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Autore: bice_94    11/07/2011    13 recensioni
Uscirono dall’ufficio e si diressero verso le rispettive scrivanie con uno sguardo torvo, mentre Castle li seguiva eccitato come non mai. C: felice di andare alla Hawaii Kate?
La donna lo guardò male, suscitando la risata cristallina dello scrittore.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caldo.
Solo un torrido e asfissiante caldo.
New York era praticamente assediata da quell’ondata di calore da una settimana e tutti, nessuno escluso, cercavano disperatamente un modo per poter avere un po’ di quel tanto desiderato refrigerio.
L’asfalto era diventato così rovente da rendere ogni uscita per strada un’impresa ardua, il vento sembrava essersi preso una vacanza, e quel poco che era rimasto, sembrava provenire dal deserto.
Il sole continuava a farsi largo senza tregua.
Perfino quell’ammasso di gente che ogni giorno imperversava per le strade della città sembrava diminuito a causa di quel caldo insopportabile.
E la situazione non sembrava essere diversa al dodicesimo distretto.
In un angolo stava seduti, senza dare grandi segni di attività, Ryan ed Esposito.
Sulle loro sedie, continuavano a sventolarsi con un giornale preso da uno scaffale dimenticato, mentre chiudendo gli occhi, si immaginavano in qualche posto lontano da New York.
Il più lontano possibile, magari in Antartide, a ballare con i pinguini!
Poco lontano stava invece la detective Beckett e il suo fedele scrittore: Richard Castle.
In quei giorni tutto sembrava essersi fermato, sembrava essere diventato più lento.
Tutto, perfino gli omicidi.
Non c’erano stati casi interessanti da due settimane e l’atmosfera era di una calma quesi surreale.
C’erano momenti in cui la detective aveva sperato in questo genere di relax, ma ora, con quel caldo assurdo e con quella noia mortale, stava quasi desiderando un omicidio.
Ok, era una cosa piuttosto sgradevole, ma stava diventando pazza.
Pazza sul serio.
Non aveva mai amato particolarmente il caldo.
Diventava insofferente e più irritabile del solito, soprattutto se vicino a lei aveva un Castle più bambino del solito.
Sembrava che lo scrittore provasse un particolare senso di soddisfazione nel vederla così nervosa.
C: ahahah.. Beckett sembra che ti sia passato sopra un tir e che abbia fatto anche marcia indietro.
La detective si voltò di scatto, fulminandolo con lo sguardo.
C: ok, ok, stavo solo scherzando! Sai che non potrei mai dire una cosa simile seriamente.
B: Castle, ti rendi conto che ora come ora potrei risultare piuttosto pericolosa?
La donna se ne stava seduta alla sua scrivania, penzolando la testa all’indietro.
C: non oseresti.
Castle sfoggiò uno dei suoi ghigni soddisfatti, facendo innervosire ancora di più la detective.
B: non sfidarmi, perché comincio ad essere in astinenza da… omicidi. Quindi.. non vorrei che il prossimo debba essere proprio io a commetterlo!
La donna lo guardò, inarcando un sopracciglio.
C: ok, recepito il messaggio. Sto zitto.
B: oh, grazie.
La donna sospirò e tornò nella sua rilassante posizione.
Castle si appoggiò con i gomiti alla scrivania, con un’espressione imbronciata sul volto.
C: però così mi annoio.
La donna non lo degnò di risposta, limitandosi ad alzare lo sguardo brevemente.
C: ecco! Ho trovato!
Lo scrittore si era alzato di botto, quasi gridando.
Anche Ryan ed Esposito si erano rivolti verso di lui, richiamati da quel rumore brusco che aveva interrotto quel lunghissimo silenzio del distretto.
Beckett sospirò, preparandosi a quella che sarebbe stata la più grossa stupidaggine mai detta da Castle.
Ormai aveva imparato a conoscerlo e sapeva che quando si annoiava il suo cervello di uomo semi-adulto si metteva automaticamente in modalità “neonato”.
B: cosa Castle?
C: potremmo organizzare dei giochi da fare!
La donna lo fulminò.
B: sei impazzito? Capisco che al momento non abbiamo gran che da fare, ma siamo sempre in un distretto.
Ryan ed Esposito si erano alzati non appena avevano sentito la parola gioco e si stavano avvicinando verso i due.
E: e dai Becks! Che vuoi che succeda? E poi saremo sempre pronti, se mai dovesse esserci qualche novità, no?
Anche Esposito iniziava a sperimentare lo sguardo da cucciolo, che Castle aveva già inserito.
R: oh, te lo appoggio anche io amico!
B: siete insopportabili! Veramente dei bambini insopportabili.
Nonostante ciò, anche la donna sorrise e si mise più dritta a sedere.
 
