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Autore: Arthemisia    01/07/2011    5 recensioni
« Ecco, Lucy, ci sono! » si udì un sospiro particolarmente compiaciuto e vittorioso.
« Oddio, Ed, levalo! Levalo! Fa malissimo! »
I tre sovrani bloccarono la loro passeggiata, quasi fossero stati fulminati, e si voltarono lentamente verso la porta da cui arrivavano le voci tanto conosciute ed amate. Si guardarono quasi temessero di aver immaginato tutto.
...
« Ti abituerai, fidati di me, ci sono passato un sacco di volte. Cosa credi che faccia quando mi alleno sulle montagne, con la mia guardia personale? » a queste parole fu Peter a doversi tenere saldamente dalle due donne, convinto di essere in punto di morte e che quelle parole fossero solo il frutto del delirio, che non fossero state pronunciate davvero da suo fratello. Edmund… sulle montagne con tutti quegli uomini… le intrusioni a cui era abituato…
...
Sorrise al marito, che era appena arrivato, più sconvolto che mai, dando un bacio sulla fronte della neonata, che agitava i piccoli pugni, più sveglia che mai.
Dopotutto non avevano fatto molto rumore per nulla.

Un universo alternativo in cui i Pevensie non sono tornati a casa, in cui hanno vissuto la loro vita a Narnia, fra amori e... incomprensioni.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una cosa che ho scritto parecchio tempo fa, quando la noia, il caldo (era estate) e la maratona delle Cronache mi avevano fuso il cervello.
Tecnicamente sarebbe una Spin-off di un’altra mia creazione, che però non credo possa essere definita tale, poiché esiste solo nella mia mente (?).
Può benissimo essere letta senza sapere i retroscena, visto che, praticamente, viene spiegato tutto in grandi linee.
È una cosa tanto per ridere, non vuole essere niente di impegnativo!
I personaggi di Jadeyn e Damian di Archen sono completamente frutto della mia mente, gli altri non mi appartengono e bla bla bla…
Comunque.
Questa è soprattutto una AU, in quanto in questa storia i sovrani non hanno mai lasciato Narnia, siamo nel pieno dell’Epoca d’Oro. Peter dovrebbe avere all’incirca ventisei anni, Susan ventiquattro, Edmund venti e Lucy diciassette.
Io mi sono divertita da matti scrivendo e spero che anche a voi susciterà emozioni felici :)
A presto,

A.

Ps: Quelli nell’immagine sono, da sinistra: Jadeyn, Peter e Susan.

 

 

 

