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Autore: Nyappy    03/07/2011    1 recensioni
[Temporaneamente sospesa, tornerà a breve]
Una ragazza che sa di amare...
Sean era proprio un principe, il suo principino capelliperfetti e bacigentili -che non dava a lei- ma a Tina andava bene così, non era una principessa.
E no, non era nemmeno come Cenerentola [...]
Ma oltre a quei capelli biondi e i caldi occhi nocciola -l'unica cosa veramente espressiva di lui- Tina non vedeva nulla.
Nessun'emozione sembrava agitare quel volto, nessuna passione nemmeno mentre baciava con delicatezza Liz.
Sean sembrava vuoto [...]

...ed un ragazzo che non sembra sapere cos'è l'amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Erano macchie di colore, è diventato il tuo sorriso
 Lisa


-Lisa è tornaa~ta!-
Quella mattina Tina l’aveva aspettata davanti al portone della scuola per diversi minuti dopo il suono della campanella, ma non poteva certo permettersi di arrivare in ritardo da Mahoney.
Si era chiesta dove mai potesse essere finita Lisa –che le aveva assicurato il suo ritorno- solo per scoprire in seguito che era dovuta passare in infermeria per certificare la guarigione.
Ora Lisa era davanti a lei e canticchiava qualcosa sulle crocchette di patate e l’insalata della mensa.
-Mi sei mancata, lo sai?-
Tina aspettò che l’amica appoggiasse il vassoio sul tavolo prima di abbracciarla e Lisa ridacchiò stringendola a sua volta.
Sentirsi via internet era un conto, vedersi dal vivo però era molto meglio.
-Però dovresti metterti una sciarpa.-
Le due si voltarono per incontrare il sorriso di Mitch.
-Le sciarpe sono per i depressi che vogliono un cappio al collo.-, replicò Lisa con un sorriso smagliante prima di tuffarsi sul suo piatto e lasciare Mitch basito.
-Comunque.-, borbottò con la bocca piena mentre anche Tina si era messa a mangiare, -Oggi pensavo di venire per le quattro, va bene?-
Tina annuì.
Riflettendo a mente fredda sull’appuntamento era una cosa che la rendeva parecchio nervosa –accettare era stato così facile, eppure ora era davvero insicura.
Di cosa avrebbero parlato? Com’era Sean fuori da scuola? Come si doveva vestire –era stata Lisa a sollevare questo problema.
-Mmh, non mi ha detto ieri se ti viene a prendere o no.-
-No.-, Tina lanciò una veloce occhiata al solito tavolo di Sean ma non lo trovò, -Anche perché sono più vicina io.-
-Sarebbe stato più carino se ti avesse portato in macchina.-
Ma Sean usava sempre la sua bici bianca per muoversi, sarebbe stato tutto meno che carino fargli da peso –e magari cadere.
-Stasera esci?-, Mitch sollevò lo sguardo dal suo vassoio per incontrare il viso di Tina che gli sorrise.
-Sì.-
-Con Davis!-, aggiunse Lisa allegramente, -Finalmente una persona vera invece della carta.-
-Non trovo nulla di male ad innamorarsi della carta.-, si difese Tina memore di discussioni appassionate modelli e cantanti contro personaggi dei libri.
-Infatti.-, disse Mitch lanciando una rapida occhiata sotto al tavolo, alla borsa appoggiata alla sedia.
-Bah.-
 
Tina stava aspettando l’arrivo di Lisa sul divano, leggendo le ultime pagine di Tom Sawyer. Non sapeva esattamente perché avesse deciso di prendere quel libro, ma non le era dispiaciuto affatto rileggere uno dei classici della sua infanzia.
Già, quella settimana non aveva preso il suo solito libro emotivo –perché?
Non voleva più piangere, era da un po’ di giorni che semplicemente non ne sentiva più il bisogno e sorrideva anche quando non era con Lisa o gli altri.
Si sentiva straordinariamente bene –un po’ agitata, ma bene.
 
Era davanti all’entrata del locale, un posto decisamente informale con una grande insegna luminosa e le vetrate illuminate dalla calda luce dell’interno, la tipica melodia messicana che le arrivava alle orecchie.
Alla fine Lisa era riuscita a farle mettere la spilla con il sombrero –decisamente agghiacciante dato che il suddetto aveva occhi in rilievo e sonagli per mani- ma mentre aspettava la staccò dalla giacca e la ripose nella borsa.
Aveva insistito per rimanere semplice, la Tina di sempre: un dolcevita colorato, jeans e invece delle scarpe da ginnastica delle ballerine con un po’ di tacco. Per l’occasione si era anche raccolta i capelli in una crocchia elegante dietro la testa e… in effetti la spilla non centrava proprio nulla.
Mancavano cinque minuti alle sei e controllava di continuo l’ora sul cellulare, tirandolo fuori dalla borsa.
Non era stata una grande idea arrivare tanto prima, ma il sole illuminava ancora le strade e non era pericoloso.
 
