-“Finalmente
sei arrivata! Cominciavo a temere che la folla ti avesse
sbranata.” Disse Claudio.
-“Diciamo
che ci sono andati vicini. No dai,scherzi a parte. Siamo solo noi
due per ora?”
-“No,tranquilla,gli
altri ci stanno aspettando nella sede principale,siamo
a dir poco interni.”
-“Meglio
no?! Magari riesco a farmi un giro al concerto.”
-“Bisogna
vedere se ci riesci. Non so perché ma sento che ci saranno
parecchi mancamenti. Se ne sono già sentiti male sette,e
devono ancora aprire i
cancelli. Quindi preparati!” informò. Poi le fece
segno di seguirlo. Passarono
per una “stradina” ghiaiosa e raggiunsero
l’entrata vera e propria,per così
dire. La prima cosa che vide fu l’immenso manifesto del Rock
in Roma,con a
sinistra l’immagine ingrandita di Slash e a destra un
cartellone con l’immagine
di tutti i cantanti ospiti del festival. Tra loro,riconobbe Jared,si
meravigliò
da sola per averlo riconosciuto. Ma come poter dimenticare un volto
come il
suo?! Osservandolo meglio capì dove l’aveva
già visto,aveva presentato un anno
gli EMA insieme alla sua band. Una volta ripresa
dall’incantamento si rimise in
marcia,al seguito di Claudio. Dentro sfilavano in bello stile tutti i
poster
giganti degli artisti che si sarebbero esibiti. E ancora una volta vide
Jared,probabilmente la foto era stata scattata durante un suo
concerto,dato che
aveva in mano una chitarra con una fenice sovrapposta.
-“Fa
quell’effetto ad ogni donna o ragazza.”
Constatò lui,guardandomi
divertito.
-“Eh?”
chiesi frastornata a Claudio “Quale effetto,scusa?”
-“Ma
ti sei vista? Sembra che hai visto una fatina.”
Esclamò ormai in preda
ad una risata. Io lo seguii a ruota,non riuscendo a smettere di ridere.
-“Non
è vero. Non sono quel tipo di persona io.”
-“Vorresti
dire che i tuoi ormoni sono rimasti rintanati?” insistette.
-“No,vorrei
dire che non mostro le mie debolezze ormonali.”
Rispose,facendo
con finzione la diplomatica e scatenando altre risate. Poi,raggiunsero
la sede.
La riconobbero grazie alle tre ambulanze poste di fianco al capanno.
Non ebbe
nemmeno il tempo di entrare che due ragazzine le andarono
incontro,trascinando
una loro amica. Posò in terra la borsa,senza pensarci,e si
precipitò in loro
soccorso.
-“Cos’è
successo?” domandò Alexa,mentre sentiva il battito
della ragazza
dal polso.
-“Ha
avuto un attacco di panico. Ha cominciato a piangere e a
singhiozzare,abbiamo provato a calmarla ma non ci siamo riuscite. Alla
fine ha
perso i sensi.” Rispose una di loro.
-“Aiutatemi
a portarla dentro.” Disse,afferrando la ragazza svenuta per
le
braccia,e sollevandola il più possibile da terra,per quanto
ci riuscisse.
Appena entrarono il medico a loro addetto le aiutò a posarla
sul primo lettino
a disposizione. Non ebbe molto da fare,la ragazza si riprese con uno
schiaffo
leggero sul volto. Poi dovettero solo tranquillizzarla e darle un
po’ di
zucchero per aiutarla a mantenersi in forza.
-“Posso
andare ora?! Avranno già aperto i cancelli. Rischio di
perdere il
posto in prima fila.” Chiese. A quanto pareva stava
già meglio.
-“Vada
pure,ma tenga con sé queste bustine di zucchero.”
Nel mentre lo
diceva il medico gliene porgeva una manciata. A quel punto,la ragazza
le
afferrò e saltò giù dal
lettino,precipitandosi fuori di corsa.
-“Ah…che
bei tempi.” Si lasciò scappare un infermiera
lì vicina. Anche
Alexa avrebbe voluto capire cosa si provava ad andare al concerto dei
propri
idoli,ma non ci riusciva,e forse mai ci sarebbe riuscita. Nelle ore
successive,dopo l’apertura dei cancelli,videro le persone
arrivare una dopo
l’altra,chi di corsa,chi camminando tranquillamente,magari
con la speranza di
riuscire a farsi strada tra la folla. Ci furono altri casi di
svenimento,come
era stato previsto. In fondo,loro erano lì proprio per
quello. Le ore si
susseguirono,veloci,come se fossero refoli di vento,che
s’intrecciavano l’un
con l’altro. Erano già le nove passate,i gruppi di
supporto si erano già
esibiti,erano anche riusciti a fare colpo su qualcuno. Ormai i fan
cominciarono
ad essere ansiosi e affamati del loro gruppo preferito che avevano
tanto
atteso. Sapevano che di lì a qualche minuto li avrebbero
visti a pochi metri di
distanza,senza riuscire a capacitarsene ancora. I
pazienti,già al suono dei
gruppi spalla, si erano tutti improvvisamente ripresi ed erano accorsi
davanti
al palco,o giù di lì. Il capanno di soccorso era
ormai vuoto,al suo interno vi
erano solo i volontari e il medico. Alexa stava conversando con
Claudio,quando
tutto ebbe inizio. Quel tutto che inizialmente sembrava un nulla. Lui
entrò nel
capanno,accompagnato da due uomini. Faceva fatica a respirare e
dovevano
aiutarlo a reggersi in piedi. Il medico,facendo velocemente un
resoconto di
tutti i volontari si girò rivolto verso di lei.
