Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Margaret24    04/07/2011    7 recensioni
Il dispiacere per la morte di Lupin e Tonks non è stato tanto quanto le pochissime righe dedicate a questo evento, nonché ai sentimenti di Harry nei loro confronti. Così è nata questa FF, senza troppe pretese, perché l'ho sempre immaginata così. Buona lettura! ;)
I personaggi e la trama originale appartengono a J.K. Rowling
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock, Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 “Hai visto Remus?”

“Stava combattendo contro Dolohov, poi non l’ho più visto!”

“Tonks...Tonks, sono sicura che sta bene...”

 
Il terreno tremò. Un altro muro del castello era crollato. Nei prati di Hogwarts, la battaglia infuriava ancora, lampi di ogni colore saettavano dappertutto, grida, esplosioni... Arthur Weasley teneva a tiro di bacchetta un Mangiamorte a terra, che implorava pietà. Kingsley Shacklebolt cercava di far rinvenire un ragazzo Schiantato. E Remus Lupin duellava ancora contro il Mangiamorte Antonin Dolohov. Entrambi ansimavano, ormai giunti quasi allo stremo. Le bacchette sferzavano rapide, per attaccare, proteggere, attaccare di nuovo, senza un attimo di tregua. I riflessi dei duellanti erano impressionanti, ma stavano rallentando ogni minuto che passava. Dopo un iniziale vantaggio, ora Lupin stava indietreggiando, colto alla sprovvista mentre cercava di respingere maledizioni a lui sconosciute, che Dolohov continuava a lanciare senza pietà, irritato dalla resistenza del suo avversario.
“Sei un osso duro, lupastro” lo schernì il Mangiamorte.
“Ho qualcosa per cui lottare” rispose Lupin, lo sguardo carico di determinazione. Ormai riusciva a malapena a contrattaccare, nello sforzo di evitare le Maledizioni Senza Perdono, poiché non vi era un incantesimo che le respingesse. All’improvviso, entrambi furono scagliati all’indietro, nelle direzioni opposte: si erano lanciati lo stesso incantesimo, e i due getti luminosi erano rimbalzati l’uno contro l’altro, colpendo i proprietari. Entrambi si rialzarono storditi. Dolohov sanguinava alla tempia, e aveva perso la bacchetta, ma prima che Lupin potesse formulare nella sua testa un solo incantesimo, dalla sua mano destra fuoriuscì una luce color porpora.
Tutto accadde in pochi istanti. Il Mangiamorte puntò il palmo della mano davanti a sé e scagliò la maledizione. Per un attimo, la paura si dipinse sul volto di Lupin, che cercò di respingere quel getto di luce viola mai visto prima di allora con l’unico, potente incantesimo che riuscì ad evocare in quella frazione di secondo. Ma il suo Incantesimo Scudo non bastò. Il lampo di luce infranse la barriera e lo colpì in pieno petto. Lupin barcollò, lo sguardo vitreo, e poi crollò sul terreno. Dolohov sorrise soddisfatto, poi si guardò frettolosamente intorno, sprezzante, raccolse la bacchetta e corse via.
Lupin giaceva a terra, annaspando come se gli mancasse l’aria, una mano sul petto, un rivolo di sangue che gli fuoriusciva dalla bocca. Ma certo... Quella maledizione... Gliene avevano parlato dopo la battaglia all’Ufficio Misteri, aveva colpito Hermione... Ma il dolore per la morte di Sirius... Un dolore molto simile a questo... Non aveva ascoltato...
 Si udì il grido disperato di una donna...
“REMUS!”
Tonks corse per i prati del castello, cadendo e rialzandosi, mentre si precipitava da lui. Quando finalmente lo raggiunse, si chinò su di lui e gli mise una mano sotto la nuca.
“Remus!” ripeté, la voce intrisa di panico. “Parlami, amore! Ti prego, di’ qualcosa...”
Lupin sorrise debolmente, e le strinse la mano, come se lei fosse la sua stessa vita, alla quale cercava disperatamente di aggrapparsi.
“D-Dora...” sussurrò, col poco fiato che riusciva a prendere.
“Sono qui, Remus” disse lei ricambiando la stretta. “Sono qui, va tutto bene...”
“Mi dispiace...” disse Lupin, la voce sempre più flebile.
“Shhh...” lo interruppe Tonks, asciugandogli il sangue e scostandogli dolcemente i capelli dalla fronte sudata. “Madama Chips dev’essere qui intorno...” disse, preoccupata dal suo respiro sempre più rapido e debole.
“Torna a casa, Dora...” la implorò Lupin. Ogni parola sembrava costargli uno sforzo tremendo. “Torna... Teddy...”
“Ci torneremo insieme, Remus” disse Tonks con voce ferma. “Nostro figlio ci sta aspettando...”
Una lacrima silenziosa scese lungo il viso sempre più pallido di Lupin, che disse in un sussurro appena udibile: “Ti... amo...”
Gli occhi di Tonks si riempirono di lacrime. Senza sapere perché, posò le labbra su quelle del marito, che ricambiò quel bacio disperato. Poi, senza preavviso, Tonks sentì quell’ultima forza vitale morire tra le sue braccia, e  Remus Lupin giacque immobile, un’espressione quasi serena sul volto.
“Remus...” lo chiamò Tonks, scossa dai singhiozzi, mentre le lacrime cadevano su quel corpo senza vita. “Remus!” urlò. “Ti prego, svegliati! Remus!”. Lo scosse leggermente, ma Lupin non si mosse.
“Ti prego, non lasciarmi...Avevi promesso...”
 
