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Autore: _Breath    03/07/2011    6 recensioni
Nelle mie fantasie più remote avevo una bambina con i capelli rossi del padre e le lentiggini spruzzate sul corpo, gli occhi caramellosi e il sorriso più bello del mondo.
Nei miei sogni si chiamava Annabelle, Annabella Weasley; non suonava neppure tanto male.
Avevo vissuto per sette anni con quella convinzione per questo mi risultò strano- no, che dico stranissimo- quando venni a scoprire che presto il mio nome da nubile sarebbe mutato da Granger in Malfoy.
Malfoy.
Una blasfema, bestemmia, un insulto al potere divino, un … una catastrofe!
Tutte le mie concrete speranze si spezzarono al suolo come la boccetta del polisucco che mi aveva cacciato in quel dannato guaio e l’odio che nutrivo per quel dannato donnaiolo biondo divenne… astio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ero seduta morbidamente sul mio letto da una piazza e mezzo con il mio stupendo libro di filosofia babbana sulla gambe e un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Amavo Kant, lo amavo con tutto il cuore. Nonostante molti lo credessero ‘inutile’ e ‘complicato, io l’adoravo.
Forse la spiegazione sta nel fatto che io adoravo le sfide di qualsiasi genere, ma questo è un altro discorso.
Mi inumidii un dito con la saliva, poi mi accinsi a girare la pagina numero 465 di quel immenso tomo didattico quando una furia rossa entrò nella stanza del mio dormitorio.
E lì tutte le mie certezze finirono.
Non venni mai a sapere come si concludesse quel capitolo, non scoprii mai il finale enigmatico e per molti assolutamente bizzarro; no! No, perché Ginny Weasley mi puntò un indice contro e mi buttò il libro lontano dai miei occhi con un semplice gesto della bacchetta.
Squallido come quel semplice ‘accio libro’ mi sconvolse tanto.
“Hermione!”, proruppe con la sua voce squillante che- nonostante fosse una delle mie più care amiche mi ricordava un topo in procinto di strozzarsi con il formaggio- “ cosa stai facendo?”
Il modo in cui picchiettava disturbata un piede a terra mi ricordò tanto Molly, la sua adorabile madre.
“Ginny! Stavo leggendo.” E se la matematica non è un opinione mi mancavano solo cinque pagine alla fine del mio agognato libro.
“Lo sai, vero, che è ora di cena?”
“Non ho fame” borbottai cercando di riafferrare il tomo, ma lei me lo allontanò.
“Hermione, come non hai fame? Come puoi non avere fame?”
“Non tutti sono dei pozzi senza fondo come…” avrei voluto dire Ron, ma ero così arrabbiata con lui da non averne la forza. Un groppo mi si formò in gola che spezzai con un colpo improvvisato di tosse.
La rossa se ne accorse e si sedette sul mio letto, maternamente nonostante lei fosse più piccola di me.
Ginny era una di quelle ragazzine impertinenti, dolci, simpatiche, estroverse così completamente diversa da me che alcune volte mi chiedevo come potesse provare pena verso i miei confronti.
Se lei aveva lunghi capelli lisci e rossi, i miei erano goffi e spettinati, ricci e castani.
Se i suoi occhi erano blu, blu come il mare, i miei erano di un marrone sciacquato, smacchiato e orribile alla vista.
Se il suo fisico era allenato e tonico, il mio era normale esattamente come il naso, le labbra e le insignificanti guance prive delle efelidi che lei criticava tanto.
Se lei aveva per ragazzo Harry James Potter, io ero single e probabilmente lo sarei restata per la vita.
“Hermi, Hermiò-Hermione.” Iniziò a storpiare il mio nome carezzandomi circolarmente una spalla “ non devi stare male per quel demente di mio fratello.”
“Quel demente di tuo fratello è molto più che demente..” iniziai.
“Ah, vorresti dire che è un coglione? Uno stronzo? Un incrocio tra una razza canina e una ragazza obesa con il verme solitario e l’infinita voglia di mangia-?”
La interruppi storcendo il naso;non avevo mai sopportato le volgarità e in confronto a me Ginny era un vero scaricatore di porto.
“Veramente volevo dire che è un uomo senza cuore.”
“Umh, lo so. Ma quello che ho detto io rende molto di più l’idea.”
Accennai un sorriso per farla felice, mentre dentro di me scompariva piano anche la voglia di leggere Kant.
Probabilmente una ragazza normale avrebbe parlato con quella che- ahimé- era la sua migliore amica, ma io invece negai ancora una volta l’evidenza e mi tenni tutto dentro.
