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Autore: Kalie    02/07/2011    1 recensioni
Quanto è sottile il confine tra amore e odio? Quanto, invece, è difficile ammettere di averlo oltrepassato quel limite? I nostri Malandrini, negli anni, hanno imparato a capirlo bene, insieme a Lily, Mary e Kalie. Se un pomeriggio tranquillo, quest'ultima dovesse incontrare Harry, cosa uscirebbe fuori dal loro discorso? E se lui gli chiedesse di parlargli dei suoi genitori, di Sirius e di Remus? Cosa nascondevano i quattro ragazzi, tra sentimenti e i segreti di Hogwarts? Come evolveva l'amicizia tra Lily e Severus Piton? Uno sguardo al passato dei nostri antichi eroi, tra amori non corrisposti, prime complicazioni con i Mangiamorte (o futuri tali) e amicizie dal fragile equilibrio. SPOILER 7 LIBRO! Ho cercato di mantenere il più possibile la linea della storia autentica, ovviamente completandola con fatti inventati. Primo capitolo ambientato subito dopo la sconfitta di Voldemort.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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How to Start a story
- che sia d'amore, o un racconto del passato -




Harry se ne stava seduto ad osservare Ginny ed Hermione che provavano per l’ennesima volta il giusto modo per piegare i tovaglioli per il matrimonio di Bill e Fleur. Ovviamente sotto ordine della Signora Weasley, che aveva chiesto poco più di un’ora prima, a lui e a Ron, di sistemare la stanza di quest’ultimo, cosa talmente impossibile che avevano rinunciato dopo appena cinque minuti, approfittando del fatto che la madre era uscita a fare la spesa con Kalie, una giovane strega che aveva visto aggirarsi spesso per la Tana in quei giorni; a dir la verità gli sembrava di averla vista diverse volte di sfuggita, durante le ‘segrete’ riunioni dell’Ordine. Il ‘prescelto’ osservava la rossa con aria assorta, mordendosi un labbro per l’ennesima volta al ricordo dei momenti felici passati insieme a lei e, a giudicare dall’espressione imbambolata che aveva Ron guardando Hermione, avrebbe scommesso che stava rimpiangendo i momenti infelici passati insieme a Lavanda. Un moto di tenerezza nei confronti della bionda amica di Calì lo fece rimpiangere del brutto pensiero appena fatto, ma era certo che Ron avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare indietro nel tempo ed andare alla festa di Natale del Lumaclub insieme alla ragazza di fronte a lui.

“A breve la mamma sarà di ritorno, lo sapete?” cominciò Ginny, lanciando un breve sguardo a Ron e uno un po’ più intenso in direzione di Harry “vi conviene farvi trovare in camera di Ron, tanto è talmente disastrata che non penserà che non abbiate fatto niente, solo che siate ancora in alto mare” scoppiò quindi in una risatina, seguita da Hermione, cosa che finalmente destò Ron dai suoi pensieri.

“Che?” bene, anche lui era perfettamente sveglio.

“Tua madre… spesa… camera disastrosa…” riassunse Hermione, con un sorrisetto ironico ancora stampato sulle labbra.

“Non c’è problema…  ci inventeremo qualcosa”  Ron scrollò le spalle, come se il quel momento la madre fosse l’ultimo dei suoi pensieri.

Per lo meno, ormai si era spezzato quel silenzio da parte dei due ragazzi, cosa che fece risollevare di molto l’umore di Hermione e Ginny che si sentivano decisamente osservate dai due, fin troppo muti per i loro gusti. Passarono un quarto d’ora tranquillo, nonostante Harry continuasse a fissare il frammento di specchio che gli aveva regalato il padrino. Sobbalzò infatti quando, la voce tranquilla della più piccola della famiglia Weasley salutò la madre, con in mano una delle buste della spesa e una sacca del pane.

“Bentornata signora Weasley!” si unì al saluto anche Hermione, con un sorriso tranquillo, mentre piegava il ventesimo fazzoletto di quel pomeriggio.

“Oh che bel lavoro che avete fatto ragazze mie! Harry, Ron, avete messo a posto le galline, nel pollaio?” fortuna volle che l’avessero fatto proprio quella mattina Fred e George.

“Certo mamma… abbiamo finito poco fa” l’accontentò Ron, sorridendole tranquillo.

“Oh per Merlino, Harry! Ma quello non è lo specchio che ti ha regalato Sirius?” subito dopo si tappò la bocca, facendo cadere la busta del pane, senza neanche accorgersene, guardandosi intorno dispiaciuta “ops… io…” Harry sentì una morsa allo stomaco: perché stavano ancora tutti così attenti a non nominare davanti a lui il padrino? Anzi, sentirne parlare gli avrebbe fatto bene, ormai a distanza di un anno. Era un altro il nome che aveva paura a sentir nominare.

“Signora Weasley… non si preoccupi! È passato più di un anno ormai io… sto bene” abbozzò un sorriso, ma la donna sembrava ancora tremendamente preoccupata.

