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Autore: FraRose    07/07/2011    6 recensioni
Tutti abbiamo un sogno.
Io voglio riuscire a librarmi nel cielo senza usare aerei o cose simili. È il mio obiettivo da quando avevo quattro anni. Non voglio arrendermi, per quanto io già sappia che è impossibile.
Ho l'impressione che mamma sapeva da sempre che Damon Salvatore sarebbe entrato a far parte della mia vita. Forse è per questo che mamma me lo aveva promesso: un giorno ci sarei riuscita. Avrei davvero volato.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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8. Cambiamento

 

 

Elena take me somewhere, we can be alone.
I’ll be waiting; all there’s left to do is run.
I’ll be the prince and you’ll be the princess.
It’s a love story, baby, just say yes

 

Love Story, Taylor Swift (modificata leggermente da Fra)

 

 

 

Mi trovo seduto in un salottino elegante, assolutamente troppo chiaro e luminoso per i miei gusti, in attesa del grande momento. Quel momento che viene descritto come il giorno della felicità, l’ora di un nuovo inizio e altre parolone esagerate a cui io credo solo fino a un certo punto.
Il matrimonio ha un valore per me, un valore che pensavo si fosse disperso con la mia umanità. La verità è che l’ho ritrovata e insieme è ritornato il mio desiderio di sposarmi. Mio padre me lo diceva spesso, ma non lo ascoltavo. Se mi diceva di fare una cosa, lo ignoravo. Se mi diceva di non farla, tentavo in tutti i modi di andare a sbatterci contro. Questa è solamente una delle tante dimostrazioni di quanto lo detestassi.
La verità che a volte fatico ad ammettere è che Elena Gilbert mi ha cambiato: è tutto merito suo se ora sono qui davanti a questo specchio dalle dimensioni abnormi per controllare assiduamente che la cravatta sia scrupolosamente a posto.  
Lo sapevo che in fondo quel viaggio in Brasile era stata una buona idea, seppur un po’ pazza e prematura all’inizio, ma avevo dovuto trovare a tutti i costi un modo per calmare l’animo di Elena dopo la battaglia con Klaus. Aveva dovuto affrontare parecchie cose quella notte, ma alla fine Bonnie e Elijah erano riusciti a sconfiggere il vampiro più potente del mondo senza che nessuno morisse o si facesse male. Tutti ne erano usciti illesi, ma sapevo che nel profondo Elena aveva bisogno di staccare dalla sua vita per un po’.
E ne avevo avuto la conferma quando viaggiavamo in macchina, diretti verso l’aeroporto. Le avevo chiesto cosa pensasse di me e ricordavo perfettamente le sue parole: “Che sei un matto. Completamente uscito di testa. Cioè ti rendi conto che Jenna sarà andata fuori di testa?”. Un’Elena che davvero disapprovava la situazione non avrebbe acconsentito a farsi trascinare verso  Abudududunza *154545*469**. Scoppiai a ridere al solo pensiero di cosa posso arrivare a fare se sono davvero innamorato.

Innamorato… è una parola che avevo eliminato dal mio vocabolario da un bel po’ di tempo, e che negli ultimi mesi era rientrata a farne parte.
Significa essere felici? Sì, ma è riduttivo. Non saprei descrivere come mi sono sentito quando ero nel soggiorno a bere il mio solito scotch prima di andare a dormire (nonostante fosse praticamente mattina) dopo la battaglia contro Klaus, quando arrivò Elena.
“Elena! Che piacere rivederti alle…” avevo detto io con sarcasmo e dando un’occhiata all’orologio, “alle 4.53 del mattino!” avevo concluso. “Non vai a dormire?” avevo aggiunto, bevendo un sorso dal mio bicchiere.
Lei aveva scosso la testa: “Non credo che ci riuscirei” aveva risposto.
“E come mai? Questo è strano… oh, aspetta! Stefan è al sicuro, te lo garantisco” l’avevo rassicurata con ironia.
L’avevo vista abbassare lo sguardo e poi sussurrare: “Io e Stefan abbiamo rotto” aveva detto con un singulto che mi aveva fatto venir voglia di stringerla a me con tutta la forza che avevo nel corpo.
“Vuoi parlarne?” avevo chiesto, sapendo di camminare su del terreno minato. Sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all’altro, ma quello che aveva detto mi aveva spiazzato: “Veramente sono qui per dirti che sono stata un’idiota a non capire prima quello che provo per te. È stato Stefan a farmelo capire! Mi ha detto che te mi ami e che ti amo anch’io. Mi sono resa conto che è vero, ha ragione! Quindi io… non sono qui per altro, volevo solo dirti che ho capito. E ora spetta te a decidere se lasciarmi stare, d’altronde è quello che meriterei per averti fatto soffrire così tanto. Oppure… beh, prendermi, non saprei come dire” aveva concluso imbarazzata.
Non ero riuscito a credere alle mie orecchie: ero corso da lei e l’avevo abbracciata. Ed è stato lì che tutto è cambiato. Elena era riuscita a sorprendermi e non aveva mai smesso di farlo, da quella notte a oggi: il suo sogno più intimo, che non avrebbe mai rivelato a nessuno, aveva deciso di raccontarmelo a me. A me; e non a Stefan. A me. Forse questo non significava nulla, ma io lo vedevo come un segno di quanto fosse diverso e più inteso il suo amore per me rispetto a quello per mio fratello.
“Volevo volare”, questo è quello che aveva detto. Non era così stupido, in fin dei conti. Chi non sogna di volare? È un sogno infantile, di quelli che non si dimenticano più. Probabilmente anch’io avevo sognato lo stesso, ma non così intensamente come lei e per questo non me lo ricordavo nemmeno.
A volte vorrei saperle leggere i pensieri, per capire come le è venuta l’idea di toccare il cielo. C’è sempre una motivazione su certi argomenti.
Quando si era fatta coraggio e mi aveva rivelato il suo sogno più profondo e segreto che non aveva mai detto a nessuno tranne che a sua mamma, mi ero sentito subito una responsabilità enorme e pesante calare sulla mia schiena e improvvisamente la tasca dove custodivo la polverina era diventata molto più pesante.
Ricordo che pensai subito che quella polvere mi era costata un grosso sacrificio…