Ero innamorata di Ron, ne ero certa. Amavo quella sua goffaggine, quel suo essere totalmente inadatto e anche quel suo assurdo modo di camminare stupidamente al fianco di Harry lanciando sguardi languidi a delle galline.
Io però non ero una gallina, non era nemmeno un anatroccolo e non sarei mai stata un cigno.
Io ero molto di meno; io ero la stupida amica di seconda mano, quella che lui osservava con attenzione per poi dirle: “ Hey ‘Mione, mi presenteresti quella Corvonero? Ho visto che siete amiche.”
E da vera testarda quale ero, permalosa, ero la stessa ragazza che storceva il naso per poi alzarmi stizzosa dal tavolo della Sala Grande per dirgli caldamente di andarsi a farsi fottere.
Avrei anche voluto dirgli che aveva una lingua e che era capacissimo di fare tutto da solo, ma probabilmente non c’era bisogno di illuminarlo ulteriormente; io volevo il contrario non che frequentasse altre tizie quindi perché invogliarlo?
Scossi la testa e mi rivolsi nuovamente a Ginny che mi carezzava una gamba, non era pratica di quelle cose. Non ero mai stata consolata tanto meno da una ragazza. L’unico che veramente sapeva tutti i miei problemi- esclusa la cotta enorme per Ron- era Harry e nonostante tutto non ero io quella che correva tra le sue braccia ma lui che le allargava incrociandomi nel mio cammino.
“Mmm”, la voce di Ginny mi riscosse ancora dai miei pensieri mentre la sua mano girava circolarmente sul mio polpaccio in una leggera carezza “pensala così, Hermione! Meglio avere un cretino come Ron nella tua vita che un Draco Malfoy, giusto?”
Inavvertitamente sobbalzai “ io non voglio Ron nella mia vita!”, cercai invano di difendere il mio orgoglio. Nessuno, e dico nessuno, doveva sapere del mio interesse per lui.
Ginny rise e mi mostrò i denti bianchi “ Oh, sì, certo e io sono la fidanzata di Harry Potter.”
“Tu sei la fidanzata di Harry Potter!”
“Appunto.” Il suo sorriso era malizioso e mi ritrovai ad arrossire, pudicamente.
Ancora una volta desiderai avere con me il mio adorato Kant e seppellire tra le sue idiozie- le avevo veramente chiamate così? Avevo osato tanto? Maledetto Ron, cosa mi faceva dire!- i miei dolori.
Presi un respiro e guardai diritto avanti a me “ senti Ginny, apprezzo la tua solidarietà, ma veramente io non ho bisogno del tuo aiuto.”
“Lo sai che così rischi di risultare arrogante? Tutti ne hanno bisogno, anche chi dice di non averne. Pure Malfoy!”
Era la seconda volta che lo nominava e mi iniziai a sentire prudere il corpo, come l’orticaria.
“Non mi nominare quel furetto..” brontolai mordendomi l’interno guancia.
Conoscendo l’irruenza di lei mi sarei aspettata una domanda poco garbata come “ che è successo? Che ha fatto lui? Racconta alla tua amica!”, ma invece fece spallucce e brontolò una frase che- forse mi impressionai- somigliava ad un “quel ragazzo ha più crisi ormonali di tutte le donne e Ron messi insieme.”
Scossi la testa e sorrisi, divertita.
Ginny parve cogliere quel mio sorriso e fece un gesto vittorioso con la mano, molto simile a quello che Harry esibiva quando prendeva il boccino, poi mi posò una mano sulla spalla “ allora Hermi,” mi richiese con tono più dolce “ scenderai a cena con me? Non lasciarmi con quei incelebrati dei ragazzi, sola soletta.”
“Lo sai che lì in mezzo c’è anche il tuo fidanzato, vero?”
Fece nuovamente spallucce tirandomi per una manica e sfilandomi il piumone di lana grigio topo che avevo posato sulle spalle “ sarà” proruppe alzando il tono della voce di parecchie ottave “ ma rimane sempre un incelebrato con l’unico neurone che durante le ore di pozioni vola esattamente come fosse un boccino d’oro!”
Risi- nonostante sapessi che offendere il Quiddith per lei fosse stato orribile- e mi feci trascinare nella Sala Grande.