“Eh? Oh… scusami Harry caro… certo… io… beh” i figli, Hermione e il nominato la guardarono sorpresi “in realtà… non è per te che evitiamo di nominarlo… Kalie! Ecco dov’eri finita, cara! Su vieni dentro con quelle buste” le sorrise, mentre Harry la guardava sconcertato: non era per lui? “ma è tutto a posto, giusto? Non parliamone più!”

“Di cosa? Che succede qui dentro? Non li avrai ancora riempiti di lavoro questi poveri ragazzi?!” la  donna appena chiamata entrò in casa, con un paio di buste tra le braccia, spostando lo sguardo sereno sui quattro ragazzi, verso i quali sorrideva, soffermandosi qualche istante di più sulla figura di Harry “come state?”. Harry la osservò per qualche istante: era una bella donna, doveva avere più o meno l’età di Lupin, capelli castano chiaro, praticamente biondi, e gli occhi di un caldo color ambra.

“Abbastanza bene… grazie” rispose Hermione per tutti, con un sorriso semplice, non sapeva bene come comportarsi con lei, visto che la Signora Weasley era intenzionata a tenerla lontana da loro almeno quanto cercava di tener separati loro tre.

“Sì… signora Weasley, davvero… si può nominare ormai il nome di…”

“Harry caro, non vuoi forse qualche dolcetto?” la donna nominata agitò improvvisamente le braccia, nervosa, tant’è che portò i tre ragazzi a pensare che in nome di Sirius fosse maledetto.

“Il nome di chi?” Kalie sbatté un paio di volte le palpebre curiosa “abbiamo un altro tabù? Vi prego ditemi di no, mi dimentico sempre i nomi che non vanno pronunciati! Chi è stato lasciato da chi?” guardò torva Harry e Ron, convinta che si trattasse di loro due, ma poi l’espressione si riaprì in un sorriso sincero.

“Lascia perdere cara… non si tratta di nessuno in particolare di loro!” le sorrise, trascinandola nella cucina “ti prego, pensa tu a sistemare la spesa” detto questo la fece sparire dietro la porta e si sedette vicino ad Harry, con un lungo sospiro. “ah… che fatica… voi ragazzi non mi aiutate per niente!” i quattro la guardarono stralunati.

“E’ ovvio! Se non ci spieghi niente, come facciamo a sapere cosa dobbiamo o non dobbiamo fare?” sbottò la rossa più piccola, con l’espressione dura.

“Harry, so benissimo che per te Sirius è stato importantissimo e tu sei una delle persone che lui ha più amato nella sua vita… ma non puoi pretendere di essere stato l’unico! La vita del tuo padrino non si chiudeva solo a tuo padre, Remus e quel Minus! Cerca di capire” ma lui la guardò stupefatta: aveva passato dodici anni ad Azkaban, non poteva certo essersi portato un Dissennatore domestico. O sì?

“Intende dire che aveva altri amici?” chiese Harry, mentre già sentiva mugugnare dalle parti di Hermione: ne sapeva sempre una più del diavolo lei.

“Oh Merlino… scusali Sirius” sospirò la signora Weasley, alzandosi dal divanetto e raggiungendo Kalie in cucina.

 “Cosa avrà voluto dire?” chiese Ron, in direzione dell’amico. Al contrario, Hermione e Ginny si scambiarono uno sguardo eloquente, sospirando: gli uomini non capiranno mai.

“Pensateci, magari ci arrivate” disse Ginny, per poi ridacchiare, allontanandosi insieme ad Hermione verso la cucina: evidentemente volevano togliersi i dubbi che già avevano.

“Molly Weasley! Ho finalmente capito di cosa parlavate prima!” esclamò acuta la voce di Kalie, che attirò a se praticamente tutta la famiglia Weasley e amici, radunandoli in cucina: era raro che qualcuno si rivolgesse con tono autoritario alla donna. Infatti subito dopo, la castana arrossì fino alle punte dei capelli. “emh… scusami, è che ero così sorpresa!”

“Non capisco di cosa tu stia parlando, cara” disse cercando di dissimulare il nervosismo, che in realtà le trapelava dalle mani agitate.

“E’ forse il nome di Sirius che non si può rinunciare?” chiese, a tono un po’ più basso, ma ugualmente serio, in direzione delle due non-coppie.

“Emh…” cominciò Harry, indeciso su cosa risponderle “ecco….”

“E’ per te, Harry? Ti da fastidio sentirlo nominare?” gli chiese in un sussurro dolce, materno, che lo fece sentire come davanti alle domande curiose di una mamma.

“No ecco… a me non da fastidio, perché?”

“Molly, ma” fece una piccola pausa “penso di averlo superato dopo un anno. Posso almeno sentire il suo nome” e forse le parole della Signora Weasley adesso cominciavano ad avere un senso: era Kalie a non dover sentire il suo nome. Perché però? Cosa c’era tra loro?

“Signorina Moran?” chiese piano Hermione.

“Dimmi” si voltò anche verso di lei, sorridendole.

“Lei era… la fidanzata di Sirius?”