 

***

 

Damon guardò Bonnie con indecisione, paura e timore: “Bonnie… funzionerà?” domandò piano.
La strega alzò lo sguardo da una ciotola tenuta sopra al fuoco, che si scaldava minuto dopo minuto sotto la sua vigile attenzione: “Penso di sì” rispose.
Damon scosse la testa: “Lo sai che non mi fido di queste stregonerie. Ho bisogno di essere sicuro” chiarì, cominciando a pentirsi di quello che stava facendo. Era sceso in quel luogo così cupo e buio dove Bonnie stava passando gli ultimi giorni per non farsi scoprire da Klaus e dai suoi fedeli aiutanti. Era fiocamente illuminato da qualche lanterna la cui luce tremolava in modo inquietante. Dava inoltre l’aria di essere molto sporco, un ambiente che non faceva che ricordare al vampiro la situazione in cui si trovavano: Elena doveva morire. Doveva morire in un bosco, sacrificata per qualche stupido capriccio del vampiro più potente del mondo. Avrebbe dovuto patire una delle morti più dolorose che un essere umano avrebbe mai potuto sperimentare. Quel pensiero lo portava subito a ritrovare la determinazione che lo aveva spinto ad andare dalla strega.
“Lo so che vuoi essere sicuro!” esclamò stizzita Bonnie. “Ma devi fidarti della magia e devi sperare che non abbia effetti collaterali se la persona ha bevuto sangue di vampiro o cose del genere. Sono magie potenti che richiedono un grande potere e che funzionano sempre in condizioni ottimali, ma non ho la più pallida idea se avrà effetto con del sangue delle creature delle tenebre che circola nelle vene di Elena” spiegò.
Damon non finiva di darsi dell’idiota per aver dato il suo sangue a Elena. Quella era una delle cose di cui si era pentito amaramente nella sua vita. Primo, perché se Elena fosse risorta come vampira non se lo sarebbe mai perdonato, perché lei l’avrebbe odiato. Secondo, questa polvere stregata non avrebbe funzionato e non avrebbe salvato Elena dalla morte e nemmeno dalla trasformazione.
“Bene allora! Tentiamo!” sussurrò sconfitto Damon. Tirò fuori la foto della sua famiglia dalla tasca del giubbotto in pelle nera e la fissò per l’ultima volta: c’era lui all’età di dieci anni e suo fratello, abbracciati. Stefan aveva ancora i tratti infantili di un bambino e la mamma lo guardava come se fosse stato l’unica fonte di luce presente nella stanza. I suoi occhi erano illuminati alla vista dei suoi figli e Damon non l’avrebbe mai dimenticata. Se pensava a tutto l’amore che lei aveva dato loro… Ricordò che qualche giorno dopo aver scattato la foto, lei si prese una polmonite piuttosto grave e prima che i famigliari potessero digerire appieno la notizia, lei morì, lasciandoli soli assieme al padre. Lui, a differenza di lei, nella foto aveva un sorriso tirato e degli occhi severi. Fissava l’obiettivo e non i bambini, in una posa molto rigida e fredda, a differenza di quella della moglie che era incredibilmente rilassata e naturale. Si sarebbe stentato a credere che quella donna sarebbe morta entro pochi giorni: era perfettamente in salute, almeno così pareva.
Damon fece una smorfia e fissò per l’ultima volta la mamma, che a suo parere meritava di più di essere ricordata, poi tese la foto a Bonnie.
“Damon, non hai fatto copie di questa foto, vero?” chiese prima di proseguire la strega.
