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Autore: slice    01/07/2011    6 recensioni
Fatta di fretta ma con il cuore, ecco il mio regalo di compleanno per tre fanciulle che meritano il meglio a discapito di quello che invece avranno. ^^'
Attenzione! Qui ci sono Sasuke e Naruto che s'intortano a fare una torta per il compleanno di Kakashi. Dovrei mettere 'non per stomaci deboli' perché secondo me non ne escono... u_ù
Auguri, tate! *__* Chu!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Buon compleanno!
di slice





Naruto è un bambino.
Quando, a distanza di settimane dal processo, Sasuke ha avuto il permesso di tornare nel suo quartiere, pur se con gli ANBU attaccati al sedere, portava con sé l'inconscia convinzione che Naruto fosse cresciuto. Non cambiato nei suoi pregi e difetti principali, soprattutto quelli che lui odiava e allo stesso tempo, segretamente, amava di più, bensì maturato anche su altri aspetti meno ingombranti che però contribuiscono lo stesso a fare l'insieme dell'individuo.
Invece no.
Invece, già dopo pochi giorni, dovette ricredersi.
Naruto, ancora a distanza di quasi quattro anni, è lo stesso scapestrato che ha una dieta a base di latte scaduto e ramen, la maggior parte delle volte liofilizzato, per giunta; è la stessa testa dura che ignora la pubblica decenza, berciando per esempio cose che in pubblico non si dovrebbero neanche bisbigliare. È un disastro totale in cucina come in bagno e anche in salotto e pure a letto: gli tira i capelli mettendoci un gomito sopra, gli preme il ginocchio sulle parti intime per spostarsi, finisce giù dal letto senza un motivo logico e ciarla sempre ininterrottamente anche in quei momenti.
La sua casa è invivibile e improponibile. Ci sono organismi strani che galleggiano nell'acqua torbida lasciata nell'acquaio, i ciottoli sono accatastati in modo disordinato, le pentole incrostate dentro e annerite fuori; pezzi di cibo sono sparsi ovunque. Tra la decomposizione dei resti nella cucina e quella dei calzini e delle mutande lasciate in giro, l'odore non è dei migliori. Il bagno è una zona rossa, assolutamente rossa e lampeggiante, è un posto allucinogeno dove trovano rifugio nuovi ecosistemi.
Sasuke prende con la punta delle dita una bacchetta lasciata sul tavolo e la usa per far cadere una maglia sudata dalla spalliera della sedia che ha davanti, solo dopo ci si siede sopra, con poca convinzione.
“Ma fai sul serio?” sussurra schifato, più a se stesso che al padrone di casa, lanciando un'occhiata sconfortata alla stanza.
Naruto si muove leggermente sul letto poco distante, forse per far intendere che ha sentito, e inspiegabilmente i ciottoli nell'acquaio cadono di lato spargendosi sul piano della cucina e in terra.
“Dobe,” inizia Sasuke, sospirando, “svegliati, o verrai mangiato dai batteri.” Che a occhio e croce potrebbero essere grossi come un vitello, pensa accigliandosi.
L'altro mugola, cambiando posizione.
Ci sono alcuni metri a dividerli, ma Sasuke, nonostante i suoi occhi non siano più quelli di un tempo, riesce a distinguere ancora con fin troppa nitidezza la sagoma del compagno di squadra: Naruto ha un pantaloncino corto, cortissimo, e una camicia lasciata aperta, dorme supino con le gambe piegate che però son scivolate ai lati, conferendogli una posizione da rana sciancata, e, con rammarico, il genio scorge qualcosa di tondeggiante uscire dall'orlo del pantalone. Abbassa la testa e si preme indice e pollice ai lati del naso, alzandosi di scatto subito dopo.
“Forza, sgorbio!” e lo punisce, togliendogli il cuscino da sotto la testa. “Hai rotto per giorni con quella cosa della torta, vuoi farla o no?”
