Film > L'uomo bicentenario
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Autore: Aya Lawliet ___backupFGI    09/07/2011    4 recensioni
«Potresti... venire qui, tenermi abbracciata e cantarmi una ninnananna.»
{Andrew/Amanda ♥}
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amanda Martin, Andrew Martin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonanotte al sole ~

prompt: #068, lullaby

 

 

 

Era stata la voce di Piccola Miss ad attirarlo dall’altra parte del corridoio buio. A Uno non sarebbe mai venuto in mente di vagabondare di notte in casa; Uno sapeva qual era il suo posto e non era intenzionato ad abbandonarlo. Di notte la famiglia dormiva, dormivano il Padrone e Miss e Piccola Miss e la Padrona, e Uno non poteva né doveva disturbare il loro riposo: Uno non aveva neppure bisogno di riposo. Ma quella notte aveva sentito la voce di Piccola Miss – Piccola Miss non dormiva, e Uno doveva sapere il perché, doveva far sì che lei dormisse, poiché lei ne aveva bisogno.

Quando aveva bussato alla sua porta, Piccola Miss aveva emesso quel suono che faceva quando tirava su col naso e gli aveva detto di entrare. Forse pensava che fosse il Padrone, perché era rimasta piuttosto sorpresa di vedere Uno sulla soglia. A Uno, d’altra parte, non era piaciuto vedere quelle lacrime sul suo viso, e quasi senza accorgersene era rimasto immobile, incerto se avvicinarsi o meno.

Di nuovo era stata la voce di Piccola Miss a ricordargli i suoi doveri. Aveva tirato altro ossigeno dentro il naso e lo aveva guardato con gli occhi lucidi, seduta nel letto tra le coperte in disordine.

«Ho fatto un brutto sogno. Proprio brutto.»

Uno comprese: aveva sentito parlare della cosa dal Padrone. In questi casi gli umani volevano solo il conforto di una persona vicina e, qualche volta, di una cioccolata calda. Dopo si sentivano subito meglio.

«Vuole che Uno vada a chiamare la Padrona, Piccola Miss?»

«No!» Piccola Miss scosse forte il capo, e i riccioli le svolazzarono sulle guance. «Lo direbbe a Grace, domani, e lei mi prenderebbe in giro per sempre. Non chiamare nessuno. Resta tu con me.»

Uno valutò attentamente la richiesta. Non aveva mai preparato una cioccolata calda, e non era neppure una ‘persona’. Ma forse a Piccola Miss non importava.

«Cosa deve fare Uno per lei?»

Piccola Miss si strinse contro il cuscino, senza abbassare lo sguardo. «Potresti... venire qui, tenermi abbracciata e cantarmi una ninnananna.»

Uno aveva iniziato a muoversi prima di sentire le sue ultime parole. Si fermò accanto al letto – così da vicino, Piccola Miss era davvero molto pallida – bloccato dal suono del termine sconosciuto.

«Uno non conosce il significato della parola ‘ninnananna’. Di cosa si tratta?»

Piccola Miss non si lasciò scoraggiare. Gli prese la mano, invitandolo a sedersi accanto a lei; quando alzò gli occhi il suo visetto parve acquistare un po’ di sicurezza. Il brutto sogno doveva essere già sulla via dell’oblio.

«Qualche volta papà me ne canta una. Si fa così» e con la voce iniziò a modellare una serie di suoni armoniosi, che Uno paragonò meccanicamente alla cosa sublime che spesso riempiva l’aria in casa e che il Padrone chiamava musica.

Ascoltò attentamente, imprimendo nell’archivio della memoria la ‘ninnananna’ di Piccola Miss. Se era questo che le serviva per sentirsi meglio e riprendere a riposare tranquilla, lo avrebbe avuto. Uno era lieto di poter servire.

«Adesso tu» disse Piccola Miss, accoccolandosi sotto il suo braccio e chiudendo gli occhi.

Uno ripeté diligentemente il tutto.

La sentì rilassarsi, lentamente, le piccole mani che allentavano la stretta man mano che il brutto sogno spariva e si lasciava dietro un respiro sereno. Allora l’adagiò nuovamente nel letto, sfuggì alle sue braccia e la ricoprì delle coperte; ma Piccola Miss era ancora sveglia quando sollevò la testolina per posargli le labbra – ora sorridenti – sul volto impassibile.

«Ti voglio bene, Andrew.»

La ninnananna era finita; Uno si chiese se fosse questo il motivo per cui gli sembrava di avvertire un gran vuoto nel petto di metallo.

 

 

A fair little girl sat under a tree,

Sewing as long as her eyes could see;

She smoothed her work and folded it right,

And said, ‘Dear work, goodnight, goodnight’.

 

 

La voce di Piccola Miss è sempre più debole; ma il sorriso sul suo volto appassito è lo stesso di tanti anni fa. C’è una tacita accettazione in questo momento di quiete; ma gli fa male pensare che, proprio adesso che il suo petto non è più di metallo e non è più vuoto, non ha alcun modo di trattenerla con sé.

«Ti voglio bene, Amanda.»

È la prima volta che la chiama per nome; e Piccola Miss sorride ancora e sospira come di sollievo. Poi chiude gli occhi e gli accarezza il volto, nello stesso punto in cui un tempo lo ha baciato, là dove lui sente adesso tutto il suo calore.

«Ti prego... Cantami una ninnananna.»

Ha bisogno di un momento prima di risponderle. Il dolore – il dolore è l’unica cosa che odia della sua nuova, vera vita. Ma Piccola Miss ha ancora bisogno di lui per addormentarsi: e lui non può permettersi di piangere.

«Andrew è lieto di poter servire.»

 

 

She did not say to the sun goodnight,

Though she saw him there like a ball of light;

For she knew he had God’s time to keep

All over the world, and never could sleep.

 

 

{ Dormi bene, Piccola Miss; stanotte lui ti ritroverà nei suoi sogni. }

 

 

[ 846 parole ]

 

 

 

 

 

 

Nota: L’uomo bicentenario è uno di quei film che mi piacerebbe guardare e riguardare all’infinito, ma che non riesco quasi mai a seguire fino alla fine, perché mi fa troppo male all’anima. Eppure un pensiero per Andrew e Amanda – Uno e Piccola Miss – non potevo non scriverlo. Perché è stata lei la prima a renderlo umano, in qualche modo; e perché non ho mai sopportato che lui non abbia potuto amarla quando sarebbe stato ancora in tempo.

I versi sono tratti da una ninnananna che, onestamente, non ricordo più in quale sito ho scovato. Di certo so che mi è subito sembrata giusta per loro. <3

   
 
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