Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: _hurricane    04/07/2011    10 recensioni
"Guarda quante luci Blaine!" esclamò Kurt eccitato, quasi appoggiando il naso al vetro che lo separava dal panorama di New York, visibile dalla cima della Statua della Libertà. "Sono bellissime!"
Blaine le guardò rapito per un attimo, soltanto uno, per poi concentrarsi su una luce ben diversa, incomparabile con quelle artificiali dei grattacieli della Grande Mela.
Era quella che risplendeva negli occhi azzurri di Kurt, quegli occhi che sembravano perennemente lucidi e brillanti come stelle, persino al buio. In quei due grandi specchi quasi trasparenti Blaine vide riflessa la città che si stagliava sotto di loro, immensa, tutta da scoprire.
Well, I'm not sure what this is gonna be,
But with my eyes closed all I see
Is the skyline, through the window,
The moon above you and the streets below.
Hold my breath as you're moving in,
Taste your lips and feel your skin.
When the time comes, baby don't run, just kiss me slowly.

- [Song-fic Klaine sulle note di Kiss Me Slowly - Parachute]
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La canzone è Kiss Me Slowly - Parachute: http://www.youtube.com/watch?v=3JASDXBvZTw



Stay with me, baby stay with me, 
Tonight don't leave me alone. 
Walk with me, come and walk with me, 
To the edge of all we've ever known.



Kurt lasciò per un attimo il suo trolley firmato Burberry per abbracciare suo padre, che con le lacrime agli occhi gli disse "Non dimenticarti di me."

"Lo sai che non potrei mai farlo, papà" rispose lui, ancora stretto nell'abbraccio, affondando le unghie in quella sua camicia di flanella che tanto aveva odiato.

Si separarono, così che Kurt potesse salutare anche Carole e Finn, che non sarebbe andato a New York insieme a lui e Blaine.

"Mi raccomando, alla conquista di Broadway!" disse il suo fratellastro alzando un pugno verso l'alto a mo' di incoraggiamento, abbozzando poi uno di quei suoi sorrisi per niente convinti volti a mascherare la tristezza.

Kurt gli sorrise di rimando, e senza aggiungere altro lo abbracciò. Guardò un'ultima volta i componenti della sua famiglia, uno ad uno, poi alzò la mano in segno di saluto e la poggiò nuovamente sul manico del suo trolley.

Si voltò in direzione del check-in dell'aeroporto: Blaine aveva già salutato i suoi genitori ed era lì, le mani nelle tasche dei suoi jeans, ad aspettarlo con il sorriso più bello e rassicurante che avesse mai visto.

Lo raggiunse a grandi passi, trascinandosi dietro il pesantissimo bagaglio - era stato un miracolo trovarne uno che contenesse tutti i suoi vestiti - con aria pensierosa.

"Qualcosa non va?" chiese allora Blaine, uscendo una mano dalla tasca per alzargli il mento con delicatezza.

"No, è solo che... è così strano. Che io li lasci, insomma... Voglio farlo, voglio vivere a New York e voglio farlo con te. Ma mi mancheranno così tanto" rispose Kurt con gli occhi lucidi.

Blaine lo guardò intensamente per qualche secondo, poi disse: "Lo so amore, lo so. Ma vedrai, ci sarò io con te. Così saprai sempre di non essere solo."

Avvicinò anche l'altra mano al viso di Kurt, per baciarlo dolcemente sulle labbra. Kurt vi poggiò sopra la sua, poi la strinse e la riportò lungo il suo fianco, senza mai lasciarla.

Camminarono insieme verso l'imbarco, verso il loro futuro, senza mai voltarsi indietro.



I can see you there with the city lights, 
Fourteenth floor, pale blue eyes. 
I can breathe you in. 



"Guarda quante luci Blaine!" esclamò Kurt eccitato, quasi appoggiando il naso al vetro che lo separava dal panorama di New York, visibile dalla cima della Statua della Libertà. "Sono bellissime!"

Blaine le guardò rapito per un attimo, soltanto uno, per poi concentrarsi su una luce ben diversa, incomparabile con quelle artificiali dei grattacieli della Grande Mela.

Era quella che risplendeva negli occhi azzurri di Kurt, quegli occhi che sembravano perennemente lucidi e brillanti come stelle, persino al buio.

In quei due grandi specchi quasi trasparenti Blaine vide riflessa la città che si stagliava sotto di loro, immensa, tutta da scoprire.

Vide riflessa la vita che avrebbero avuto, le litigate, i successi, le passeggiate a Central Park e lo shopping sulla 5th Avenue, le notti d'amore.

"Blaine, cosa c'è?" chiese Kurt, che ora lo stava fissando stranito, preoccupato dalla mancata risposta.

"Hai ragione, sono bellissime" rispose Blaine con un sospiro, ancora perso nei suoi occhi.



Two shadows standing by the bedroom door, 
No, I could not want you more than I did right then, 
As our heads leaned in.
 



"E' questa" annunciò Blaine, fermandosi davanti ad una porta con su scritto 410-B. Sua madre era un'agente immobiliare, così era stata lei ad occuparsi di trovare loro un appartamento che avesse una tassa di affitto accettabile e che fosse in un quartiere tranquillo. Si trovavano al quarto piano di un palazzo che ne aveva almeno una ventina, a giudicare dall'altezza.