Era tornato, finalmente. Lei gli andò incontro e lo guardò negli occhi. Lo sapeva. Lo sentiva che non era andato solo a cercare Harry.Lui si avvicinò lentamente.
“Perdonami...” disse in un sussurro. E poi, lei sorrise tra le lacrime e lo abbracciò. Lui ricambiò l’abbraccio, stringendola forte a sé, ma con la sua stessa delicatezza di sempre, come se temesse di farle del male ancora una volta. Lei si liberò dall’abbraccio e lo baciò. Poteva sentire le sue lacrime che gli scivolavano sulle guance. Solo lei riusciva a sciogliere l’orgoglio di quell’uomo, solo lei riusciva a vedere le sue emozioni.
Lui le prese il viso tra le mani, ed entrambi posarono la fronte su quella dell’altro e si guardarono negli occhi.
“Non lasciarmi mai più” disse lei.
“Mai” rispose lui, accarezzandole la testa e il viso, guardandola come nessuno l’aveva mai guardata. Poi le mise una mano sul ventre.
“Ve lo prometto”...
 
...E non appena i ricordi riaffiorarono nella sua mente, un vuoto si spalancò dentro di lei. Lasciare...Remus l’aveva lasciata per sempre...
“NOOOOOOOOO!!!” urlò con quanto fiato aveva in gola, mentre strinse tra le braccia il guscio vuoto di quello che era stato il senso della sua esistenza. Kingsley si avvicinò e cadde in ginocchio di fronte a lei, senza parole. Posò una mano sul petto dell’amico: non riusciva a credere di non sentire il suo cuore. Ci aveva parlato fino a poco prima, si erano fatti coraggio a vicenda. Lupin gli aveva sorriso, rassicurandolo, nonostante anche lui avesse paura, poco prima che cominciasse la battaglia...
 
“Andrà tutto bene, King...”
 
