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Autore: Leia    15/02/2004    16 recensioni
Kristine Grover, trasferitasi a Fujisawa, lascia dietro a sé sogni e speranze di una vita che è stata costretta ad abbandonare. Ora, nella città dove si allena la squadra di calcio che ha sempre ammirato, la New Team, potrebbe trovare una nuova strada da seguire, altri sogni da realizzare. Diventare portiere, sostituendo un Benjiamin Price infortunato, e ritrovando accanto a sé anche un vecchio e caro amico, Tom Becker. Allora l’affetto per entrambi potrebbe arrivare facilmente a confondersi con l’amore, e la verità mescolarsi all’apparenza… Ma nell’aria fredda della sera le parole da dire rimangono, spesso, solo desideri. Ed i sogni, chimere lontane. Perché la felicità comporta compromessi, sacrifici, e tante, troppe scelte. Chi essere, quale faccia mostrare? Kristine, o Kristian? Quale delle due sollevare al cielo, per poterla afferrare, quella felicità? Kris & Kris. K&K. [Prima Parte terminata!] [disponibile anche su http://knk.altervista.org - visitateci! In più illustrazioni originali, profili delle autrici & much more :)]
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una sola nota prima di iniziare: Giucci ha avuto e ha ancora grossi problemi di varia natura (tecnici e non), per cui le è stato impossibile aggiornare il sito. Per questo motivo mi son decisa a pubblicare, finalmente, l'epilogo della prima parte qui, in seguito alle vostre numerose richieste... mi scuso per la lunga attesa, ma fino all'ultimo ho sperato che la cosa potesse risolversi ^^; appena sarà possibile, comunque, anche il sito di K&K lo metterà online :) voi spargete pure la voce, ed i vari webmaster dove pubblico la fic prendano pure l'epilogo per pubblicarlo sul loro sito! Detto questo, ci risentiamo a fine epilogo...

Per qualunque cosa, scrivetemi a kris.grover@inwind.it

Leia, 15/2/2004

 

-

K&K

 

Epilogo Parte Prima

 

«... Do we try or should we just say good-bye? » 

[«… Dobbiamo provarci o dovremmo solo dirci addio?»]

 

 

“Torni in Germania? Ma… ma perché? Così all’improvviso, poi...”.

Benji rivolse un sorriso tirato ad uno stupito Bruce, poi riabbassò lo sguardo sull’erba.

“Sono sicuro che continuerete tranquillamente anche senza di me. E poi si tratterà solo di uno, due mesi al massimo”.

Harper e tutti i membri della New Team rimasero in silenzio a fissare il numero uno, che notando le loro facce deluse cercò di sdrammatizzare aprendo le braccia. Alzò le spalle.

“Su, ragazzi, non fate così… in ogni caso non è che abbia fatto un granché finora, con questa gamba, per la squadra… ”.

“Non è vero”, lo interruppe Carter. “Hai allenato Kristian. Senza di te non ce l’avrebbe mai fatta, e questo credo che potrebbe confermartelo lui stesso, se fosse qui”. Lo guardò speranzoso. “E penso anche che dovresti restare per lo stesso motivo. Sei un punto di riferimento per lui, lo sai!”.

Nel sentire il nome di Grover, Benji sussultò.

“Kris… lui, adesso, non ha più bisogno di me. Credetemi, siete voi la sua forza. Dovrete solo essere una squadra, come lo siete sempre stati, e andrà tutto alla grande”.

Price sorrise, e spostò gli occhi su ognuno dei suoi compagni, raccolti a bordo campo per ascoltarlo. C’erano anche Holly e Mister Gunnell che, sospirando, si avvicinò al portiere.

“Allora a presto, Benji. Non possiamo certo trattenerti. E poi son convinto che un po’ di riposo ad Amburgo farà bene alla tua gamba… spero tornerai in gran forma. Se lo vedrai, porta i miei saluti al signor Marshall ed anche ai tuoi, mi raccomando”.