La domanda di Hermione spiazzò tutti, eccetto la Signora Weasley e Ginny. Non si sapeva bene il perché, ma l’idea che Sirius fosse fidanzato non era mai passata per la mente a nessuno. La giovane strega arrossì leggermente, mentre Fred e George già se la ridevano, non con cattiveria ovviamente: lo credevano davvero impossibile. Harry fissava Kalie, ammutolito, non aveva mai pensato ad una simile eventualità in effetti: da quanto? Si erano conosciuti durante le riunioni dell’Ordine? Se fosse stato vero, avrebbe avuto tante domande da fargli…

“Emh… che parola grossa… fidanzati! Ma insomma, cosa vuol dire essere fidanza…” aveva cominciato, interrotta poi dalla signora Weasley.

“Andiamo Kalie, non sei più ad Hogwarts! Che senso ha nasconderlo?”  le sorrise, spronandola a parlare. Anche Kalie fissava Harry, cosa che lo portò a pensare che Sirius le avesse parlato spesso di lui, naturale dopotutto.

“Beh, sì… siamo stati insieme. Tanti anni…” aveva distolto lo sguardo da lui, mentre lo diceva, ma alla fine era tornata a guardarlo, come se avesse voluto fargli capire qualcosa di importante, con le ultime due parole.

“Tanti anni? Dai tempi di Hogwarts?” stavolta fu Ginny a parlare: neanche quella opzione gli era venuta in mente! Conosceva anche i suoi genitori?

“Ma no no no… non da quei tempi noi allora ci scannavamo… ci sopportavamo a malapena e…” si beccò un’occhiataccia dalla madre di Ron e Ginny e arrossì ancora più di prima “… si, dai tempi di Hogwarts. Contenta, Molly?” tirò un sospiro di sollievo.

“Sì, sono alquanto soddisfatta mia cara” e ricominciò a sistemare la spesa nei vari scompartimenti nella cucina. Mentre Hermione e Ginny riempivano Kalie di domande, Harry continuava a fissarla, mentre nella testa si affollavano mille pensieri, mille quesiti. Voleva sapere. Voleva sapere di più e il più possibile.

“Ehi ehi… ok, una domanda per volta, va bene?” a quel punto spostò lo sguardo su di lui “Harry, c’è qualcosa che vorresti chiedermi anche tu? Te lo leggo in faccia” ridacchiò.

“Come fa a saperlo?”

“Hai la stessa espressione che aveva Lily quando voleva chiedermi o dirmi qualcosa”

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Si erano seduti, e la cosa non dispiacque affatto ad Harry; gli tremavano le gambe sin da quando aveva pronunciato il nome della madre: voleva dire che conosceva anche lei? Grazie a lei si era avvicinata a Sirius? Fin quanto conosceva il padre? Molly posò con un movimento della bacchetta le diverse tazze da the, una di fronte ad ognuno di loro, sul tavolino contornato da divanetti e poltrone. Aveva deciso di sedersi sulla poltrona di lato a quella dove era seduta Kalie, e si distrasse solamente quando sentì il profumo di fiori di fianco a lui: Ginny si era seduta a terra, alle sue gambe, come faceva fino a qualche mese fa, ad Hogwarts. Fu difficile tornare con lo sguardo sulla donna, ma la signora Weasley lo ridestò dai suoi pensieri.

“Ginny, tu vai di là, su. Non credo che a Kalie faccia piacere che tutti le facciano domande”

“Mamma… non è possibile che tu cerchi di tenermi fuori da tutti i discorsi” si lamentò la rossa, non muovendosi di un solo millimetro dalla sua posizione.

“Suvvia Molly, dopotutto solo lei ed Hermione c’erano arrivate all’inizio. A me non da fastidio, anzi credo che alcuni particolari possano interessare più loro due che Harry stesso” ridacchiò complice, mentre la simpatia di Ginny nei confronti di Kalie saliva esponenzialmente. Anche per Harry, Ron ed Hermione era lo stesso, si sentivano a loro agio.

“Grazie Signorina Moran!” annuì soddisfatta Ginny, mentre la nominata scuoteva la testa.

“Perfetto! Ma chiamatemi Kalie per favore. Chi vuole cominciare con le domande”

“Hai la stessa età di Sirius, Lupin e dei signori Potter?” chiese Hermione.

“Cosa ti piaceva di più di lui?” chiese Ginny.

“Eri anche tu tra i Grifondoro?” aggiunse Ron. Lui invece aveva una domanda ben precisa.

 “Che rapporto avevi con i miei genitori?” gli era uscita immediatamente dopo le domande degli altri, arrossì un poco:  la domanda era forse fuori dal tema? Ma lei sorrise, comprensiva.

“Beh non andiamo proprio in ordine. Sì ho la stessa loro età, ero anche io tra i Grifondoro” spostò lo sguardo su Harry “conoscevo tuo padre da quando eravamo piccolissimi, e tua madre l’ho conosciuta il primo anno di Hogwarts. Siamo diventate grandi amiche” guardò Hermione e Ginny di sfuggita “le migliori. Lei e James… erano i miei migliori amici” sorrise ad Harry, che continuava a fissarla: lo sapeva! Se lo doveva aspettare. Ed ecco che milioni di domande si affollavano su di lui, voleva e doveva sapere. Sui genitori, su Sirius, su Remus. Anche di lei, perché ad ogni parola che diceva, il suo affetto aumentava.