Mise una mano sulla spalla di Tonks, ma lei scostò quel gesto bruscamente. La ragazza posò delicatamente il corpo sull’erba, mentre il suo volto diventava una maschera d’odio. Si alzò di scatto e prese a correre, sfoderando la bacchetta. Rientrò nel castello, calpestando le macerie, mentre gli incantesimi la sfioravano, ma lei non vi badò. Non aveva occhi che per una sola...
“BELLATRIX LESTRANGE!” urlò. 
Una strega si voltò lentamente, con un sorriso maligno sulle labbra.
“Bene bene, la mia nipotina...” disse con voce infantile. “Vuoi che la zia Bella ti legga una storia?”
Con un grido di rabbia, Tonks le scagliò contro una maledizione, ma la strega la evitò con un saltello, ridacchiando come una bambina.
“Povera ragazzina, hai ancora molto da imparare” disse con la stessa voce in falsetto. “Ora la zia Bella ti fa vedere...Crucio!
Agitò la bacchetta, ma Tonks evitò la maledizione e le lanciò una fattura, che lei parò quasi con pigrizia.
“Mi dispiace, nipote, ma la zia non può restare a giocare con te” disse, abbandonando il suo tono infantile, irritata. “Vedi, devo ripulire la mia stirpe dai Mezzosangue e le Bestie come te e il tuo maritino...”
Tonks lanciò un grido di rabbia, e le due iniziarono a duellare.
 

***
 

 

Neville Paciock si appoggiò alla fredda parete della Sala Grande, asciugandosi il viso. Si guardò intorno. La sua scuola, la sua casa, i corridoi che tutte le mattine percorreva una volta fuori dalla Sala Comune, per andare a lezione, a pranzo, in biblioteca... erano irriconoscibili. Aveva ancora nelle orecchie quella voce fredda e acuta che aveva appena smesso di echeggiare per tutto il castello...
 
“Avete un’ora. Disponete dei vostri morti con dignità. Curate i vostri feriti”
 
Che ipocrita. Come se a lui importasse.
Lentamente si avvicinò ai corpi che lui e altri avevano disposto al centro della stanza. Ne erano così tanti... Mentre camminava lungo la fila, con un nodo alla gola, sperò di non riconoscere nessun altro tra loro. Ma si sbagliava.
Neville si fermò di colpo, mentre sentiva il cuore che gli sprofondava. No... non poteva essere... lui no...
Il ragazzo s’inginocchiò accanto al corpo del suo ex professore di Difesa Contro le Arti Oscure, mentre calde lacrime gli scorrevano lungo il viso.
“P - professor Lupin...” balbettò, prendendogli una mano con dita tremanti. Era ancora calda. Guardò fisso quel pallido viso segnato dal dolore e dal tempo, attendendo il minimo movimento, pur sapendo che qualcun altro doveva essersene già accertato, dal momento che non era insieme ai feriti. Ma rimase immobile. Remus Lupin era morto, eppure eccolo lì, con la sua solita espressione tranquilla, come se dormisse,  come se anche la Morte non fosse poi un problema così insormontabile.
 
“Bene Neville. Innanzitutto: qual è la cosa che ti fa più paura al mondo?”
 
Oh, professore, sapessi come sono cambiato. Ci vuole ben più di un grosso pipistrello dal naso adunco per farmi paura, adesso. Ed è merito tuo, professore. Tu, che per primo mi hai messo alla prova, il primo a non aver dubitato di me, il primo a infondere la fiducia in me stesso. Quando Harry ha fondato l’Esercito di Silente e ci ha insegnato Difesa Contro le Arti Oscure, i suoi metodi, il suo entusiasmo e la sua pazienza mi ricordavano te, professore. Vorrei tanto che aprissi gli occhi e che mi vedessi adesso, vedessi il mago che sono diventato, e che fossi orgoglioso di me.
Neville si asciugò le lacrime, e guardò la donna vicino a Lupin: anche Ninfadora Tonks era morta, restando accanto al marito fino alla fine. Neville aveva sentito che avevano avuto un figlio. Un figlio che, come lui, non sarebbe mai potuto essere amato dai suoi genitori. Si accorse solo in quel momento dell’anello d’oro che il professore portava alla mano che lui stringeva, identico a quello di Tonks. Allora prese delicatamente le loro mani e le congiunse.
“Ora siete insieme. Per sempre” sussurrò.
Si alzò piano, guardandoli per l’ultima volta, senza poter fare a meno di pensare che Lupin non gli avrebbe mai più sorriso, mai più lo avrebbe incoraggiato...
Ma, mentre si allontanava per controllare gli altri corpi, promise a se stesso che sarebbe stato per Teddy Lupin ciò che Remus era stato per lui. 

 

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Margaret24