“Certo. Non ne dubiti”.

Strinse la mano al mister con un sorriso di circostanza, ma con la coda dell’occhio si accorse che qualcun altro lo stava fissando. Proprio alle spalle del Signor Gunnell.

Seduto su una delle panchine con i gomiti appoggiati sulle ginocchia aperte e le dita incrociate sotto ad uno sguardo di ghiaccio, Tom Becker lo stava osservando in silenzio.

Price non mutò espressione, ma si congedò velocemente dal mister per avvicinarsi al compagno di squadra. Becker seguì il suo spostamento senza raddrizzarsi, ed anche quando Price si accostò al muro degli spogliatoi, di fianco a lui, il ragazzo non si mosse. Ripuntò invece gli occhi sul rettangolo di gioco, facendo finta di star seguendo, interessato, la partita di allenamento di una delle piccole squadre locali che alcuni pomeriggi al mese era solita prendere in prestito il loro campo per un paio d’ore.

“E tu non mi saluti, Becker?”.

Benji piegò una gamba, appoggiando la suola contro la parete grigia dietro di sé. Sorrideva ancora.

“Beh, se proprio vuoi, lo faccio”, rispose Tom, con voce monocorde. “Buon viaggio, Price”.

L’altro annuì con un lieve cenno del capo.

“Mhh, grazie. Scommetto che sei felice che me ne vada”.

“Ti sbagli. Personalmente, la cosa mi lascia piuttosto indifferente. Ciò che invece penso da quando hai annunciato la grande notizia è molto diverso…”.

La linea delle labbra di Benji si accorciò leggermente.

“E sarebbe?”.

“Che stai solo scappando da una grossa, insostenibile delusione. E anche da un bel po’ di vergogna”.

Trascorse qualche secondo. Immobili nell’ombra fredda offerta dal bordo campo, mentre gli altri ragazzi, fermi poco più in là, scherzavano distesi producendo un piacevole brusio, Benji e Tom parevano decisamente fuori posto. Il loro dialogo privato e duro, anche se mascherato da una facciata di distacco,  creava una tensione facilmente percepibile. Tom sperò che Oliver non li stesse guardando.

“Oggi non ho voglia di dare spettacolo…”, mormorò però d’un tratto l’SGGK, sillabando le parole con tono apparentemente calmo. “… altrimenti stai certo che a quest’ora ti avrei già sbattuto un’altra volta contro il muro, senza troppi complimenti”.

“Ho colpito nel segno, eh?”. Finalmente, Becker distese le braccia lungo i fianchi, appoggiandosi allo schienale della panca. Non poté trattenersi dal sorridere, sarcastico. “Perché non ammetti le tue debolezze, Price? Non sei capace di affrontare Kris, anche e soprattutto per ciò che le hai fatto. Sei troppo, schifosamente orgoglioso per chiederle scusa, ed oltretutto la lasci da sola in un momento del genere. Ha l’intero peso della squadra addosso, e tu vigliaccamente… ”.

“Piantala!”.

Tom si bloccò. Voltò lentamente la testa.

“Se c’è qualcuno che deve vergognarsi, non sono… di certo io”.

Price lo stava fissando. Aveva il respiro accelerato. Era chiaro che stava tentando di contenere la rabbia con enorme difficoltà, ma Becker non si sorprese.

“Stai dicendo un palla colossale, Benji. E lo sai benissimo”.

Si alzò. Questa volta lo guardò negli occhi.

“Ma se lo stare lontano per un po’ potrà aiutarti a riflettere su Kristine e sulle tue azioni, vattene. Parti, prendi quel cazzo di aereo e fatti coccolare per almeno quattro settimane dalla comoda indifferenza asettica di Amburgo. Dove nessuno ti può giudicare”.

