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Autore: Margaret24    02/07/2011    7 recensioni
Harry, dopo essere tornato a Hogwarts per sbrigare alcune faccende alla fine della Seconda Guerra, si reca nell’ufficio del preside e, incapace di trattenersi, guarda nel Pensatoio, dove sono conservati i ricordi di Lupin.
ATTENZIONE! Se salta subito al capitolo "La Prima Guerra è finita", sappiate che non è il primo, ma non so come aggiustarlo!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Ordine della Fenice, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Remus Lupin sedeva al tavolo di legno di una cucina. Era pallido e sembrava esausto. Il suo giovane volto era emaciato, ombre scure apparivano sotto i suoi occhi azzurri, e diverse cicatrici e ferite ancora aperte solcavano le sue guance, così come le braccia e le mani. Non poteva avere più di vent’anni: i capelli castani non avevano ancora cominciato a ingrigirsi. Sembrava preoccupato, quasi all’erta, ed Harry avvertiva la sua tensione, benché quello fosse solo un ricordo, lontano da lui, eppure così vicino. Ad un tratto apparve dal nulla un animale d’argento, che Harry riconobbe come un Patronus, e parlò con una voce familiare:
“Puoi togliere gli incantesimi protettivi, sto arrivando”

Il Patronus scomparve. Lupin si alzò a fatica, puntò la bacchetta verso l’alto e mormorò un incantesimo: ci fu una leggera brezza, come se un velo fosse stato alzato dalla stanza. Un attimo dopo qualcuno bussò alla porta, e Lupin l’aprì per far entrare Malocchio Moody, anche lui molto più giovane, con il naso intero ed entrambi gli occhi normali.
“Remus” lo salutò Moody.
“Malocchio” rispose Lupin chiudendo la porta. Poi puntò di nuovo la bacchetta verso l’alto, ma l’altro disse con voce grave:
“Non farlo. Non serve più”. Si sedette lentamente al tavolo.
Lupin aveva l’aria di chi teme il peggio, un’ angoscia che sembrava cercare disperatamente di reprimere. Quando parlò, la sua voce tremava:
“Vuoi spiegarmi cosa diavolo succede?” disse agitato. “È da quando mi sono trasformato ieri notte che avverto qualcosa di strano, e stamattina ho ricevuto un tuo messaggio che diceva che volevi parlarmi, che dovevo correre a casa e non parlare con nessuno. Lungo la strada ho visto Babbani e Maghi insieme, gente che esultava alle sei del mattino. E ora tu mi dici che le protezioni non servono più. Malocchio...” si risedette anche lui di fronte a Moody e lo guardò dritto negli occhi, con una sorta di timore misto a speranza. “Dimmi la verità... È Voldemort, vero? Malocchio... non sarà mica... “
Moody non abbassò lo sguardo. Poi, lentamente, annuì.
Lupin continuava a fissarlo incredulo. Poi un sorriso gli illuminò il volto. “Oh mio Dio” sussurrò. “Oh mio Dio!” ripeté.
“Remus...” disse Moody, sempre con lo stesso tono preoccupato, ma Lupin continuò:
“Non stai scherzando, vero? Non posso crederci... S-se n’è andato? Se n’è andato davvero?”
“Remus...”
“Ma perché non lo hai detto subito, Malocchio! Il resto dell’Ordine lo sa già? E James e Sirius...”
“Remus...Ascoltami” disse Moody. Non aveva urlato, ma il tono della sua voce bastò perché Lupin diventasse di nuovo serio, l’espressione ansiosa ancora sul volto.
“Cosa c’è?” chiese cauto.
“Remus...James...” Moody esitò. Harry sapeva già cosa stava per dirgli. Erano le parole più semplici eppure le più difficili che si potessero pronunciare.
L’espressione di Lupin non era cambiata, ma Harry notò che le sue mani stringevano la bacchetta come a voler prepararsi a ricevere una maledizione.
“James e Lily...” riprese Moody.
“Stanno bene?” chiese Lupin.
Moody esitò ancora, poi parve riacquistare il controllo di sé. “James e Lily sono stati uccisi da Tu-Sai-Chi, questa notte”
Lupin continuava a fissare Moody. Harry poté leggere il dolore misto a incredulità nei suoi occhi. Poi scosse il capo. “No”
Moody non disse niente. Lupin si alzò di scatto, barcollando come se non riuscisse a reggere il peso di quelle parole. Scosse il capo più freneticamente. “No” ripeteva. “No...”