“E la domanda di Ginny?” lo risvegliò la voce di Ron, che fece arrossire non poco la donna, ancora una volta.

“Come dicevo prima, io e lui ci scannavamo davvero. Ci urlavamo contro, e ce ne dicevamo di tutti i colori” fece una breve pausa “con il senno di poi penso che in realtà ci fossimo sempre piaciuti, ed era quello il problema: ci faceva paura. Mi piaceva il fatto che fosse sempre così sincero, mi mandava ai pazzi il fatto che fosse così strafottente. Ma era un amico fedele” sorrise nel vuoto “anche un ragazzo leale, non giocava mai sporco. Neanche negli scherzi che faceva a Severus” rise, mentre la mandibola di Harry si contraeva al suono di quel nome.

“Kalie” scacciò il pensiero dell’uomo e si chinò in avanti, anche se si accorse chiaramente di sfiorare i capelli di Ginny con il braccio “io… ho tante domande. Vorrei sapere… davvero. Di più sui miei genitori. Su Sirius” si morse il labbro: si comportava esattamente come il suo ultimo anno ad Hogwarts. Si stava dimenticando della lotta con Voldemort, della ricerca degli Horcrux. Non poteva. La strega capì subito che si trovava in difficoltà e allungò il braccio per fargli una carezza sulla spalla.

“A quanto mi ha detto Molly” cominciò “voi tre non tornerete ad Hogwarts, giusto? State per intraprendere un viaggio…” disegnò con le dita delle virgolette nell’aria “segreto” Harry annuì.

“Sì, ma non chiedermi anche tu di venire con noi! Come ho già detto a molti non…”

“No Harry… qui ho altre cose da fare, te l’assicuro” gli sorrise, e lui si sentì rincuorato del fatto di non dover mettere sotto pressione nuovamente i propri nervi “Ma secondo me… è meglio se continuiamo questo discorso quando tutto sarà finito. Quando tornerai a casa. Siamo d’accordo?” No che non lo era. Voleva sapere, lui non sapeva se sarebbe tornato vivo dalla battaglia contro Voldemort. Sapeva bene che non c’era certezza nel suo futuro.

“Va bene… solo una cosa, però”

“Dimmi pure”

“Tu sapevi che Sirius era innocente?” la guardò in tralice, se erano tornati insieme, lui aveva potuto accettarla nonostante il fatto che l’avesse sempre creduto un assassino?

“Sì, l’ho sempre saputo” rimase a bocca aperta.

“Cosa?! Sapevi dello scambio del custode segreto?” chiese Hermione, a bocca aperta come tutti nella stanza “e non ha testimoniato a suo favore?”

“Ovviamente… ma ero giovane ed innamorata, credevano che mi avesse fatto il lavaggio del cervello. Che volessi solamente che tornasse in libertà. Non mi hanno creduto” un sorriso amaro si dipinse sul volto di Kalie, che fece venire ad Harry una tremenda voglia di abbracciarla, nel tentativo di consolarsi a vicenda.

“Mi dispiace… tanto” aggiunse senza muoversi, ma vide la stessa espressione di disagio anche negli occhi degli altri tre. Riascoltò mentalmente il discorso con la donna, immaginandola al fianco dei suoi genitori, di Sirius. Strinse i pugni: aveva trovato un altro motivo per sopravvivere a Voldemort.

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Era passato così tanto tempo. Finalmente era libero da quella che era, da sempre, la sua maledizione. Da quando lui l’aveva scelto come suo rivale, da quando i suoi genitori erano morti. Ed ora era semplicemente… libero. Libero da colui che lo voleva morto più di chiunque altro, libero di vivere una vita sua, libero di amare chiunque lui desiderasse. E Harry sapeva bene chi desiderava: durante la battaglia, durante la ricerca, l’aveva delineata nella sua mente più e più volte: i suoi lunghi capelli rossi, la sua espressione radiosa, il suo profumo di fiori, le sue labbra morbide.
Ormai erano passate diverse settimane dalla battaglia e, molto lentamente, stavano riprendendo le loro vite di sempre. Non ce la faceva più a vedere la propria faccia sul giornale, ed era più che felice di stare nella tranquillità della Tana. Specie per il dolore lancinante che provava ogni volta che ripensava alle persone che aveva perso durante lo scontro, se pensava al viso delle persone che amava distrutto dal dolore.
Nonostante l’euforia per la sconfitta di Voldemort aveva aiutato molto a risollevare il morale, non era ancora riuscito a parlare con Ginny. Aveva diverse priorità in quel momento, prima tra tutte c’era la ragazza dai capelli rossi che ora gli era seduta di fronte, a bere una tazza di the fresco; dopo venivano Ron ed Hermione che ancora, dopo il loro bacio, non si erano svegliati affatto, si guardavano imbarazzati ogni tanto e per il resto era come sempre; la terza ed ultima priorità riguardava Kalie: voleva sapere di più, ora che anche Remus si era unito ai genitori e a Sirius il desiderio era cresciuto in lui, esponenzialmente. Si morse l’interno del labbro inferiore, andando anche lui a versarsi in un bicchiere un po’ di the freddo.

