Questa
è una
cosa che ho scritto parecchio tempo fa, quando la noia, il caldo (era
estate) e
la maratona delle Cronache mi avevano fuso il cervello.
Tecnicamente
sarebbe una Spin-off di un’altra mia creazione, che
però non credo possa essere
definita tale, poiché esiste solo nella mia mente (?).
Può benissimo
essere letta senza sapere i retroscena, visto che, praticamente, viene
spiegato
tutto in grandi linee.
È una cosa
tanto per ridere, non vuole essere niente di impegnativo!
I personaggi
di Jadeyn e Damian di Archen sono completamente frutto della mia mente,
gli
altri non mi appartengono e bla bla bla…
Comunque.
Questa è soprattutto
una AU, in quanto in
questa storia i sovrani non hanno mai lasciato Narnia, siamo nel pieno
dell’Epoca d’Oro. Peter dovrebbe avere
all’incirca ventisei anni, Susan
ventiquattro, Edmund venti e Lucy diciassette.
Io mi sono
divertita da matti scrivendo e spero che anche a voi
susciterà emozioni felici
:)
A presto,
A.
Ps:
Quelli
nell’immagine sono, da sinistra: Jadeyn, Peter e Susan.
Re Peter camminava beatamente
per i corridoi di Cair Paravel, accompagnato da due delle tre donne
più importanti della sua intera vita: Susan e Jade.
Sua sorella era arrivata quella mattina dal castello di Archen, dove
viveva con il suo amatissimo sposo, che aveva preferito lasciarla
presso i parenti in modo da non doverla costringere a lunghi e noiosi
incontri diplomatici.
La nuova Regina di Archen, dopo il matrimonio, era diventata ancora
più bella. I lunghi capelli scuri le arrivavano fino alla
vita, gli occhi chiari avevano perso quell’aura di accennata
superbia che negli anni precedenti avevano assunto ed il sorriso era
diventato sempre più dolce e meraviglioso.
La sua sposa, Jadeyn, era stata assolutamente felice della permanenza
dell’amata cognata in quanto avrebbe avuto, finalmente,
qualcuno con cui lagnarsi delle solite cose che lui ed Edmund non
potevano sapere, in quanto uomini, e che Lucy non poteva ancora capire,
perché troppo giovane.
Peter le osservava camminare insieme lungo i fastosi corridoio della
grande reggia, notando quanto fossero diverse ad una prima occhiata e
sorprendendosi del fatto che fossero andate immediatamente
d’accordo. Riflettendoci, ammise che, prima ancora di provare
qualche sentimento per lui, che non fosse odio, Jade aveva subito
legato con sua sorella. La Regina Susan era dolce, buona e generalmente
accondiscendente; non amava immischiarsi negli affari privati dei suoi
familiari oppure imporre con la forza le proprie decisioni. La Regina
Jadeyn, invece, era tutto l’opposto: esuberante, testarda ed
intraprendente; era stata la spina nel fianco del fratello, spingendolo
a sposarsi portandolo quasi all’esasperazione, non amava
essere messa da parte o che non venissero prese in considerazione le
sue idee. Amava letteralmente dare
ordini e, ogni volta che le era possibile, prendeva parte personalmente
all’organizzazione dei più svariati eventi, che
fossero tornei, feste oppure riunioni fra i sovrani dei regni limitrofi.
Senza contare, quasi Madre Natura avesse deciso di mostrare quanto
fossero agli antipodi, le caratteristiche fisiche decisamente opposte:
come Susan aveva i capelli scuri e gli occhi chiari pieni di dolcezza,
allo stesso modo Jade era bionda con gli occhi smeraldini pieni di
fierezza e tenacia.
C’era una cosa, però, che in quel momento, agli
occhi di tutti, le poteva accomunare: il pancione sfoggiato con
deliberata dolcezza dalla Regina Susan, oramai prossima al parto, e
quello leggermente pronunciato della Regina Jade, esibito al mondo con
orgoglio smisurato. In loro crescevano gli eredi di due grandissimi
regni, Narnia ed Archen.