“Remus...” disse Moody alzandosi anche lui.
“T-tu non...n-non puoi dire sul serio” farfugliò Lupin. Boccheggiava, il volto sempre più pallido.
Moody si avvicinò preoccupato, ma Lupin continuava a indietreggiare, lo sguardo febbrile. “N-non riuscirò a Materializzarmi a Godric’s Hollow... Non riuscirò a vedere la loro casa...” sussurrò.
“Remus non farlo...” disse Moody, ma Lupin era già scomparso. Un attimo dopo Harry si ritrovò a fissare le rovine di quella che diciotto anni prima era stata la sua casa, la stessa che quell’inverno era apparsa a lui e a Hermione, mentre cercavano gli Horcrux di Lord Voldemort. Con un nodo alla gola, si voltò e vide Lupin che cadeva in ginocchio di fronte alle macerie. Per un attimo, Harry dimenticò che Lupin non poteva vederlo, e istintivamente posò una mano sulla sua spalla, mentre l’amico si piegava in avanti, una mano sul petto, come se stesse cedendo ad un intenso dolore fisico, la bocca aperta da cui non fuoriusciva nessun suono. Accanto a lui apparve Moody, che prontamente gli mise le mani sulle braccia mentre Harry ritraeva la propria, lo tirò a sé e lo costrinse a Smaterializzarsi e a Materializzarsi nella sua cucina. Lupin restò aggrappato a Moody, mentre annaspava come se gli mancasse l’aria. Poi, scoppiò in lacrime. Harry non lo aveva mai visto piangere. Raramente Remus Lupin aveva mostrato le sue emozioni apertamente, e si commosse nel vederlo soffrire così.
Moody lo abbracciava, dandogli delle pacche sulla schiena e dicendo: “Coraggio, Remus...Coraggio”. Harry non avrebbe mai immaginato Alastor Moody, sempre così duro e cinico, capace di consolare qualcuno. Poi allontanò Lupin da sé: “Vieni qui. Siediti” disse, sospingendolo verso la sedia. “Aspettami qui, hai bisogno di una pozione”. Harry notò, infatti, che Lupin tremava in maniera incontrollabile, il respiro più affannoso che mai, le labbra violacee sul volto cinereo rigato di lacrime. L’Auror si Smaterializzò e tornò pochi secondi dopo, con un bicchiere pieno di un liquido rosa chiaro.
“Bevi questo” disse. “Ti aiuterà”. Lupin prese la pozione con mani tremanti e la mandò giù in un sorso. Il battito cardiaco sembrava rallentare, così come il respiro e il tremito, mentre le labbra riacquistavano colore.
“Va meglio?” chiese Moody. Lupin deglutì. Sembrava ancora in stato di shock, mentre guardava davanti a sé con lo sguardo vitreo. Poi parlò con un sussurro appena udibile, tanto che Harry dovette fare uno sforzo per capire:
“Sirius” disse.
“Cosa?” chiese Moody.
“Sirius... Sirius era il loro Custode Segreto” rispose Lupin, sempre con lo stesso sguardo vitreo. “No, non può essere...”. Parve riacquistare lucidità. “Dev’essere...dev’essere stato torturato, o roba del genere...Sirius non ci tradirebbe mai...Era convinto che io fossi...”. Alzò lo sguardo verso Moody, preoccupato. “Dobbiamo trovarlo, Alastor...”
“Remus... l’Ordine lo sta già cercando, ma...non riusciamo a trovarlo”
Lupin tacque per qualche istante, come se capisse le parole a stento. Poi disse:
“Dov’è Peter?”
Moody non rispose.
“Malocchio” insisté Lupin.
“Non riusciamo a trovare neanche lui” disse infine.
Lupin si alzò di scatto.
“Era sconvolto” continuò Moody. “Crediamo che sia andato a cercare Sirius da solo. Farfugliava che voleva ucciderlo...”
A un tratto Lupin sembrava aver riacquistato il controllo di sé. “Dobbiamo trovarlo” disse con fermezza. “Potrebbe commettere qualche sciocchezza. Se Peter trova Sirius prima di noi... Be’, lo sai, Peter è un disastro nei duelli...”
“Sono d’accordo” disse Moody, anche lui più sicuro di sé. “Sei sicuro di stare bene?”
“Andiamo” disse Lupin, senza guardarlo.
E si Smaterializzarono.

  
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