-Scusa per il ritardo.-
Quando Sean arrivò perfettamente in orario Tina si sentì vagamente stupida.
Era a lei che importava davvero di quell’appuntamento e che stava probabilmente caricando ogni piccola cosa di significato, per lui poteva essere una normalissima cena.
-Fa niente, ero io in anticipo.-, gli sorrise nonostante queste premesse non rosee.
Insomma, si sentiva bene. Perché rovinare tutto?
Quando Sean le aprì la porta furono investiti da aria più calda ed un buon odore di cibo, ma non appena Tina entrò si ritrovò una figura alta davanti e poi il buio.
Ma che diavolo?!
-Hola, seňorita!-, una voce tonante la fece quasi sobbalzare e si accorse di avere un sombrero gigante in testa.
-Hola.-, mormorò con un filo di voce.
Non era decisamente preparata a tutto quello.
-Vieni, andiamo.-, Sean la prese per le spalle e la condusse verso un tavolo libero, dove Tina posò il cappello per sentire sotto la mano quella che era un’inconfondibile pettinatura rovinata.
-Ti stava bene il sombrero, sai?-, Sean si sedette con un ghigno divertito in viso e Tina scrollò la testa, rinunciando a sistemarsi i capelli e sedendosi a sua volta.
-Se lo dici tu… ma parlano solo spagnolo qui?-, allungò una mano per prendere il menu e posarne uno a Sean.
-No, è solo per fare scena.-
 
In realtà era piuttosto facile chiacchierare con Sean tra un burrito ed una tortilla, anche se Tina era convinta che si stesse ancora trattenendo era convinta di star scoprendo parola dopo parola sempre più Sean: i suoi commenti sarcastici sui professori –Adams e Cook gli stavano particolarmente antipatici-, sulla mensa e sul club di Arte erano un’assoluta novità per lei e lo incoraggiava a parlare con diverse domande.
-Non sto dicendo che non dovrebbero accettare tutti.-, le stava dicendo lui, -Ma dovrebbero avere più ordine. Sinceramente, i pannelli delle scale vicino ai bagni sono qualcosa d’inguardabile.-
-Secondo me sono carini, un po’ scuri ma carini.-
Lui inarcò appena un sopracciglio.
-Carini? Sembrano dei ninja appostati pronti a…-
All’inizio Tina non riuscì a capire perché si fosse fermato, era… era diverso parlare con lui quella sera. Forse perché lei aveva accettato di conoscerlo così com’era e lui stava cercando di essere naturale, ma era appunto così che Tina lo trovava: naturale.
Vero.
Poi comprese, ricordandosi di Jeff e lo sfondo del quadro che ricordava i vestiti militari.
La musica allegra e le luci ora stonavano incredibilmente con il viso di Sean, la maschera di neutralità tornata a nascondere tutto.
-Questa domenica sei libero?-, gli chiese lei all’improvviso.
Le era balenata in mente un’idea che andava ponderata bene ma non sembrava male.
-Perché?-, chiese lui pulendosi le mani con il tovagliolo, concentrandosi sul piatto.
-Pensavo, se ti va… potremmo andare  a Parris Island insieme.-
Al campo d’addestramento Sean avrebbe potuto rivedere Jeff e magari convincerlo a tornare a casa. Non era ancora troppo tardi, no?
Quando lui le lanciò uno sguardo duro Tina capì di aver decisamente esagerato.
-Come fai a saperlo? Non importa.-, aggiunse subito dopo Sean sistemandosi meglio sulla sedia e continuando a fissarla.
-Non accettano visitatori, sai?-, iniziò parlando piano e Tina fece fatica a sentirlo con tutto il chiasso del ristorante, -Gli lavano il cervello. A chi importa della famiglia se devi massacrare gente con figli e mogli? Meglio non pensarci, no?-
-Non dire così.-
-E’ vero.-, replicò Sean con un sorriso amaro, -Il fatto che nei tuoi libri non ne parlino non vuol dire che non sia vero. La gente muore.-
Doveva essersi accorto di aver alzato la voce perché si guardò attorno e fece un sorriso tirato.
-Prima stavamo dicendo…?-
 
Tutto il resto della serata aveva lasciato addosso a Tina uno spiacevole senso di colpa e Sean sembrava essere tornato il solito cortese principe, che le aveva pagato il conto e l’aveva accompagnata a casa guidando la bici a piedi.
-E’ strano, però. Abiti così vicina e non ci sei mai andata?-, erano sul vialetto di casa Williams ed era il momento degli imbarazzati saluti.
-Beh, da oggi sono una fan dei burritos.-
Il bilancio di quella serata era stato piuttosto fallimentare dopotutto.
-Quando ne avrai voglia fammi un fischio, ci sarò. A domani, Tina.-
E mentre lei lo salutava con la mano e lui si allontanava attraversando la strada, dovette ricredersi.
Forse non era andato così male.


Il primo appuntamento non è andato poi così tanto bene. Ma almeno lui l’ha chiamata per nome! Parris Island comunque è la città del campo d’addestramento, e la politica delle visite è quella. E io amo le sciarpe, tra parentesi xD ringrazio davvero tanto le mie super lettrici Alletta96 e dagusia123 :D
Nyappy
   
 
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