Il jinchuuriki scatta a sedere come una molla, serrando gli occhi, dopo averli incautamente spalancati, per l'improvvisa ondata di luce che probabilmente lo avrà reso cieco per sempre, come borbotta mentre scende dal letto con l'eleganza di un'oca artritica, e si dirige in bagno senza degnare l'altro di una risposta.
Sasuke, che non è mai stato incline a pregare le persone, tanto meno per qualcosa che non lo sfiora minimamente - come ci tiene a precisare da giorni - lo ignora e si dirige verso l'uscita, scavalcando con estremo sdegno un grumo di roba arancione che potrebbe essere il groviglio di stoffa dei vestiti di Naruto o anche la cena del giorno prima, da lui vomitata.
“Assetta... Assetta Sas'se!” urla il compagno a petto nudo e con lo spazzolino in bocca, concentrato sulla lampo dei pantaloni mentre lo insegue. Prima di uscire afferra una maglia, intuendo che pur essendo momentaneamente l'eroe di Konoha la gente ha pur sempre il diritto di declassarlo.
“Assettami, caholo!” biascica, una volta fuori, prima di infilarsi l'indumento mancante senza togliere lo spazzolino e rischiare così di trafiggersi il palato.
Sasuke lo guarda con la bocca leggermente aperta e l'espressione di uno a cui hanno appena detto che un cammello diabetico cammina sulle gobbe, e non migliora quando l'altro, riuscito a liberarsi, getta lo spazzolino all'interno prima di chiudere la porta e poi sputa di sotto, sulla strada.
“Naruto,” quasi urla Kiba dal piano terra, “che schifo!” dice, ridacchiando, però.
“Questo è l'aiuto che intendevi?” chiede Sasuke, scettico, seguendolo giù per le scale.
“Ehy, con le ragazze sarebbe troppo facile: se la facciamo da soli avrà più valore,” argomenta lui, gesticolando, “però Kiba ha una sorella e suppongo l'avrà vista in cucina qualche volta,” conclude, saltando gli ultimi tre gradini per un motivo che sfugge alla comprensione umana.
L'immagine di Kiba in quel momento però non è delle più convincenti, non quando appare all'improvviso, una volta arrivati in fondo alle scale, dopo le parole espresse a suo favore: ha le gambe tese e le mani a terra, è a gattoni con il mento che sfiora il terreno ma tiene il deretano per aria e il bue bianco davanti a lui è nella stessa imbarazzante posizione, con la differenza che uno muove il culo e l'altro la coda.
“Oh sì, ci sarà indubbiamente d'aiuto,” commenta il genio, sorpassando Naruto.



E questo è l'aiuto che intendevi tu, invece?”
Sasuke sbuffa, scegliendo diplomaticamente di ignorarlo. Guarda davanti a sé e stringe gli occhi sulla figura spalmata in quel letto: Shikamaru giace innaturalmente scomposto, tra le lenzuola raggomitolate, perché aveva iniziato a stirarsi, quando Akamaru gli ha leccato metà corpo con una sola lappata, ma poi si è addormentato nel mezzo del movimento ed è rimasto voltato su un lato solo per metà.
“Shikamaru, per favore, abbiamo bisogno di te, eh!” urla Naruto, colpendo il letto con un piede al fine di scuotere l'occupante. Tuttavia, quel che ottiene è un lungo gemito esasperato e qualcosa che ha tutta l'aria di essere un “due minuti”, biascicato.
Mentre decide la strategia migliore da intraprendere per convincere un ninja diciottenne già in pensione ad alzarsi, Sasuke incontra l'espressione di Kiba che sembra deliziato all'idea di rompere le balle al prossimo.
“Inuzuka, attacca!” sguinzaglia, senza rimuginarci troppo, indicando la preda con insolita partecipazione al ricordo di quello che gli ha detto Naruto tempo prima, riguardo Kiba e i suoi mille e uno modi di svegliare Shikamaru.