Re Peter camminava beatamente per i corridoi di Cair Paravel, accompagnato da due delle tre donne più importanti della sua intera vita: Susan e Jade.
Sua sorella era arrivata quella mattina dal castello di Archen, dove viveva con il suo amatissimo sposo, che aveva preferito lasciarla presso i parenti in modo da non doverla costringere a lunghi e noiosi incontri diplomatici. 
La nuova Regina di Archen, dopo il matrimonio, era diventata ancora più bella. I lunghi capelli scuri le arrivavano fino alla vita, gli occhi chiari avevano perso quell’aura di accennata superbia che negli anni precedenti avevano assunto ed il sorriso era diventato sempre più dolce e meraviglioso.
La sua sposa, Jadeyn, era stata assolutamente felice della permanenza dell’amata cognata in quanto avrebbe avuto, finalmente, qualcuno con cui lagnarsi delle solite cose che lui ed Edmund non potevano sapere, in quanto uomini, e che Lucy non poteva ancora capire, perché troppo giovane. 
Peter le osservava camminare insieme lungo i fastosi corridoio della grande reggia, notando quanto fossero diverse ad una prima occhiata e sorprendendosi del fatto che fossero andate immediatamente d’accordo. Riflettendoci, ammise che, prima ancora di provare qualche sentimento per lui, che non fosse odio, Jade aveva subito legato con sua sorella. La Regina Susan era dolce, buona e generalmente accondiscendente; non amava immischiarsi negli affari privati dei suoi familiari oppure imporre con la forza le proprie decisioni. La Regina Jadeyn, invece, era tutto l’opposto: esuberante, testarda ed intraprendente; era stata la spina nel fianco del fratello, spingendolo a sposarsi portandolo quasi all’esasperazione, non amava essere messa da parte o che non venissero prese in considerazione le sue idee. Amava letteralmente dare ordini e, ogni volta che le era possibile, prendeva parte personalmente all’organizzazione dei più svariati eventi, che fossero tornei, feste oppure riunioni fra i sovrani dei regni limitrofi. 
Senza contare, quasi Madre Natura avesse deciso di mostrare quanto fossero agli antipodi, le caratteristiche fisiche decisamente opposte: come Susan aveva i capelli scuri e gli occhi chiari pieni di dolcezza, allo stesso modo Jade era bionda con gli occhi smeraldini pieni di fierezza e tenacia.
C’era una cosa, però, che in quel momento, agli occhi di tutti, le poteva accomunare: il pancione sfoggiato con deliberata dolcezza dalla Regina Susan, oramai prossima al parto, e quello leggermente pronunciato della Regina Jade, esibito al mondo con orgoglio smisurato. In loro crescevano gli eredi di due grandissimi regni, Narnia ed Archen.
« Quindi la sarta mi ha portato quel famoso tessuto pregiato, per la culla… credimi, sorella mia, avrei preferito che non l’avesse fatto. La signora castoro ha detto che hanno sentito le mie urla fin dai giardini » raccontò la sposa del Re Supremo, alzando gli occhi al cielo e mostrando la migliore delle sue smorfie contrariate. Susan rise, scuotendo leggermente il capo e facendo dondolare gli scuri capelli lungo la schiena. La mano che non era impegnata nello stare aggrappata al braccio della cognata era sul suo enorme pancione. Molte volte Peter aveva scherzato con suo marito sul fatto che l’erede avrebbe avuto la stazza di un elefante. La sua sposa, però, non sembrava aver apprezzato, poiché aveva affermato, dopo averlo colpito in testa con il suo ventaglio preferito: “Ricorda che, oltre ad avere il tuo sangue nelle vene, ha quello di mio fratello, quindi, il mio. Stai insinuando che io abbia sangue di elefante? Screanzato!”
« Avresti potuto lasciar correre, non credi? Non poteva essere così brutta, quella stoffa » le rispose la regina dai capelli scuri, sorridendole dolcemente. La nuova Regina di Narnia scosse il capo ed i riccioli biondi le rimbalzarono sulle spalle, mentre un’espressione particolarmente presuntuosa le si dipingeva sul viso.
« Era terribilmente ruvida, per la pelle di un bambino. Sembrava cotta di maglia. Poi ho scoperto che l’aveva decantata tanto perché in pelle di drago. Ma ti rendi conto? Voleva che usassi la pelle di drago per una culla! » sbraitò la bionda, continuando a camminare lungo il corridoio.
« Ma quella pelle è davvero preziosa, spero non l’avrai fatta buttare » intervenne quindi Susan, preoccupata che la cognata avesse davvero fatto un’idiozia simile. Comunque non confidava molto in quell’assurda ipotesi: Jade era perfezionista, non sciocca.
« Ovviamente no, Sue. La mia signora qui presente l’ha fatta impiegare per creare abiti adatti a me ed Edmund, sai, per gli allenamenti » si intromise il biondo Re, sciogliendo la stretta delle due cognate e mettendosi in mezzo, prendendole entrambe a braccetto. La moglie gli diede un buffetto delicato al braccio - Peter aveva accolto con smisurata gioia il fatto che la gravidanza avesse dimezzato la sua aggressività - e gli sorrise, dolcemente. Chiunque avrebbe convenuto che un tale comportamento affettuoso fosse riservato dalla Regina solo al marito e, quando non la faceva infuriare, all’amato fratello.

