Ok, la verità è che non ho nessuna voglia di scrivere queste note. *_*;; Mi viene in mente solo che temo come la morte il giudizio della temibile Kò, visto che questa storia
Ciao a tutti, buona lettura, & preparatevi che in 'sti giorni mi decido a pubblicare la mia prima Orochimaru/Sasuke! X3 ...Forse. ":D
Speak the truth, even if your voice shakes
Perché io sono un altro. Se il rame si sveglia tromba, egli non ne ha nessuna colpa. Questo mi pare evidente: assisto allo sbocciare del mio pensiero: lo guardo, l'ascolto: dò un colpo d'archetto: la sinfonia si sommuove nel profondo, o salta fuori sulla scena.
(Lettera del Veggente, A. Rimbaud).
Sorride, ma ha la pelle coperta di lividi ed i capelli spettinati. Sente insistenti i morsi della fame e non si lava da giorni, ma non ci sta pensando: erano anni che non accadeva.(Lettera del Veggente, A. Rimbaud).
Guarda la strada davanti a sé attraverso i vetri degli occhiali sbilenchi ed impolverati: il chakra più vicino al suo, quello più tangibile è quello di un ninja d'élite; l'odore più prossimo è quello dell'uomo che la porta in spalla. È attratta da entrambe le versioni della persona triste della quale stringe quasi con dolcezza il busto sottile e nervoso tra le gambe, sorridendo come non faceva da fin troppo. È attaccata come colla alla schiena di Kakashi-sensei (Kakashi è proprio un nome che sembra fatto apposta per essere seguito dal suffisso onorifico sensei e proprio non sa come le vengano in mentre cose bizzarre come questa) e il ricordo di chi l'avrebbe sacrificata senza batter ciglio è svanito nel nulla e con lui sembra essersene andato per sempre anche il dolore per il non averlo mai avuto.
Appoggia la fronte alla nuca, all'attaccatura regolare e precisa di quei capelli quasi d'argento e sta per pronunciare il suo nome, aprire la bocca, sollevare appena appena il collo. "Grazie" sussurra. "Kakashi-sensei".
"Hai detto qualcosa?". Non può neanche vedere la sua faccia, ma pensa distintamente che sia bellissimo (ma perché poi?). Sfrega la guancia contro la sua schiena muscolosa e socchiude gli occhi. Il viaggio potrebbe durare ancora per cent'anni: non le importa. Va bene così. Uchiha Sasuke è morto per Karin.
Le sue gambe vacillano, fanno male e la notte è calata. Il viaggio è ancora lungo ed il tempo è troppo poco. Vorrebbe dormire, ma sa già che il peso scivolato via dalla sua schiena e quello che ancora grava sulla sua coscienza potrebbero tenerlo sveglio anche per sempre. Allunga le braccia, poi sposta le mani sui propri fianchi ed inarca la schiena quasi fino a romperla, ringhia, si accascia. Tira un sospiro che potrebbe sembrare di sollievo e guarda per un istante la ragazza coi capelli rossi.
Direbbe qualcosa, se sapesse cosa. Si siede sull'erba fitta ed umida e distende le gambe. Sente ossessivi gli occhi di quella ragazza su di sé e sta pensando a quelli sporchi di sangue di chi ha messo al mondo, a quelli buoni e generosi di chi l'ha lasciato in vita.
Poi la ragazza gli tende una mano e non gli resta che afferrarla. Quando se la stringe addosso, quando prende la sua mascella saldamente in una mano per accostare le sue labbra sottili alle proprie, ricorda di non essere mai stato così vicino a qualcuno da quando ha quell'occhio.
"Grazie" sibila sulle sue labbra (di' la verità, gli raccomandava sempre suo padre, anche se ti trema la voce e proprio non sa come gli vengano in mentre cose buffe come questa). L'odore di chi stringe tra le braccia è sottile come affilato, pungente, dolcissimo. Con le mani sotto la sua gonna corta, però, ha in mente una cosa soltanto. Uchiha Sasuke è morto per Kakashi.