Le iridi nocciola di Tom lo stavano trafiggendo. E da quelle parole, pronunciate tra i denti con un filo di disprezzo, Price non fu capace di difendersi.

“… ritorna solo quando sarai capace di non fare più del male alle persone… ”.

Di dire anche una sola sillaba.

“… e a te stesso”.

Benji dischiuse le labbra, ma spostò lo sguardo a lato. Proprio in quel momento, però, la voce di Bruce si alzò nell’aria per richiamare i due giocatori che, scuotendosi dalla dimensione in cui si erano rinchiusi, si voltarono verso l’amico con un piccolo, forzato sorriso.

“Forza, venite qui, asocialiii! Benji, sto parlando ai ragazzi delle mie innumerevoli fans, non puoi assolutamente perdertelo visto che stasera parti e torni a dicembre!!”, gridò Harper ai due compagni e circondandosi la bocca con le mani, mentre gli altri, raccolti intorno a lui, scoppiavano in una grande risata. “Anche se per allora, tranquillo… avrò molte altre chicche da raccontarti  sulla mia vita sentimentale!”.

Becker rise. Alzò un braccio.

“Eh eh, ok Bruce… arriviamo!”.

Fece per incamminarsi verso gli amici, ma Benji si voltò dalla parte opposta.

“No, io non vengo”.

Tom gli lanciò un’occhiata contrariata.

“Scappi anche da loro?”.

L’altro non rispose. Sfuggì però dallo sguardo di Becker voltando la testa e tenendola bassa, gli occhi verso il terreno.

“Dimentica… ”, riprese allora il portiere, ignorando l’ultima domanda del compagno e fermandosi, poi, per qualche secondo. “… dimentica ciò che ho detto quella sera, a proposito di Kris”.

Il numero undici aggrottò le sopracciglia.

“… eh?”.

“Quella sera… a casa mia. Quando sei venuto a chiedermi spiegazioni dopo la partita con la Artic”.

Finalmente, con un movimento lento, Benji si voltò. I suoi occhi scuri non tradivano alcuna emozione, così come i lineamenti del viso, che disegnavano una compostezza apparentemente imperturbabile. La gelida calma che aveva sempre caratterizzato il calcolatore ed introverso Price sembrava, adesso, essere tornata. Come se non l’avesse mai lasciato.

“Non provo nulla”, sentenziò, senza inflessioni nella voce. “Per Kris… non sento più niente”.

 

 

Nicole posò piano il vassoio con due tazze di the sul tavolo del soggiorno, poi sprofondò fra i cuscini del divano.

“Almeno bevi qualcosa…”, mormorò dolcemente guardando preoccupata Kris, seduta accanto a lei. “Alex… mi ha detto che è da ieri sera che non mangi”.

Kristine Grover teneva lo sguardo fisso a mezz’aria, le braccia conserte. Sbatté gli occhi una volta, ma non si voltò a guardare l’amica.

“No, grazie. Sto bene così”.

“Ne sei sicura?”.

L’altra abbassò di poco la testa per poi girarsi, con un sorriso sconsolato, verso la ragazza dai lunghi capelli rossi.

“Voi vi preoccupate tutti troppo. Comunque… grazie per essere venuta a farmi compagnia. Davvero”.

Nicole si sporse a prendere le tazze, offrendone quindi una a Kris che la tenne per un po’ fra le mani, assaporandone il calore. Rimase a fissare il liquido fumante, al profumo di gelsomino, mentre l’amica si accomodava meglio al suo fianco.

“Kris… Alex ha tutte le ragioni per preoccuparsi. E anch’io le ho”, disse Nicole. Sospirò. “Mi ha detto ogni cosa, ma credo che questo tu l’avessi già intuito”.

“Già”.

“E probabilmente immaginerai anche perché adesso ci sono qui io, e non lui”.

“Credo… di sì”.

“Si sente in colpa. Non voleva essere così impulsivo, l’altro giorno. Spera… che potrai perdonarlo”.