“Harry?” la voce di Ginny lo fece trasalire per un secondo.

“Sì?”

“Ti… va di fare una passeggiata?” le guance si erano tinte di un leggero rosso: evidentemente anche lei pensava che avessero aspettato abbastanza. Così uscirono, dopo un mormorio di assenso da parte di lui, e si incamminarono nei dintorni della casa. Gli dava una strana sensazione camminare al suo fianco, così in silenzio. Già non vedeva l’ora di dirle… già. Cosa voleva dirle?

“Sai, erano diversi giorni che pensavo di parlarti… non sapevo bene quando farlo in effetti” le sorrise “dopotutto non è stato un periodo esattamente felice, sconfitta di Voldemort a parte. Quindi sono contento di poter stare con te” fece per avvicinare la mano a quella di Ginny ma si bloccò.

“A dir la verità Harry, anche io ti aspettavo da giorni” la sua espressione era seria, si era fermata e ora lo fissava dritto negli occhi. Cavoli se era bella. “mi chiedevo quando ti saresti deciso a venire da me. Non voglio che finiamo come mio fratello ed Hermione” e scoppiò a ridere, cosa che lo mise definitivamente a suo agio. Quanto era meravigliosa. Lui seguì la sua risata.

“Neanche io in realtà” Harry si avvicinò e prese la mano della più piccola della famiglia Weasley “voglio dirti molte cose Ginny. Prima della sua sconfitta, davanti a me… nel mio futuro… vedevo solo Voldemort. Eppure, quando contemplavo un possibile desiderio, quello che si delineava nella mia mente era un me stesso al tuo fianco” lui non arrossì, e lei neanche, anche se sorrideva radiosa “ora posso dirti tutto quello che non ho potuto in questo tempo” prese fiato “Ti amo, Ginny. Non riesco ad un futuro senza di te. Ora lo so” Ginny lo guardava dritto negli occhi, i suoi brillavano. E ancora una volta non pianse. Sapeva che ora l’avrebbe potuto avere per tutta la vita.

“Anche io ti amo, Harry” gli sorrise “all’incirca da un’eternità” si lasciò andare in uno sbuffo divertito, che si trasformò in un’espressione dolce nel momento in cui lui la prese e l’avvicinò a sé, in un abbraccio tanto desiderato. Con la mano libera dalla stretta, Harry le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le carezzò il viso. Guardandola si sentì quasi a disagio, gli sembrava di stare per dare il suo primo bacio. Deglutì con difficoltà e si lasciò andare in un sorriso un po’ imbarazzato prima di posare le sue labbra su quelle rosee della ragazza. Un bacio. E un altro. Un altro ancora. Finché non decisero di approfondirlo; e li un mondo di emozioni nuove lo avvolse: era libero. Poteva amarla, poteva baciarla, poteva ridere, scherzare, ridere. Poteva vivere.
Non aveva più niente da temere, niente da combattere. Aveva solo lei, e gli bastava. Altroché se gli bastava.

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I giorni erano, finalmente, cominciati a scorrere felici. Per Harry non era mai stato facile stare a questo mondo, ed ora l’unica cosa che lo teneva lontano dalla felicità completa era vedere l’eterno dilemma tra i suoi due migliori amici. Il fatto che ancora il bacio non li avesse svegliati lo mandava davvero in bestia. La stessa cosa era per Hermione che, il giorno in cui lui e Ginny erano tornati insieme, si era rinchiusa nella stanza insieme all’amica per farsi raccontare tutto, mangiare schifezze e sfogarsi con lei.

“Non so che devo fare con tuo fratello, Ginny! Pensavo che… le cose sarebbero cambiate!” Hermione si morse un labbro per il troppo nervoso: perché quel ragazzo doveva rendere tutto così complicato. “sono stata io a baciarlo!”

“E’ solo un po’ timido. Non saprà di certo cosa pensare” fece spallucce Ginny “io quasi quasi farei apparire una lettera di Krum… ehi!” si illuminò “facciamo arrivare una finta lettera di Krum”

“Oh così sì che sarebbe davvero la fine… meglio lasciar perdere”

Ginny sospirò guardando la sua migliore amica in difficoltà: quant’era stupido Ron!

Dal canto suo il rosso, stava passando le giornate intere a riflettere. Sapeva bene cosa provava per Hermione, cercava solamente il momento e il modo giusto per dirglielo. Un giorno poi, erano rimasti soli. Harry e Ginny avevano deciso di accompagnare la signora Weasley a fare la spesa, mentre il Signor Weasley era ancora al lavoro. L’imbarazzo e la tensione erano palpabili nell’aria, perché era davvero raro che loro due riuscissero a stare da soli. Hermione tra l’altro era anche molto nervosa, ogni volta lui cercava di starle lontano dopotutto. Ron se ne stava seduto sul divano a giocare con Leotordo quando lei entrò in sala per sedersi, subito dopo di fianco a lui.

“Oh. Ciao Hermione” ‘Ciao Hermione’?! era tutto quello che sapeva dire. Lo sguardo della ragazza si assottigliò, irritata.

