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Autore: Arial    03/07/2011    10 recensioni
Un cherubino decisamente incazzato, una maledizione, e Dean diventa un fan dei pic-nic... e delle coperte tartan.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
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 Sam: “You just punched a Cupid!”
Dean: “I punched a dick!”
(Sam e Dean Winchester, My Bloody Valentine.)

 

 

 

“Sam, hai visto il mio cestino da pic-nic? E la coperta, quella col disegno tartan?”

Sam solleva lo sguardo dal laptop, chiaramente infastidito dalla parola ‘tartan’ sulle labbra di suo fratello.

“Non possediamo niente del genere” risponde, la mano un artiglio intorno al mouse, gli occhi ridotti a due fessure. Improvvisamente, a Castiel sembra più spaventoso di qualsiasi altra creatura, Michael incluso.

“Forse dovremmo andare, Dean. Posso sempre provvedere io all’occorrente per la nostra scampagnata” prova, conciliante.

“Non far caso a Sammy” cinguetta Dean, seduto sul linoleum consunto, in mezzo a una montagna di stoviglie di plastica, tovaglioli e tramezzini. “È solo nervoso perché gli ho fatto notare che il nuovo shampoo gli rovina i capelli e dovrebbe usare un prodotto più specifico: guardali, sembrano stoppa!”

Un istante più tardi, i riflessi sovrumani di Castiel si rivelano provvidenziali: afferra al volo il grosso tomo lanciato all’indirizzo del suo ragazzo, raccoglie quest’ultimo dal pavimento, e fa incetta di cibarie. Prima che quello delle sue ali copra ogni altro rumore, ha persino il tempo di sentire Sam Winchester urlare di tenergli quella checca effemminata lontano dai piedi e di non tornare senza il vecchio, macho e omofobo Dean.

Già, sarebbe proprio questo il programma, pensa l’angelo, sconsolato, riapparendo in un fitto boschetto.

Inizialmente, la vendetta del cherubino era sembrata a entrambi una sorta di benedizione: Sam si era scompisciato alla vista di un Dean in overdose di glucosio e Cas si era goduto coccole e attenzioni, insomma, quello che Sam aveva definito con una strizzatina d’occhio ‘vanilla sex’. Purtroppo però ben presto erano giunti tempi più duri, che Sam aveva battezzato ‘quel periodo del mese’. Ovviamente, non si trattava del ciclo femminile – persino quelli fra i suoi fratelli con meno buon gusto e senso dell’umorismo avevano un minimo di rispetto per le distinzioni fra i sessi, e un sacro terrore di scherzare con quello di chi apparteneva ai loro superiori. Eppure, nonostante questo, l’umore di Dean oscillava di continuo. Passava dalle risate sfrenate al pianto più amaro in una manciata di secondi. Proprio come una ragazza umorale…

“…O una femmina incinta. Sarà per questo che non gli vengono?” aveva buttato lì Sam.

“Credo che il suo essere un maschio costituisca ancora la causa più accreditata all’assenza di mestruazioni” aveva replicato Cas, salvo poi effettuare un piccolo controllo. L’idea di piccoli Dean fasciati di pelle e muniti d’olio sacro lo riempiva di sgomento. Per non parlare dei problemi di natura pratica: da dove avrebbe mai potuto partorire un figlio? Fortunatamente, l’ipotesi era stata velocemente accantonata…

“Perché siamo qui?” domanda Dean, non appena i suoi piedi toccano terra.

Cas si guarda intorno. Il bosco è fresco e riparato; una brezza leggera smuove il fogliame, creando delicati giochi di luci e ombre; un ruscello poco distante borbotta melodioso. Un piccolo Eden, praticamente.

Dean sembra però insoddisfatto di quest’epifania di suoni, profumi e colori. Il capo chino, le spalle dimesse, manca solo che si getti in ginocchio sopraffatto dalle sue sofferenze.

“Qual è il problema, Dean?”

Il ragazzo scuote la testa, ma resta in silenzio.

Non si fida della propria voce, realizza Cas. È davvero tanto scontento della mia scelta?

Quando gli solleva il viso, timidi lucciconi tremolano fra le sue palpebre. “Qual è il problema?” ripete.

“Questo non è il nostro posto.”

“Il nostro posto?” domanda l’angelo, confuso. “Che intendi? Abbiamo tutto il diritto di stare qui.”

Dean scuote nuovamente la testa. “Non è il nostro parco, quello in cui ho capito che non eri uno stronzo come tutti gli altri.”

Castiel sorride. Maledetto o meno, il complimento è in totale stile Dean.

Gli sfiora una guancia, e sono entrambi lontano.

La loro panchina è a due passi, le altalene ben visibili e misericordiosamente deserte.

Poggia il cestino sull’erba, e Dean si mette subito all’opera.