« Quindi la sarta mi ha portato quel famoso tessuto
pregiato, per la culla… credimi, sorella mia, avrei
preferito che non l’avesse fatto. La signora castoro ha detto
che hanno sentito le mie urla fin dai giardini »
raccontò la sposa del Re Supremo, alzando gli occhi al cielo
e mostrando la migliore delle sue smorfie contrariate. Susan rise,
scuotendo leggermente il capo e facendo dondolare gli scuri capelli
lungo la schiena. La mano che non era impegnata nello stare aggrappata
al braccio della cognata era sul suo enorme pancione. Molte volte Peter
aveva scherzato con suo marito sul fatto che l’erede avrebbe
avuto la stazza di un elefante. La sua sposa, però, non
sembrava aver apprezzato, poiché aveva affermato, dopo
averlo colpito in testa con il suo ventaglio preferito: “Ricorda
che, oltre ad avere il tuo sangue nelle vene, ha quello di mio
fratello, quindi, il mio. Stai insinuando che io abbia sangue di
elefante? Screanzato!”
« Avresti potuto lasciar correre, non credi? Non poteva
essere così brutta, quella stoffa » le rispose la
regina dai capelli scuri, sorridendole dolcemente. La nuova Regina di
Narnia scosse il capo ed i riccioli biondi le rimbalzarono sulle
spalle, mentre un’espressione particolarmente presuntuosa le
si dipingeva sul viso.
« Era terribilmente ruvida, per la pelle di un bambino.
Sembrava cotta di maglia. Poi ho scoperto che l’aveva
decantata tanto perché in pelle di drago. Ma ti rendi conto?
Voleva che usassi la pelle di drago per una culla! »
sbraitò la bionda, continuando a camminare lungo il
corridoio.
« Ma quella pelle è davvero preziosa, spero non
l’avrai fatta buttare » intervenne quindi Susan,
preoccupata che la cognata avesse davvero fatto un’idiozia
simile. Comunque non confidava molto in quell’assurda
ipotesi: Jade era perfezionista, non sciocca.
« Ovviamente no, Sue. La mia signora qui presente
l’ha fatta impiegare per creare abiti adatti a me ed Edmund,
sai, per gli allenamenti » si intromise il biondo Re,
sciogliendo la stretta delle due cognate e mettendosi in mezzo,
prendendole entrambe a braccetto. La moglie gli diede un buffetto
delicato al braccio - Peter aveva accolto con smisurata gioia il fatto
che la gravidanza avesse dimezzato la sua aggressività - e
gli sorrise, dolcemente. Chiunque avrebbe convenuto che un tale
comportamento affettuoso fosse riservato dalla Regina solo al marito e,
quando non la faceva infuriare, all’amato fratello.
«
Ecco, Lucy, ci sono! » si udì un sospiro
particolarmente compiaciuto e vittorioso.
«
Oddio, Ed, levalo! Levalo! Fa malissimo! »
I tre sovrani
bloccarono la loro passeggiata, quasi fossero stati fulminati, e si
voltarono lentamente verso la porta da cui arrivavano le voci tanto
conosciute ed amate. Si guardarono quasi temessero di aver immaginato
tutto.
«
Non fare la bambina, Lu. Quando abbiamo iniziato sapevi che sarebbe
successo, prima o poi » la voce
dell’uomo sembrava spezzata dallo sforzo. I tre sovrani,
all’esterno, impallidirono velocemente. Peter aveva iniziato
a scuotere il capo, tentando di allontanare l’immagine che si
stava formando nella sua mente. Susan aveva la mano davanti alla bocca,
per trattenere un possibile strillo spaventato all’idea che
dietro quella porta si stesse avverando ciò che la sua mente
tentava di rinnegare. Jade aveva oramai accettato la realtà
dei fatti, cominciando a pensare alla sala di torture che
c’era al castello di suo fratello: avrebbe potuto dare una
lezione a quel giovane scapestrato travia fanciulle. Lucy era quasi una
bambina!