“Oh, Ciao Ron!” lo scimmiottò lei, continuando a fissarlo. Grattastinchi, benedetto sia quel gatto, saltò sulle gambe di Ron e afferrò, delicatamente, il piccolo gufo con la bocca, per poi liberarlo lasciandosi seguire nell’altra stanza. Persino gli animali sono più svegli di Ronald Bilius Weasley. Con l’aria stupefatta, osservò i due animali allontanarsi, prima di spostare lo sguardo su Hermione. E fu come guardarla per la prima volta: era lì, così bella. Ecco perché aveva evitato lei per tutti quei giorni. Voleva svicolare da questo momento ben preciso.

“Beh” cominciò.

“Beh…” continuò lei, scrollando le spalle.

“Come va?” e che cacchio. Parlare con quel testone non era per niente facile.

“Sei uno stupido, Ronald!” e si alzò dal divano, con le lacrime già che le salivano agli occhi: lei non era come Ginny, non riusciva a trattenersi. Non quando si trattava di lui, almeno!

“Eh?! Ehi, Hermione! Che ti prende?” si alzò anche lui, preoccupato, e la fermò per un braccio. “sei pazza? Mi dai dello stupido e te ne vai?” che nervi. Per lei.

“Non capisci niente, stupido! Stupido, stupido” gli diede un colpo sulla spalla, anzi due. Anzi facciamo tre. “e stupido”

“Ma…?” era incredulo. Tonto com’era non aveva ancora capito che, mentre lui rifletteva sulla giusta strategia da attuare, lei era in attesa di una qualsiasi sua mossa. Ma vedendola così debole e delicata, così… poco Hermione, non poté far altro che abbracciarla.
Dopo altri cinque o sei ‘stupido’, lei si calmò e si abbandonò all’abbraccio del ragazzo. Si detestava, non era da lei essere così arrendevole, così debole. E le capitava solo con lui. Da sempre. Da quando l’aveva fatta piangere per le prese in giro dopo la lezione di Incantesimi, a quando l’aveva tenuta a distanza durante il terzo anno, quando aveva avuto finalmente la grande intuizione esordendo con un ‘Hermione! Tu sei una ragazza!’, passando per il suo ‘stare’ con Lavanda, fino a quando li aveva abbandonati per colpa del medaglione. Ed era stata sul punto di correre tra le sue braccia quando era tornato. L’aveva sempre amato, questo lo sapeva.

“Sei uno stupido, Ron” ma si strinse di più a lui.

“Questo l’avevo intuito” rise lui, lei non lo ammetterebbe neanche sotto tortura, ma aveva sorriso. Cercò di allontanarsi un poco, senza sciogliere l’abbraccio, per guardarla in viso. “Hermione” aveva sussurrato.

“Che c’è?” chiese brusca lei.

“Ti ho mai detto che” deglutì a fatica “… che ti amo?” anche se l’aveva premeditato, non pensava che l’avrebbe fatto così. Lei si morse le labbra, nel tentativo si soffocare l’entusiasmo, ma spostò lo sguardo su di lui.

“No questo ti era sfuggito” lo guardò di sottecchi, ma cercava disperatamente di non saltargli ancora una volta al collo e baciarlo.

“Beh” ricominciò lui “ti amo, Hermione” non lo disse con scherno, ma con un sorriso che fece crollare tutte le difese della ragazza “tu hai niente da dirmi?” si era chinato piano verso il suo viso, continuando a tenerla tra le braccia, con le mani sui fianchi. E le mani di lei sulle spalle.

“A parte che sei il più grande stupido del mondo?” sorrise.

“Sì, a parte quello”

“Ti amo, Ro-“ ma lui l’aveva già baciata. Gli erano bastate le prime due parole e già era li, che sfiorava le sue labbra. E lei ricambiava, altroché se ricambiava. Si sentì finalmente in paradiso. Dopo essersi rincorsi per tutti quegli anni, dopo aver litigato mille volte, dopo aver nascosto ognuno le proprie gelosie, dopo aver fatto finta di niente, dopo essersi allontanati e poi ripresi, erano li. Se fossero stati i personaggi di un libro, quello sarebbe stato il momento più atteso dai lettori, perché tutto era perfetto e… magico. Ron non aveva mai capito cosa fosse veramente la magia, evidentemente. Lui l’aveva sempre posseduta. Ma ora, avendo lei tra le braccia, tutto sembrava giusto e fantastico, meraviglioso. Lei era meravigliosa, e l’unica cosa che davvero voleva avere con lui. Portò una mano alla guancia di lei e con l’altro braccio le circondò la vita, trascinandola in quel bacio, ancora più nel profondo.