« Ecco, Lucy, ci sono! » si udì un sospiro particolarmente compiaciuto e vittorioso.
« Oddio, Ed, levalo! Levalo! Fa malissimo! »
I tre sovrani bloccarono la loro passeggiata, quasi fossero stati fulminati, e si voltarono lentamente verso la porta da cui arrivavano le voci tanto conosciute ed amate. Si guardarono quasi temessero di aver immaginato tutto.
« Non fare la bambina, Lu. Quando abbiamo iniziato sapevi che sarebbe successo, prima o poi » la voce dell’uomo sembrava spezzata dallo sforzo. I tre sovrani, all’esterno, impallidirono velocemente. Peter aveva iniziato a scuotere il capo, tentando di allontanare l’immagine che si stava formando nella sua mente. Susan aveva la mano davanti alla bocca, per trattenere un possibile strillo spaventato all’idea che dietro quella porta si stesse avverando ciò che la sua mente tentava di rinnegare. Jade aveva oramai accettato la realtà dei fatti, cominciando a pensare alla sala di torture che c’era al castello di suo fratello: avrebbe potuto dare una lezione a quel giovane scapestrato travia fanciulle. Lucy era quasi una bambina!
« Parli bene tu, mica stai subendo questa… questa… quest’intrusioneee » il piccolo gridolino acuto della giovane regina fece rabbrividire il povero Peter, che si vide costretto a sorreggere con un braccio la sorella, in procinto di svenire, e bloccare la consorte con l’altro, visto che sembrava pronta ad uccidere qualcuno. Intrusione. La piccola Lu… e l’intrusione. Peter non credeva neppure che sapesse come funzionassero certe cose!
« Stai calma, se ti agiti durerà solo di più e ti farà male. Con il tempo ci farai l’abitudine » la voce di Edmund doveva essere rassicurante per la piccola vittima dei suoi fetidi istinti, ma aveva avuto un effetto devastante per i tre che origliavano fuori dalla porta.
« Fa male anche se sono calma! Farà male sempre » si lagnò la più giovane regina, anche lei sembrava avere il fiatone. Susan si aggrappò con più forza al braccio del fratello, convinta che da un momento all’altro avrebbe perso i sensi.
« Ti abituerai, fidati di me, ci sono passato un sacco di volte. Cosa credi che faccia quando mi alleno sulle montagne, con la mia guardia personale? » a queste parole fu Peter a doversi tenere saldamente dalle due donne, convinto di essere in punto di morte e che quelle parole fossero solo il frutto del delirio, che non fossero state pronunciate davvero da suo fratello. Edmund… sulle montagne con tutti quegli uomini… le intrusioni a cui era abituato….
« Oddio, c’è il sangue! » la voce di Lucy salì di parecchie ottave, esattamente i battiti cardiaci e la bile in ognuno dei tre fuori dalla porta. A Peter tremavano le mani, le due donne non sapevano bene stare ancora aggrappate a lui oppure allontanarsi, per sicurezza.
« Non credete che dovremmo… » azzardò la regina Jade, indicando la porta in mogano, con parecchia indecisione. Era sicura di voler assistere ad una cosa simile?

« È  una cosa biologica, Lu, non sei la prima a cui succede » la voce rassicurante di Edmund era leggermente roca ed interrotta, quasi stesse facendo altro. 
« Sto per sentirmi male » sussurrò con voce vacillante Susan, portandosi una mano sugli occhi, mentre l’altra stava sul grembo, quasi volesse proteggere la sua creatura da una cosa così indecente, così abominevole. 