Quando scesi in Sala Grande trovai davanti a me lo spiacevole spettacolo di Ron che cercava di ingozzarsi con maggior cibo possibile, osservandolo capii che il mio ero vero amore perché continuavo a trovarlo attraente. Storsi il naso e mi sedetti al fianco di Harry con avanti a me una Ginny sorridente che pareva mimarmi con le labbra un “ vedi? Che ti avevo detto? Non è in compagnia di quella Priscilla.”
Le tirai un calcio sibilando la mia risposta che comprendeva un “ non mi interessa con chi sta e dove sta,” senza evitare alla mia voce di tremare.
Altro difetto alla Granger era indissolubilmente l’essere incline a dire sempre la verità ma stando con Harry stavo imparando le regole basilari per mentire.
Con naturalezza iniziai a mangiare il mio petto di pollo- tacchino o chiunque altra cosa fosse con lo stomaco che si chiudeva sempre di più fino a sparire nel profondo del suo buco nero.
Ad un certo punto sospirai ed allontanai il piatto da me, disgustata.
“Hey Hermione, cosa hai?” mi chiese Harry di soppiatto con gli occhiali a cadergli sul naso.
“Sì Hermione cosa hai?” rimbeccò la sua ragazza,perfida.
Arricciai il naso e sbuffai “non ho fame.”
“Herm, ne abbiamo già parlato-”iniziò la piccola di casa Weasley, ma la bloccai.
“No Ginny, non è per quello.”
“Quello cosa?”
Ignorammo entrambe Harry.
“E allora cosa diamine ti è preso ora?”
“Io…”
Pensa Hermione, pensa! Sei sempre stata brava in tutto e ora che ne hai bisogno non pensi?
“Io ho la nausea.”
“Perché?”
“Perché…”
“Sei incinta, ‘Mione? ” Ron ruppe il silenzio con uno dei suoi terribili teatrini. Avrei voluto sotterrami, sorridere, ma invece sbuffai ancora e lo aggredii.
“Oh sì, certo Ronald. Sono incinta di quel bacato cervello che ti è venuto mancare alla tua di nascita”
“Ehy, non essere così scorbutica! Se sei acida vai da un ginecologo, hai troppi acidi nello stomaco.”
“Quello si chiama gastroenterologo Ronald! Possibile che tu sia tanto ignorante?”
Il rosso arrossì vistosamente- che gioco di parole!- e sotterrò la testa nel suo piatto sibilando un “ vai al diavolo,” imbarazzato.
Per un momento mi sentii forte, invincibile perché lo avevo messo a tacere ma tutte le mie certezze si spensero quando mi accorsi che poco più distante una mora tutto fisico e niente cervello- esattamente il mio opposto- lo fissava lasciva.
Lavanda Brown; la odiavo!
Non mancava mai a lanciarmi sguardi maliziosi e carichi di cattiveria come per voler marcare il territorio. Era innamorata di Ron, lo avevo capito, e quindi era una rivale alla quale cercavo di dimostrarmi indifferente verso il sopracitato rosso, ma della quale nutrivo dell’astio grande quasi quanto tutto il mondo magico.
Sperai che si ingozzasse e strozzasse con l’oliva, ma poi me ne pentii rendendomi conto di essere arrivata proprio ai limiti della decenza.
Ero diventata … cattiva. Io non lo volevo essere!
Annaspai in cerca del mio rinnovato controllo e presi a stritolare senza sosta un fazzolettino al che mi accorsi di essere fissata confusamente da Ron. Sbuffai.
“E tu? Cosa vuoi? Torna a magiare, su!”, lo aggredii furiosamente.
“Ma guarda questa!”, borbottò in risposta e leggermente offeso “sei isterica!”
Per quanto quelle parole mi fecero male e desiderai affatturarlo, mi imposi la calma.
“Parli proprio tu, Weasley?” non riuscii ad evitare di dire prima di scomparire veloce fuori dalla Sala Grande desiderando che Ginny non mi seguisse e che Kant tornasse ad essere il mio unico problema.
Era tanto bello lo studio, amavo aggrovigliare il mio cervello alla ricerca di comprendere al meglio gli studi. Mi faceva sentire viva saper fare qualcosa meglio degli altri.
Quando leggevo lo sgomento negli occhi dei miei compagni di corso perché sapevo l’ennesima risposta esatta, quando i professori mi sorridevano elegantemente sibilando un “ ben fatto, Granger,” io mi sentivo utile.
E invece che soddisfazione mi sapeva dare un troglodita come Ron? Isteria? Fastidio? Nervosismo?
Nonostante mi trovassi meglio con i ragazzi che con le ragazze in quel momento desiderai non averlo mai conosciuto.
