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Autore: _Any    11/07/2011    8 recensioni
Quando mi trovavo alla The Wammy's House giravano strane leggende e tutte quante avevano come protagonista uno di noi, un assassino per l'appunto. Uno di noi che gli altri temevano, uno di quelli che nessuno avrebbe mai voluto incontrare sul proprio cammino. Persino il suo aspetto era spaventoso. Occhi rosso sangue, capaci di infondere il terrore con un solo sguardo. Malvagio, malvagio tanto da uccidere anche una ragazzina.
Devo ammettere che anche io, che mi reputo una persona alquanto razionale e non troppo timorosa, ho creduto a quelle leggende e mi sono permesso di giudicare quella persona in maniera perfida e meschina. Nessuno conosceva il suo nome, per noi era solo una lettera: B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, L, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene.


Decisi che per sarebbe diventata un'abitudine quella di alzarmi ogni giorno qualche ora prima della sveglia per andare a leggere il diario. In fin dei conti non avrei potuto fare altrimenti a meno che non volessi leggere solo una volta alla settimana, così, cercando di volta in volta di ricordare la pagina cui ero giunto, sarei riuscito a leggerlo in maniera abbastanza regolare.


Lo ammetto, non riesco a ricordare con grande lucidità ciò che seguì, tale era la mia confusione.

Tra le poche cose che ricordo c'è il fatto che lei arrossì, mi disse qualcosa e io mi sentii in paradiso.

Aveva accettato.

Any aveva accettato di stare con me.


Tirai quasi un sospiro di sollievo. Mi ero davvero affezionato a B, quasi come se lo avessi conosciuto di persona.


Nei giorni successivi cominciai a passare sempre più tempo con lei: stavamo spesso da soli senza L, anche se cercavo di ricordarmi anche di lui ma ero fin troppo preso da quella nuova storia che stavo vivendo.

E infatti non mi resi conto che L si rattristava sempre di più e che passava fin troppo tempo da solo e potei lo seppi solo tramite voci degli altri ragazzini che parlavano di quello che oramai era quasi una leggenda vivente per la sua genialità e che adesso era solo e triste. Che aveva? Era forse perché ora stavo di più con A che con lui? Ma che pretendeva? Era stato lui a spingermi a dichiararmi, no?

Ne discussi con Any, ma lei mi consigliò di provare a parlargli perché non potevamo essere sicuri che fosse quello il vero motivo del suo comportamento.

Giusto, forse c'era dell'altro.

Lo andai a trovare, da solo. Era seduto nella sua assurda posizione con un piattino dove aveva riposto una fetta di torta alla panna. Non mi guardò nemmeno quando entrai, ma mi salutò con la sua voce spenta. “L, mi sembra che in questo periodo tu ti stia chiudendo di nuovo, sembri sempre più triste...” cominciai. Ero imbarazzato, non si poteva mai sapere come avrebbe potuto reagire quel ragazzino tanto strano.

Ehm... ecco, vorrei solo sapere se c'è qualcosa che posso fare per te.” feci una pausa aspettandomi una risposta qualsiasi da lui, ma stette in silenzio. “L? Mi hai sentito?”. Ancora nessuna risposta. “L! Piantala di mangiare quella torta e ascoltami! Che diavolo ti prende?” adesso ero davvero nervoso. L'avrei aggredito se non avessi avuto il buonsenso di trattenermi.

Il ragazzino strabuzzò gli occhi e poi mi chiese: “Ne vuoi anche tu una fetta? Aiuta la concentrazione...”. Ero perplesso. Da quando L era così distaccato? Strano lo era sempre stato, certo, ma non così tanto. Era come assente dalla realtà, come se per lui esistesse solo quella fetta di torta.

Non mi serve la torta. Ti sto chiedendo perché diavolo ti comporti così! Se è per il fatto che adesso passo più tempo con Any che con te...” “Non si tratta di quello. Anzi, sono contento per te.”. E allora perché faceva così? Capivo sempre meno e avevo le idee sempre più confuse.

Allora perché...” “Oramai la decisione è stata presa, non posso nemmeno dire di essere stato io a farlo. Non so bene cosa abbia programmato Watari per il mio futuro, ma so che da domani non sarò più in questo paese.”.