Kris scosse la testa, sorridendo stancamente.

“Ma certo che lo perdono. Di sicuro non è Alex quello che deve scusarsi…”.

Bevve un sorso di the, per poi riposarlo sul ripiano davanti a sé. Quindi raccolse le ginocchia contro il petto, appoggiando il mento sulle gambe piegate. Nicole credette che fosse sul punto di scoppiare a piangere ma invece, inaspettatamente, Kristine chiuse gli occhi, sorridendo ancora.

“Forse… hai ragione. E’ ora che gli dica come stanno le cose. A lui, e a te”. Risollevò le ciglia. “Non avevo intenzione di farvi soffrire, ma vedi, è che…”.

Lo squillo acuto del telefono interruppe Kris. Sia lei che Nicole spostarono gli occhi sul tavolino dell’ingresso sul quale era posato il cordless, ma nel momento in cui la ragazza dai corti capelli castani fece per alzarsi, l’altra la invitò a restare dov’era.

“Lascia, vado io”.

“Ok. Grazie”.

Nicole si avvicinò al telefono. Prima che lo potesse prendere in mano, però, Kristine la richiamò.

“Senti…”. Guardò l’amica. “… non… ci sono per nessuno, ok?”.

Lei annuì con un sospiro, e rispose. Ascoltò la richiesta dell’interlocutore, poi riprese a parlare.

“No... no, non c’è, mi dispiace, forse…”. Venne però interrotta, riuscendo a continuare solo dopo qualche istante. “Davvero, non… può rispondere... ”.

Si bloccò ancora, ma nonostante lo sguardo implorante di Kristine che la scongiurava di non tradirla, la giovane spostò il cordless dall’orecchio premendolo contro il petto.

“Kris... è un certo Tom Becker. Dice che è davvero molto importante, e che sa che sei in casa”, disse quindi Nicole, con tono piuttosto perentorio. “Secondo me devi parlargli. Mi sembra molto agitato”.

Kris rimase a fissare l’amica, indecisa sul da farsi. Poi, facendo forza sulle ginocchia si mise in piedi, raggiungendo Nicole e prendendo senza troppa convinzione il telefono dalla sua mano.

“Pronto…?”.

“Kris! Ma perché oggi non ti sei fatta vedere?”.

“Tom… oh, non… non so. Non mi andava, e…”.

“Si… si, scusa. Immagino. Però vedi, è successa... una cosa che... ”. Dall’altro capo del telefono la voce di Becker si fece impercettibilmente più bassa, quasi timorosa.

“Che... credo sia il caso che tu sappia…”.

Kris si irrigidì.

“Cosa…?”.

“Ecco… Benji… è partito… improvvisamente…”.

A quella frase, gli occhi della ragazza si fecero improvvisamente vacui.

Nicole, ferma davanti a lei con le braccia incrociate sul seno nel tentativo di capire che cosa fosse successo di così tanto grave, si accorse immediatamente del cambiamento sul suo viso.

Kristine era impallidita.

“… è partito per la Germania. Starà via un mese. O forse… di più”.

Tom si fermò, poi riprese.

“Kris, lo so che adesso ti sembra che le cose vadano sempre peggio, però… ”.

Un’altra pausa.

“Kris…? Kris, ci sei? Risp- ”.

Ma Becker non poté continuare, perché Kristine schiacciò improvvisamente il tasto rosso che terminava la chiamata. Senza che nemmeno Nicole avesse il tempo di dirle qualcosa, la ragazza abbandonò malamente il cordless sul tavolino, per poi correre verso le scale che portavano al primo piano.

Raggiunse il corridoio, e l’ultimo suono che l’amica riuscì a sentire fu il rumore di una porta che sbatteva violentemente.

