Per la storia di Jeno e di Sophie mi sono basata
assolutamente sul film. Nel romanzo ci sono differenze: il barone sopravvissuto
è il fratello del padre di David e Jeno, che ha amato la moglie del padre di
questi due artisti e, per questo decise di sparire...Nel romanzo la storia è
leggermente semplificata. Un'altro piccolo punto di una certa importanza è il
fatto che Sophie nel film è pianista, mentre nel romanzo è violinista. LA
storia nel libro è poi ambientata a Vienna durante le settimane della musica
mentre Tognazzi ha la geniale trovata (credo che sia uno dei più bei film
italiani degli ultimi anni) di girare a Praga ed inserire la figura della
figlia di Jeno e Sophie, Costanza, che sta cercando le proprie radici (non c'è
nessun accenno nel romanzo a lei e la storia è narrata ad una signore
incontrato per caso)... Altra trovata azzeccatissima: l'attrice che interpreta
Sophie.Il regista ha dovuto ringiovanire il personaggio (nel romanzo lei ha
almeno 15 anni più di Jeno) ma ha guadagnato la storia d'amore, dato che lei è
stata bravissima e veramente sottile nell'interpretazione... Persino
Pappalardo, che interpreta il marito della madre di Jeno, in quel film è
insolitamente in parte e il fatto che Jeno lo senta come padre e non come un
estraneo come avviene nel romanzo da spessore alla storia (dato che i discorsi
sulla razza che sono presenti nel libro sono ridotti all'osso).Anche la gara
musicale per suonare con Sophie nel romanzo non è presente e, soprattutto, il
violino è sottratto a Jeno che deciderà di seguire Sophie, arrestata mentre
suona il concerto di Mendhelsson, il suo cavallo di battaglia (indovinate quale
è il mio? la mia maestra mi ha raccontato di averlo iniziato a studiare ma di
non averlo mai finito di studiare seriamente perchè con le leggi razziali fu
messo al bando!!!) nel campo di sterminio, pur potendolo evitare... Comunque,
spero di lasciarvi al secondo capitolo senza annoiarvi... Scusate, visto che
sono le due di notte e ho fatto fino a poco fa una traduzione del tedesco, mi
controllate se Jeno si scrive così?
Under the veil.
Il quartiere ebraico della città dove studio è il più elegante dell'intero
capoluogo e io, probabilmente, in questo momento, sono seduta nel più squisito
salotto di tutta la città. Mi sento stranamente a mio agio, Costanza è una
padrona di casa deliziosa...
La poltrona di velluto avorio e cremisi che mi è stata offerta è enorme, mi
piacerebbe togliermi le scarpe e rannicchiarmici, ma non so se il barone e
Costanza sarebbero d'accordo. Ho la sensazione di sì, l'ambiente è così
tranquillo e rilassato, con le belle tende bianche e verdi che filtrano il sole
e la seta avorio alle pareti, leggera e delicata... La penombra è così
elegante, così conciliante per me che sto preparando il mio ultimo esame...
Sono felice di sapere che parlano italiano almeno come loro del fatto che io
conosca il tedesco e il francese.
E' un modo gradevole per capirsi il più possibile lo strano esperanto che si è
venuto a creare... C'è come una sorta di comunione intellettuale che mi
capitava solo con la mia maestra di violino. Mi sento a mio agio.
Tremendamente. Io, di famiglia non ricca, in agio in un ambiente così
lussuoso... E' come se fosse il mio...
Mi sono presentata telefonicamente, dicendo che volevo ringraziare e mantenere
la mia parte di promessa. Costanza ha un leggero accento cecoslovacco, anche se
direi più boemo...
Il pomeriggio stesso mi è stato dato appuntamento in quel salotto così
raffinato, mi sento quasi fuori ambiente con quei miei jeans e quella camicetta
a scacchi colorati.
Faccio dondolare le gambe. Il barone sorride. Io smetto.
-Perchè smette?- dice con la sua voce da persona anziana ma ancora decisa...
-Posso fare la bambina incivile?-
-Certo, lei con noi può fare tutto. Anzi, la prego si togliersi le scarpe...-
Mi tolgo le scarpe e mi rannicchio.
Il barone ride e mi ricorda il mio professore preferito, anche lui è anziano,
distinto e così capace di fregarsene della forma.
Costanza arriva con un meraviglioso kugel e del te.
Mi porge una tazza di porcellana irridescente, di eccezionale eleganza.
Ringrazio.
-Scusate, volevate sentirmi suonare?-
-Sì.-
Mi alzo e, posati i piedi sul morbido tappeto persiano, prendo la custodia.
La apro e ne estraggo il violino.Cammino fino al leggio dove poggio la
partitura. Controllo l'accordatura e suono la Chaccon.
Passione, desidero, una vampa che entra e distrugge le stesse fibre del cuore e
al tempo stesso, la ragione, l'equilibrio della semplicità dell'eleganza...
Mi lascio trasportare dalla musica, siamo il violino ed io, uniti...