« Sì, Ed, sìì! Continuaa! » le regine sgranarono gli occhi a quell’urletto vittorioso, quasi fossero state pugnalate alle spalle. L’espressione della nuova regina di Narnia era fra il disgustato e lo spaventato, quasi specchio di quella del consorte.
« Ci siamo, Lu, ecco! »
 quelle parole furono il colpo di grazia. I tre sovrani si scambiarono un lungo sguardo, carico di decisione e fermezza, prima che Peter spalancasse la porta con violenza. Il Re aveva la mano alzata, pronto a gettarsi nella paternale più lunga che avesse mai pensato di fare nella sua vita, la sua sposa aveva ridotto gli occhi verdi in due minuscole e terribili fessure e la sorella aveva già aperto la bocca per gettare l’urlo belluino più forte della sua intera vita.
Restarono bloccati nelle loro posizioni non appena quella scena si aprì davanti a loro: Lucy seduta al suolo, con la mano sporca di sangue, ed Edmund accanto a lei, che teneva in mano quella che sembrava essere una grossa scheggia di legno.
« Beh, non si usa più bussare? » disse con ironia il Giusto, arcuando il sopracciglio verso i fratelli e la cognata. Notò che, mentre le due donne erano terribilmente sbiancate, suo fratello era verde in viso.
« Che cosa… che cosa stavate facendo? » Peter deglutì quella che doveva essere bile, osservando i due fratelli più piccoli alle prese con quella dimostrazione di pronto soccorso.
« Stavo insegnando a Lucy come si preparano le frecce artigianali, per sicurezza. Durante lo scontro con Calormen ci siamo ritrovati con pochi uomini capaci di fare una cosa del genere. Meglio prevenire che curare » spiegò candidamente Edmund, confuso da quelle strane reazioni. « Però le è entrata una grossa scheggia nel polso, niente per cui valesse la pena chiamare il guaritore, me ne sono occupato io » aggiunse, sempre più accigliato. I tre sovrani li fissavano quasi fossero giunti da un altro mondo. Erano troppo sconvolti per poter fare qualsiasi cosa.
« Una scheggia » sussurrò Susan, lanciando una lunga e vuota occhiata al fratello ed alla cognata, quasi non riuscisse a crederci a sua volta. Jade scoppiò in una fortissima risata isterica, completa di pernacchia, arrivando ad avere delle vere e proprie lacrime agli occhi. Peter iniziò a scuotere il capo, troppo sbalordito per poter fare qualunque altra cosa.

 ---

Quando Re Damian arrivò al castello di Cair Paravel, si sorprese particolarmente nel sentirsi rispondere che la sua sposa, Susan, sua sorella e suo cognato fossero nella sala del tè del castello, a quell’ora.
La stanza era stata costruita dove, precedentemente, vi era la sala del tesoro, spostata in un luogo più sicuro. Vi era una grandissima porta di vetro che conduceva all’elegante terrazzino e tante tende e tappeti che rendevano l’ambiente colorato ed allegro. C’erano molte poltrone e parecchie librerie, la sala era stata amata dalla regina Susan per quel motivo, ed al centro un tavolo circolare, in cui erano accomodati i tre sovrani.
Damian, per un lungo istante, pensò che fossero stati colpiti da un qualche maleficio e che avessero perso la testa: Susan aveva lo sguardo perso nel vuoto e continuava a ripetere “una scheggia, una scheggia!”, Jadeyn sembrava in preda ad una vera e propria crisi di risate isteriche, piegata sul tavolo e con delle lacrime agli occhi decisamente poco regali, Peter, invece,  fissava il tavolino e continuava a scuotere la testa in senso negativo, il viso verdognolo.
« Che cos’è successo? » domandò il re di Archen, avvicinandosi al tavolo per ottenere confidenza da almeno uno dei tre sovrani lì seduti. Jadeyn guardò il fratello per qualche secondo, ma, quando Susan sussurrò nuovamente “una scheggia”, non riuscì a trattenere un altro afflusso di risate isteriche.
I tre impiegarono diverso tempo per potersi riprendere, Peter ebbe bisogno di bere tè parecchio zuccherato, e raccontare ciò che era successo al Re appena arrivato, ottenendo solo delle occhiate parecchio sconcertate. Alla fine anche lui si unì alle risate della sorella, che in breve contagiarono anche i due Pevensie.