Cosa?

L stava per partire?

Cosa?” chiesi debolmente. “Mi spiace, Beyond. Credo che non potremo più incontrarci. Da ora in poi nessuno potrà vedermi. Sarò nascosto da un computer, è per la mia sicurezza.”.

Nascosto? Possibile una cosa simile?

Però non è il momento di rattristarsi. Vorrei che tu ignorassi ciò che ti ho appena detto, rimandiamo gli addii a domani mattina.” aggiunse guardando malinconico fuori dalla finestra.

Era ovvio che non era contento di lasciare la casa. Forse aveva addirittura paura del mondo esterno, ma una persona col suo genio non poteva vivere come tutte le altre. Da quel ragazzino malinconico sarebbe dovuto nascere il più grande detective di tutti i tempi, i suoi sentimenti contavano ben poco rispetto ai suoi doveri.

Finalmente avevo capito cosa non andava e adesso non potevo biasimarlo.

Cosa avrei fatto io al posto suo? Di certo mi sarei comportato in maniera simile, chi sarebbe riuscito a fingere talmente bene di essere felice da agire come al solito? Non io e nemmeno L.

Gli tenetti compagnia per tutto il resto della serata e, pur di sollevargli il morale, accettai di cenare con lui, ma fu la cena più strana mai fatta: in pratica era tutto costituito da dolci, nemmeno un granello di sale.

All'inizio ero sul punto di tirarmi indietro, dato che non mi sono mai piaciuto le cose troppo zuccherose, ma non potei fare a meno di notare che i dolci erano una delle pochissime cose davvero capaci di far sorridere L.

Se ne stava lì, dietro quella torta gigantesca con un'espressione che solo chi lo conosceva veramente bene poteva interpretare come un sorriso. E condividere tutte quelle cose non poteva che farlo stare meglio.

In fretta si riprese, riuscii a fargli dimenticare del futuro imminente per farlo concentrare sul presente, così chiacchierammo come al solito, passammo una serata come le altre.

Fui decisamente soddisfatto del risultato.

Quando si fece più tardi, mi congedai, ma non mi diressi immediatamente verso la mia stanza cominciando a camminare verso quella di Any.

La raggiunsi e bussai alla porta.

Lei era alquanto sorpresa della mia visita. “Beyond? Che ci fai qui? Non dovresti andare a letto?”. Senza dare troppe spiegazioni le dissi che le dovevo parlarle.

Una volta nella stanza mi sedetti sulla sedia vicino alla scrivania e cominciai: “Ho scoperto cos'ha L. Avevi ragione tu, non c'entrava niente il fatto che noi due ci vediamo più spesso da soli che con lui.” “E allora che diavolo ha?” “Credo che potremmo non rivederlo più.”.

Any era confusa, così con calma le spiegai la situazione. Lei protestò: diceva che era ancora troppo giovane per mettersi seriamente a lavorare e girovagare.

Una cosa meravigliosa delle donne è che si lasciano prendere dalla situazione, non riescono a far finta di nulla e così anche Any si era lasciata infervorare protestando senza preoccuparsi nemmeno di abbassare la voce.

In fin dei conti anche lei voleva bene ad L.


Che strano. L ci era sempre stato presentato come una persona senza amici, solitaria, e invece pareva proprio che almeno durante l'infanzia ne avesse avuti ben due. Non solo stavo scoprendo cosa passava per la testa di B, ma stavo anche capendo molte cose del mio idolo.

Peccato che Mello non potesse leggerle.


Il giorno seguente sia io che Any ci svegliammo molto presto per andare a salutare, forse per l'ultima volta, quello che era destinato a diventare il più grande detective di tutti i tempi.

Watari era con lui. Lo esortava con lo sguardo a non lasciarsi prendere dai sentimentalismi e ad andare. L si sentiva intimorito sotto la sua autorità e lo dimostrava tramite le occhiate fugaci che rivolgeva ogni tanto all'uomo.

Per la prima volta in vita mia lo abbracciai.

Addio, L.

Lo vidi partire e seguii quell'auto nera con lo sguardo finché non sparì dietro la curva in fondo alla strada.