«
Parli bene tu, mica stai subendo questa… questa…
quest’intrusioneee » il piccolo gridolino acuto
della giovane regina fece rabbrividire il povero Peter, che si vide
costretto a sorreggere con un braccio la sorella, in procinto di
svenire, e bloccare la consorte con l’altro, visto che
sembrava pronta ad uccidere qualcuno. Intrusione.
La piccola Lu… e l’intrusione. Peter non credeva
neppure che sapesse come funzionassero certe cose!
«
Stai calma, se ti agiti durerà solo di più e ti
farà male. Con il tempo ci farai l’abitudine
» la voce di Edmund doveva
essere rassicurante per la piccola vittima dei suoi fetidi istinti, ma
aveva avuto un effetto devastante per i tre che origliavano fuori dalla
porta.
«
Fa male anche se sono calma! Farà male sempre » si
lagnò la più giovane regina, anche lei sembrava
avere il fiatone. Susan si aggrappò con più forza
al braccio del fratello, convinta che da un momento all’altro
avrebbe perso i sensi.
«
Ti abituerai, fidati di me, ci sono passato un sacco di volte. Cosa
credi che faccia quando mi alleno sulle montagne, con la mia guardia
personale? » a
queste parole fu Peter a doversi tenere saldamente dalle due donne,
convinto di essere in punto di morte e che quelle parole fossero solo
il frutto del delirio, che non fossero state pronunciate davvero da suo
fratello. Edmund… sulle montagne con tutti quegli
uomini… le intrusioni a cui era abituato….
«
Oddio, c’è il sangue! » la voce di Lucy
salì di parecchie ottave, esattamente i battiti cardiaci e
la bile in ognuno dei tre fuori dalla porta. A Peter tremavano le mani,
le due donne non sapevano bene stare ancora aggrappate a lui oppure
allontanarsi, per sicurezza.
« Non credete che dovremmo… »
azzardò la regina Jade, indicando la porta in mogano, con
parecchia indecisione. Era sicura di voler assistere ad una cosa simile?
«
È una
cosa biologica, Lu, non sei la prima a cui succede » la voce rassicurante di Edmund
era leggermente roca ed interrotta, quasi stesse facendo altro.
« Sto per sentirmi male » sussurrò con
voce vacillante Susan, portandosi una mano sugli occhi, mentre
l’altra stava sul grembo, quasi volesse proteggere la sua
creatura da una cosa così indecente, così
abominevole.
«
Sì, Ed, sìì! Continuaa! » le
regine sgranarono gli occhi a quell’urletto vittorioso, quasi
fossero state pugnalate alle spalle. L’espressione della
nuova regina di Narnia era fra il disgustato e lo spaventato, quasi
specchio di quella del consorte.
«
Ci siamo, Lu, ecco! » quelle
parole furono il colpo di grazia. I tre sovrani si scambiarono un lungo
sguardo, carico di decisione e fermezza, prima che Peter spalancasse la
porta con violenza. Il Re aveva la mano alzata, pronto a gettarsi nella
paternale più lunga che avesse mai pensato di fare nella sua
vita, la sua sposa aveva ridotto gli occhi verdi in due minuscole e
terribili fessure e la sorella aveva già aperto la bocca per
gettare l’urlo belluino più forte della sua intera
vita.
Restarono bloccati nelle loro posizioni non appena quella scena si
aprì davanti a loro: Lucy seduta al suolo, con la mano
sporca di sangue, ed Edmund accanto a lei, che teneva in mano quella
che sembrava essere una grossa scheggia di legno.
« Beh, non si usa più bussare? » disse
con ironia il Giusto, arcuando il sopracciglio verso i fratelli e la
cognata. Notò che, mentre le due donne erano terribilmente
sbiancate, suo fratello era verde in viso.