Lui non ci pensa due volte e, avvicinatosi al letto, fa uno strano movimento coordinato di gambe e braccia, sul posto, per darsi lo slancio e saltare addosso al ninja addormentato; la vittima, infastidita, ma troppo pigra per ringraziarlo di avergli messo in disordine le vertebre con una ginocchiata, grugnisce soltanto, voltandosi pancia sotto. Kiba che sa come rompere le palle muove una mano proprio in quella direzione, strizzando leggermente. Shikamaru guaisce e l'imitazione è talmente perfetta che Akamaru, saltato sulle ormai non più candide lenzuola, si immobilizza, muovendo solo le orecchie in ascolto di altri uggiolii.
“Che atrocità!” ride, il jinchuuriki.
“Ci serve vivo, Inuzuka,” ricorda Sasuke, caustico. Vorrebbe inoltre fargli notare che un ninja dovrebbe conoscere più dignitosi metodi di persuasione, ma quel desiderio va velocemente scemando intanto che la tortura prosegue, con immotivata crudeltà.
“Sono sveglio...” tenta di dire il poveretto, mugolando sconsolato. Ma il carnefice lo prende per una caviglia e lo trascina letteralmente giù dal letto, così che cada come un sacco di patate sul pavimento, producendo un tonfo sordo.
Shikamaru a quel punto poggia la testa in terra e chiude gli occhi.
“Non è possibile,” sorride Kiba. Lo prende per le spalle per portarlo seduto e lo scuote con forza, urlandogli che deve svegliarsi perché altrimenti lo tireranno fuori dalla finestra.
Nara si acciglia, apre gli occhi e lo fissa, inducendolo a fermarsi. Si guardano giusto per un momento prima che Shikamaru parli, questa volta in modo più comprensibile.
“Tre, due, uno...” e la sveglia suona, sul comodino dietro di lui, isterica come la voce di sua madre che lo chiama dalla cucina. “Quando ho detto 'due minuti', alludevo a questo.”
Kiba e Naruto scoppiano a ridere, Akamaru abbaia, ancora con le zampe sul letto, e Sasuke sposta semplicemente lo sguardo sul jinchuuriki, con un cipiglio severo, scrutandolo come se lo credesse pazzo quando questi scoppia a ridere all'improvviso.
Shikamaru incrocia le gambe, lì sul pavimento, e stira le braccia, ora che è libero dalla morsa del nemico numero uno del suo riposo, sbadigliando impunemente. Sbuffa, portandosi una mano a coprire gli occhi per la troppa luce. Kiba si diverte sempre moltissimo a svegliarlo durante i suoi mille mila sonnellini, arrivando ad ignorare persino il rispetto per i suoi spazi.
“Che volete?” si decide ad informarsi, visto che nessuno sembra propenso a spiegarglielo.
“Ah, giusto!” salta su, Naruto, “abbiamo bisogno delle tue doti analitiche: 'se non sai fare qualcosa aiutati con la logica', mi dicesti una volta,” sorride con quei fastidiosissimi trecentoventisette bianchissimi denti.
“Che palle...” strascica Shikamaru, alzandosi da terra per dirigersi in cucina, “posso fare colazione, prima?” chiede, scocciato.
“Puoi anche pisciare, senti come siamo magnanimi!” celia Kiba, portandogli un braccio sulle spalle, mentre gli altri due li seguono in cucina dove mamma Nara sta berciando al figlioletto che la cucina chiude alle nove; e mancano pochi minuti.
Yoshino è una donna strana che imbarazza e stressa suo figlio, ma che liscia il pelo degli ospiti come una brava padrona di casa. Akamaru ringrazia scodinzolando. Lei ha apparecchiato per tutti, infatti, e Naruto e Kiba si fiondano indecorosamente a tavola.
“Che incivili,” si schifa Sasuke, rifiutando con garbo il tè che gli viene offerto.
