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Autore: Flower of Eternity    13/03/2006    6 recensioni
Premessa: è una fan fiction particolare.
Zonami, contornata da brani di poesia di un unico autore, ma, ripeto, assai particolare: i nemici, gli amici, lo stesso contesto... qui tutto sfuma, divendendo indefinite ombre appena tratteggiate, lasciando spazio a ciò che maggiormente mi interessa: Nami e Zoro. Specialmente Zoro.
La lettura può risultare ostica, e mi scuso. Ma prima o poi una cosa del genere la dovevo scrivere, e non sapete che sollievo esserci riuscita. Presumo che si risolverà il tutto in tre capitoli. Se qualcuno volesse lasciarmi un consiglio, ovviamente mi farebbe un piacere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sera, le luci, il tè!
Bambini e gatti per strada;
depressione incapace di affrontare
questa cospirazione tetra.

Sei ancora così pallida. Come hai potuto sopravvivere? Creatura proveniente dall’aldilà, che mi fissi con un stanco, debole sorriso, le bianche gote illuminate dal tremulo riflesso della lampada. Invece che doverti sopportare sdraiata in una bara di vetro, con rossi fiori tra le mani, Biancaneve circondata da piccoli nani in lacrime, assaporo la grazia che mi è stata concessa: di ricevere questo tuo meraviglioso, vivo sorriso. E non lo ricambio.
Seduta, poggiata contro lo schienale del letto, giovane ma stanca regina, immersa nel familiare caos della tua stanza. Il copriletto, colorato come la tua anima, s’increspa, ripiegandosi all’altezza della tua vita. Sotto la semplice stoffa di quel pigiama, io lo so come lo sai tu, vi sono strati di bende, e una ferita che ha fallito il suo maledetto compito. Sei più sciupata del solito; eppure bellissima.
Su, bestione. Sono tre passi, non di più. Allontanati da quell’uscio, non fissarla come se potesse prendere fuoco e ucciderti all’istante, avvicinati a lei, accidenti a te! Vigliacco. Schifoso codardo.
Ehi. Nessuno può insultarmi così, neppure io stesso. Svogliatamente, mi stacco dalla porta che silenziosamente ho appena richiuso alle mie spalle, isolandoci inconsciamente dal resto della ciurma, e procedo verso il letto. Lei alza il capo, osservandomi con infinita stanchezza, i rossicci capelli scarmigliati e sciupati.
“Ciao.” Un soffio di fiato. Lo stesso che ha testardamente conservato in sé, pur con un fianco aperto in due, lo stesso che mi ha fatto miracolosamente sperare nella disperazione più nera.
“Com’è successo?” Borbotto; non trovando una sedia dove accomodarmi, mi devo accucciare, per evitare che lei si sforzi a sollevare il capo per guardarmi. Sono così alto.
“Mi sono distratta.” Non appena sono alla sua altezza, ella si rilassa contro lo schienale, osservandomi con sguardo placido. Così esausta, così debole. Ma così tranquilla, ora che mi ha accanto. Sai che vorrei stringerti a me, e mai più liberarti dalla presa? Puoi leggerlo nel mio sguardo? “Volevo ringraziarti…”
“Non essere stupida.” Volto il capo, cercando rifugio in qualsiasi cosa che non siano i suoi occhi. Ne ho quasi un sacro terrore, di quelle sue attente e vivide pupille pronte a scrutarmi, così come rabbrividisco all’idea di schiuderle l’immensa matassa di confusioni che celo in me.
Una cosa fredda e liscia mi sfiora gentilmente il viso, in una tenera carezza. E’ la sua mano.
Che scena fuori dalla realtà. Io, quasi in ginocchio innanzi alla mia dama, e lei, che, riconoscente, allunga le sue dita, sfiorando con infinita dolcezza il mio rude volto. Ci manca solo il drago stecchito da qualche parte. E il gran finale con bacio appassionato.
“Non voglio essere stupida… ero morta, o quasi. Mi hai salvata.” Si giustifica. E sa benissimo che non necessita di alcuna spiegazione o giustificazione, sa benissimo che quello è il mio modo di fare, e sorride intenerita al pensiero.
“Mi dispiace di non averti protetta.” Buttò lì, non sapendo bene da dove mi sia uscita. La sua mano non si stacca dal mio volto, e, pur essendo gelida come il ghiaccio, mai tocco ha saputo donarmi più calore. Lei ride tanto sinceramente quanto sommessamente della mia affermazione, tenendosi con prudenza il fianco ferito. “Cosa c’è di divertente?” Indago, più scontroso del previsto.
“Niente.” Si sistema le coperte, con lenti e deboli gesti, ma non perde la sua ilarità.
“E allora non ridere.” Taccio. Il ricordo di quello che avevo creduto il suo cadavere mi sfiora con sadica malvagità, e lo scaccio con forza. Smettiamola. E’ viva. E’ con me. Nessuno me la strapperà più. E io sono sempre il solito stupido, che non ha la forza di lasciare che si apra un varco tra me e lei. Forse mi morirà ancora una volta davanti, senza che io abbia trovato le parole per dirle…
“Vorrei sdraiarmi.”
L’aiuto meccanicamente. Non lascio che le mie dita possano godere del contatto con la sua pelle; non mi permetto di avvicinarsi più del necessario. Non approfitto dei suoi occhi che finalmente si chiudono, per sfiorarle la nuca con un bacio. Si sta assopendo…
Rimango nella stanza. Rimango, chino sul suo letto, e non v’è forza al mondo che possa distogliermi dalla veglia. Il mio sguardo è concentrato sulle sue palpebre abbassate, sul sorriso che timidamente viene accennato della labbra.
“Ti amo…” Mormoro con amarezza, odiando come non mai me stesso.
Magari fosse il mio cuore a parlare per me. Ma forse l’ho imbrigliato troppo stretto, in una maglia di oscura diffidenza la cui chiave ho gettato da tempo. Forse quella chiave non l’ho mai posseduta. Forse un giorno lei sbarcherà, in nostra compagnia, e troverà un altro uomo. Odio i forse.
Ma amo la donna davanti a me.
Vorrei che ti fossi assopita tra le mie braccia, Nami.

E la vita, un poco calva e grigia,
languida, schizzinosa e distaccata,
aspetta, cappello e guanti in mano
ricercata nell’abito e nella cravatta
(un poco impaziente per l’indugio)
all’ingresso dell’assoluto.





Ecco, così finisce. Ringrazio di cuore tutti coloro che sono arrivati sino a qui, e coloro che vorranno lasciarmi un'opinione.
Avrei altre idee che vorrei realzzare, sinceramente non so quando avrò il coraggio di scrivere qualcos'altro.
Queste storie per me sono così... delicate. Possono morire mentre le sto scrivendo, e mi fa male quando accade.
Sperando di ricevere qualche consiglio da voi, vi auguro di cuore una buona giornata.
  
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