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Autore: Shinji    11/07/2011    3 recensioni
Sono uguale a me stesso da secoli.
Io veglio sulla soglia dello scibile umano, nell’ombra senza fine.
Seppur mutato, risorgo.
La paura è parte integrante del mio potere, perché non c’è nascita senza orrore, e non c’è decadimento senza bellezza.
Seppur mutato, risorgo.
Io rinasco come guida silenziosa e come diafano presagio, come salvezza e come castigo. Qualcuno mi invoca, ma i più chiedono pietà.
Seppur mutato, risorgo.
Le mie ali sono squame colorate, scintillanti e velenose. Chi le vede è ammaliato, chi le vede ne ha paura.
Seppur mutato, risorgo.
Le mie squame sono una corazza, che mi protegge nella crescita. A un passo dalla vita, ma sconosciuto alla morte, io giaccio.
Seppur mutato, risorgo.
La mia corazza è nata dal filo sottile del bruco, che scivola silenzioso nella terra incantata. Sono colui che racconta segreti impenetrabili, nell’arco di una rapida vita.
Seppur mutato, risorgo.
{Papillon Myu centric}
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eadem Mutato Resurgo

Eadem Mutato Resurgo.

 

 

{03: Farfalla}

 

Il luogo in cui mi trovo è buio e umido, ma non è più la foresta verde bottiglia.

Ha una bellezza strana, che credo mi sollevi.

Tutto è morto: il solo colore è il rosso del sangue.

 

“Qual è il tuo nome, questa volta?”

 

Mi chiede quella persona, girando appena il capo. Mi accorgo che si tratta di quella che viene definita domanda di cortesia: non ha mai dato molta importanza ai nomi.

 

Meinwald”, rispondo.

 

Sbatte gli occhi: forse non so più parlare bene, anche se ne dubito. Glielo dico anche con la mente.

Non sembra capire meglio.

 

“Ah. Beh, da questa parte MeiMaiem- Myu.”

 

La comunicazione verbale è fallace, ma divertente. Decido che Myu mi piace: d’altro canto, è sempre lui a darmi un nome.

 

Mi porta negli alloggi, dove risiedono altre persone spaventate: è curioso non vedere differenza con il mondo esterno.

Incontro anche altre persone, non spaventate questa volta: come quella persona, hanno grandi ali –più grandi delle mie- e potere negli occhi e nelle mani. Ricordo cos’è il rispetto, quindi lo provo.

Sempre nella stessa struttura trovo –ritrovo- la Surplice, ed indossarla è come nascere ancora una volta: io, che dovrei essere abituato, gioisco come non mai.

O almeno, suppongo si tratti di gioia, questa sensazione di ritornare nell’unico vero bozzolo.

 

Mi sento umano, curiosamente.

Non credo mi piaccia.

 

Questa sensazione aumenta quando intorno a me si materializzano loro.

Schegge di vetro davanti agli occhi.

Luci.

Ali.

Le fairy emergono dalla mia forma, e mi rendo conto di essere completo nuovamente.

 

Il Generale sorride. Strana sensazione: sembra che sia lui a leggere in me, anche se so che non lo sa fare.

 

Ma non mi resta molto tempo da perdere in considerazioni: tutto sta per ricominciare.

 

Per Lui, che sta sopra ogni vita e ogni sogno.

Lui che nella manica destra ha tutti i bruchi e nella sinistra tutte le farfalle.

Lui, che schiuderà ogni crisalide e riporterà tutto alla sua forma originaria, come me.

 

Le Porte tremano, mentre l’esercito parte all’attacco.

Non è il mio, quindi resto in attesa.

Apro la mente e cerco, curioso di sentire questi nuovi nemici, che a me sembrano sempre tutti uguali.

 

No.

Non lo sono.

Qualcuno mi ha toccato.

Ho sentito dita senza mani, dietro gli occhi: mi hanno visto e mi hanno toccato.

C’è qualcun altro che può farlo, allora? Lo trovo offensivo.

Vado in profondità, mi espando e trovo il nome che cerco.

Mu di Aries.

Devo incontrarlo.

 

Colgo l’occasione: appena percepisco nell’aria che un altro Generale vuole convocarmi, chiedo il permesso al mio, per anticiparlo.

Me lo dà, serio in volto.

“Myu di Papillon.”

“Sì?”

“Ricordati di tornare.”

“Sì.”