“Kris!”, urlò Nicole una volta salite le scale, battendo ripetutamente i pugni sulla superficie in legno chiaro che separava il corridoio dalla stanza di Kristine. “Aprimi! Che cos’è successo? Kris! Ti prego, non fare così... aprimi, per l’amor del cielo!”.

Gli occhi castani della bellissima giovane originaria dei Paesi Bassi si velarono di lacrime di preoccupazione. Era arrivata tardi… troppo tardi. Avrebbe dovuto cercare di aiutarla prima… di stare più vicina a Kris da subito, nonostante i suoi continui rifiuti a confidarsi…

Tutti avrebbero dovuto cercare di aiutarla prima. Come avevano potuto permettere che si lasciasse ridurre così?

Posò debolmente il capo contro la porta. Kristine non rispondeva, ma qualcosa si udiva comunque al di là della barriera di legno.

Singhiozzi. Disperati.

 

 

Il mio sogno è finito qui.

E’ finito.

Kris liberò la fronte dalle braccia bagnate di lacrime. Aprì gli occhi annebbiati, fissando un punto invisibile davanti a sé.

Era proprio quello a cui aveva pensato la sera prima. Ciò che aveva detto a Tom. Anche se Benji ormai la odiava, anche se era rimasto completamente deluso da lei scoprendo la sua reale identità, avrebbe in ogni caso potuto continuare a giocare.

Perché era lei a sostituire ancora Price.

Alla fine, lui non l’aveva buttata fuori dalla squadra.

Le aveva detto di restare.

Non ne aveva capito subito il motivo, ma… le aveva detto che poteva rimanere. E quello… quello le aveva, nonostante tutto, fatto conservare ancora delle speranze…

Alle quali, come sempre e scioccamente, si era appigliata.

“E’ stata... solo una mossa… per punirmi…”, sussurrò, premendosi violentemente il palmo della mano contro gli occhi arrossati. “Te ne sei andato... senza dirmi nulla... ”.

Si mise lentamente seduta, chiedendosi con quali forze e con quale volontà riuscisse ancora a fare il benché minimo movimento. Il viso scavato dal pianto e da quei giorni terribili rimase immobile. Fermo, a fissare la parete in fondo alla stanza.

“Allora non te ne frega davvero più nulla di me. Adesso... lo so. Lo so davvero. Non mi è rimasto più niente… ”.

Rivoli caldi tornarono a rigarle le guance, più copiosi di quelli di prima.

“… nemmeno il calcio”, bisbigliò infine, con un filo di voce incrinata.

Non passò che qualche istante, che Kris scoppiò nuovamente in singhiozzi.

No… non ce la faceva…

Non riusciva a contenerlo.

Ormai, il dolore era insopportabile.

Il petto le faceva male. La testa, gli occhi… il corpo intero…

Dio… basta…

Non voleva più soffrire. Non avrebbe più voluto, ma purtroppo sapeva che la terribile sensazione che ora le stava dilaniando il cuore non sarebbe scomparsa presto. E la decisione che aveva appena preso, se da una parte forse l’avrebbe aiutata a dimenticare ogni cosa, sarebbe anche stata la causa del dolore più grande.

Le scelte esistono… le scelte sono necessarie…”, pensò Kris, nascondendo il viso nelle gambe. “… ed il cuore, Nicole… non serve a niente… e nemmeno i miei sogni valgono poi tanto, se ogni volta devono portarmi a questo…”.

Altri singhiozzi le morirono in gola. Fuori, il cielo era tornato nuvoloso.

Si accasciò sul materasso, senza accorgersi della leggera ma fitta pioggia che, battendo sui vetri, cominciò a produrre un crepitio sommesso. Riempì la stanza come una musica ipnotica, accompagnando la voce rotta e disperata di Kristine.

 

Era un grigio pomeriggio di fine novembre, e pochissimi giorni separavano la New Team dalla partita con la Flynet.