Ma qualcosa li interruppe: la madre di Ron, con Harry e Ginny erano rientrati in casa. Perché se tra poco il moro avrebbe realizzato che anche la seconda priorità era realizzata, a breve avrebbe concluso anche l’ultima. O almeno cominciata perché si trattava di una storia lunga, ma non si sarebbe perso neanche una parola. Con l’apertura della porta, i due ragazzi si staccarono ed andarono ad accogliere il terzetto, magari con la bella notizia. Si sorrisero, finalmente felici, prima di scorgere che insieme ai tre, c’era anche la donna di mesi prima, la donna appena intravista durante la battaglia di Hogwarts, impegnata a soccorrere i feriti, o a combattere con un paio di Mangiamorte. I capelli erano più corti dell’ultima volta, il volto più magro, ma gli occhi color ambra, difficili da dimenticare, erano rimasti gli stessi. Kalie Moran  entrò nella Tana con una grossa borsa dall’aspetto pesante ed un sorriso rivolto a Ron ed Hermione, pronta per quelle che sarebbero state delle lunghe giornate di ricordi.

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A distanza di mesi, si erano seduti ancora una volta su quel divano, sulle poltrone, attorno a quel tavolino che la Signora Weasley aveva coperto con tazze da the e biscotti di ogni genere. Mentre con un colpo di bacchetta le riempiva tutte con del the, Kalie si sedeva sulla poltrona, in modo da poter tenere d’occhio i quattro durante il racconto, mentre Harry si mise in uno dei due divani ai lati del tavolo, continuando a fissarla.
Un sentimento nuovo lo avvolse intorno al cuore, era ansioso di sapere di più. Ancora una volta era pieno di domande da rivolgerle, di curiosità che solo lei ormai poteva colmare, eppure aveva paura: lei conosceva davvero bene la madre e il pensiero che la madre non fosse mai stata davvero innamorata di James lo fece rabbrividire. Ginny vide il suo disagio e gli prese delicatamente la mano, sedendosi di fianco a lui. Kalie, vedendoli, sorrise divertita ma anche intenerita. Anche Ron ed Hermione nel frattempo si erano accomodati, nell’altro divano, uno di fianco all’altra.

“Anche tuo padre aveva un debole per le rosse” per fortuna aveva tirato fuori lei l’argomento, e anche se non aveva mai pensato a tale collegamento, arrossì intercettando lo sguardo di Ginny, per poi sorriderle.

“Oh, sì” abbozzò un sorriso.

“Finalmente è tornato, eh Ginny?” chiese lei, con l’aria di chi già sapeva tutto, che fece capire ad Harry che le due avevano avuto più di un’occasione per parlare. Kalie lanciò un’occhiata anche ad Hermione, con le guance rosee ma decisamente felice, e non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni, per nessuno all’interno di quella stanza. Harry si rilassò sul divano, godendosi quell’estrema sensazione di felicità, aveva Ginny al suo fianco e i suoi due migliori amici avevano la sua stessa espressione di contentezza. Inoltre stava per scoprire diverse cose, probabilmente più di quelle che si sarebbe mai aspettato.

“Kalie, io proporrei un bel racconto” disse Ron, accomodandosi pesantemente sullo schienale del divano, avvicinandosi apparentemente in modo casuale ad Hermione, con un braccio sullo schienale dietro di lei, carezzandole delicatamente i capelli con le dita.

“Niente domande? Parlo solo io?” scoppiò in una risatina, per poi cercare in Harry una conferma. Lui annuì. “nel caso abbiate domande, interrompetemi pure” prese un biscotto dal tavolino, se lo mise in bocca, per poi aprire la borsa e tirar tre diversi album di foto.

“E’ dei vostri anni ad Hogwarts?” chiese Ginny, sorridente e curiosa.

“Direi che una presentazione dei volti sia d’obbligo. Dopotutto il racconto è lungo, e ci sono diverse persone. Credo di avere la foto un po’ di tutti, ero io la fotografa ufficiale dopotutto” si lasciò andare in un sorriso malinconico, aprendo delicatamente il primo. “ci sono poche foto dei primi tre anni, sapete li non c’è molto da dire, eravamo piccoli ed inesperti, inoltre non avevo la mia macchinetta. Tra i tuoi genitori c’era già molto attrito, specie perché tua madre era legatissima a Severus, mentre lui non lo sopportava. Ma per lo meno litigavano solamente in quei momenti, nel restante del tempo, stavano lontani l’uno dall’altra il più possibile. Al contrario” fece un lungo sospiro “io e Sirius non facevamo altro che battibeccare. Ce ne dicevamo di tutti i colori, tant’è che spesso e volentieri erano i tuoi genitori a separarci” scoppiò in una risatina “dopo una nostra litigata particolarmente furiosa, tua madre si era accorta di quanto in realtà James fosse cambiato. Eppure già da allora anche noi eravamo innamorati” scrollò le spalle, per far finta che fosse una cosa da nulla. Eppure era tanto, lui lo leggeva nel suo sguardo.

“Questi sono loro?” chiese Ron, avvicinandosi un poco.

“Esatto. Peter, il più piccolo, subito dopo James, seguito da Sirius ed infine Remus”  guardare le foto di James era come guardare le foto della propria crescita, durante i suoi anni ad Hogwarts. Sirius aveva i capelli neri, lucidissimi, l’aria felice intravista dagli occhi azzurri nascosti dai ciuffi corvini. Anche Remus aveva l’aria decisamente più sana, nonostante la stanchezza per le sue trasformazioni: i capelli castani formavano un caschetto sulla sua testa, scoperta sulla fronte e gli occhi color cioccolato esprimevano oltre che felicità, un velo malinconico ma una grande dolcezza. Peter, bassino e grassottello, aveva l’aria eccitata come in quasi tutte le foto.