Nonostante la ricerca sia stata compiuta da lui, la coperta tartan non è mai venuta fuori. L’idea che sia stata fatta a pezzi, cosparsa di sale e benzina e poi bruciata da un invasatissimo Sam è ormai una certezza, agli occhi di Castiel.

“Spogliati” taglia corto Dean.

Cas deglutisce. Non si era aspettato un approccio così… energico, da questo Dean.

“Muoviti, mi serve il tuo trench. Siamo senza coperta” aggiunge subito dopo l’altro, riordinando gli equilibri cosmici e assestando un colpo quasi mortale alla libido dell’angelo.

Disposti maniacalmente piatti, posate e bicchieri, è il turno delle vettovaglie, nessuna delle quali è però autorizzata a lasciare le mani di Dean. Per quest’ultimo, infatti, un romantico pic-nic prevede che ogni pietanza debba arrivare alla bocca dell’altro solo tramite le sue dita.

“Coraggio, dì ‘aaah’.”

Cas, riluttante, fa come gli viene chiesto. Quando però il cibo gli sfiora il palato, i  suoi denti si chiudono di scatto.

“Ahia! Cos’è quella, una bocca o una trappola per topi? Lentamente. Ecco, nessuno ci corre dietro.”

“Mi dispiace” mormora, incapace di rilassarsi: insegue le dita di Dean a metà strada, evita qualsiasi contatto fra queste e le sue labbra, ingoia senza neppure masticare; insomma, cerca di rendere l’esperienza il più veloce e impersonale possibile.

“Ti imbarazza forse, Cas?” domanda Dean, la voce appena un sussurro.

Quest’ultimo nega. No, non è in imbarazzo, non per se stesso, in ogni caso. Dean si caverebbe gli occhi pur di non assistere a simili scene, costringerlo a recitare in una di esse è scorretto. Sbagliato.

Prima che possa spiegarglielo, Dean lo zittisce. Gli sfiora le labbra col palmo disteso, liberandole dalle briciole. Quando sono immacolate, vi poggia contro le sue in un casto bacio. Restano uniti qualche secondo, una semplice pressione di labbra e denti. Poi Dean si allontana, un lieve rossore sulle guance, un sorriso sul viso.

“Ho una sorpresa” annuncia, senza fiato.

Affonda ancora le mani nel cestino e ne tira fuori una grossa torta. Totalmente asimmetrica, troppo cotta nei lati e solcata da una grossa voragine nel mezzo. Non proprio quella che si definisce alta pasticceria, considera Cas.

“L’aspetto non è un granché, ma ha un buon sapore. È fatta in casa.”

“Lo chef è qualcuno di mia conoscenza?” domanda l’angelo.

Dean arrossisce ulteriormente. “Volevo che provassi il mio dolce preferito. È una torta di mele.”

“Grazie” mormora Cas, fermamente convinto che questa sia, in assoluto, la cosa più carina che qualcuno abbia mai fatto per lui in tutta la sua millenaria esistenza. Forse dovrebbe mandare un ringraziamento di sorta al cherubino, magari una scatola di cioccolatini a forma di cuore…

“Ci andrebbe del gelato su, ma questa dovrebbe andare più che bene” assicura Dean, agitando una bomboletta di panna spray.

Riesce a formare un piccolo monticello innevato, prima che il contenitore gli sfugga dalle dita. Il suo volto è cereo, le pupille ridotte a due spilli.

In un attimo, l’angelo gli è addosso, la mano al suo braccio. “Che succede, Dean? Cos’hai?”

“Quell’obeso figlio di puttana in pannolino” sibila a denti stretti. “Sam mi prenderà per il culo fino alla tomba.”

Eccolo, Dean è tornato.

“Non c’è la minima possibilità che tu possa maledire anche lui, Cas?” aggiunge, fugando qualsiasi restante dubbio.

Castiel gli fa cenno di no, trattenendo a stento una risata.

Dean sbuffa, per poi fare spallucce. “Vabbè, almeno c’è un lato positivo in tutta questa storia.”

“Sì? E quale sarebbe?” chiede, genuinamente curioso.

“Ho comprato la panna spray” ribatte, afferrando la bomboletta e spingendo l’angelo sull’erba senza troppi complimenti.

“Niente vanilla sex, immagino.”

Dean gli morde le labbra, un scintillio ferino negli occhi. “Ricordami di dire a Sam di non raccontarti più delle sue esperienze da femminuccia a Stanford…”

 

 

Note: Storia scritta per Giò, una creatura decisamente allergica all’angst. Un ringraziamento alla beta più minimalista del mondo, la mia Dannatuzza.
Questo è un genere parecchio inusuale, per me, angst, angst mia, dove sei? Spero che la storia vi sia piaciuta ugualmente. Fatemi sapere! ^^
Mmh… che aggiungere? Ah, ecco l’amore di Dean. Ovviamente, nessuna coperta è stata realmente seviziata, qui dentro… XD

 

 

   
 
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