« Che cosa… che cosa stavate facendo? »
Peter deglutì quella che doveva essere bile, osservando i
due fratelli più piccoli alle prese con quella dimostrazione
di pronto soccorso.
« Stavo insegnando a Lucy come si preparano le frecce
artigianali, per sicurezza. Durante lo scontro con Calormen ci siamo
ritrovati con pochi uomini capaci di fare una cosa del genere. Meglio
prevenire che curare » spiegò candidamente Edmund,
confuso da quelle strane reazioni. « Però le
è entrata una grossa scheggia nel polso, niente per cui
valesse la pena chiamare il guaritore, me ne sono occupato io
» aggiunse, sempre più accigliato. I tre sovrani
li fissavano quasi fossero giunti da un altro mondo. Erano troppo
sconvolti per poter fare qualsiasi cosa.
« Una scheggia » sussurrò Susan,
lanciando una lunga e vuota occhiata al fratello ed alla cognata, quasi
non riuscisse a crederci a sua volta. Jade scoppiò in una
fortissima risata isterica, completa di pernacchia, arrivando ad avere
delle vere e proprie lacrime agli occhi. Peter iniziò a
scuotere il capo, troppo sbalordito per poter fare qualunque altra cosa.
Quando
Re Damian arrivò al castello di Cair Paravel, si sorprese
particolarmente nel sentirsi rispondere che la sua sposa, Susan, sua
sorella e suo cognato fossero nella sala del tè del
castello, a quell’ora.
La stanza era stata costruita dove, precedentemente, vi era la sala del
tesoro, spostata in un luogo più sicuro. Vi era una
grandissima porta di vetro che conduceva all’elegante
terrazzino e tante tende e tappeti che rendevano l’ambiente
colorato ed allegro. C’erano molte poltrone e parecchie
librerie, la sala era stata amata dalla regina Susan per quel motivo,
ed al centro un tavolo circolare, in cui erano accomodati i tre sovrani.
Damian, per un lungo istante, pensò che fossero stati
colpiti da un qualche maleficio e che avessero perso la testa: Susan
aveva lo sguardo perso nel vuoto e continuava a ripetere “una
scheggia, una scheggia!”, Jadeyn
sembrava in preda ad una vera e propria crisi di risate isteriche,
piegata sul tavolo e con delle lacrime agli occhi decisamente poco
regali, Peter, invece, fissava
il tavolino e continuava a scuotere la testa in senso negativo, il viso
verdognolo.
« Che cos’è successo? »
domandò il re di Archen, avvicinandosi al tavolo per
ottenere confidenza da almeno uno dei tre sovrani lì seduti.
Jadeyn guardò il fratello per qualche secondo, ma, quando
Susan sussurrò nuovamente “una
scheggia”, non riuscì a trattenere un
altro afflusso di risate isteriche.
I tre impiegarono diverso tempo per potersi riprendere, Peter ebbe
bisogno di bere tè parecchio zuccherato, e raccontare
ciò che era successo al Re appena arrivato, ottenendo solo
delle occhiate parecchio sconcertate. Alla fine anche lui si
unì alle risate della sorella, che in breve contagiarono
anche i due Pevensie.
«
Non credo di aver riso tanto come oggi » commentò
la bionda regina, da dietro il separé della camera da letto
che condivideva con il consorte. Quest’ultimo era
già placidamente sdraiato, più nel regno di
Morfeo che nella sua Narnia. Si limitò ad un verso
accondiscendente.
« Avevamo pensato ai più catastrofici prospetti
invece che ad una cosa tanto sciocca, una scheggia! È una
cosa normale, secondo te? » domandò nuovamente
Jade, continuando a cambiarsi. Peter sorrise al pensiero di
ciò che avevano ascoltato fuori da quella porta.
« Erano parole un po’ compromettenti, mia cara.