“Oh queste siamo noi!” esclamò Kalie, indicando tre ragazze in una foto, intente a ridere e a fare boccacce, o a salutare verso la macchina fotografica “questa sono io al mio quarto anno” indicò la ragazza al centro, biondo scuro, gli stessi occhi color ambra e i capelli corti, le arrivavano a mala pena sotto l’orecchio, un po’ sbarazzini. “lei è Mary Macdonald” indicò la ragazza alla sua destra, ed Harry provò un moto d’affetto nei suoi confronti, lei così paziente con Severus, nonostante le sue amicizie, lei preda continua di Mulciber ed Avery. Aveva i capelli castano scuro, raccolti in due trecce carine, e gli occhi celesti, era la più bassa delle tre “e lei ovviamente, è Lily Evans” indicò quel viso familiare, l’avrebbe riconosciuta tra mille con i suoi capelli rosso scuri e… i suoi stessi occhi verdi. Un sorriso nacque in contemporanea sulle bocche di Harry e Kalie.

“Questa foto l’ho fatta di nascosto. Non erano molto socievoli questi due, e l’avevamo fatta per bruciarla per odio” ridacchia “non l’abbiamo più fatto perché era più divertente vedere Avery che scivolava su un qualcosa di indefinito” risa, malinconica al ricordo “te li faccio vedere perché sono più che importanti. Avery è questo che cade a terra. Jackson Avery ” ridacchia ancora, indicando un ragazzo dai lunghi capelli neri, magro e l’espressione corrucciata. “e questo…” indicò con una certa riluttanza la figura di un ragazzetto un po’ più grosso dell’altro ma più che altro leggermente più muscoloso, con i capelli castano chiaro a spazzola e gli occhi color del ghiaccio “è Richard Mulciber. Il tormento di Mary, un ragazzo orribile” lo sguardo si assottigliò al solo pensiero “immagino sappiate che poi loro due sono diventati dei fedeli Mangiamorte. Beh, Avery un po’ meno fedele” ridacchiò.

“Questi sono Lily e Severus” indicò i due ragazzi, intenti a chiacchierare sotto ad un albero nel cortile della scuola. Lui, con l’aria particolarmente trasandata, il naso lungo ed i capelli sporchi. Eppure era felice, rideva anche con lei. Salutava Kalie da dietro la foto: la sopportava. Sopportava qualcun altro oltre Lily evidentemente. E vide sua madre ancora una volta.

“Immagino che tu ci abbia fatto vedere proprio queste foto per un motivo” disse all’improvviso Hermione, appoggiata alla spalla di Ron, un po’ rossa in viso.

“Sono le persone che menzionerò più spesso, se proprio volete l’intero racconto” sorrise lei, tranquilla.

“Sì, siamo sicuri” disse Harry e tutti si accomodarono ai loro posti, lanciando di sfuggita delle occhiate agli album.

“Come sapete i rapporti non erano facili tra i nostri gruppi, nessuno dei tre in effetti, e naturalmente ognuno di noi aveva anche altre amicizie all’interno della scuola. Eppure… tutto potrebbe essere ricollegato all’inizio del nostro quarto anno. Prima le giornate trascorrevano del tutto tranquille, io che approfittavo dei momenti in cui Lily stava con Severus per chiacchierare con James, Mary che se ne stava in compagnia di alcune amiche e gli altri… beh erano gli stessi. Il cambiamento precisamente avvenne in tuo padre, Harry”

“Ah sì? Cosa successe?” chiese lui curioso.

“Passati i mesi delle vacanze estive, tornammo a scuola ed eravamo… cambiati, ovviamente. Insomma, ad un certo punto della vita si cresce, si diventa più maturi anche di aspetto. Di mentalità qualcuno ci mette di più rispetto ad altri, anche” ridacchiò.

“Quindi? Cosa cambiò tutto?” chiese Ginny.

“A James cominciò a piacere Lily”



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Salve a tutti!
Ok il primo capitolo non è esattamente ‘malandrinoso’, ma era solo per fare una piccola introduzione e sistemare le cose tra i vari personaggi attuali e fare una breve descrizione di quelli che saranno nei prossimi capitoli. Tra l’altro, dal prossimo capitolo loro non appariranno più ovviamente, se non nell’epilogo finale in cui Kalie finisce di raccontare la storia. So che avevo già cominciato a scriverne una su questi anni, ma dovete sapere che ho deciso di cambiarla in merito alle svolte post settimo libro, infatti ci saranno diversi spoiler. Cercherò il più possibile di seguire il filo lasciato dalla Rowling, ma ovviamente non sarà facile, perché molte cose le inventerò, o partiranno dagli spunti che ho letto. Specialmente una cosuccia che per ora non vi posso dire *ç*

Buona lettura, spero che apprezzerete la mia storia! Kisses

*-._Kalie_.-*

  
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