Benji Price aveva improvvisamente deciso di allontanarsi dal Giappone per un mese, partendo per Amburgo, mentre Kristine Grover, il solo portiere disponibile della leggendaria squadra di Fujisawa, aveva appena deciso di lasciarla.

Lei, il calcio, e tutti i suoi sogni.

Per sempre.

 

 

VECTOR

Maaya Sakamoto

 

Scelto come tema per K & K – prima parte

 

--

Told myself for a long time
Don't go there
You will only be sorry
Told myself so many times
I just had to take a look
In those faraway eyes
[Mi sono detta per lungo tempo
Di non andarci,
Tu sarai solo dispiaciuto
Me lo sono detta così tante volte
Ho solo gettato uno sguardo
A quegli occhi lontani]
In them I saw a longing
For something
Maybe I couldn't give you
Said it's all in my mind
"It ain't nothing"
[In essi ho visto il desiderio
Per qualcosa
Che forse non ti ho potuto dare
E' stato detto tutto nella mia mente
"Non è niente"]
Don't say that
Don't say that
Darling no
Don't say anything at all
Because I've seen it now
Can't pretend anymore
"It ain't nothing”
[Non dirlo
Non dirlo
Tesoro no,
Non dire nulla
Perché l' ho visto adesso
E non posso pretendere ancora che
“Non sia niente”]
Do you know what I mean?
And have you seen it too?
Do you know what I mean?
Do you know?
And I'll do anything
Just tell me what it means
Cause I can't live in doubt anymore
Do we try or should we
Just say good-bye?
[Capisci cosa voglio dire?
E l' hai visto anche tu?
Capisci cosa voglio dire?
Lo sai?
E farò qualsiasi cosa
Dimmi solo cosa significa
Perché non posso vivere ancora nel dubbio
Dobbiamo provarci, o dovremmo 
Solo dirci addio?]
If you'd rather be somewhere
That's not here
Then you just gotta tell me
Cause there's so much more to life
Than pretending
[Se tu fossi ancora da qualche parte
Che non è qui
Dovresti solo dirmelo
Perché c’è molto più da vivere
Che da pretendere]
Don't you know
Don't you know
Darling for you
I'd do anything at all
I wanna be with you
But that look in your eyes
Tells me something
[Non lo sai
Non lo sai
Tesoro per te
Farei di tutto
Voglio stare con te
Ma quello sguardo nei tuoi occhi
Mi dice qualcosa]
Do you know what I mean?
And have you seen it too?
Do you know what I mean?
Do you know?
And I'll do anything
Just tell me what it means
Cause I can't live in doubt anymore
Do we try or should we
Just say good-bye?
[Capisci cosa voglio dire?
E l' hai visto anche tu?
Capisci cosa voglio dire?
Lo sai?
E farò qualsiasi cosa
Dimmi solo cosa significa
Perché non posso vivere ancora nel dubbio
Dobbiamo provarci, o dovremmo 
Solo dirci addio?]
I wanna know
Can you tell me?
I wanna know
Will you tell me?
Is it hello
Is it good-bye?
[Voglio saperlo
Puoi dirmelo?
Voglio saperlo
Me lo dirai?
E' un addio
O è un arrivederci?]
I gotta know
Won't you tell me?
I gotta know
You can tell me
Is it hello
Or just good-bye?
[Devo saperlo
Non me lo dirai?
Devo saperlo
Mi puoi dire
Se è un addio
O solo un arrivederci?]
I gotta know
Can you tell me?
I gotta know
Will you tell me?
Is it hello is it good-bye?
[Devo saperlo
Puoi dirmelo?
Devo saperlo
Me lo dirai?
E' un addio o è un arrivederci?]
I gotta know
Won't you tell me?
I gotta know
You can tell me?
Is it hello
Is it good-bye?
[Devo saperlo
Non me lo dirai?
Devo saperlo
Mi puoi dire
se è un addio
o un arrivederci?]