“Ah, muoviamoci che c'è anche Sai da reclutare!” dice Naruto, riuscendo ad urlare anche a bocca piena.



Sai vive vicino al centro. L'appartamento gli è stato affidato quasi due anni prima: non sapevano dove collocarlo sul momento e, pur essendo un appartamento di quelli affidati ai maestri dell'accademia e ai jounin istruttori, quando se ne liberò uno lo collocarono lì - come se fosse stato un pacco - temporaneamente. Dopo la prima missione svolta come parte del team sette ai danni del sannin dei serpenti, con gli eventi successivi, a partire dall'invasione di quel pazzo visionario di Kazuma e i suoi quattro seguaci, passando per quella che poteva essere chiamata la quarta grande guerra ninja, fino ad arrivare all'enorme scontro che aveva visto alleati Sasuke e Naruto contro Madara, e quello che rimaneva di Orochimaru nel corpo di Kabuto, dal momento che la cosa non aveva un'alta priorità, non c'era più stata occasione di rivedere la sua ubicazione.
“Sai! Sai! Saaaaai!” urla Naruto, in crescendo, poco prima di prendere uno scappellotto, “Sas'ke...” si lamenta, guardandolo male.
“C'è il campanello, idiota,” dice lui, sporgendosi verso la porta per premerlo. Tuttavia, quando appoggia il dito sull'oggetto la porta dell'appartamento si apre, mostrando il ninja d'elité.
“Buongiorno!” li accoglie Sai, facendosi da parte per farli entrare.
L'interno del suo appartamento è incredibilmente spoglio. Ha l'aria di una delle stanze delle locande dove Naruto si fermava spesso con Jiraya, quando andavano in giro per allenarsi, piuttosto che una casa vissuta, però non è fredda, anzi. Le tende hanno un colore chiaro, leggero, che dà luce alla stanza, la mobilia è scura e semplice, un po' impersonale in effetti ma, da quando Sakura gli ha suggerito di appenderli, quelle pareti ospitano molti dei suoi dipinti; accompagnano quei mobili con paesaggi e squarci di villaggio, di vita, di colore. Gli oggetti in giro sono molto pochi e sono tutti essenziali: pergamene, kunai, inchiostro e rotoli ricordano che è un ninja e timbri, pennelli, tele e colori lo avvicinano anche alla figura del pittore. Chiunque conosca un minimo quello shinobi, si sarebbe aspettato quello scenario, ma paradossalmente è proprio il fatto che sia così fedele alle aspettative a renderlo bizzarro.
“A cosa devo questa visita di massa?” chiede, facendo segno di accomodarsi, dopo aver chiuso la porta.
“Dobbiamo fare una torta!” salta su, Naruto, entusiasta.
Per un momento c'è un silenzio atto a far continuare la spiegazione, ma Naruto sorride e Kiba sta raccogliendo quello che Akamaru ha buttato in terra con la coda, sul mobilino basso accanto al divano, mentre Shikamaru sbadiglia. Sasuke quindi sospira, alzando gli occhi al cielo.
“Kakashi sensei compie trent'anni,” spiega, criptico ma esaustivo.
Sai spalanca gli occhi e si alza, dirigendosi senza fretta alla libreria alle sue spalle, osserva i tomi e i libri messi in ordine alfabetico con diligenza e alla fine ne estrae uno con la copertina chiara. Si volta, prendendo a sfogliare il libro solo una volta tornato seduto.
“Ecco!” e punta un dito sulla pagina stampata, con espressione grave, “Qui dice che alle persone fa piacere l'interessamento per la propria età solo fino ai trent'anni, in genere: siamo sicuri che gradirà?”
“Ma che libro è?” si lagna Shikamaru, retorico.
“'Mille e una festa da ricordare',” sorride Sai, mostrando la copertina tenendo un dito all'interno per non perdere il segno.