Damon, ancora incantato nel punto in cui prima c’era la foto, non riusciva ad ascoltare e a rispondere.
“Damon, mi senti?” chiamò Bonnie, preoccupata. Gli andò vicino e lo scrollò delicatamente per le spalle. “Damon?” ritentò.
Il vampiro si rianimò, scosso da quell’attimo di felicità, in cui gli era parso di ritornare nella maestosa villa dei Salvatore nel 1800. “Ehm, sì, ehm… che c’è?” domandò disorientato, gli occhi azzurri che ruotavano attorno alla stanza nel tentativo di ritornare al presente.
Bonnie fece in modo che i suoi occhi si scontrassero con quelli del vampiro: “Hai fatto delle copie di quella foto?” chiese, scandendo bene e chiaramente le parole.
“No, mi hai dato un’idea…” rispose Damon, tentando di riappropriarsi della fotografia.
La strega lo fermò: “No, se lo farai la magia non avrà effetto. Il sacrificio che fai per Elena non avrà più lo stesso valore” spiegò nei termini più elementari possibili.
Damon annuì, comprendendo quello che avrebbe dovuto capire da solo: “Certo, che stupido…”.
Bonnie ritornò al suo posto e cominciò a parlare in lingue sconosciute a Damon. Prese la foto e la lasciò cadere nella ciotola bollente e presto il vampiro vide il sorriso di sua madre, i suoi occhi, Stefan e se stesso bruciare nelle fiamme ardenti.
E, con sua gran sorpresa, una lacrima scese lungo la sua guancia.
Prima che se ne accorgesse, Bonnie gli porse una scatolina in legno. Lui l’afferrò, mormorò qualche ringraziamento e fece per andarsene, ma la strega lo fermò.
“Senti… Damon” mormorò indecisa Bonnie, tormentando le sue stesse mani dall’agitazione.
Damon la guardò, cercando di capire che altro volesse: “Strega, che c’è? Hai paura che non funzioni? Pure io… fare affidamento al bididibodidibu non mi renderà di certo onore. Non dirlo a nessuno e passa una buona giornata” la congedò, utilizzando il suo solito sarcasmo amaro per mascherare il dolore che, però, sarebbe servito a qualcosa. Prima o poi, Damon avrebbe trovato la felicità anche grazie a quella polvere.
Damon si assicurò che la scatolina con la polvere fosse al sicuro nel suo giubbotto. Sapeva perfettamente che quell’amarezza del suo carattere che non mancava mai quando parlava poteva risultare poco riconoscente, e stava per questo cercando di migliorare il suo modo di approcciarsi con gli altri.
“Fermo!” lo bloccò Bonnie, tutta tremolante per l’indecisione.
Damon si voltò indossando il sorriso più falso che possedeva nella sua collezione: “Sì? Avrei una certa fretta” disse. Il suo carattere stava migliorando con Elena e quando lei glielo faceva notare, si sentiva più idiota di Stefan. Purtroppo Damon rimaneva sempre il solito stronzo con le altre persone.
“Sputa il rospo” sbottò. Ora era davvero incuriosito.
Bonnie aprì la bocca e parlò velocemente: “Penso di aver trovato il modo di far tornare umano un vampiro, ma forse è una sciocchezza. Cioè voglio dire, ho pensato che tu dovessi saperlo e comunque…” blaterava Bonnie. Il succo del discorso Damon lo aveva afferrato: “Approfondisci le tue ricerche”. Avanzò di un passo e le chiuse la porta in faccia, lasciandola parlare da sola indisturbata. Tanto sapeva che la sua ultima frase l’aveva sentita, ma anche se non lo avesse fatto, il vampiro sapeva che avrebbe continuato lo stesso a cercare.