 

Lyrics: Maaya Sakamoto

 

Testo: Tim Jensen
Composto e Arrangiato da:  Kanno Youko

 

 

 

 

-

 

QUALCHE PAROLA…

 

E alla fine ci siamo arrivati. La prima parte di K&K è giunta finalmente alla sua conclusione ^.^

Mi sembrava però doveroso concludere questo epilogo con qualche parola. Doveroso, e soprattutto necessario…

 

Per iniziare da argomenti meno felici, mi sono state innanzitutto mosse insinuazioni che non mi hanno resa troppo contenta, per cui vorrei specificare subito un paio di punti.

Primo, K&K continuerà (a me sembra tanto ovvio, chi l’ha seguita fin qui e ha capito quanto di me c’è in questa storia e quanto vale non ha certo bisogno di mie conferme… ma io dico ^^’ solo perché non pubblico ogni tot mi si deve accusare - o solo pensarla, una cosa simile - di prendere per il c**o la gente? Ma per favore…). Secondo, non ho però ancora scritto nessun capitolo della seconda parte, se non qualche scena messa giù a mano su fogli di carta volanti (come quella che ho trascritto qui sotto come anticipazione). Proprio per quest’ultimo motivo devo purtroppo annunciarvi che io e Miki saremo costrette a fare una lunga pausa per progettare bene i prossimi capitoli… la trama c’è già, c’è sempre stata fin dall’inizio, ma se vorrete che la seconda parte sia all’altezza di quella che avete appena finito di leggere, dovrete pazientare.

Inoltre, oltre a pensare ai prossimi capitoli, in questo periodo mi metterò anche a correggere e revisionare tutta la prima parte ^^’ in questi anni il mio stile è cambiato e si è evoluto, quindi vorrei rivedere alcuni passaggi che ora non mi convincono più. Senza contare che poi rileggendo certi pezzi ho notato errori (per me sono errori ^^’’) che mi hanno fatto alquanto rabbrividire :D a questo proposito invito tutti i webmaster/webmistress che pubblicano la fic sul loro sito di scrivermi, segnalandomi anche l’URL relativo (nel corso degli anni ho perso il conto delle pagine, sorry ^^’) così, non appena la nuova versione della prima parte sarà pronta, potrò mandare loro tutto quanto :)

Anche se dovrete aspettare un po’, però, non disperate ^.^ perché io e Miki prevediamo di preparare, in questo periodo d’attesa (che potrebbe anche durare un anno… o più :P tanto ormai siete abituati!! ^o^’),  dei capitoli “bonus” e di approfondimento su Kris&co.! ^_- per cui, come dice Giuccina… stay tuned :P

Che altro dire… potrei fare il punto di questi quattro anni, ma non voglio dilungarmi. Ringrazio solamente tutti/e coloro che mi son stati vicini e ovviamente i lettori più affezionati che si proclamano addirittura fan (esagerati :P però ammetto che mi diverte sta cosa ^o^). Sia io che Miki siamo commosse da tanto affetto, e più volte leggendo le mille mail che mi mandate mi sono venuti gli occhietti lucidi :°) quindi grazie davvero, di cuore. Perché è grazie a questo genere di lettori se continuo a scrivere con entusiasmo, anche se ammetto che altre volte, invece, a causa di mail piuttosto diverse, la mia voglia di continuare K&K è finita (e mi finisce ^^’) sotto le scarpe, per non dire peggio…

 

Passando all’epilogo, ve l’aspettavate che si concludesse così? ^_- con Benji cicci (cicci, oddio… in questo momento lo odio pure io :D) che se ne va? *_* e ora che succederà? Qualcosina credo che potrete già intuirla leggendo la piccola anticipazione che troverete di seguito… vi dico solo che più o meno la scena (che comunque non è ancora messa giù nella sua versione definitiva, questo è un abbozzo ^^) sarà situata verso il capitolo 4 o 5 della seconda parte!

