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Autore: _emanuela    09/07/2011    2 recensioni
Una storia venuta fuori così.
Genere: Drammatico, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare a leggere vi consiglio di ascoltare questa canzone.


Il sole era alto nel cielo. Con una mano coprii quello spiraglio di luce che non mi permetteva di osservare la strada.
Ho sempre odiato questa stagione, non mi apparteneva.
Gocce di sudore partirono dalla fronte per cadere giù sul volto.
Mi voltai e vidi che la gente mi osservava. Già, forse perché indossavo dei pantaloni lunghi e larghi e una maglia invernale in piena estate.
Salii di corsa per le scale di emergenza per entrare nel mio appartamento. Come mi ero ridotta. Un lurido buco sporco e abbandonato. Avevo perso tutto.
Guardai il mio riflesso tra i pezzi di vetro sparsi qua e là.
Diciotto anni e già mi ritrovo a fuggire alla legge.  Crescere senza genitori, senza ideali, è come una malattia, ogni giorno è un nuovo dolore.
Mi distesi a terra, non era un letto morbido e comodo, ma non era nemmeno un asfalto caldo, bollente a causa del continuo passaggio dei mezzi.
Sentii la porta spalancarsi. Alzai leggermente il capo per intravedere la figura che, però, era coperta dai raggi del sole.
"Chi sei? Sparisci!" - urlai. M’irritava che qualcuno mettesse piede nella mia dimora.
"Stai calma" - rispose evidenziando un sorriso sul suo volto.
Mi sdraiai sul divano che non era solo un cumulo di cuscini tutti rotti.
Sapevo che non poteva essere un semplice ragazzo casa-scuola.
Notai del tabacco nelle sue mani grandi che erano intente a non farlo fuoriuscire da una cartina. Passò poi la bocca vicino a quest'ultima e la leccò chiudendola.
Appena vidi quel gesto, un gemito uscì d'istinto. Mi tappai la bocca.
"Cosa diavolo sta combinando" - pensai cercando di non notare lo sguardo compiaciuto del moro.
Calai il capo. Ricordai quando mia sorella era diventata come lui. Finì in mezzo a brutta gente.
Una lacrima defluì sul mio pallido viso mentre osservai in silenzio il ragazzo.
Fissai i suoi occhi verde smeraldo, capii che non aveva intenzione di fermarsi a quella sigaretta.
“Per favore, ora che sei ancora lucido, vattene da qui.”
Come ti chiami?” - disse cambiando discorso.
Mi chiamo Keith.” – cercai di assecondarlo, non volevo problemi.
Io non ho un nome.” - lo osservai prendere qualcosa dalla tasca dei pantaloni.
Hai paura che mi rivolga alla polizia?” – dovevo trovare un modo per farlo andar via.
Non credo che tu stia meglio di me in fatto di legge” – disse con un sorriso che accentuò la sua arroganza.
Osservai ogni suo minimo movimento. Si voltò. Sparse su un pezzo di vetro della polvere bianca. Fissai quella ROBA. Non volevo nemmeno pronunciare quella parola.
Inalò quella sostanza. A quel punto sarei dovuta fuggire, ma rimasi impassibile, ferma ad osservarlo.
Sperai che mi lasciasse in pace, ma ciò non accadde.
Mi prese per la gola scaraventandomi contro il muro. Sentivo il vuoto sotto i miei piedi. Sgranai gli occhi.
Subito dopo fui scaraventata a terra.
Iniziò a baciarmi e la sua mano si allungò sulla mia gamba umida. Mi divincolai ma non riuscii a liberarmi.
Poco più distante da dove eravamo, vidi un frammento di vetro. Allungai così la mano e riuscii a prenderlo.
Proprio in quell'istante sentii la sirena della polizia. Quel rumore così fastidioso che ogni volta mi era nemico, ora mi salvò.
Fui costretta a scappare seguita dal ragazzo che si alzò di scatto prendendo la ROBA rimasta sul vetro.
Non lo volevo con me dopo quello che stava per farmi, ma non c’era tempo per discutere.
Ricordai che questo era un controllo che ogni periodo la polizia faceva. I poliziotti entravano dall’entrata di emergenza, quindi potevo scappare tranquillamente dal cancello principale.
Ora sei mia complice, dovrai aiutarmi altrimenti finirai anche tu nei guai” – disse
Io non voglio aiutarti, preferisco marcire in un carcere. Ah, ricorda, la tua spavalderia non ti porterà mai da nessuna parte.
Sta zitta. Preferisci una gabbia senza luce, con misero cibo?
Non hai prove contro di me. Non puoi farmi niente
Si avvicinò e mi tenne ferma tappandomi la bocca.
Prese una siringa e m’iniettò in vena quella droga, più precisamente cocaina.
Lessi un articolo riguardante ciò, la cocaina poteva essere inalata, iniettata in vena o sciolta in acqua. Questa, come altre droghe, riusciva a stimolare alcune aree del cervello che davano una sensazione di piacere, l’aria più stimolata era chiamata area del tegmento.
Provai un piacere intenso, sentii il mio cuore accelerarsi, le pupille dilatarsi.
Iniziai a ridere e a dire frasi senza senso. Avevo perso la ragione.
Uscii dal vicoletto. Mi guardai intorno, camminai in modo instabile, riuscii a malapena a reggermi in piedi, osservai come tutto si muovesse e ruotasse intorno a me.
Mi sentii vuota ma libera. In realtà non era altro che l’illusione della droga.
Questo era l’inizio di una maledetta fine.
Spazio autrice
Allora questa fan fiction è stata scritta da me e dalla mia amica Germana,registrata come Yoko Uchiha, l'abbiamo scritta quasi completamente all'una di notte, quindi non badate agli errori.
La fan fiction si dividerà in due capitoli.
Vi chiediamo scusa per quest'orrore.
Informazione prese dal sito: http://www.droga2.it/dipendenza-droga/dipendenza_cocaina.htm
  
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