-“Ale,occupati
te di lui,dato che hai fatto il linguistico e dovresti
sapere l’inglese. Ora ti raggiungo.” Glielo
sussurrò appena,ma riuscì a
percepirne il contenuto principale. Andò incontro a
Jared,disposta ad aiutarlo
come lo era con tutti. Alcune donne la guardarono con invidia. A lei
non
cambiava nulla,era pur sempre un uomo normale come gli altri,anche se
dannatamente
bello.
-“Cos’è
successo?” disse in inglese con il suo accento italiano.
Quella
domanda l’aveva già fatta troppe volte in quel
giorno. A rispondere fu l’uomo
con i capelli corti,doveva essere Shannon. Alexa aveva sentito dire che
così si
chiamava il fratello del cantante,e data la somiglianza…
-“Ha
cominciato a respirare a fatica,dicendo di avere il cuore
accelerato.”
Nel frattempo lo stavano aiutando a sedersi. Quando il medico
arrivò,lei lo
informò di ciò che le era stato appena detto. Il
dottore si limitò ad
annuire,già pronto ad ascoltare il battito del cuore e a
mettere in atto una
visita medica veloce.
-“Ora
come si sente?” chiese,così Ale si
ritrovò a fare da traduttrice tra
i due.
-“Ha
detto che sta meglio. Anche se fa ancora un po’
fatica.” Riportò
testualmente le sue parole,aggiungendo “Se riesce a parlare
è già un buon
segno.” Il medico si ritrovò ad annuire ancora una
volta.
-“Qui
non c’è niente di anormale.” Disse
infine,finito il controllo. “Hai
qualche dolore all’altezza del cuore?”
domandò poi. Alexa aspettò che Jared
rispondesse,dandogli tutto il tempo necessario. Stavolta
però,quando lui
rispose,alzò lo sguardo verso di lei,fino ad incontrare i
suoi occhi. Erano di
un azzurro intenso,puro e casto,quasi stonavano con il resto del
viso,il quale
pareva fin troppo furbo.
-“No,non
ho nessun dolore.” Rispose,sempre fissandola. Per un momento
le sembrò
di essere in un altro posto,non di certo dove si trovava davvero.
Scosse la
testa,guadagnandosi degli sguardi straniti. Poi rivolse tutto al
dottore.
-“Perfetto
allora! Per favore,Alexa,fai compagnia a loro per un po’.
Accertati che abbia riacquistato il respiro regolare,poi possono
andare. Ah!
Cerca di tranquillizzarlo,probabilmente è sotto
stress.” Lei annuì con il
capo,annunciando ai tre che avrebbe fatto loro
compagnia,affinchè Jared non si
fosse sentito bene al cento per cento. Nel tempo seguente si
scambiarono un
paio di parole,e lei scoprì che l’altro ragazzo
alto,con i capelli lunghi e
neri raccolti in una coda era Tomo,nonché chitarrista del
gruppo. Poi c’era
Shannon,il batterista. E per finire Jared,che cantava. Le chiesero se
li aveva
mai sentiti,e lei si ritrovò ad arrossire imbarazzata.
-“Ok,credo
di aver capito che la tua risposta è no. Giusto?”
riuscì a
chiederle Jared. Solo la sua voce la mandava leggermente in subbuglio.
Non
riusciva a capire cosa avesse di così tanto speciale
quell’uomo appena
conosciuto per darle quelle sensazioni incomprensibili.
-“No,ad
essere sincera non che io ricordi. Può darsi di
si,però non riesco
ad associare voi alla canzone forse.”
-“Te
vorresti dire che quasi non ci conosci?” replicò
il
cantante,guardandola con occhi sgranati e sconvolti. Se prima gli
pareva
attraente sotto vari punti di vista ora stava cominciando ad
innervosirla. Ma
chi si credeva di essere! “Ma in che mondo vivi?!”
-“Nel
pianeta terra. Ma te forse sei già tra le nuvole da tanto
che ti sei
montato la testa.” Si ritrovò a rispondergli
male,con sfacciataggine,cosa che
non era tipica di lei. Shannon osservò la scena in
silenzio,così come Tomo. A
differenza che quest’ultimo tratteneva a stento una
risata,mentre Shannon
guardava serio suo fratello.
-“Jared,credo
che tu abbia esagerato!” disse poi,autoritario.
L’effetto che
ebbero le sue parole sul diretto interessato la lasciarono
meravigliata.
-“Scusa.”
Disse l’ultimo interpellato fissandola negli occhi ancora una
volta.
-“Si,scusalo,per
favore,per la sua arroganza. A volte pensa che siano tutti
suoi fan. Non puoi capire quanto sia difficile sopportarlo ventiquattro
ore su
ventiquattro. Sembra che si aspetti che lo diventi anche io da un
momento
all’altro” Ribadì Shan. A quel punto
ebbero una piccola discussione tra
fratelli,facendo ridere sia Tomo che Alexa. Quest’ultima,che
inizialmente era
imbarazzata,ora si sentiva a proprio agio,anche se provava ancora un
po’
d’irritazione nei confronti del Leto minore.
Ormai,accorgendosi che era già
tardi,in quanto la band doveva cominciare a suonare un quarto
d’ora prima,Alexa
li dichiarò liberi di andare a suonare. E
annunciò che Jared si era ben
ripreso. Loro la ringraziarono,ma non appena il cantante fu nuovamente
in
piedi,vacillò debolmente,facendo spaventare tutti. Il
dottore li andò
incontro,dichiarando che sarebbe stato meglio annullare il concerto e
spostarlo
in una data diversa. Ma il “paziente”,tanto che era
testardo, non ne volle
sapere di cancellare lo spettacolo,non voleva deludere i suoi amati
fan,e
abbandonò il capanno con un sorriso sulle labbra.
Quell’uomo era proprio
strano.