Se invece vi state chiedendo quanti capitoli ci saranno ancora (miih potrei aprire lo spazio FAQ :D), potrei calcolarne per adesso da una decina fino ad un massimo di quindici… ma come sempre non prendete per oro colato quello che dico ^^’

 

Ok, credo di aver finito… mi dileguo, sperando di tornare molto presto a scrivere di Kris ^-^ devo ringraziare soprattutto lei (e Miki, che prima di me l’ha creata ^_-) se oggi sono arrivata fin qui (in tutti i sensi, sia come scrittrice che come persona… eccetera eccetera ^^) e se voi tutti amate tanto questa storia. E’ un personaggio che ormai è entrato dentro di me, e che non posso fare a meno di amare come una sorella. Per cui… grazie Kris ;P (ok, son molto idiota… hihihi).

Uh, ultima cosa… scaricatevi “Vector”, se potete ^.^ è una canzone che mi ha stregata. La adoro, e l’ho trovata perfetta per K&K… mi è sembrato quasi che fosse stata scritta apposta ^-^ è stata la mia colonna sonora durante tutta la stesura degli ultimi capitoli della fic, ed era inevitabile che la inserissi a fine epilogo ^_-

Ok… vado davvero!!

 

Buon 2004,

Leia e - ovviamente - Miki ^.^ (invisibile ma onnipresente °_° Miki osserva e SA!! ndMiki)

 

--

  

 

COMING SOON: K&K – PARTE SECONDA

 

*Spoiler/Anticipazione*

 

 

« … detto questo con estrema calma si girò, avvicinandosi ad una delle porte del lato sinistro del corridoio. Sfilò da una tasca invisibile situata in corrispondenza di una delle cuciture del vestito una card magnetica, che infilò poi in una fessura all’altezza della serratura. Con un clack la porta si aprì, e Kristine girò la maniglia dorata dell’anta.

“E ora lasciami stare… smettila di assillarmi. Torna dalla tua amica tedesca, sono certa che ti starà cercando. Buonanotte, e goditi la festa”.

La ragazza entrò nella stanza. Fece per richiudere la porta, ma proprio in quel momento Benji la bloccò con una mano, costringendo Grover a lasciare la presa. L’anta si spalancò, sbattendo contro il muro, mentre Kris, impietrita, fissava Benji avanzare verso di lei con uno sguardo indecifrabile.

“Ma cos-”, fece per dire, ma la bocca le fu subito chiusa dalle labbra del ragazzo che, spingendola verso la parete della stanza, le bloccò le spalle, impedendole di muoversi.

Troppo shockata per poter reagire, Kris rimase immobile con gli occhi spalancati. Il bacio di Price l’aveva totalmente colta di sorpresa.

Già, Benji…

Benji la stava baciando.

Quante… quante volte l’aveva sognato?

Quante, quando poteva essere solo Kristian, per lui?

Ed ora…

Quel sogno si era realizzato.

Era reale.

Kristine si impose di non lasciarsi trasportare. Non doveva.

Tom. Lei… amava Tom. Ma…

Price la strinse di più. Sollevò un braccio, posando una mano sulla guancia di Kris che, senza nemmeno rendersene conto, aveva chiuso gli occhi.

No, no…

Smettila, Kris. Respingilo.

Respingilo, dannazione…

Mosse lentamente una mano. Poi l’altra. Le alzò.

Si ritrovò, così, abbandonata a lui. Stretta a lui.

Cosa… stava facendo?

Cosa… stava provando?

Benji… si stava approfittando di lei…

Ma come poteva… opporsi ad un bacio simile?

Credette di perdere il controllo di se stessa. Per un momento, solo per poco, un unico pensiero le attraversò la mente.

Qualunque cosa Price le avesse fatto, qualunque cose avrebbe iniziato a farle… lei non si sarebbe opposta.

Gli avrebbe lasciato fare tutto.

Tutto… ».

 

… To be continued.

  
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