Senza contare quell’infelice uscita sugli addestramenti nelle
montagne, con tutti quei soldati » il Re
rabbrividì al ricordo, tentando di rimuovere quello che,
automaticamente, la sua mente aveva generato. « Scommetto che
avevi in mente di rinchiudere mio fratello nella sala delle torture di
Archen, vero? »
Fu lei a ridacchiare a quelle parole, constatando con gioia quanto il
suo adorato consorte la conoscesse a fondo. Dopotutto, ne avevano
passate di tutti i colori, insieme, e più di una volta lui
le aveva provocato lo stesso desiderio di violenza che aveva avuto nei
confronti del cognato. Non si erano proprio piaciuti,
all’inizio.
« Non l’avrei rinchiuso davvero lì, mi
sarei limitata a spedirlo in una delle Isole Solitarie, solo soletto
» cinguettò la Gran Sovrana di Narnia, principessa
di Archen, continuando a restare nascosta dietro quel
separé. Peter sorrise intenerito agli istinti
compassionevoli che la gravidanza aveva portato: qualche mese prima
l’avrebbe ucciso con le sue mani.
« Forza, mia regina, vieni a dormire. Tutto questo stress non
ti fa bene, devi assolutamente riposare » la
richiamò, accomodandosi meglio nel loro grande letto, con le
mani sotto il capo. Aveva in mente di fare la più bella e
rilassante dormita degli ultimi anni, per cancellare l’orrore
passato. I suoi progetti, però, andarono in fumo non appena
l’adorata consorte fece la sua comparsa con una camicetta da
notte molto… etta. Per un
lungo ed interminabile secondo, Peter ebbe la sensazione che quella
fosse stata una sua camicia, accomodata per lo scopo di sedurlo. Come
se quella vipera
bionda avesse
mai avuto bisogno di mezzucci simili. La osservò
avvicinarsi, quello sguardo che l’aveva ammaliato fin dalla
prima volta che l’aveva incrociato, e sedersi a cavallo delle
sue gambe, passandogli le braccia intorno al collo.
« Sa, mio Re, credo proprio di avere una brutta scheggia da
togliere… mi aiuterebbe? » domandò,
sbattendo le ciglia e simulando uno sguardo indifeso che proprio non le
si addiceva. Peter sorrise, decidendo di stare al suo gioco.
« Mi dia il polso, milady, ed io provvederò ad
aiutarla » le labbra del Re si poggiarono sul palmo della
mano della consorte, risalendo per tutto il braccio, fino a giungere al
collo. Peter adorava il collo di sua moglie.
« Ma non ho detto mica che la scheggia è
lì… »
Quelle parole furono troppo, per Peter, che si lasciò andare
al sentimento potente che lo legava a quella donna ed alla creatura che
portava in grembo.
Nello stesso momento, ad
Archen, Susan aveva appena dato alla luce la sua bambina.
« Come volete chiamarla, maestà? »
la levatrice sorrise intenerita, osservando la sua sovrana con in
braccio l’erede al trono. Il Re, suo marito, era svenuto poco
prima che la piccola vedesse la luce. La curiosità insita
nelle parole della donna era lecita, poiché i due regnanti
avevano più volte espresso l’indecisione riguardo
il nome della piccola creatura.
Susan ripensò alla giornata appena trascorsa, a tutta quella
confusione che al castello di Narnia si era creata. Ripensò
alle parole che la stessa levatrice le aveva detto quando le si erano
rotte le acque: “Probabilmente, maestà,
non avrebbe partorito questa sera se non fosse stata sottoposta a tutto
questo affaticamento, fisico e mentale”.
« Shiver, significa scheggia » affermò,
convinta. Sorrise al marito, che era appena arrivato, più
sconvolto che mai, dando un bacio sulla fronte della neonata, che
agitava i piccoli pugni, più sveglia che mai.
Dopotutto non avevano fatto molto rumore per nulla.