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« Non credo di aver riso tanto come oggi » commentò la bionda regina, da dietro il separé della camera da letto che condivideva con il consorte. Quest’ultimo era già placidamente sdraiato, più nel regno di Morfeo che nella sua Narnia. Si limitò ad un verso accondiscendente.
« Avevamo pensato ai più catastrofici prospetti invece che ad una cosa tanto sciocca, una scheggia! È una cosa normale, secondo te? » domandò nuovamente Jade, continuando a cambiarsi. Peter sorrise al pensiero di ciò che avevano ascoltato fuori da quella porta.
« Erano parole un po’ compromettenti, mia cara. Senza contare quell’infelice uscita sugli addestramenti nelle montagne, con tutti quei soldati » il Re rabbrividì al ricordo, tentando di rimuovere quello che, automaticamente, la sua mente aveva generato. « Scommetto che avevi in mente di rinchiudere mio fratello nella sala delle torture di Archen, vero? »
Fu lei a ridacchiare a quelle parole, constatando con gioia quanto il suo adorato consorte la conoscesse a fondo. Dopotutto, ne avevano passate di tutti i colori, insieme, e più di una volta lui le aveva provocato lo stesso desiderio di violenza che aveva avuto nei confronti del cognato. Non si erano proprio piaciuti, all’inizio.
« Non l’avrei rinchiuso davvero lì, mi sarei limitata a spedirlo in una delle Isole Solitarie, solo soletto » cinguettò la Gran Sovrana di Narnia, principessa di Archen, continuando a restare nascosta dietro quel separé. Peter sorrise intenerito agli istinti compassionevoli che la gravidanza aveva portato: qualche mese prima l’avrebbe ucciso con le sue mani.
« Forza, mia regina, vieni a dormire. Tutto questo stress non ti fa bene, devi assolutamente riposare » la richiamò, accomodandosi meglio nel loro grande letto, con le mani sotto il capo. Aveva in mente di fare la più bella e rilassante dormita degli ultimi anni, per cancellare l’orrore passato. I suoi progetti, però, andarono in fumo non appena l’adorata consorte fece la sua comparsa con una camicetta da notte molto… etta. Per un lungo ed interminabile secondo, Peter ebbe la sensazione che quella fosse stata una sua camicia, accomodata per lo scopo di sedurlo. Come se quella vipera bionda avesse mai avuto bisogno di mezzucci simili. La osservò avvicinarsi, quello sguardo che l’aveva ammaliato fin dalla prima volta che l’aveva incrociato, e sedersi a cavallo delle sue gambe, passandogli le braccia intorno al collo.
« Sa, mio Re, credo proprio di avere una brutta scheggia da togliere… mi aiuterebbe? » domandò, sbattendo le ciglia e simulando uno sguardo indifeso che proprio non le si addiceva. Peter sorrise, decidendo di stare al suo gioco.
« Mi dia il polso, milady, ed io provvederò ad aiutarla » le labbra del Re si poggiarono sul palmo della mano della consorte, risalendo per tutto il braccio, fino a giungere al collo. Peter adorava il collo di sua moglie.
« Ma non ho detto mica che la scheggia è lì… »
Quelle parole furono troppo, per Peter, che si lasciò andare al sentimento potente che lo legava a quella donna ed alla creatura che portava in grembo.

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Nello stesso momento, ad Archen, Susan aveva appena dato alla luce la sua bambina.
« Come volete chiamarla, maestà?  » la levatrice sorrise intenerita, osservando la sua sovrana con in braccio l’erede al trono. Il Re, suo marito, era svenuto poco prima che la piccola vedesse la luce. La curiosità insita nelle parole della donna era lecita, poiché i due regnanti avevano più volte espresso l’indecisione riguardo il nome della piccola creatura.
Susan ripensò alla giornata appena trascorsa, a tutta quella confusione che al castello di Narnia si era creata. Ripensò alle parole che la stessa levatrice le aveva detto quando le si erano rotte le acque: “Probabilmente, maestà, non avrebbe partorito questa sera se non fosse stata sottoposta a tutto questo affaticamento, fisico e mentale”.
« Shiver, significa scheggia » affermò, convinta. Sorrise al marito, che era appena arrivato, più sconvolto che mai, dando un bacio sulla fronte della neonata, che agitava i piccoli pugni, più sveglia che mai.
Dopotutto non avevano fatto molto rumore per nulla.

   
 
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