Nei giorni successivi non cambiò molto della mia vita, semplicemente mi sentivo più triste e gli altri miei compagni non capivano nulla chiacchierando di quell'asociale che era partito, uno di quelli insopportabili perché freddo e irraggiungibile, ma che comunque era il migliore.

Presto però il mio piccolo lutto terminò e ricominciai a comportarmi come al solito, tenendo con me solo i ricordi più belli, ma sia la mia situazione che quella di Any cambiò dopo poco grazie ad una lettera.

Una mattina illuminata dal tiepido tepore delle giornate d'estate trovai sia lei che Roger alla mia porta. L'anziano teneva tra le mani un foglio di carta, probabilmente speditogli da Watari, e ci disse che noi due, in quanto successori di L, da quel giorno in poi avremmo dovuto essere esattamente come lui.

Inizialmente non capii, ma Any mi spiegò che intendevano dovevamo assolutamente essere come lui. Avremmo dovuto raggiungere i suoi stessi risultati, impegnarci per essere esattamente come lui.

Protestai, dissi che era assurdo perché se L era stato scelto era perché era migliore, ma l'anziano disse che era stato stabilito così e non ci poteva fare nulla.

La sera mi diressi nella stanza dove potevo prendermi da mangiare, ma fui fermato da una voce nella mia testa. Stavo per prendere una bella e grande coscia di pollo arrosto, ma quasi come per beffa mi ricordai di quando L disse che mangiare dolci favoriva la concentrazione. Mi spostai giusto per dare un'occhiata a un tavolo dove erano serviti solo ed unicamente dolci.

L mangiava solo dolci. Ciò significava che anche io avrei dovuto fare lo stesso? Ma i dolci non mi piacevano, come avrei potuto fare sempre uno sforzo simile?

Mi avvicinai con molta riluttanza a quel tavolo e passai in rassegna tutte le cose servite. C'era davvero di tutto: torte ai gusti più svariati, i pasticcini più ricercati, anche delle cose un po' più semplici di quelle che si fanno in casa, poi c'erano anche bevande dolci, salse dolci e persino della marmellata.

Presi quest'ultima, dato che non c'era nient'altro che mi piaceva: le cose troppo zuccherose mi davano solo fastidio.

Così quel giorno iniziò l'alimentazione più squilibrata che potessi mai avere: a base di un solo elemento che mi obbligavano a prendere e tutto per assomigliare a qualcuno.

Si dice “genio e sregolatezza” quindi forse la genialità di L risiedeva proprio nelle sue stranezze. Dannazione, se quel ragazzo fosse stato più normale non avrei dovuto fare una cosa simile e forse è proprio per via di questo pensiero che cominciai a provare una certa avversione verso le sue stranezze, che avrei acquisito pian piano.

Avrei dovuto uccidere me stesso per diventare un altro L.

Un altro L che però sarebbe stato sempre e solo una copia fino al giorno della morte del primo.

E mi scoprii a fare ragionamenti così cruenti persino su un amico cui avevo dato l'affetto che nessun altro aveva avuto il coraggio di offrirgli eccetto Watari.

Mi spaventai di me e proprio per questo sentii il bisogno di reprimere questo mio aspetto della personalità: quello vendicativo, quello iroso, cercando di nasconderlo in un angolino buio della mia mente, chiudendolo da qualche parte per non trovarlo mai più.

Però forse è stata la cosa più sbagliata che abbia mai fatto, mio caro lettore, perché in fin dei conti nascondere sé stessi non può che portare guai.

Non si può cercare di annientare ciò che si è troppo a lungo, e se lo si fa si può star certi che ben presto questo si ribellerà e le conseguenze saranno irrimediabili per tutti, sia chi si troverà sul tuo cammino, sia te stesso.

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Authoress' words

Sì, lo so, tecnicamente è già lunedì, ma non si sa come sono finita di nuovo in quel paesino di montagna chiamato Alfedena... Comunque già è tanto che aggiorno ora piuttosto che domani. u.u

E così mentre sto qui ad ascoltare With or Without You degli U2 vi posso solo regalare qualche perla di immaturità e augurarvi buonanotte!


Any

   
 
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