Serie TV > Bones
Ricorda la storia  |       
Autore: xNewYorker__    11/07/2011    5 recensioni
«Tra tutte le persone di questo mondo, perché a lui?» Chiese Booth, dando un peso assurdo a tutte quelle lacrime riversate sulla camicia. «Conosco i rischi del mio lavoro, ma non pensavo arrivassero a tanto.» Brennan lo guardò. «Pensi che l'abbiano guardato in faccia? Svegliati, Booth!»
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Parker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Broken Bones'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pensava davvero che lui potesse essere l’unico a cui una cosa del genere non sarebbe mai capitata. Aveva da sempre ritenuto di conoscere i rischi del proprio lavoro persino all’interno della sua stessa famiglia, ma pensava che fosse tutto, o meglio, che fossero tutti, al sicuro. E adesso stava lì, in una dannatissima sala d’aspetto d’un ospedale, seduto, abbandonato, su una vecchia sedia di plastica bianca che per poco non cadeva a pezzi. New York. Chi diamine l’ha convinto ad andare a New York? Vacanze, aveva detto ai colleghi. Testuali parole? “Parker ci tiene, vuole andare a New York da sempre, me l’ha sempre chiesto”. Mannaggia a lui, se avesse detto no. Non voleva deludere il bambino, il suo bambino, quello che stava sotto i ferri di un’altrettanto dannata sala operatoria d’un ospedale a caso di New York, il più vicino. Lui, l’uomo più duro, l’ex cecchino, quello che sapeva mantenere il sangue freddo in qualunque occasione. Seeley Joseph Booth. Fermo in una sala d’aspetto con la testa tra le mani e tante, tante lacrime che cadevano dagli occhi, arrivando a bagnare il pavimento. Si sentì toccare la spalla lievemente, provò un brivido all’inizio, era sicuro d’esser solo, in quell’istante. Sollevò appena il capo, e il volto appariva decisamente provato da tutto quel piangere, un silenzioso pianto d’un uomo duro.
«Hey.» Fu quello che l’uomo udì alzando lo sguardo. Aveva così tante lacrime in quegli occhi castani che non distinse la figura che stava quasi sopra di lui, in piedi. Concentrandosi di più e passandosi l’indice destro sotto entrambi gli occhi, distinse le iridi azzurre di Bones. Non disse nulla, ma la donna si inginocchiò e l’abbracciò. L’abbracciò stretto, con tanto di quell’amore mai dimostrato nei suoi confronti. Fu un abbraccio fraterno, il loro. «Mi dispiace.» Sussurrò al suo orecchio. Lui non rispose, la strinse solo di più. «Se…se non…» Non riusciva a dire quelle parole. La sola ipotesi che suo figlio potesse non riprendersi gli attanagliava lo stomaco in una morsa talmente stretta da impedirgli persino di respirare, o di deglutire, per scacciare via quel pianto.
Bones, o Temperance Brennan, nome quasi non più utilizzato per denominarla, lo lasciò e gli si sedette accanto. «Cosa ti fa credere che potrebbe non farcela?» Domandò, guardandolo negli occhi. Aveva pianto tanto, davvero tanto, probabilmente non aveva mai pianto così in tutta la sua vita. Gli si erano arrossati e gonfiati, gli occhi castani che qualcuno guardava di nascosto durante gli interrogatori, quelli così comprensivi e severi allo stesso tempo.
Ci fu una pausa di silenzio che ad entrambi parve lunga come una vita rinchiusi in uno stanzino al buio. Si aprì una porta, proprio di fronte a Booth.
Un uomo con gli occhiali appesi al collo e una cartella clinica in mano, in camice, completo di mascherina, s’avvicinò. «Signor…signor Booth…» Dannazione, si vedeva, portava brutte notizie.
L’espressione di Bones era così seria e impassibile: Booth la guardò per un istante, trattenendo le lacrime. «Mi dica.» L’invitò a parlare. Il dottore si passò una mano sulla fronte e sospirò rumorosamente. «Non ce l’ha fatta.» L’equilibrio si spezzò. A Seeley cadde il mondo addosso. Quel mondo così protetto e sicuro che aveva progettato era appena crollato a quelle parole: non ce l’ha fatta. Come ha potuto non farcela? Lui? Il suo Parker? Perché? Quante domande gli frullavano per la testa. Bones lo abbracciò ancor più forte di prima. Le lacrime iniziarono a scorrere anche sulla giacca nera della dottoressa. Non disse niente, lui. Provò a rimanere in silenzio, mentre mentalmente stava urlando, sbraitando contro chi non ha saputo fare in modo che il suo campione sopravvivesse. «COME DIAVOLO E’ SUCCESSO!?» Urlò. Non ce la faceva più.
«Booth…» Provò a calmarlo Brennan. «NO! Come è successo!?» Il dottore sospirò per l’ennesima volta. «Le ferite erano troppo profonde.» Fu la risposta. «COME E’ STATO POSSIBILE CHE NON SIA SOPRAVVISSUTO!?» Continuò ad urlare. Bones scattò in piedi. Il dottore s’allontanò, capiva come potesse sentirsi.
«Tra tutte le persone di questo mondo, perché lui?» Chiese Booth, dando un peso assurdo a tutte quelle lacrime versate sulla camicia. «Conosco i rischi del mio lavoro, ma non pensavo arrivassero a tanto.» Brennan lo guardò. «Pensi che l’abbiano guardato in faccia? Svegliati, Booth!» Tacque un istante, prima d’aggiungere: «Ce l’avevano con te, si, ma non avresti potuto impedirlo.» Booth si alzò a sua volta. «Si che potevo. Dovevo buttarmi su di lui come ho fatto con te milioni di volte.» - «Non hai avuto il tempo.» In quel momento l’agente si odiò.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Bones / Vai alla pagina dell'autore: xNewYorker__