“Dai, Sai, non rompere e vieni!”
“Vero! Tanto ti ci trascino, piuttosto, eh!” lo incitano a loro modo Kiba e Naruto, ancora prima di aver udito un reale rifiuto.
Sai rimane a scrutarli con un'espressione seria, con gli occhi che passano da un elemento all'altro del gruppetto adagiato - o svenuto, se lo sguardo cade su Nara - sul suo divano, prima di sorridere, socchiudendo gli occhi.
“Voi volete che partecipi anch'io.”
“Ma certo! Sei anche tu un membro del team sette, eh!” esplode letteralmente Naruto, saltando in piedi all'improvviso.
“E allora che ci faccio io qui?” si lamenta Shikamaru, coprendosi gli occhi con un braccio mentre Kiba gli solletica l'orecchio, ridacchiando.
“Insomma, vieni o no?” sbuffa Sasuke.
Sai dà l'idea di uno che non capisce una mazza e invece ha il pieno controllo delle situazioni in cui si trova, spesso si diverte semplicemente. Nello specifico, Sasuke è davvero uno spasso e non è neanche così difficile raggirarlo, nonostante in molti lo apostrofino come 'genio'.
“Oh, sono contento che tu mi abbia accettato Sas'ke: ho letto che non è affatto facile in questi casi,” dice, sorridendo ancora.
“Tsk.”



Con un minimo di senso logico sarebbe ovvio a chiunque che per fare una torta di compleanno serve innanzitutto conoscere i gusti del festeggiato.
“Dove stiamo andando?”
Shikamaru, che è notoriamente un ragazzo intelligente con aspirazioni modeste, decide di iniziare con qualcosa di semplice e prenderla larga. Questo però sarebbe una scelta sensata se le persone intorno a lui fossero vagamente attente e capaci. Sasuke, che ha la misura dell'idiozia che dilaga da quelle parti, lo guarda con pacata compassione.
“Oh... boh, io seguivo voi!” dice Naruto fermatosi di scatto in mezzo alla strada mentre Kiba ride, lasciando intuire che lui stava facendo la stessa cosa.
Sai sorride, assolutamente fuori luogo.
“Ok, mi sembra che non abbiate le idee chiare,” dice Shikamaru, sedendosi sulla panchina più vicina.
“Non dovremmo fare una lista di quello che ci serve?” chiede Sasuke che ha un vago ricordo di grembiuli sporchi di farina troppo grandi per lui, risate sporche di farina, e sapori dolci su un dito, sporco di farina, che copriva un sorriso gentile, incastrato nelle sinapsi che lo infastidisce.
“Mh, cosa serve per fare un dolce? Uova!” bercia Naruto nell'orecchio di Sai.
“Farina...” brontola Sasuke, sedendosi accanto a Shikamaru.
“Latte!” alza la mano Kiba, con lo stesso entusiasmo di uno che ha risolto la fame nel mondo.
Sai, che si sta appuntando tutto, si blocca un momento per osservare lo stratega che si pulisce l'orecchio con il mignolo.
“Torta di cosa?”
“Di uova, farina e latte...” dice Shikamaru prima di sbadigliare.
“Cazzo,” interviene Sasuke, massaggiandosi gli occhi, “nessuno sa cosa piace a Kakashi?”
Naruto vorrebbe dire qualcosa ma dopo qualche tentativo decide di accigliarsi e rimanere in un dignitoso silenzio. Kiba ride, ché lui sa solo di cosa odora, Kakashi sensei. Sai sorride, ma non è partecipazione è solo una paresi.
“Tranquilli, c'è modo di scoprirlo,” li risolleva Shikamaru, alzandosi, “Andiamo.”










Ahn... Auguri Anna!
Spero sinceramente che ti piaccia perché è stato davvero come partorire una palazzina. u_ù
Buon compleanno! ^^ Chu!



I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



  
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