Scordo dove sono, cosa faccio, perchè lo faccio, chi sono... Sono solo musica,
non sono nient'altro... La mia testa è lì per vedere gli errori ma è come se
non ci fosse, come se avesse trasmesso la tecnica talmente bene al corpo da
lasciarmi solo esprimere sul violino...
Ho suonato questa Chaccon al funerale del mio migliore amico l'anno scorso.
Morto in un incidente di moto, durante una di quelle corse che facevo anche io
e che amavo...
Gli piaceva sentirmi suonare, mi diceva che lo rilassava... Nella mia Chaccon
c'è anche la sua morta, c'è anche il suo sorriso quando scherzavamo o quando
conosceva un ragazzo che gli interessava... C'è la luce dei suoi occhi.
C'è il mio exfidanzato che mi bacia e non sa più piangere perchè sta straziando
il cuore di entrambi in tutti i modi dicendo che è finita...
Finisco il brano e vedo una lacrima negli occhi di Costanza mentre il barone
non riesce a trattenere l'emozione.
Oddio, so di essere una discreta violinista, anzi c'è chi dice che sono una
grande violinista (eppure sono alta solo 1,65 per 53 kg! Non sono tanto
grossa!), cosa che non credo, ma non riesco a credere di poter fare un certo
effetto.
-Scusate.-
- No, era esattamente quello che volevamo.-
- Bene. Mi dispiace, io preferisco far ridere la gente.-
-Senta- dice il barone - ci sarebbe un brano che forse lei non ha visto...-
-Ho capito.-
In silenzio prendo lo spartito e lo poso sul leggio. Inizio a suonare
"Canone inverso". Due fratelli, due amici che inseriscono il loro
canone inverso, la loro amicizia che fa spazio all'odio, alle invidie di
classe, a discorsi superomistici...
Un amore così grande da comprendere il sacrificio della vita...
Il corpo di lui che vibra sul mio, combaciando sul mio... La mia prima volta,
lui che mi ha regalato quella mattina il "canone" di Pachebel e la
Chaccon di Bach e il pomeriggio mi ha resa sua... I corpi che ocmbaciano come
un archetto ed un violino... Fare musica. Fare l'amore.
Per fortuna il canone finisce. Non lo avevo più suonato da quella sera, mi
sfinisce farlo.
Mi risveglia troppe emozioni, troppo di tutto...
Guardo Costanza, guardo il barone...
Sono ancora più commossi. Il barone ha gli occhiali appannati.
- Perchè? Warum? -
La voce del barone è flebile ma decisa.
-Hai diritto di sapere.-
Mi racconta che lui ha scritto quel brano per celebrare la nascita dei suoi due
figli, da due donne diverse, una sua moglie, l'altra il suo amore perduto. Il
rapporto tra Jeno, ebreo, e la madre che, poi, sposa un commerciante in salumi,
lei ebrea. Il commerciante di salumi che cerca di essere un papà per lui e non
ha problemi a preferire che diventi un violinista piuttosto che lavori con
lui... Jeno innamorato di una pianista, la bella, geniale Sophie, che lo manda
in un collegio musicale.
Jeno e David, così diversi e così simili.
Si conobbero in collegio musicale. Entrambi violinisti, come il barone. Amici,
amicissimi. Le leggi razziali che vengono a turbare l'ultimo anno di musica, la
gara per suonare con Sophie, Jeno e David che sono gli unici rimasti in gara e
vengono buttati fuori dalla scuola perchè ebrei. Il rapporto che si deteriora
per la gelosia di David che immagina che Jeno sia uo fratello... Jeno vince la
gara musicale e finisce in un campo di sterminio, dove suona per Sophie e per
la loro bambina, Costanza, come ultimo atto d'amore...La follia di David che si
convince di essere Jeno e suona con il suo violino che gli ha sottratto...
David che cerca Costanza e le da il violino paterno. Lei che ritrova la sua
famiglia e la ricostruisce.
Sono commossa.
Tanto.
- E' molto bello.-
-Già... -
- Conosce il dolcetto qui? -
-Il kugel? Sì, bene... -
-Non pensavamo che lei fosse ebrea...-
- Non lo sono ma ho vissuto in Austria presso una famiglia ebraica...-
-bene, mangi pure...- mi invita Costanza.
- Ora è giusto che sappia perchè vogliamo lei...-
- Me lo chiedo da un mese...-
- Perchè lei suona come Jeno. Lei è Jeno a 21 anni... Elegante... Forse più
intellettuale e più matura ma è lui... Lei è una donna, lui un uomo, ma lo
spirito è quello...Lei fa l'amore con il violino, suona con il corpo eppure è
intellettuale... jeno era così.-
- E quale è il punto?-
- Quel violino non può essere suonato da una persona qualunque ma solo da una
che abbia la stessa carica emotiva e fisica di Jeno nel suonare. Appartiene a
lei, anche se non è della famiglia nè ebrea.. Casta: vanità quando si è anziani
come me.... Vogliamo sentirlav suonare, vogliamo che lei suoni. TUtte le
settimane, perchè possiamo ricordare...
Era uno strano patto, ma accettai...