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Autore: Deilantha    03/07/2011    0 recensioni
Ipotetico seguito della serie televisiva Blood Ties.
Dopo la tragica notte vissuta nell'appartamento di Henry, Vicky si risveglia pensando alla sua vita stravolta, al terribile senso di colpa che nutre verso Mike, e alla consapevolezza di aver perso per sempre il vampiro, per non aver avuto il coraggio di seguirlo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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3.



Il giorno dopo quello in cui aveva ridato il cuore a Coreen, fu il più difficile di tutti per Vicky: era sempre stata una donna forte, ma ricominciare tutto daccapo non era semplice, con quell’insieme di angoscia e senso di colpa che l’attanagliava. Certo, era anche inutile continuare ad indugiare nell’autocommiserazione…

Decise di farsi una doccia e chiamò Coreen per sapere come stava, ma la ragazza non rispose al telefono.

“Fantastico! È stata posseduta da un demone, ha vissuto per ore senza il suo cuore, e ha anche trovato la forza di uscire di casa… Sono davvero una pappamolle!”

Ma mentre rimuginava sui suoi meriti, un suono improvviso la fece trasalire: qualcuno stava bussando alla porta del suo appartamento.

«Coreen!»

«Ciao capo, ho pensato che ti avrei trovata qui più che in ufficio oggi, ci siamo stancate un po’ troppo ieri!» così dicendo fece un sorriso che si sforzava di essere allegro, anche se le tremava agli angoli.

“Sta cercando di risollevarmi il morale, lei a me! Oh, Coreen!”

La gentilezza della ragazza, scosse quel po’ di autocontrollo che ancora le restava, e Vicky si ritrovò ad abbracciare la sua amica. «Grazie Coreen»

Coreen non aveva trascorso una giornata propriamente rilassante con quel demone dentro di lei, e il particolare di avere avuto la cassa toracica vuota per qualche ora con uno squarcio nel petto, tendeva a farsi sentire quando respirava, per non parlare della cicatrice che ora era visibile dalle sue camicette e suoi corpetti… No, non era affatto un bel momento! Però nulla l’avrebbe preparata a quell’abbraccio: l’unica volta che si era permessa una familiarità simile con Vicky, era stata ammonita a non farlo più, e da allora aveva evitato qualsiasi dimostrazione fisica di affetto nei confronti del suo capo. Ma evidentemente, il dolore di Vicky per tutto ciò che era accaduto il giorno prima, l’aveva scossa a tal punto da farle desiderare quel contatto che mai aveva voluto. Coreen capì che non era il momento di fare strane esclamazioni e si lasciò andare all’abbraccio, godendosi quel “Grazie Coreen”, in un muto e caloroso conforto che scaldò i cuori di entrambe le ragazze.

 

«Come ti senti?»

Vicky era incredula: quella ragazza così esile aveva subito un trauma terribile eppure stava chiedendo a lei come si sentisse!

«Come mi sento io? Coreen ieri eri morta! Dovrei essere io a chiedertelo!»

«E allora chiedimelo: “Come ti senti, Coreen?”» disse scherzandoci su e dando alla frase un tono di noncuranza come se fosse qualcosa di ininfluente.

«Uff! Come ti senti, Coreen? È tutto a posto… lì?» Vicky indicò con gli occhi il petto della sua assistente, non avendo il coraggio di parlare esplicitamente del suo cuore.

«Beh, sento qualche dolorino quando  respiro, ma nel compenso, sono viva! E tutto grazie a te! Sai anche se Astaroth era dentro di me, io ero in parte cosciente, so quello che voleva da te, e poi ho saputo cosa hai sacrificato per ridarmi la vita… Non mi sdebiterò mai con te, Vicky!»

«Hai saputo?» Vicky temeva di conoscere la risposta a quella domanda, ma doveva conoscere, doveva sapere…

«Sì… Henry mi ha detto tutto.»

Eccola. La palettata che temeva, il solo sentir pronunciare quel nome le procurava un dolore immenso. Henry aveva parlato con Coreen…

Doveva essere stato quando si era rinchiuso in camera sua, mentre la ragazza era ancora sul letto a riprendere le energie. Avevano parlato di lei, allora?

Che si erano detti, che le aveva detto? E infondo; aveva più importanza? Lei lo aveva rifiutato, lui stava per andarsene,  la vita di Henry non le apparteneva più, se mai le fosse appartenuta…

«Vuoi sapere che mi ha detto?» Coreen si accomodò accanto a Vicky, sul piccolo divano a due posti nel soggiorno. Vicky giocherellò con una penna che era sul tavolino di fronte al divano: non sapeva cosa rispondere, era combattuta  tra il voler sapere e il voler evitare di farsi ancora del male: «Qualsiasi cosa ti abbia detto, non credo che sia una novità per me».







   
 
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