Haunted
Camminando velocemente per raggiungere la casetta isolata nella campagna vidi un manifesto appeso sulla vetrina di un negozio d’abbigliamento.
Al di sotto della scritta c’era un mio ritratto perfetto, quasi come se fosse uno specchio per me.
Irritata alzai il cappuccio sui miei lunghi capelli biondi, mi guardai furtivamente intorno, e strappai il manifesto.
Quando scattò la luce verde del semaforo m’incamminai nuovamente verso quella che per un po’ di tempo sarebbe stata la mia casa: quando gli agenti di polizia si avvicinavano pericolosamente al luogo dove mi nascondevo, fuggivo grazie al prezioso contributo di un infiltrato.
Questo mese mi era toccato affittare una topaia in mezzo alla campagna in Ohio, ma alla fine la cosa non mi dispiaceva più di tanto.
Il mese precedente mi ero spacciata per Mrs. Avantgarde, una ricca signora snob che un tempo era stata un’amica di famiglia, ed avevo risieduto in un hotel a cinque stelle, ma ero continuamente sotto stress. Dovevo indossare parrucche, truccarmi in modo esagerato e vestirmi con abiti sempre diversi e assolutamente non nel mio stile per non essere riconosciuta.
Qua, invece, non dovevo preoccuparmi eccessivamente di essere scoperta: andavo raramente in città, solo per comprare lo stretto indispensabile. Nessuno mi riconosceva, anche perché lì la popolazione, prevalentemente costituita da anziani, rifiutava totalmente l’uso della televisione, o come la definivano loro, “l’aggeggio infernale”.
In tutta la cittadina c’erano al massimo tre cartelli che mi ritraevano, ed io li avevo strappati tutti.
Ogni tanto, quando pensavo a quello che la polizia mi stava facendo, avevo delle fitte di rabbia, di odio.
Avrei voluto vederli. Avrei voluto vedere come avrebbero reagito tutti quelli che mi davano la caccia al mio posto…
Non ero mai stata una ragazza violenta, non avevo mai dato problemi.
Ero una semplice ragazza come tante: amavo la musica pop, leggere, e suonare la chitarra. Insomma, tutte cose normali.
Ma poi arrivò quel giorno…
A diciannove anni impugnai una pistola per la prima volta, e da allora mi diedi alla fuga, consapevole che se avessi raccontato la verità alla polizia, sarei andata a finire in carcere…
Perché era fatta così la “giustizia” dello Stato: si occupava solo delle cose minori come i piccoli furti, o dei “casi eclatanti” come li definivano i giornalisti, avidi di notizie all’interno delle quali ci sia almeno un po’ di sangue sparso da vittime.
Quando invece si trattava di omicidi, o cose del genere, allora erano sempre gli innocenti ad andarci di mezzo.
Sapevo di aver ucciso molta gente, ma sapevo anche precisamente perché lo avevo fatto.
Non avevo intenzione di andare in prigione.
Almeno non prima di aver raggiunto il mio obiettivo.
Note dell'autrice:
Salve, eccomi qui con un'altra Long che, come mi sembra ovvio, è stata ispirata dalla canzone "Haunted"!
Questa volta la protagonista è la nostra Taylor, un'assassina. Lei uccide, ma lo fa per un motivo ben preciso... che scoprirete nei prossimi capitoli. :D
In seguito ci saranno scene più movimentate, ma abbiate pazienza: questo è solamente il prologo!
La trama mano a mano si farà sempre più interessante, credetemi.
Per adesso posso solo dirvi di credere in questa storia, e... dirmi cosa ne pensate.
Sono molto curiosa di scoprire i vostri commenti...
Un bacione
AnUnderdog