 

***

 

Sì, la polvere mi era costata parecchio. Più del denaro e dell’oro. E allora, se non l’avevo usata per quello che inizialmente pensavo di usarla, perché non utilizzarla per realizzare il sogno di Elena, se ci teneva davvero così tanto? Perché ci teneva, e lo sapevo bene.
Accanto a me c’è la foto che quel signore gentile che aveva conosciuto Elena nella sua vacanza precedente nello stesso posto ci aveva scattato per ricordarci per sempre di quella settimana romantica sull’isola. Era un tipo socievole e simpatico; Elena lo adorava: forse perché le ricordava i suoi genitori, non lo so.
Era stata scattata al molo, dove lo avevamo visto per la prima volta. Al nostro ritorno dall’isola ci aveva salutati con allegria e aveva proposto l’idea di scattarci quella foto. Elena era felice e lo si deduceva chiaramente dal suo sorriso aperto, luminoso e naturale. D’altronde le avevo appena promesso di trasformarla (con tutti i miei più grossi rimpianti) e le avevo chiesto di sposarla. E l’avevo fatta volare. Quando pensavo che quel sorriso meraviglioso era frutto di buone azioni che io avevo compiuto mi veniva da sorridere pure a me.
Quando aveva volato con me, su quella spiaggia era stato stupendo vederla felice. Davvero felice, per la prima volta…
“Damon?” mi chiama qualcuno. Mi volto e vedo la testa di Stefan che sbuca tra lo stipite e la porta. “Dovresti andare ora” mi informa.
Annuisco e rifaccio per l’ennesima volta il nodo alla cravatta. “Arrivo” rispondo. Un’altra cosa che ho fatto e che riesce a sorprendere me stesso: ho scelto mio fratello come mio testimone di nozze.
Stefan entra nella stanza e guarda la foto che ho osservato nell’ultima mezz’ora: “Damon… è davvero felice, qui” nota senza una punta di rammarico nella voce, indicando Elena.
“Sì, lo è. Ma non voglio che tu pensa che l’ho costretta” dico fissandolo negli occhi.
“Lo so. L’ho mandata io da te; le ho fatto capire che tu eri la scelta giusta” spiega Stefan.
“Ma non l’hai costretta” puntualizzo. “La scelta è stata sua. Solo e soltanto sua. Quindi poniamo fine a questa lotta tra fratelli. Facciamola finita” dichiaro tendendogli la mano.
Mi guarda come se lo stessi prendendo in giro: “Sei serio?” chiede scrutandomi per bene.
Annuisco e lui, dopo un attimo di esitazione, me la stringe.
“Ora andiamo, testimone” dico, e ci avviamo verso il bellissimo prato verde (Elena aveva preteso di sposarsi in una radura) dove si sarebbe svolta la cerimonia.

 

 

 

 

 

 

 


Angolino della Matta Fra

 

Salve gente!
Ok, ok, non uccidetemi. È un mese, anzi di più che non aggiorno. Ormai siamo alla fine e questa volta dovrei avere più o meno tutto pronto per concludere questa storia. Arriverò ai dieci capitoli e poi fine: la mia prima long-fic sarà terminata! Yuphy! Sono così contenta perché è un traguardo, ma sono anche triste perché adoro questa storia e ho visto un grosso apprezzamento anche da parte vostra, quindi grazie mille.

Ho notato che le recensioni sono un pochino calate… non che siano poche, intendiamoci, ma è brutto vedere che da 12 (o.O) arriviamo a 7… FATEVI AVANTI, BASTA SOLAMENTE UN COMMENTINO PICCOLINO PER DIRMI CHE NE PENSATE! C’è tanta gente che ha aggiunto questa storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, quindi spero davvero che mi diciate quello che pensate e quello che vi ha spinto a leggere questa fan fiction.
Il prossimo capitolo sarà sempre POV Damon e sarà la continuazione di questo con la scena al presente del matrimonio. Spero che vi sia piaciuto questo chappy, che per me è stato piuttosto complicato perché ho dovuto rileggere la storia per trovare i punti significativi da riportare con i pensieri di Damon.
Grazie mille a:  Glo che commenta sempre OGNI cosa che scrivo.
Maria_Somerhalder che sopporta i miei ritardi ma nonostante questo è spesso la prima a recensire.
Stella94 che recensisce sempre e attende (non so come: con pazienza o imprecando?) le mie recensioni che presto arriveranno.
Marghi che c’è sempre per qualsiasi cosa. Grazie cara!

Vorrei dedicare questo capitolo a  Giuls_Salvatore che è ritornata e mi ha dedicato il capitolo. Spero che un giorno ricapiterai anche sulla mia storiella. 
E grazie anche a  sciarpa_a_righe che sopporta quello che scrivo quando non capisce nulla sui vampiri. Grazie compagna di Galilei, godiamocela prima che torni Settembre e rivediamo la Pa*** (in caso sua figlia capiti qui). J
Appello a  Naduzza: dove seiiiiiiiiiii??
Infine grazie a   laura_the_vampire_slayer che mi ha spoilerato dettagli succosi sulla 3x10 si True Blood: Eric e Sookie 4ever and ever!
Bacioni a tutte

Fra

   
 
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