Scoccò a Kurt un'occhiata curiosa e vagamente entusiasta, prima di fare un passo in avanti e spingere la porta, che era stata lasciata socchiusa in vista del loro imminente arrivo.

Era un loft arredato in stile moderno, con i mattoni delle pareti in vista, poltrone di pelle bianca, una cucina con tanto di isolotto centrale.

Nella sua mente, Kurt aveva già individuato almeno cinque cose da modificare, ma non disse nulla. Anche un monolocale senza i servizi igienici gli sarebbe andato bene, finchè Blaine fosse stato lì con lui.

Guardandosi intorno, si rese improvvisamente conto che avrebbe visto Blaine cucinare a quei fornelli, accendere quella TV, sedersi su quel divano beige, aprire quella finestra che dava sulla strada, passare l'aspirapolvere su quel tappeto di dubbio gusto, frugare in quel frigorifero.

Tutti i giorni della sua vita.

I due ragazzi lasciarono le valigie sul pavimento, e senza dire una parola si diressero verso la parte sinistra dell'appartamento, dove una parete divideva salotto e cucina dalla zona notte (Kurt si rallegrò del fatto che il letto non fosse visibile dall'ingresso).

Blaine aprì la porta e tutti e due si sporsero dentro con la testa, impazienti, rischiando di scontrarsi tra loro. C'era un armadio a muro enorme - per la gioia di Kurt - e un enorme letto matrimoniale rivestito di bordeaux, di forma semicircolare.

Kurt pensò istintivamente che da quel giorno avrebbe visto Blaine aprire le ante di quell'armadio per lamentarsi di quanto poco spazio gli avesse lasciato, dormire sotto quelle lenzuola, entrare da quella porta con la colazione sopra un vassoio, fargli fretta per quanto potesse essere in ritardo... e che su quel letto, avrebbe fatto l'amore con lui.

Possibilmente tutti i giorni della sua vita.

Kurt e Blaine guardarono il materasso, poi si voltarono nello stesso momento, l'uno verso l'altro. Perchè aspettare?



Well, I'm not sure what this is gonna be, 
But with my eyes closed all I see 
Is the skyline, through the window, 
The moon above you and the streets below. 



"Sei pronto?" gridò Blaine in direzione del bagno, senza distogliere lo sguardo dalla finestra del salotto. Proprio come Kurt aveva previsto, quella era una delle tante volte in cui Blaine gli stava facendo fretta per il suo ritardo.

"...quasi!" gridò Kurt in risposta, immaginando il suo fidanzato sbuffare quando non sentì nessun altro suono.

Blaine roteò gli occhi e appoggiò i gomiti sul davanzale, poi alzò il vetro scorrevole verso l'alto e si sporse leggermente. La luna splendeva nel cielo notturno, sovrastando i palazzi e le strade di New York che sembravano ignorare la sua bellezza, splendendo di luce propria.

Chiuse gli occhi, inspirando l'aria fresca che gli scompigliava i ciuffi ribelli sfuggiti al gel.

Quella era una delle poche cose di Kurt che non gli piacevano: il suo passare letteralmente ore davanti allo specchio. Adorava quanto fosse curato nel suo aspetto, e quanto la sua pelle fosse liscia al suo tocco, perciò quando accennava a lamentarsi alla fine lasciava sempre perdere, visto che in fondo sarebbe stato controproducente anche per lui. 

"Visto? Ho fatto presto!" sentì dire a Kurt alle sue spalle. Ricacciò la testa all'interno e si voltò.

Kurt aveva indosso una camicia blu a dir poco aderente, infilata in un paio di pantaloni grigio chiaro. I capelli laccati erano rialzati e perfetti, come sempre.

"Sei... belllissimo" disse Blaine sorridendogli.

Sì, ne valeva decisamente la pena.


 


Hold my breath as you're moving in, 
Taste your lips and feel your skin. 
When the time comes, baby don't run, just kiss me slowly. 

 



Kurt e Blaine se ne stavano piacevolmente abbracciati su uno dei prati verdi di Central Park, beandosi del sole primaverile e dell'aria fresca.

Kurt stava giocando con i ricci di Blaine - lo aveva convinto ad abbandonare il gel - mentre Blaine strofinava il naso contro il suo, dandogli piccoli baci di tanto in tanto.

Nessuno li guardò con aria strana. Nessuno li additò urlando, nè tirò loro qualcosa addosso.

Una bambina bionda con in mano un palloncino colorato passò correndo vicino a loro e disse a sua madre: "Mamma, perchè quei due ragazzi si stanno baciando?"

"Perchè si amano" rispose la donna arruffandole i boccoli, prima di guardarli e sorridere istintivamente.

Kurt e Blaine sentirono la conversazione, e si limitarono a sorridere prima di riprendere da dove avevano interrotto.

"Ti va un gelato?" chiese Kurt dopo un po', vedendo passare un signore con un carretto bianco e la scritta "Ice-creams" sul fianco.

"No," rispose Blaine, il braccio stretto intorno alla vita di Kurt, "perchè significherebbe alzarmi e smettere di baciarti."

Kurt accennò una risata, poi si strinse ancora di più a lui e poggiò le labbra sulle sue, baciandolo lentamente.

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: _hurricane