Mi fermai nei pressi della biblioteca con ancora la bacchetta al fianco e gli occhi spiritati; se qualcuno mi avesse visto non avrebbe riconosciuto in me la ragazza che solo due anni prima aveva ballato vestita come un confetto accanto a Viktor Krum.
Strinsi fortemente le nocche e sibilai un mezzo insulto che per molti sarebbe sembrata una battuta, ma che per era ai limiti dell’indecenza.
Non ero Ginny, non ero la classica ragazza sboccata che si lascia scappare appellativi come “ stronzo” e “ coglione” come se fossero nomi comuni di persona. Già solamente definire qualcuno “demente” per me equivaleva ad un insulto.
Lentamente, stanca psicologicamente e fisicamente, mi lasciai cadere seduta con la testa posato contro la finestra dove solitamente mi fermavo a guardare i grifoni volare durante i loro allenamenti di Quidditch nella speranza di scorgere Ron che finalmente riuscisse ad essere un bravo portiere. Sorridevo, quasi sempre, osservandolo così imbranato e nello stesso momento dolce per poi ritornare a correre per il castello con il mio libro al petto.
Ora, invece, nell’ora di cena quando tutto era vuoto, accanto alla mia adorata libreria, desiderai solamente poter mandare tutto al diavolo e concentrarmi sui MAGO dell’anno prossimo.
Chiusi gli occhi e mi concentrai su quello, come se fosse una valvola di sfogo.
L’anno a venire avrei fatto gli esami e poi sarei andata con Harry alla ricerca di Voldemort per salvare il mondo magico. Sarei diventata una grande strega, avrei aiutato il mio migliore amico fin dove mi ero possibile; forse sarei morta ma per lui lo avrei fatto. Ne ero certa.
Nonostante quei pensieri non fossero propriamente felici, mi fecero stare meglio questo almeno finché non mi accorsi che poco distante da me una coppia stava allegramente pomiciando.
O meglio, lei stava attaccata al collo di lui e lui a tutt’altro di lei.
Repressi un conato di vomito e mi alzai retta facendo tintinnare la spilla che avevo al petto come un distintivo.
Con il fumo che mi usciva dalle orecchie mi avvicinai a quei due con il solo desiderio di farli smettere: mi stavano sverginando la mia adorata porta della biblioteca, il mio mondo!
“Ehy, voi due!”urlai quando mi distanziavano solo alcuni metri visto che le mie gambe chilometriche facevano miracoli quando motivate “ smettetela subito di fare quello che stavate facendo!”
Sembravo tanto un detective uscito da “ la signora in giallo”, mi accorsi.
Ero convinta che come sempre si trattasse di due ragazzini del quinto, quarto, terzo anno ma invece rimasi sorpresa- non meravigliata, sorpresa-quando vidi di chi si trattava.
Pansy Parkinson stava letteralmente masturbando Draco Malfoy e il ragazzo aveva una faccia totalmente annoiata anche in quella situazione.
Quel ragazzo era assurdo, capii, sia in momenti di assoluto piacere, sia in quelli di disgrazia continuava ad avere le labbra in una linea retta e immacolata nemmeno fosse disegnato.
Non era bello, per me non lo era.
Aveva sì capelli biondi, quasi bianchi, e occhi grigi e tremendamente spettrali me era morto e non mi attirava per niente.
Non riuscivo a capire come quella ragazza con il viso a carlino potesse toccarlo con tanta enfasi, pensai.
Draco alzò per un attimo lo sguardo su di me e un ghigno perfido si distese sulle sue labbra come a volermi sfidare. La differenza era che io avevo una bacchetta tra le mani lui … bhè lui no.
La sua compagna invece rimase caldamente chinata su di lui e la cosa mi risultò oltre che impura anche orribilmente vergognosa. Avrei voluto affatturarla, ma la voce sprezzante del biondino riuscì a calmare la mora.
“Granger! Qual buon vento.”, mi aveva chiamato per cognome, non Mezzosangue.
“Malfoy, 25 punti in meno ai Serpeverde!”
“Ah, e perché Granger?”, marcò sul mio cognome per sottolineare la presa per i fondelli.
“Me lo chiedi pure? Ti stai…” mi bloccai imbarazzata e rossa.
“Scopando?”, mi venne in aiuto con un sopracciglio inarcato e ancora le mani sui glutei di quella ragazza che rideva, rideva come se lui le avesse appena chiesto di sposarlo.
Probabilmente quello sarebbe successo a momenti.
