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Autore: Gondolin    05/07/2011    4 recensioni
La sfida era quella di usare alcuni dei più beceri cliché... ed io mi sono appropriata del peggiore, credo.
“Non è come sembra”, biascica, e si rende conto che, detta così, la verità sembra una stronzata colossale. Lo sa, ma non può impedirselo. Nell'agonia del risveglio quel poco di cervello attivo gli urla che non può -non può!- lasciargli credere a Freddo nemmeno per un istante che le cose stiano come sembrano.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Rating: rosso (poteva essere più rosso, ma insomma, accontentatevi)
Conto Parole: 781 (Open Office)
Personaggi: Libanese, Dandi, Freddo
Pairing: Libano/Freddo (è la mia prima volta con loro ♥)
Avvertimenti: slash
Note: # Minority - Green DayI want to be the minority / I don't need your authority / Down with the moral majority / 'Cause I want to be the minority @ [info]gracalling
# Il pairing è un ossimoro di per sé, e non solo perché il Libano -lo stato- è l'ultimo posto al mondo che mi immaginerei freddo.
# La versione lunga di quello che ho postato su it100
Prompt challenge @ [info]it100: Cliché N° 3 - Tornare in anticipo da lavoro e trovare il/la proprio/a marito/moglie con un altra/o e sentirsi rispondere: “Non è come sembra”

Quando il Freddo decide di tornare alla bisca, è per restare da solo. Non aveva approvato quell'impresa, ed era rimasto incazzato, per altri mille motivi che gli si erano fermati in un unico blocco di nervosismo che lo faceva camminare con le spalle rigide e la fronte aggrottata. Più aggrottata del solito, cioè.
Epperò, nonostante tutto, è alla bisca che sta andando a rifugiarsi, sperando di riuscire a non pensare.
Mentre mette il piede sul primo gradino si accorge di quanto quel posto sappia di Libano. Gli pare di sentirne persino l'odore, ma si dà dello scemo e mette un piede davanti all'altro.
Solo quando arriva in fondo sente che, in effetti, il posto non è vuoto. Un leggero russare.
Il piano bar è l'unico punto del locale ancora illuminato, e il Freddo si dirige automaticamente lì, prima di spostare intorno lo sguardo. Su uno dei divanetti bassi lì di fronte, ci sono due figure buttate come pupazzi rotti. Il Dandi, sopra, senza camicia e con segni di morsi e graffi sul collo e sulla pelle livida come di un cadavere, sotto quella luce fredda, biancastra da obitorio. Sotto, seduto a gambe larghe e con la testa crollata in un angolo quasi innaturale, incastrata su una spalla di Dandi, ci sta il Libanese. Lui, almeno, è vestito.
Freddo tira fuori tre bicchieri e inizia a buttarci dentro del ghiaccio. Un po' d'acqua gelata, mica altro alcool. Il rumore secco scuote i due dormienti.
Il primo a riprendere conoscenze è Libano, che in uno sguardo coglie l'assurdità della situazione e va in paranoia.
“Non è come sembra”, biascica, e si rende conto che, detta così, la verità sembra una stronzata colossale. Lo sa, ma non può impedirselo. Nell'agonia del risveglio quel poco di cervello attivo gli urla che non può -non può!- lasciargli credere a Freddo nemmeno per un istante che le cose stiano come sembrano. Anche a costo di fare la figura del coglione davanti a Dandi, che gli si è risvegliato addosso in quel momento e sposta lo sguardo stranito fra lui e il Freddo. Che tiene fede al suo nome: si stringe nelle spalle, come a dire che non si deve giustificare, ma Libano sa che deve eccome, perché da quando quella cosa fra loro è cominciata fanno finta che non significhi niente, ma non è così, e lui ce lo sa che Freddo avrà sempre quella fedeltà feroce di un cane lupo e si aspetterà lo stesso.
“Non è come sembra”, ripete, e si dà del cretino.
Dandi si alza e annuisce. Probabilmente non ha capito (o non ci tiene a farlo) perché il Libanese sembri quasi spaventato, ma comunque ha ragione, lui coll'omeni nun c'andrebbe mai. Ha la faccia del mal di testa del giorno dopo, e borbotta appena un saluto mentre afferra la camicia sporca e stropicciata e si avvia barcollando verso l'esterno.

Si è riaddormentato. Libano non riesce a capire come, ma è successo. Quando riapre gli occhi, Freddo è ancora lì, solo che ora è seduto e sembra stanco.
“A Fre'...”, comincia, e non sa continuare.
Il Freddo allora lo bacia, arrabbiato. Al Libanese gli mette l'ansia questa cosa che l'altro non abbia ancora rivolto una parola, ma nun ce po' fa' gnente e si lascia mordere. Infila le dita ancora intorpidite nei riccioli di Freddo e mentre il sangue riprende a circolargli in corpo le sensazioni si magnificano. Sente ogni singolo capello sotto i polpastrelli.
Gli manca un po' il fiato, che respirare dal naso gli fa male, ma non si stacca da quella bocca incorniciata dalla barba sfatta della notte inoltrata che pizzica appena.
Le braccia del Freddo lo stringono e per un attimo lui si sente al sicuro. Scivola fra le sensazioni come su un tavolato di ghiaccio liscio e sottile. Che si incrina e poi si spacca quando dita calde -bollenti- imprimono segni d'ira trattenuta sui suoi fianchi prima di slacciargli i pantaloni. Allora il Libanese molla la presa sui capelli di Freddo e fa lo stesso. L'aria gli si condensa nei polmoni fino a diventare pesante e calda come il caffè di cui avrebbe bisogno per tornare lucido e parlare-
ma Freddo ha lasciato le sue labbra e gli ha piantato i denti nel collo come a volerselo mangiare e si è seduto sopra di lui, così le loro erezioni sfregano l'una contro l'altra; gli sfugge un mugolio.
Freddo gli molla il collo il tempo di mormorare: “Ce lo so che nun c'hai fatto gnente cor Dandi. Io de te me fido, cretino, o nun ce starei n'a batteria tua.”
Proprio così, “cretino”, e al Libanese gli pare il complimento più bello del mondo.


A/N: Gli ossimori (che dovevo inserire per la challenge di it100) mi hanno uccisa. Non so se è chiaro, ma il secondo ossimoro è l'idea stessa del Dandi con una camicia sporca e stropicciata. Anzi, più che ossimoro è quasi blasfemia XD

  
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