Che sciocchezza: non c’è possibilità che io non ritorni, in ogni caso possibile.

 

Mentre emergo nel mondo di fuori, la mia forma cambia.

Voglio mostrare a Mu di Aries il mistero che ha osato toccare: mi chiedo se lo capirà.

O se riuscirà a sopravvivere abbastanza a lungo; tanto, di sicuro non sarà in grado di imitarlo.

 

Non mi curo delle altre persone: tutte spaventate, chi più o chi meno, uomini di ombra o uomini d’oro. Mi interessa solo lui.

 

“Sei il famoso Mu dell'Ariete… sono rimasto qui per combattere contro di te. Ti ho liberato proprio perché volevo combattere contro di te in condizioni di parità.

 

Mi guarda e nei suoi occhi vedo orrore.

Sorrido senza bocca –non ne ho, come non ho braccia o gambe o mani-: alla fine è solo un’altra persona spaventata. Ma so anche che non basta: devo tornare alla mia forma originale, per poterlo affrontare a pieno titolo.

Gli mostro il segreto della trasformazione e resta attonito. Umano. Sciocco.

 

Poi qualcosa cambia. Le sue mani invisibili sono forti, forti quanto le mie. Mi afferrano e mi scagliano via, con violenza.

Sento qualcosa di mai provato prima, e mi accorgo che si tratta di dolore.

 

Dolore. Dolore. Dolore.

Rosso sangue.

Come ha osato?

 

Sono arrabbiato e lo so con certezza: lui non sa, non capisce, ma osa fare. Su di me.

Alzo lo sguardo, intrappolato nella rete di cristallo che ha osato tessere

(non filo del bruco ma tela del ragno, orribile e insensata)

E non vedo più paura nei suoi occhi.

Mi sento umano e non capisco.

 

Mi sfida, e mi irride: pensa che io possa avere paura della morte.

Povero sciocco, ignorante e cieco: non c’è niente che mi incuti meno timore della morte, perché la morte per me non è che un battito di palpebre più lungo degli altri.

Però, allo stesso tempo, il mio corpo è di carne: glielo spiego, perché è importante che capisca. È importante che sappia cosa mi spinge a servire Lui, il Sire di ciò che si nasconde alla fine di ogni metamorfosi.

 

Ma lui rifugge tutto questo, non comprende. Chiude gli occhi e si rifiuta di capire.

Sono così furioso.

 

Ancora, non vedo paura nei suoi occhi.

Mi sento umano e non capisco.

 

 

Aries apre le mani e le stelle si infrangono su di me.

Vedo il bianco, e il nero. E il blu, e il viola e l’argento e il rosso e il verderame.

Poi solo il bianco, il nero e il grigio.

Poi solo il nero.

 

La crisalide pulsa.

La crisalide pulsa.

 

Non pulsa più.

 

 

Haven't been the same lately.
Wonder could it be a lack of devotion?

Feel…
Can you feel?
Might be why colours disappear?


_____________________________________________

T h e  B u t t e r f l y  E f f e c t:

AIACOS SEI TROPPO CARINO. *Squeela*

 

Ah-ehm. *Si ricompone*

E con questa è fatta. Ah, che soddisfazione! Spero vi sia piaciuta questa mia piccola fatica. ç_ç

Chiedo scusa per il ritardo, ma questo periodo è terribile, tra esami e compagnia bella.

Non credo ci sia molto da aggiungere o da spiegare, lascio tutto a voi, come è giusto che sia.

 

Due piccole note:

 

La canzone citata è Monochrome, di Ilaria Graziano, again.

 

“Sei il famoso Mu dell'Ariete… sono rimasto qui per combattere contro di te. Ti ho liberato proprio perché volevo combattere contro di te in condizioni di parità.”: questa frase è una citazione diretta dal manga, edizione italiana Granata Press.

 

 

Rubo ancora un po’ di tempo per ringraziare i miei adorabili commentatori: beat, LeFleurDuMal, Rucci, Kiki May, Meiou Hades e Ruri.

 

Bacino dalla Pecora Nera of Doom a xEsterx per avere aggiunto anche lei la storia alle preferite, e a Rucci e a Meiou Hades per averla aggiunta alle preferite! Vi amo, vi adoro, vi venero. *heart*

 

Basta, ora me ne vado davvero. Vi ringrazio di cuore. Alla prossima fic!

Baci dal vostro Nemico Indomo,

 

Shinji

 

 

 

 

 

 

   
 
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