Erano passate due ore e i quattro se ne stavano attorno alla scrivania a giocare al bel classico fiori, frutti e città.
E: ma dai, così non vale!
Castle sorrise, soddisfatto di se stesso.
C: come no? è colpa mia se sono imbattibile?
R: e ci credo, sei uno scrittore! Chi credi che sappia più parole di te?
La detective ghignò, avendo appena finito di contare il suo punteggio.
B: io mio caro scrittore. A quanto pare, la vincitrice sono io!
Castle sgranò gli occhi e strappò di mano il foglio alla donna.
C: ma non è possibile!
B: oh, si! sono fortissima! Vincerò sempre, qualunque gioco tu proponga!
E: oooooh, grande Becks. Hai sconfitto il ragazzo nel suo campo? Grande!
Ryan, Esposito e Beckett si diedero il cinque, lasciando Castle a dir poco insoddisfatto.
C: non ci credo! Voglio la rivincita!
Proprio in quel momento, però, la voce del capitano riportò l’intera squadra alla realtà.
M: ragazzi, vi dovrei parlare, nel mio ufficio.
R: eccoci.
La detective si alzò e, passando, mise lascivamente una mano sulla spalla di Castle e si abbassò, arrivando a parlare nell’orecchio dello scrittore.
B: oh, su, non te la prendere così Castle. Avremo altre occasione in cui potrò schiacciarti come si deve. Ora andiamo.
L’uomo rimase per un attimo sconvolto.
Scosse vistosamente la testa, susitando le rise di Ryan ed Esposito, e si diresse velocemente nell’ufficio di Montgomery.
 
M: ragazzi, per il terzo anno mi hanno informato che sta per iniziare un particolare addestramento per nuovi aspiranti detective, ancora nel pieno degli studi.
C: wow, è come un campo estivo?
Lo scrittore ricevette un’occhiataccia da tutti gli altri e si limitò ad alzare le spalle in segno di scuse.
M: qundi.. stavo dicendo, che mi hanno chiesto di inviare dei detective come addestratori. In questi anni, ho sempre mandato qualcuno che non fosse impegnato, ma sempre semplici agenti. Quest’anno però.. non avendo casi per le mani e, visto che ve ne dovete stare qui a giocare a fiori, frutti e città..
Detto questo guardò i quattri detective che abbassarono quasi contemporaneamente lo sguardo.
M:.. ho pensato di mandare voi. Siete i miei miglior detective e chi potrebbe essere un addestratore più adatto di voi?
E: no, no.. sta scherzando?
B: ma signore.. è sicuro di quello che dice?
M: mai stato più sicuro. E non accetto un no come risposta. Questo era implicito.
R: no, per favore.
M: non sento discussioni. Il campo si trova sulle spiagge delle Hawaii, in un territorio messo a disposizione dal governo. Vi occuperete di quei ragazzi. Dovrete tirare fuori da loro dei detective alla vostra altezza, sono stato chiaro?
B: e se succedesse qualcosa qui in città?
M: non preoccupatevi, non solo voi siete degli ottimi detective Ce la faremo senza di voi. E.. Castle, se vuoi puoi andare con loro.
Beckett si voltò immediatamente verso l’uomo, scuotendo la testa, facendogli capire quanto non desiderasse la sua presenza in quella situazione che sembrava inverosimile già di per sé.
Castle capì perfettamente, ma ghignante, accettò felice come un bambino.
C: oh, si! Non vedo l’ora. Grazie mille Roy.
B: oh, perfetto. Ora siamo a posto!
M: bene, per me è tutto. La partenza è prevista tra due giorni. Buon lavoro ragazzi.
I tre si scambiarono uno sgaurdo rassegnato.
E/R/B: lo faremo.
Uscirono dall’ufficio e si diressero verso le rispettive scrivanie con uno sguardo torvo, mentre Castle li seguiva eccitato come non mai.
C: felice di andare alla Hawaii Kate?
La donna lo guardò male, suscitando la risata cristallina dello scrittore. 

   
 
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