“Oh! Non lo voglio sapere quello che stai facendo e quello che hai fatto” urlai puramente sconvolta “ma le tue puttanelle vattele a fare da un'altra … parte. Se proprio devi.”
“Se ti infastidisce non guardare.” Continuò odioso.
Assottigliai lo sguardo guardandolo in tralice per poi, con un colpo veloce della bacchetta, allontanarlo dalla tizia e sbuffare. In un batter d’occhio lui era nell’ala destra con ancora i pantaloni aperti, lei invece nella sinistra aprì la bocca impiastrata di rosso come a voler ribattere.
“Inanzitutto,” bloccai le proteste di lei con una mano “ sono cinquanta punti in meno ai Serpeverde! Venticinque a testa per atti osceni in luogo pubblico”Draco accennò un sorriso bastardo che mi fece bloccare a metà del mio discorso.
“Mezzosangue”- ed ecco il ritorno alle origini, pensai- “sono anche io un prefetto. Non puoi punirmi!”
“Ah, no?”
“No. Questo implicherebbe anche il fatto che io posso punire te.”
“Non sono io quella che si stava strusciando, per così dire, in mezzo al corridoio, Malfoy.”
“Questo perché tu non hai nessuno con cui farlo.”
E fece male!
Balbettai a disagio, con un magone alla gola, ripensando alle parole dispregiative che mi avevo detto, a tutto quelle che avrebbe potuto rivolgermi ma questa era senza ombra di dubbio la peggiore.
Mi diede esplicitamente della frigida, pensai, e per quanto cercavo di farmi forza ricordandomi che io avevo dei valori e che ero stata la ragazza di Krum- quel Krum- mi accorsi che probabilmente aveva ragione.
Ero sola, Ron non mi avrebbe mai voluto.
Prima che potessi anche solamente reagire sentii la zip dei suoi pantaloni rumoreggiare per poi vederlo alzarsi e mettersi retto.
Mi guardò con decisione, poi mi sorpassò e senza nemmeno guardare in volto la Parkinson che delusa gli fissava la schiena scomparve verso la Sala Grande. Probabilmente scopare- come diceva lui- gli aveva messo appetito.
Ero sicura che cinquanta punti fossero già stati sottratti dalle loro clessidra e che ora fossimo noi Grifoni in vantaggio di oltre centocinquanta punti a loro, ma ebbi come il presentimento che lui me l’avrebbe fatta pagare.
Che lui avesse un piano.
Anche perché, ricordai, il sorrisino sghembo che aveva sulle labbra mi faceva intendere che finalmente si sentiva padrone del mondo.
Poi improvvisamente mi ricordai di quando Harry lo scorso anno mi aveva riferito di aver sentito dire da Malfoy che non sarebbe tornato a scuola per schierasi apertamente con Voldemort. Invece quest’anno era tornato, pensai, ma nulla mi indulgeva a pensare che lui non fosse già diventato uno di loro.
Sbarrai gli occhi e mi scordai di Pansy che lentamente mi stava cruciando con il pensiero e di Ron, focalizzando la mia attenzione solo su un pensiero.
Dovevo assolutamente osservargli il braccio sinistro!





Salve a tutti.
Eccomi con il secondo capitolo, sono stata abbastanza puntuale.
Allora, ho un solo terrore.
Non ho mai scritto su Hermione, solitamente scrivo su sua figlia Rose che ho immaginato leggermente diversa e quindi ho paura di imprimere il sarcasmo della figlia nella madre.
Ho cercato di rimanere il più fedele alla ‘Mione che conosciamo, ma spero di non aver divagato con i suoi pensieri.
Draco.
Draco non so gestirlo.
E’ un ragazzone molto arrogante, lo so, scorbutico ma non so se farlo giocare con lei o meno.
Alla fine ho scelto di sì renderlo sprezzante ma a tratti anche arrogante e perfido … sarà lunatico. Per esempio nel prossimo capitolo sarà così scorbutico da sembrare- come direbbe la mia Ginny- una donna in meno pausa con i calori e le ventole fuori posto.
Dunque, qui incontriamo una Hermione innamorata, tanto, e un Ron ottuso, come sempre.
Ginny sboccata e simpatica, estroversa, Harry ha ancora un ruolo marginale.
Pansy… leggermente schiava sessuale di Draco.
Nel prossimo entrerà in scena la fedele polisucco che rovinerà la vita alla riccia-tutto-studio-niente-vita-sociale.
Grazie per le recensioni, per l’attenzione.
Spero di non avervi deuso.
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